martedì 3 dicembre 2013

Il night



Negli ultimi anni dieci, a Parigi, posati sulle verdi acque della Senna, c'erano bar-barconi a forma di cigni, cicogne e madleine. Mio nonno bambino, Villa il nano, con lo scrittore Marcel Proust, andavano a bere il caffè leggendo le pagine di ippica, sport, letteratura e politica. Guardavano in fondo ai boulevard e in uno di questi era sito un minuscolo night alla cui saletta, quella degli spogliarelli, si accedeva per mezzo di una scaletta dai pioli a forma di chicchi di caffè giganti.
La moquette e le pareti erano di colore caffelatte e allo scoccare della mezzanotte nel locale ballava una ragazza delle Antille Olandesi, scura cioccolata alla carnagione, dotata di un pene da maschio, esageratamente e ipertroficamente muscolosa, vera attrazione del luogo come la donna baffuta e barbuta delle giostre del luna-park.
Per lei avevano perso la testa industriali, ragazzini, deficenti giocatori di flipper, stallieri di cavalli d'ippica e qualche lesbica. Nel locale si poteva parlare con le entrenuose tra le quali la ragazzona dai bicipiti grossi come sei cocomere mentre negretti in divisa rosso ciliegia, con i gradi dorati alle spalline, portavano spumanti e caramelle pacchiane.



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