martedì 3 dicembre 2013

Il carcerato


Una notte del 1970 Villa il nano e il chierichetto nano chiamato Canario Ucellini andarono nella trattoria davanti al carcere di San Francesco. Era lì che passava le ore di libertà il carcerato grassoccio e dai grossi riccioli chiamato Cavio Cantinori, rinchiuso in galera per frode fiscale, che fece vedere ai due i libri della biblioteca del penitenziario tra i quali la Califfa, autografata dallo scrittore Bevilacqua, letterato dagli occhi femminei e faineschi e il volume di storia, intitolato: “Il tirabacio di Napoleone”. Conversando si misero a sorbire un brodo con anolini nel cui liquido giallo si rifletteva come uno strato di muschio il panno verde del biliardo.
In una fondina di uno dei tre si posò un apparecchio extraterrestrico, a forma di anolino di metallo come una navicella del paradiso, con il figurino barcaiolo Padre Lino che navigava nel piatto con un mestolino, tutte due di alluminio.
Il carcerato rientrò nella notte dentro al carcere scortato da due corazzieri del Quirinale, dagli elmi a forma di testa leonesca antropomorfizzata del volto di Leone Presidente della Repubblica in quegli anni.

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