Una
notte del 1970 Villa il nano e il chierichetto nano chiamato Canario
Ucellini andarono nella trattoria davanti al carcere di San
Francesco. Era lì che passava le ore di libertà il
carcerato grassoccio e dai grossi riccioli chiamato Cavio Cantinori,
rinchiuso in galera per frode fiscale, che fece vedere ai due i libri
della biblioteca del penitenziario tra i quali la Califfa,
autografata dallo scrittore Bevilacqua, letterato dagli occhi
femminei e faineschi e il volume di storia, intitolato: “Il
tirabacio di Napoleone”. Conversando si misero a sorbire un brodo
con anolini nel cui liquido giallo si rifletteva come uno strato di
muschio il panno verde del biliardo.
In
una fondina di uno dei tre si posò un apparecchio
extraterrestrico, a forma di anolino di metallo come una navicella
del paradiso, con il figurino barcaiolo Padre Lino che navigava nel
piatto con un mestolino, tutte due di alluminio.
Il
carcerato rientrò nella notte dentro al carcere scortato da
due corazzieri del Quirinale, dagli elmi a forma di testa leonesca
antropomorfizzata del volto di Leone Presidente della Repubblica in
quegli anni.
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