lunedì 25 marzo 2013

La metropolitana







      Nel tinello ammobiliato con quadri, poltrone e mobili dalle tinte color croco dell'appartamento del prete il servitore nano e rimbamba chiamato Pomato Spurcicometa dello Sborrosessiuseppe, maggiordomo del prete serviva bicchierini pieni di liquore beneventese il cui ingrediente era lo zafferano zuccheratosi nell'alcol e Villa il Nano guardava un misterioso quadro naif dipinto di una notte nella metropolitana color giallo elettrici e crochica della città di Barcellona dove le carrozze gialle di linea erano a forma del volto gigante del dittatore Franco, trasportanti resse di tori con i peni gonfioloni in erezione dalle cappelle a forma di volti di toreri morti nelle arene in tutta la storia della corrida spagnola tra cui si distingueva Villa il Nano nella calca bovina in compagnia del nano Gay Barprigionio Bargalera tifoso del Barcellona calcio dal cappottone riproducente le strisce blu e rosse della maglietta con pizzi e ricami cucita a uncinetto dalla forma minuscola di locali per culani della movida di Barcellonese con in tasca un pacchetto di sigarette oppiacee, fumate con il giovane rasta chiamato Santillana, studente di letteratura romanza spagnola.


La bettola








     All'età di tre anni per il giorno della sua prima comunione Villa il Nano, vestito di un abito da festa domenicale, ricamato di pizzi a forma dei voltini di tutti i papi succedutisi sino allora a San Pietro, in compagnia della mamma mammolosa e nana su un taxi del taxista chiamato Gesùino Scroforo, un vecchino loro autista personale giunse in san Giovanni dove stette sotto alla cupola dell'Allegri. Il taxista Gesùino guidando con i guanti bianchi  terminanti in pizzi a forma di ochine li portò nella chiesa di Mariano da Don Trattoria a mangiare tortelli stranamente sottili a forma di dita del Correggio e il Don ubriaco di lambrusco Sgagnaplava raccontando la barzelletta di una bettola che con le gambe era scappata via; nella notte pioveva e il cielo pioggerellante sembrava un chinotto frizzante e Gesùino la mamma e Villa il Nano rimasero a dormire nel refettorio e all'orecchio del nano dormicchiante sul letto e sborniato di anolini del prete un topo imbianchino detto il Diavolo Bianco, spifferavo che con una pennellessina voleva dare una mano di bianco a tutte le cupole parmigiane.



venerdì 15 marzo 2013

I tortelli du zucca




          Villa il Nano  ricordava una giornata passata  con un suo collega  prostituto nonché addetto alle pulizie dell'ospedale Piccole Figlie, il quale si chiamava Laterizio Latinillo Lanzi ed era figlio di un imbianchino e in una mattina splendente di marzo erano andati sul greto del torrente Parma all'altezza di Via Pontremoli dove avevano giocato alle biglie con dentro le figurine del ciclista Adorni, poi avevano mangiato alla mensa dei ferrovieri serviti di un prete a forma del volto del reverendo Domenico Maria Villa con purè color giallo liso dal cameriere chiamato Faraonarano Roccabianca, quindi erano andati in stazione dove Villa il Nano si divertiva tantissimo a guardare la gente che partiva e arrivava e nella tabaccheria lì sita interna avevano comperato le sigarette, Maria Goleador con su a ogni cartina di sigaretta stampato il nome di un asso del footbal e Villa aveva iniziato a fumare una Mortinsen; si era fatta sera e poi notte - il buio pieno delle ciliegie sotto spirito fosforescenti dei fanali delle macchine quando nel posteggio dei taxi ne presero uno dal taxista chiamato Zanardello Zanari, dal quale si fecero portare davanti alla villetta e andarono a trovare nella Villetta Bianca Cicogna di fianco al camposanto il becchino chiamato Teleomorti Chelo il quale chiese a Villa il Nano una sigaretta con stampato il nome di un cacciatore  dell'Ambrosiana e così il nano vi spicchiò una Meazza nel pacchetto; a notte fonda li venne a prendere un cliente da sesso: il vecchio rimbambito Panzone chiamato Strolghino Pansec sulla sua Fulvia bianca in cui era posato il cuscinetto del Parma Calcio e sullo specchietto penzolavano il pupazzino della Madonna di Fontanellato e li pèortò sulla macchina nei pressi nel paese mantovano delle scope chiamato Cicognaga dove in una trattoria a quell'ora ancora aperta mangiarono tortelli dal ripieno di zucca color canarino e in una laberghetto bettoloide chiamato la Mano Turba fecero sesso. Villa il Nano nella notte si sognò un paese della bassa e le oche che correvano il palio attorno a un casolare e l'ocone che aveva vinto era detto il Cavallino Bianco. Alla festa della notte  del Parmigiano-Reggiano ricorrenza che si ripeteva ogni mille anni a Parma dalle tavolate  apparecchiate in tutto il centro Villa il Nano mangiava tortelli ricamatissimi della forma di ogni secolo seduto di fianco al pittore Sirocchi con una grattugia bombata di metallo a forma di gorgera al collo, agli affrescatori grattugianasso e steccatina  dal pennello lungo a forma di stecca di biliardo sempre in mano e all'imbianchino decoratore detto Scherzo della Gatta e al nonno Nasone pittore Sirocchi plurivittorioso al concorso dei nasi di Soragna con in tasca un topo dalla peluria giallo formaggio chiamato Scapinino di proprietà di Villa il Nano. 

venerdì 8 marzo 2013

Parigi








    In quegli anni a Parigi Villa il Nano soggiornava a casa del poeta surrealista Desnos in una casa su un boulevard, la cui abitazione era la biforcazione di due strade laterali e sotto c'era una tabaccheria caffé aperta tutta la notte dove i due accedevano dall'interno delle rampe delle scale entrando in una porta di servizio e qui compravano sigarette e poi le fumavano supini a letto da omosessuali nel loro appartamento; il caffé era un baraccone elegante a forma di cigno gigante plastificato e nella notte a Villa il Nano assaggiando una madleine a forma di piede di dea sovvenne una brioche sbocconellata con Proust lo scrittore; di fianco alla casa invece c'era lo studio di una esoterista lucente di luli color mimosa, visitato anche di notte dalle clienti al cui ingresso un dindolo avvisava la maga della nuova visitatrice che era attesa dalla lettrice della sfera di cristallo e cartomante con una pipa sottile dal fornellino a forma di volto minuscolo di Saffo in bocca.
Desnos e Villa il Nano viaggiavano su Parigi in taxi e Villa il Nano una notte per la febbre vedeva le luci dei fanali gonfi come siepi e provava la malattia della metropoli dove la vita e i rapporti tra le persone si dilatano e tutto diventa un film e incubo di estraneità; per pasqua vieppiù i due avevano mangiato asino cotto, ostriche dal guscio a forma di souvenir di torre Eiffel e una tortona alle mandorle dello stesso pane dolce del panettone. Una notte Villa il Nano portato dal tassista italo francese chiamato Gallinello Strinati sul suo taxi davanti al liceo tecnico parigino, frequentato nel 1864 dallo scrittore Isidore Ducasse detto Lautreamont entrò nell'istituto nel buio notturno e lesse vecchi temi del ragazzo dei quali uno parlava di una gara di nicotina consistente in chi fumava più sigarette tra lui e l'amico chiamato Oppiumone poi ammalatosi di una macchia pneumologica come un cratere a un polmone bianco piumoso e in un altro descriveva una gara di corsa di orsi buffoni in Abruzzo vinta dall'orso chiamato Pruzzo Di Bartolomei che aveva inseguito insieme ai suoi compari il volo di una mosca cosparsa di miele poi sequestrati per farci dei prosciutti. che il poeta assaggiò nel paese abruzzese  di ursone e in un altro ancora annotava un pomeriggio sul terrazzo di una abitazione parigina passato a fumare una pipa lunga due metri con amici e un professore di letteratura e uno dei compagni gli aveva mostrato all'interno della casa una vulva gigante dai peli artificiali a forma di montone con la quale si poteva fare sesso o nell'ultimo componimento discorreva di un bottonificio dove aveva comprato bottoni d'ottone a forma di volti minuscoli di soldati italiani caduti nella seconda guerra d'indipendenza. Vieppiù Proust lo scrittore ospitava Villa il Nano in una stanza la cui finestra era foderata - per attutire i rumori dei boulevard - dei tappi di chiantinelli e brunellini color rubino scolati a fiume come pasteggio di pranzi e cene e perciò il suo interno aveva un odore acre e acidulo di vino per i rimasugli di liquido rosso sui sugheri.