mercoledì 11 dicembre 2013

Il maiorchino




Rosario Villa il nano, cucito dentro a una pecora, vagabondava insieme a un pecoraio sui monti Peloritani e Nebrodi, pieni di briganti, gente dai quali si doveva nascondere finché giunse a Novara, da Messina, nel 1813 dove di Martedì grasso tredici squadre di tre giocatori si sfidarono al gioco del maiorchino, un formaggio di dieci chilogrammi di latte ovino e caprino, che lanciavano con un laccio chiamato “a lazzada”, per dirigerne la direzione, e vinceva chi faceva rotolare la forma di formaggio più lontano possibile nella discesa di un vicolo del paese.
Un chirurgo scucì la cucitura nella cute lanosa della pecora e vi fece uscire Villa il nano che andò con il pecoraio chiamato Mesina in una locanda a mangiare maccheroni ai salamini, conditi con il maiorchino grattugiato, infine i due fumarono trinciato forte in una pipa lunghissima e della forma di un fucile.

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