giovedì 5 dicembre 2013

A Cannelli


Nel 1950, Villa il nano, si trovò in piazza Alfieri, appoggiato a cavalcioni sulla piuma stilografica della statua del poeta, ad assistere al Palio d'Asti.
Era lì, tra madamine con ombrellini, vestite di abiti da bomboniera, piemontesi agrari e vendemmiatori grossi come gelsi, ma effeminati da orecchini da bambine ai lobi delle orecchie, vestiti con abiti paesani e pacchiani da sagra domenicale dal cravattone e con dipinti bicchieri di cristallo ammiccanti riflessi di linda scintilla di luce, ricolmi di vino nebbiolino rosso rubino.
Soggiornò in un albergo dove mangiò pappardelle alla lepre bevendo spumante di Canelli che gli sovvenne di aver bevuto in occasione dell'ultimo dell'anno del 1920 nello stesso paese all'Albergo dell'Angelo, palazzo imperiale con sul tetto un angioletto. In quella occasione il cameriere stagionale chiamato Anguilla, scuro di carnagione come un etrusco, stappò un bottiglione di quel vino e il tappo di sughero, a forma di apparecchio minuscolo del grande Torino, svitato dalla capocchia, gabbietta di alluminio, sospinto dal gassissone delle bollicine di anidride carbonica, finì contro un souvenir riproducente il monumento rococò della basilica di Superga in miniatura posato su un mobile.

Nessun commento:

Posta un commento