Villa
il nano raccontava, in una latteria-cornetteria, al nano Melanzana,
di un libro intitolato il “callista medievale” che, chiamato
Anatranasalo, curava con degli utensili da estetista, la pietra
pomice e le pomate, i calli ai prelati, certi dei quali chiamati
Melevo, Santuarione e Gianni il serpente della Madonna.
Il
salone di bellezza lo aveva in un borgo vicino al vescovado ed era
tutto un andirivieni di monsignori e cardinali. Don Sturzo che aveva
dei piedi somiglianti a zampe di struzzo, don Ceso Anastasia dai
piedi a forma di zampe palmose di anitra, e il seminarista chiamato
di cognome Giovannosanna frequentavano tutti il pedicure.
Anatranasalo
frequentava con Villa il nano e con il don chiamato Cessocesa
Suaoramariolina una trattoria di Sala Baganza dove un cameriere
fantasma serviva sopra dei vassoi canelloni di vitel tonnè e
budini alle verdure, che si muovevano tra i tavoli serviti da nessuno
come fossero sollevati dall'aria.
Alcune volte mangiavano con
loro anche i don chiamati Chiavichinga Tleto e Cilicio Ciliegio. A
questi preti Villa il nano raccontava di aver viaggiato nelle notti
dopo le partite notturne fatte in trasferta sulle corriere locumone
del Milan, Lisbona e del Gorgonzola calcio. Quest'ultima corriera
color gorgonzola con le screziature verdini tipiche di questo
formaggio piccante e prelibato, stando vicino al magazziniere dei
palloni, al becchino e al reverendo della squadra e di fianco ai
giocatori chiamati Formaggiolo Gonzola, Verdio Donabbondio e Milanio
Brianza.
A
Lambrate mentre erano in viaggio avevano intravisto, davanti a
fuochi, delle puttane dai galloni e i coscioni grossi come dei
cocomeri.
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