La coca cola
Una
notte, su una carrozza della Coca Cola carica di bottigliette a forma di
ochette ripiene di bibita al caramello, dalle bollicine giallo cedro a forma di
minuscolissimi limoni, Villa il nano arrivò a Siena per il Palio che vinto dal
fantino Santini montando la cavalla chiamata Piumetta.
In
quella occasione il fantino era vestito con una casacca color cavolo a strisce
blu e arancioni con effigiato, sul retro della schiena, una lumaca che saliva
sulle scale di una minuscola fortezza-convento.
Due
secoli prima il trisavolo per parte materna di Rosario Villa, chiamato Gosinoni
Rosannone, fermò una carrozza e vi salì sopra.
Sulla
carrozza viaggiava un mercante chiamato di cognome Cavallimaterassi delle
Sorelle (Pizzate Coperte) con ai piedi delle scarpette ginniche di lattice, per
fantini del Palio di Siena, dalle marche: Supercacie, Gommarpecorelle,
Calzaturificipecorini, Extraterrestrepecora che conservava in scatole con
dipinti in stile pacchiano dei pali di Siena.
Siccome
era notte, più scuro era il buio color carbone di un treno, più la mancanza di
buio si addiceva alle consegne segrete, ai fantini delle scarpe con simboletti
minuscoli di gomma a forma di cenci, di spicchi di pecorino, di cavalli, manzi,
pecore stilizzati e di carrocci ufo.
In
una notte ventosa infine Rosannone fu nelle campagne di Reggio in cui gli
spifferoni dell'aria trasportavano il profumo di formaggio dei consorzi e dei
fiori, chiamati Marchidee, a forma di forme di formaggio e profumati di questo.
Sotto il ponte di Sant'Ilario, statuato di vescovi antichi scolpiti nel marmo,
vide il pittore Sirocchi dal naso lungo come un formichiere che si fermava da
Dio del Parmigiano-Reggiano a sniffare l'odorino piccantino nei vari caseifici.
Sirocchi perciò voleva dire: Signor(Marchi) e Occhi con i puntini impressi con
delle matrici infuocate sulle forme a comporvi i nomi dei consorzi di Parma e
Reggio, e con lui vagabondavano nel centro di Reggio dai vari formaggiai,
droghieri e pizzicagnoli i suoi allievi detti il Sotcalderacchia e Nastopone
Il combattimento tra galli
Nel
1870 Villa il nano, dopo una seratina passata con lo scrittore Isidore Ducasse,
detto Lautreamont, in un grazioso ristorantino di Parigi, dove avevano mangiato
tortelli parigini a forma minuscola di chiesa di Monmartre, all'alba riuscì ad
entrare nell'atrio del palazzo dove viveva il poeta, sito in boulevard Saint
Germain, nel cui giardino interno c'erano in bocciolo delle rose nere con ai
bordi dei petali rossi sangue, ma una donna delle pulizie gli disse che il
poeta si era suicidato e il cielo all'aurora era di color albume cotto, mentre
il sole di tuorlo dell'uovo procreato da un gallo da combattimento.
A
Isidore piaceva molto come spettacolo la zuffa tra galli-i quali per le
continue beccate dell'avversario avevano perso il proprio sesso effeminandosi
in gallina. Dall'alto della torre Eiffel Villa il nano vide lanciarsi degli
omini travestiti da anatre con delle ali variopinte e lussereggianti con scarpe
gommose a forma di zampe palmosi di germani.
La tabaccheria
Villa
il nano negli anni sessanta, nella Pinetina dove si allenava il Milan calcio,
da un bar sotterraneo percorreva un corridoio sotto il tappeto erboso del campo
sportivo portando con sé un vassoio con sopra una tazzina piena di caffè e un
cucchiaino a forma di minuscola madonnina del Duomo di Milano, poi usciva dal
buco del dischetto del rigore, spostando un asse di legno posata e interrata
nel terreno, poi una volta riemerso serviva l'espresso al Sior Rivera pronto a
battere il penalty d'allenamento su suggerimento dell'allenatore Rocco.
Villa
il nano un giorno alla settimana andava a caccia con questo Ct e il Sior Brera.
Un pomeriggio di neve le campagne erano un tiramisù di panna bianca. Infine
rincasando nella notte Villa il nano si fermò in una minuscolissima
tabaccheria, gestita da un vecchino chiamato Nellino Tumorini, il cui tumore
l'aveva reso nero in tutto il corpo, conquistando la pelle come la gramigna in
un campo erboso, e vi comprava le sigarette nazionali senza filtro con il bollo
del monopolio in cui era effigiato il volto della dea Minerva, marcate alle
cartine dei nomi dei giocatori passati e presenti che avevano giocato nella
nazionale italiana.
Le terme di Caracalla
Una
notte d'estate i nani Villa, Callorani e Tiepidari scavalcarono i cancelli e si
trovarono dentro alle ruine delle terme di Caracalla. Nel buio luccicavano
fosforescenti le pietruzze dei mosaici mutilati delle vasche e i tre fumarono
qualche sigaretta sui bastioni degli edifici color cioccolata, infine uscirono dall'edificio
degli antichi bagni romani a notte fonda e poi successe che due amanti
litigarono e il marito se la prese tanto con la donna che scaricò, fermando la
macchina, e scendendo da questa, lasciò una bottiglia di champagne in un viale,
cosicché questo fece la gioia di un mendicante che passava di lì e la trovò.
Terminarono
la notte in una trattoria di Trastevere a scolarsi fiaschette impagliate di
vino Rufino e i bevitori parlavano tutti del calciatore della Roma chiamato
Gigia (Ghiggia). Villa il nano chiamò un taxi che, guidato da un taxista
chiamato Casino Casini, arrivò con due graziose entraneuse, profumate e
polpacciute, e i tre faticarono a starci dentro, infine chiesero di farsi
portare a Fregane. Il conducente tirò le tendine e partì. Infine le prostitute
Fransesca e Isabeldor erano riuscite quasi a fare una sega a Villa il nano, ma
il taxi-night nel frattempo era già giunto a Fregene e qui sulla spiaggia
videro un pecoraio, stranamente vestito, di una giacchetta di pelle di
bastardino con un gregge di pecore e al posto del cane-per comandarle aveva un
asinello che le faceva stare tutte in fila.
Il pecorino
Il
giorno seguente era San Giovanni dove si allestivano in tutto il centro di Roma
tavolate, con mangiate di tortelli al pecorino e alla capra insieme a bevute di
Frascati, il cui vino spillava anche dai fontanoni.
Villa
il nano era seduto, intento a mangiare di fianco agli avvocati gobbi chiamati
Domenichini e Raneo, il secondo biascicoso e con un neo come un minuscolo
Colosseo sulla guancia. Mentre i festaioli sbevacchiavano e si abbuffavano
passarono sgallonando la Francesca e la Isabeldoro dai polpacci e i coscioni
gonfissimi perdentisi in un intrico di vicoli, forse risalenti il taxi-night
guidato dal taxista Casino Casini.
Domenichini
e Raneo che sembrava una rana gigante del Tevere color verde, malaticcio alla
pelle, con il neo nero sulla faccia, in compagnia di Villa il nano, in macchina
si lanciarono a Caprarola dove degli aerei militari, ciociari, avevano
raccontato ai due avvocati che aerei avrebbero lanciato centinaia di spicchi di
pecorino e capre con il paracadute per festeggiare la festività.
I
tre arrivarono nel campo davanti al castello dove c'era un assembramento di
pecorai tra i quali un certo Caravaggini, e quando si avverò il sogno e
migliaia di spicchioni di pecorini e centinaia di pecore e capre piovvero dal
cielo e dagli aerei, vi fu una gran mischia per appropriarsene e caricarli sui
vetusti camioncini come in una furibonda orgia.
Villa
il nano che guardava lo spettacolo con curiosità riuscì a raccogliere e a
mangiare una sola fetta di formaggio. Sembrava che avessero fatto a spicchi la
luna come un cacio gigantesco e giallo di pecorino per regalare tanto ben di
Dio ai caprai.
I tre allungarono in macchina per il paese di Chia, vicino a Viterbo,
dove sarebbero andati a trovare, in una torre a forma di cazzone gigante, lo
scrittore Pasolini che si rifugiava lì a scrivere con il suo custode detto il
Minchia, dal volto a forma di cane e tutto il corpo calloso. Sulla macchina i
due con Rosario Villa il nano non avevano fatto che parlare dell'asso
calciatore della Roma Giggiana(Ghiggia).
Gli aristogatti
Nel
1978 al cinema Ariston, sito nella bella via Petrarca a Parma, proiettavano il
cartone animato intitolato gli Aristogatti, saga con protagonisti dei
meravigliosi micioni dai collari trapuntati di pietre preziose. In quella
occasione sedevano sulle poltroncine della sala del cinema i nani Villa, Lana,
Salamaialabaganzala e la bambina bionda torrone Elois, maschietto con il pene,
accompagnata dalle due genitrici: la mamma Ave Sirocchi, con il pene, dalla
quale derivava il dna degli attributi e poi c'era il papà della ragazza Simona
Besia.
Nella
sala di proiezione era presente tutta la Parma dolce dei genitori e nonni
affettuosi con bambini e bambine dagli occhi spugnosi di commozione per le
immagini colorate che dei gatti emettevano chiazze di luce sugli spettatori. La
Sirocchi Elois rincasò nella sua abitazione di Via Petrarca con le due signore,
mamma e papà, ed entrò nell'immenso salone dove l'aspettava la nonna antica
Sirocchi dal naso lunghissimo la quale, a furia di nasare scaglie di formaggio
di Correggio, nella punta aveva preso la forma minuscola del volto del pittore
Antonio Allegri detto il Correggio e aveva capelli biondi e peli della stessa
tinta uscenti dal naso come virgole e fumava un pipone e chiese alla bambina se
si era divertita al cinema. Il bisnonno Sirocchi invece sniffava con un nasone
altrettanto bislungo formaggio grattugiato come cocaina e i topi vecchissimi e
nasuti come pluti, nella sua casa umida ai quali rubava i tocchi di
Parmigiano-Reggiano s'insolentivano ma nonostante ciò lui li amava molto.
Il terremoto
In
Via dei Genovesi, l'attuale Via Farini, su una carrozza a forma di pantera,
Ranuccio, regnante grassone Farnese, viaggiava con due sbirri e tre
delinquenti, certi Pornografone, autore di un dizionario di parolacce sconce del
seicento, e Parmaterremoto e Subbuglione, i quali erano stati arrestati perché
avevano predetto una grossa scossa tellurica, la quale venne veramente a far
tremare la calce sabbiosa impastata con l'acqua dei condotti farnesiani della
quale erano fatti i palazzi del regno.
Tutti
i galeotti delle carceri della città vennero fatti evacuare dalle celle e
obbligati a uscire per strada. Don Poronga era anche lui detenuto lì perché
aveva usato una fetta di prosciutto come profilattico per foderarsi il pene approfittando
del culo di un pasticcere pasticcione.
Nel
carcere a forma di candelone gigantesco e bianco come bugnettato ai muri di
lacrime di moccoli tutti i carcerati vennero rimessi, dopodiché quando si fu
acquietata la scossa, ma ne era fuggito uno, il nano pittore Imaggiggione,
falsario di qualsiasi oggetto che dipingeva rendendoli reali, tanto da farli
credere veri ed era fuggito, e con una pennellessa dipingeva nella notte la sua
ombra sui muri dirigendosi nella parte opposta.
Imaggiggione
fuggì salendo nel paese di Porporano su una carrozza a forma di rana color
porpora sulla quale viaggiava anche il misterioso pittore del regno dei
Farnese, Ilario Mercanti detto Sploverini, il quale era stato appena fermato
dagli sbirri che gli avevano esaminato gli anellini a forma di minuscoli polli,
per accertarsi che non ci fosse polverina da sniffare, questi donò una lente al
fuggiasco che ingrandì la lontana torre di Sant'Antonio sulla quale, con il
pittore nasone Sirocchi, c'erano i barbieri Ulcide Pidocchio, Pernacchiavecchia
e Tolemico Tolette e stavano mangiando formaggio sulla cui crosta era stampato
come marchio: Arma Scoreggiana. Il nonno nasone, pittore ridiscendendo gli
scalini della torre, pernacchiava dall'orifizio della reggia del culo e poi
supino sulle impalcature finiva di affrescare la chiesa spernnacchiando con il
pennello qualche giallo.
Don Ermino Cipapussa presentava al nonno pittore Sirocchi altri preti,
certi don Lateranizza, Untonaca, GigiogegiegeovaGigiogegiegeova e Lamabrusca.
Poi venne tanto vento che un topo detto il Caprazucca, che assomigliava ad un
coniglietto minuscolo bianco ed arancione fu catapultato dentro la torre a
forma di nasone lunghissimo e gigante di Sirocchi in una delle sue due narici
in muratura.Il manicomio
Villa
il nano una sera di giugno del 1815 era a Colorno nel bar sotto i portici,
davanti al Palazzo Ducale, intento a bere un'anisetta con tre mosche, tre
chicchi di caffè a forma di tre volti di cardinali neri e doveva portare un
canarino, che teneva su una spalla, a un matto internato nel manicomio del
paese. Tre guardie di Mariagigia, certi Fiochidiburrifiche, Guastallieri e
Lollobrigido, incontrati nel caffè, lo condussero nel sanatorio psichiatrico
dove parlò con un ginecologo abortista matto, il quale gli fece vedere in una
boccetta dei feti imbalsamati di neonati asportati dallo stesso nelle pance
delle mamme.
Lì
c’era un pittore schizofrenico, il Marioluigino, che dipingeva water, al quale
donò il canarino. Il dottor mastodontico chiamato Armandone Armadione, con
addosso un camice bianco, accolse affettuosamente Villa il nano ed allo
psichiatra colavano delle gocce di sudore dai capelli riccioloni come da un
barattolino farmaceutico gocce di un medicinale.
Uscito
dal manicomio Villa il nano fu invitato da un cuoco napoletano chiamato
Pidocchinella nella sua trattoria alle nozze del mago detto Buco Nero del culo
con strumenti esoterici per misurare le coordinate dei pianeti.
Con
la cartomante chiamata Galassia Lattealasagna, quasi nuda, calzante sandali
infradito e dalla cordicella del perizoma ornante il taglio del sedere tonico e
rotondo.
Gozzovigliarono fino all'alba-mangiando maccheroni a forma di leoni
conditi alla napoletana alla pommarola e basilico. Nella cantina a forma di
deretano Villa il nano ripartì e vide in un campo sbocciare dei minuscoli fiori
azzurri detti Occhi di Madonne ripieni di lacrime di rugiada.