lunedì 9 giugno 2014

La Coca Cola





La coca cola


Una notte, su una carrozza della Coca Cola carica di bottigliette a forma di ochette ripiene di bibita al caramello, dalle bollicine giallo cedro a forma di minuscolissimi limoni, Villa il nano arrivò a Siena per il Palio che vinto dal fantino Santini montando la cavalla chiamata Piumetta.
In quella occasione il fantino era vestito con una casacca color cavolo a strisce blu e arancioni con effigiato, sul retro della schiena, una lumaca che saliva sulle scale di una minuscola fortezza-convento.
Due secoli prima il trisavolo per parte materna di Rosario Villa, chiamato Gosinoni Rosannone, fermò una carrozza e vi salì sopra.
Sulla carrozza viaggiava un mercante chiamato di cognome Cavallimaterassi delle Sorelle (Pizzate Coperte) con ai piedi delle scarpette ginniche di lattice, per fantini del Palio di Siena, dalle marche: Supercacie, Gommarpecorelle, Calzaturificipecorini, Extraterrestrepecora che conservava in scatole con dipinti in stile pacchiano dei pali di Siena.
Siccome era notte, più scuro era il buio color carbone di un treno, più la mancanza di buio si addiceva alle consegne segrete, ai fantini delle scarpe con simboletti minuscoli di gomma a forma di cenci, di spicchi di pecorino, di cavalli, manzi, pecore stilizzati e di carrocci ufo.
In una notte ventosa infine Rosannone fu nelle campagne di Reggio in cui gli spifferoni dell'aria trasportavano il profumo di formaggio dei consorzi e dei fiori, chiamati Marchidee, a forma di forme di formaggio e profumati di questo. Sotto il ponte di Sant'Ilario, statuato di vescovi antichi scolpiti nel marmo, vide il pittore Sirocchi dal naso lungo come un formichiere che si fermava da Dio del Parmigiano-Reggiano a sniffare l'odorino piccantino nei vari caseifici. Sirocchi perciò voleva dire: Signor(Marchi) e Occhi con i puntini impressi con delle matrici infuocate sulle forme a comporvi i nomi dei consorzi di Parma e Reggio, e con lui vagabondavano nel centro di Reggio dai vari formaggiai, droghieri e pizzicagnoli i suoi allievi detti il Sotcalderacchia e Nastopone




Il combattimento tra galli


Nel 1870 Villa il nano, dopo una seratina passata con lo scrittore Isidore Ducasse, detto Lautreamont, in un grazioso ristorantino di Parigi, dove avevano mangiato tortelli parigini a forma minuscola di chiesa di Monmartre, all'alba riuscì ad entrare nell'atrio del palazzo dove viveva il poeta, sito in boulevard Saint Germain, nel cui giardino interno c'erano in bocciolo delle rose nere con ai bordi dei petali rossi sangue, ma una donna delle pulizie gli disse che il poeta si era suicidato e il cielo all'aurora era di color albume cotto, mentre il sole di tuorlo dell'uovo procreato da un gallo da combattimento.
A Isidore piaceva molto come spettacolo la zuffa tra galli-i quali per le continue beccate dell'avversario avevano perso il proprio sesso effeminandosi in gallina. Dall'alto della torre Eiffel Villa il nano vide lanciarsi degli omini travestiti da anatre con delle ali variopinte e lussereggianti con scarpe gommose a forma di zampe palmosi di germani.




La tabaccheria


Villa il nano negli anni sessanta, nella Pinetina dove si allenava il Milan calcio, da un bar sotterraneo percorreva un corridoio sotto il tappeto erboso del campo sportivo portando con sé un vassoio con sopra una tazzina piena di caffè e un cucchiaino a forma di minuscola madonnina del Duomo di Milano, poi usciva dal buco del dischetto del rigore, spostando un asse di legno posata e interrata nel terreno, poi una volta riemerso serviva l'espresso al Sior Rivera pronto a battere il penalty d'allenamento su suggerimento dell'allenatore Rocco.
Villa il nano un giorno alla settimana andava a caccia con questo Ct e il Sior Brera. Un pomeriggio di neve le campagne erano un tiramisù di panna bianca. Infine rincasando nella notte Villa il nano si fermò in una minuscolissima tabaccheria, gestita da un vecchino chiamato Nellino Tumorini, il cui tumore l'aveva reso nero in tutto il corpo, conquistando la pelle come la gramigna in un campo erboso, e vi comprava le sigarette nazionali senza filtro con il bollo del monopolio in cui era effigiato il volto della dea Minerva, marcate alle cartine dei nomi dei giocatori passati e presenti che avevano giocato nella nazionale italiana.





Le terme di Caracalla 


Una notte d'estate i nani Villa, Callorani e Tiepidari scavalcarono i cancelli e si trovarono dentro alle ruine delle terme di Caracalla. Nel buio luccicavano fosforescenti le pietruzze dei mosaici mutilati delle vasche e i tre fumarono qualche sigaretta sui bastioni degli edifici color cioccolata, infine uscirono dall'edificio degli antichi bagni romani a notte fonda e poi successe che due amanti litigarono e il marito se la prese tanto con la donna che scaricò, fermando la macchina, e scendendo da questa, lasciò una bottiglia di champagne in un viale, cosicché questo fece la gioia di un mendicante che passava di lì e la trovò.
Terminarono la notte in una trattoria di Trastevere a scolarsi fiaschette impagliate di vino Rufino e i bevitori parlavano tutti del calciatore della Roma chiamato Gigia (Ghiggia). Villa il nano chiamò un taxi che, guidato da un taxista chiamato Casino Casini, arrivò con due graziose entraneuse, profumate e polpacciute, e i tre faticarono a starci dentro, infine chiesero di farsi portare a Fregane. Il conducente tirò le tendine e partì. Infine le prostitute Fransesca e Isabeldor erano riuscite quasi a fare una sega a Villa il nano, ma il taxi-night nel frattempo era già giunto a Fregene e qui sulla spiaggia videro un pecoraio, stranamente vestito, di una giacchetta di pelle di bastardino con un gregge di pecore e al posto del cane-per comandarle aveva un asinello che le faceva stare tutte in fila.




Il pecorino
 
Il giorno seguente era San Giovanni dove si allestivano in tutto il centro di Roma tavolate, con mangiate di tortelli al pecorino e alla capra insieme a bevute di Frascati, il cui vino spillava anche dai fontanoni.
Villa il nano era seduto, intento a mangiare di fianco agli avvocati gobbi chiamati Domenichini e Raneo, il secondo biascicoso e con un neo come un minuscolo Colosseo sulla guancia. Mentre i festaioli sbevacchiavano e si abbuffavano passarono sgallonando la Francesca e la Isabeldoro dai polpacci e i coscioni gonfissimi perdentisi in un intrico di vicoli, forse risalenti il taxi-night guidato dal taxista Casino Casini.
Domenichini e Raneo che sembrava una rana gigante del Tevere color verde, malaticcio alla pelle, con il neo nero sulla faccia, in compagnia di Villa il nano, in macchina si lanciarono a Caprarola dove degli aerei militari, ciociari, avevano raccontato ai due avvocati che aerei avrebbero lanciato centinaia di spicchi di pecorino e capre con il paracadute per festeggiare la festività.
I tre arrivarono nel campo davanti al castello dove c'era un assembramento di pecorai tra i quali un certo Caravaggini, e quando si avverò il sogno e migliaia di spicchioni di pecorini e centinaia di pecore e capre piovvero dal cielo e dagli aerei, vi fu una gran mischia per appropriarsene e caricarli sui vetusti camioncini come in una furibonda orgia.
Villa il nano che guardava lo spettacolo con curiosità riuscì a raccogliere e a mangiare una sola fetta di formaggio. Sembrava che avessero fatto a spicchi la luna come un cacio gigantesco e giallo di pecorino per regalare tanto ben di Dio ai caprai.
I tre allungarono in macchina per il paese di Chia, vicino a Viterbo, dove sarebbero andati a trovare, in una torre a forma di cazzone gigante, lo scrittore Pasolini che si rifugiava lì a scrivere con il suo custode detto il Minchia, dal volto a forma di cane e tutto il corpo calloso. Sulla macchina i due con Rosario Villa il nano non avevano fatto che parlare dell'asso calciatore della Roma Giggiana(Ghiggia).





Gli aristogatti


Nel 1978 al cinema Ariston, sito nella bella via Petrarca a Parma, proiettavano il cartone animato intitolato gli Aristogatti, saga con protagonisti dei meravigliosi micioni dai collari trapuntati di pietre preziose. In quella occasione sedevano sulle poltroncine della sala del cinema i nani Villa, Lana, Salamaialabaganzala e la bambina bionda torrone Elois, maschietto con il pene, accompagnata dalle due genitrici: la mamma Ave Sirocchi, con il pene, dalla quale derivava il dna degli attributi e poi c'era il papà della ragazza Simona Besia.
Nella sala di proiezione era presente tutta la Parma dolce dei genitori e nonni affettuosi con bambini e bambine dagli occhi spugnosi di commozione per le immagini colorate che dei gatti emettevano chiazze di luce sugli spettatori. La Sirocchi Elois rincasò nella sua abitazione di Via Petrarca con le due signore, mamma e papà, ed entrò nell'immenso salone dove l'aspettava la nonna antica Sirocchi dal naso lunghissimo la quale, a furia di nasare scaglie di formaggio di Correggio, nella punta aveva preso la forma minuscola del volto del pittore Antonio Allegri detto il Correggio e aveva capelli biondi e peli della stessa tinta uscenti dal naso come virgole e fumava un pipone e chiese alla bambina se si era divertita al cinema. Il bisnonno Sirocchi invece sniffava con un nasone altrettanto bislungo formaggio grattugiato come cocaina e i topi vecchissimi e nasuti come pluti, nella sua casa umida ai quali rubava i tocchi di Parmigiano-Reggiano s'insolentivano ma nonostante ciò lui li amava molto.





Il terremoto

In Via dei Genovesi, l'attuale Via Farini, su una carrozza a forma di pantera, Ranuccio, regnante grassone Farnese, viaggiava con due sbirri e tre delinquenti, certi Pornografone, autore di un dizionario di parolacce sconce del seicento, e Parmaterremoto e Subbuglione, i quali erano stati arrestati perché avevano predetto una grossa scossa tellurica, la quale venne veramente a far tremare la calce sabbiosa impastata con l'acqua dei condotti farnesiani della quale erano fatti i palazzi del regno.
Tutti i galeotti delle carceri della città vennero fatti evacuare dalle celle e obbligati a uscire per strada. Don Poronga era anche lui detenuto lì perché aveva usato una fetta di prosciutto come profilattico per foderarsi il pene approfittando del culo di un pasticcere pasticcione.
Nel carcere a forma di candelone gigantesco e bianco come bugnettato ai muri di lacrime di moccoli tutti i carcerati vennero rimessi, dopodiché quando si fu acquietata la scossa, ma ne era fuggito uno, il nano pittore Imaggiggione, falsario di qualsiasi oggetto che dipingeva rendendoli reali, tanto da farli credere veri ed era fuggito, e con una pennellessa dipingeva nella notte la sua ombra sui muri dirigendosi nella parte opposta.
Imaggiggione fuggì salendo nel paese di Porporano su una carrozza a forma di rana color porpora sulla quale viaggiava anche il misterioso pittore del regno dei Farnese, Ilario Mercanti detto Sploverini, il quale era stato appena fermato dagli sbirri che gli avevano esaminato gli anellini a forma di minuscoli polli, per accertarsi che non ci fosse polverina da sniffare, questi donò una lente al fuggiasco che ingrandì la lontana torre di Sant'Antonio sulla quale, con il pittore nasone Sirocchi, c'erano i barbieri Ulcide Pidocchio, Pernacchiavecchia e Tolemico Tolette e stavano mangiando formaggio sulla cui crosta era stampato come marchio: Arma Scoreggiana. Il nonno nasone, pittore ridiscendendo gli scalini della torre, pernacchiava dall'orifizio della reggia del culo e poi supino sulle impalcature finiva di affrescare la chiesa spernnacchiando con il pennello qualche giallo.
Don Ermino Cipapussa presentava al nonno pittore Sirocchi altri preti, certi don Lateranizza, Untonaca, GigiogegiegeovaGigiogegiegeova e Lamabrusca. Poi venne tanto vento che un topo detto il Caprazucca, che assomigliava ad un coniglietto minuscolo bianco ed arancione fu catapultato dentro la torre a forma di nasone lunghissimo e gigante di Sirocchi in una delle sue due narici in muratura.




Il manicomio


Villa il nano una sera di giugno del 1815 era a Colorno nel bar sotto i portici, davanti al Palazzo Ducale, intento a bere un'anisetta con tre mosche, tre chicchi di caffè a forma di tre volti di cardinali neri e doveva portare un canarino, che teneva su una spalla, a un matto internato nel manicomio del paese. Tre guardie di Mariagigia, certi Fiochidiburrifiche, Guastallieri e Lollobrigido, incontrati nel caffè, lo condussero nel sanatorio psichiatrico dove parlò con un ginecologo abortista matto, il quale gli fece vedere in una boccetta dei feti imbalsamati di neonati asportati dallo stesso nelle pance delle mamme.
Lì c’era un pittore schizofrenico, il Marioluigino, che dipingeva water, al quale donò il canarino. Il dottor mastodontico chiamato Armandone Armadione, con addosso un camice bianco, accolse affettuosamente Villa il nano ed allo psichiatra colavano delle gocce di sudore dai capelli riccioloni come da un barattolino farmaceutico gocce di un medicinale.
Uscito dal manicomio Villa il nano fu invitato da un cuoco napoletano chiamato Pidocchinella nella sua trattoria alle nozze del mago detto Buco Nero del culo con strumenti esoterici per misurare le coordinate dei pianeti.
Con la cartomante chiamata Galassia Lattealasagna, quasi nuda, calzante sandali infradito e dalla cordicella del perizoma ornante il taglio del sedere tonico e rotondo.
Gozzovigliarono fino all'alba-mangiando maccheroni a forma di leoni conditi alla napoletana alla pommarola e basilico. Nella cantina a forma di deretano Villa il nano ripartì e vide in un campo sbocciare dei minuscoli fiori azzurri detti Occhi di Madonne ripieni di lacrime di rugiada.