Villa
il nano e Latinetto Barilli, il pittore, erano stati sotto i portici
in corso Argentina a Torino dove c'erano stravaccati per terra dei
barboni, disperati e magrolini, arzilli e vecchini, nel mentre
gestivano al gioco delle tre carte e i due si erano fatti spiegare da
uno di questi, un certo Anduiotti, il trucco che lo faceva sempre
vincere e viveva da ricco in una soffitta sul Po, vinta con i
continui proventi del gioco.
Lui
gli svelò che il suo anellino a forma di mole Antonelliana
minuscola, terminante in un aghetto, se puntata sulla carta serviva a
farle cambiare colore, perché di doppio fondo, mentre era
rivoltata sul tavolino senza che lo scommettitore allocco che l'aveva
precedentemente scelta se ne accorgesse. Poi passò un passante
che esclamò in italiano zoppicante: “Anduiotti con il
ricavato delle scommesse vai a comprare grissini con la capocchia a
forma di basilica di Superga, ma poi futuri portoghesi biscosi come
te compreranno grissini industriali e il mistero della magica Torino,
comandata da forze esoteriche sotterranee si perderà”.
Anduiotti
aveva molte droghe a disposizione degli scrittori torinesi per farli
scrivere, aumentando la loro fantasia sotto forma di porri di
mescalina, asportati da funghi che crescono sull'Himalaya o semi di
hashish da fumare nella pipa o da arrotolare sbriciolati nelle
cartine delle sigarette. Le conservava in un cassetto di un comodino
intagliato a forma di basilica di Superga. Il mobilino lo aveva vinto
al gioco delle tre carte sottraendolo a un nobile chiamato Molinet,
diventato tanto povero che era lì nella trafila dei
mendicanti.
A
Torino, in quegli anni, avevano gran fama i quadri naif del pittore
torinese detto il Cioccolata, uno dei quali raffigurante due
trapeziste: una nera color cacao, i cui muscoli erano lucidi come i
riflessi della cioccolata alla luce, l'altra pallida nerboruticamente
gonfia come la spuma di panna del becchetto nelle torrefazioni della
città piemontese e nella bella Torino dalle signorine con le
gambe grissinine.
In
quel giugno del 1977 ci fu una gran festa con dei caroselli di auto
strombazzanti e imbandierate di meridionali e africani, tifosi della
Juventus e Villa Rosario il nano, con lo pseudonimo di Villar Perosa,
come imbavagliato dentro ad un peluchone di gomma piuma a forma di
zebra bianconera urlava nella macchina: Viva Betteghigno, Caprini,
Furetto, Pelispinosi e Cuccurettu.
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