sabato 22 dicembre 2012

Le arance







       Una notte buia e tempestosa del 1700 Villa il nano arrivò davanti al palazzo ducale di Colorno che imbianchini magrolini e dai denti come fili d'erba tinteggiavano di giallo Parma, colore liquido che conservavano in bottiglie e con due soldati marialuingeschi muniti di lance e chiamati Carlino Erbiccia e Antoine Oppiomaria, dai baschi color bianchi misti verdini a forma di tortelli. Villa il nano parlando riuscì a convincerli a fare sesso nell'aranciaia piena di pomi arancioni nella quale approfittò del loro deretano con un vibratore a forma di ramo di arancio terminante in un suo frutto appeso  e con i due soldati femmine perché dal corpo e dal viso di una grazia e mollivia da  ragazze graziose  seguendo un piccione colore itterizia finì in un bar gelateria a degustare un tiramisù giallo vaniglia della forma di minuscolo casino da caccia Petitot e Villa il nano ordinò anche una sambuca con due chicchi di caffé dentro al bicchiere detti le mosche a forma di muscidi dalla testina a forma del volto minuscolo del Conte Mosca. Invece una mattina dal cielo come raso azzurro Villa il nano fu a Colorno sempre davanti al palazzo ducale e parlò con un soldato, un certo chiamato Colorno detto anche L'ernia dagli occhi blu di Madonna, il quale era a fare la sentinella insieme a un altro soldato chiamato Malattio delle Gengive orsesche e anche questi due li convinse a fare l'amore e ciò si concretizzò  nel pomeriggio in una carraia fangosa dal fango come cioccolata sciolta, trapuntata di erba color pistacchio stranamente bacellata di fagioli viola e velenosi non prima di essere stati  con il pittore Sirocchi in una locanda a sorbire un consommé di crema di gamberi, bevendo lambrusco che aveva macchie a forma di dadini rosati sui pizzi della manica della camicia di Villa il nano il quale aveva spinto molto nel coito con il soldato nelle cui mutande a pizzi nella foga dell'amplesso era entrato qualche filo d'erba  e una ragazza guardia di Maria Luigia dai bicipiti grossi come prosciutti incarcerò Villa il nano in una torre a forma di dito indice gigante di Maria Luigia dalla soffitta coperta come da una unghia di vetro e qui stavano con il mastodontico carcerato Armone e il detenuto Sputone in una cella zeppa di bucce di banane che a ben guardare erano invece borsellini di quella forma e di quel colore con una cerniera verticale che precedentemente avevano contenuto monetine.

venerdì 21 dicembre 2012

Il gatto gobbo


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     Villa il Nano si ricordava quando con un discendente del pittore Di Rinaldo Giuseppe Panini era stato su un palco al Teatro Regio  a una prima di Verdi e aveva sorseggiato acqua tonica, grigia gazzosa da una boccetta e da un palco di fianco i parmigiani chiamati Gatti, Barbieremorto, e Tombola Pentola Bombola della tortellata avevano lanciato ai due un gatto nero, gobbo e imbalsamato di Vicomero dagli occhi luminosi colore cedrata egizia che fibrillavano e esplodevano di mille luci giallognole come in un videogame; uscirono dal teatro e presero un taxi con Tombola Pentola Bombola della Tortellata che aveva lanciato il gatto impagliato e viaggiando sul taxi del conducente chiamato Dio Domenico Cinema gli occhi prismatici del gatto gobbo nero rubarono l'immagine di Villa il Nano il quale entrò nelle sfere luminose nel paese di Vicomero alle feste feline nella notte nera odorante del selvatico dei micioni che venivano portati in trionfo attorno a un campo sportivo di un circolo ARCI  del Vico. I gatti gobbi correvano una corsa di palio con in groppa come loro fantini, topi ratti, e pongoni grigi, dal muso rosellino e nel buio con i nani chiamati  Attodelgatto e Avvogatto. Villa il Nano guardava la gara mentre sulla statale  nella notte passavano le macchine dai fanali colore cherry, poi Villa il Nano entrò nel circolo dove era appeso un poster del Parma Calcio del 1973 di calciatori in piedi e accosciati e ordinò un amarognolo che bevve in un bicchiere a forma di minuscolo stabile del Cinema Ritz; infine vide su uno scaffale del circolo ARCI tre souvenir a forma di bolle con all'interno la riproduzione minuscola degli agglomerati urbani  dei paesi di Vicomero, Vigatto, e Felino e in ciascuno tre gatti con la conformazione tipica delle tre zone  e agitandoli dentro la neve artificiale si vide riprodotta in miniatura in un simpatico figurino plastificato all'interno della trattoria di Vigatto con in mano una fettina microscopica di tortafritta.
Nella notte il nano ordinò un taxi nella cabina telefonica a gettoni del circolo e si fece portare a Vigatto dal taxista chiamato Osso Partito di Calcio, e a Felino, e nella trattoria  di Vigatto vide gatti grigi imbalsamati oppure nella macelleria interna al locale il beccaio chiamato Pelagatti pelavo i gatti e li infilzava a un uncino poi nella notte nera passò volando una cicogna maiale metà trampoliere , metà scrofa dal grugno a forma di becco.
All'interno del ristorante Villa il Nano andò a raccattare  nel sepolcro di un antico cameriere chiamato Alberi dal Teschio  gonfio come una tortafritta, la divisa da sala colore foglie di pioppo che vestì e la tuba a forma di gatto grigio imbalsamato  che calcò in testa e la cicogna maiale si caricò nelle zampe Villa il Nano che aveva seguito tutto  il film negli occhi come pietre prismatiche del gatto gobbo che avevano portato nel taxi; aleggiavano nella notte le leggende dei tre pittori RagazziGatto detti il Viconero, il San Michelino Gatti, e il Vigatto, uno dei quali in una maestà dei tre paesi aveva dipinto un ponghellino ape in volo ascensionale nel cielo con nella zampina un fiore al formaggio a forma di piumino fatto di granuli di grattugiato volanti al soffio e dieci micini gli uni sugli altri, l'ultimo del quale spiccante un balzo per abbrancarlo; Villa il Nano ricordava di aver incontrato i tre gatti con gli stivali, e aveva la dito mignolo gonfiolino come una luganichina un anellino al cui interno un micino minuscolo dava la caccia a un topino microscopico e Villa il nano per scherzo fiabesco rimpicciolì come i due animaletti dell'anello e bussava alle porticine delle tane dei topi nei fossi ai cui interni c'erano chiese minuscole magnifiche e ne visitava i refettori e vedeva crocifissi feti di gatti rosellini di carne lucida senza peli entrati nelle tane per mangiare i topi i quali li avevano così inchiodati.

Il mondo del footbal



    Quell'epoca Villa il Nano la ricorderà per maialate ovvero mangiate di porchette, servite gonfie sui vassoi da camerieri girovaganti intorno alle immense tavolate sotto i portici di antichi casolari sprofondati in notti nebbiose nelle campagne parmigiane con giornalisti e assi passati del mondo del calcio e in questi fasti di Dio c'erano le divinità del fastidio: le mosche, minuscoli muscidi a forma di minuscoli bicipiti femminei che si posavano sui piatti e sui banchettanti con piroette degne di ginnaste e le mangiate di maiale terminavano in orge nella notte ai piani di sopra nel casolare e Villa il Nano e gli orgiaioli  tra i quali i calciatori Meazza, Piola e Libonatti finivano catapultati con scivolamento dei pavimenti in stanze dentro ad altre sanze e poi su successivi letti dalle lenzuola profumate di mughetto e lavanda nell'intimo del casolare; Villa il nano con i suoi compagni di letto a notte fonda si preparava un caffè con una caffettiera di forma minuscola di stadio di San Siro dal gorgoglio quando veniva su il caffè come piccoli boati dei tifosi e lontano sulla strada posavano prostitute dai polpacci e coscioni giganti innervositi e slanciati dai tacchi delle loro scarpe e le loro vulve erano le cappe mignon della notte e queste donne erano terzine di non si sa quale società calcistica. Le pareti della stanza erano affrescate di delicate e appena sfiorate da fette rosate di prosciutto  su cui era pennellato anche il bianco del grasso e Villa il Nano dormiva qui con Lodi, un tifoso rauco dell'Inter di Meazza.

I quattro pittori





     Così arrivarono nei borghi di Parma e il taxista chiamato Gigione Scoreza Gigia li fece scendere in Borgo del Correggio dove entrarono in un buco segreto; una trattoria sotterranea alla quale si accedeva per mezzo di un salone ai lati del quale c'erano statue a forma dei pittori Sirocchi e qui mangiarono tortelli dentro una forme di formaggio svuotata e seguirono le partite dei topi che giocavano a stecca su biliardi nanissimi poggianti su pomoli di legno a forme di spicchi di formaggio e vecchi parmigiani panzoni, comici, e dalla voce nasale da topoloni chiedevano a Villa il Nano chi fosse il pittore più bravo a Parma e Villa il Nano rispondeva che a dipingere le regge il più bravo era Sirocchi, i più bravi a dipingere il formaggio erano Rosicchi  e Rosicchieri e il più eccellente nel dipingere i topi era Rosic e diceva di avere incontrato questi pittori  a eia in una reggia dal palazzo costruito a forma di cappone di fianco al quale c'era un pollaio di capponi spennacchiati e la vecchia cuoca chioamata Inculeia preparava il brodo - dopo avere strozzato uno di questi razzolanti - tanto caldo e bollente da resuscitare i mor

Il ponte di Maria Luigia






    Poi venne di nuovo l'estate - ramarri e lucertole scodinzolanti nei vasoni; bollenti di sole delle statue sul Ponte del Taro - e lontano dalla scuola Villa il Nano era felice e passava la notte a giocare a briscola con i tarocchi nel caffè letterario di Pontetearo luminoso come un acquario chiamato la "Lesbilcampagnola" che era un andirivieni di villani e giardinieri degli antichi vivai marialuigeschi siti nel paese e fruttisificatesi in quell'epoca, e ingollava a volontà streghine di Benevento, liquori gialli e splendenti come raso in bicchieri a forma di streghe minuscole e poi c'erano le sagre e le feste paesane e le corse di maiali a Sissa e a Medesano da andare a vedere e per cinque anni prima di ritornare a scuola con quel bambino di mio nonno Vito era andato da illegale minorenne a fumare sigarette americane sotto il Ponte del Taro dai piloni in muratura a forma di polpacci (galloni)  sexi e muscolosi di Maria Luigia  in uno dei quali si racconta fosse stata inglobata nella calce l'unghia dell'alluce del piede dell'imperatrice; nel 1950 al gran festino indetto dal bar "Lesbicampagnola" per l'ultimo dell'anno a bere lo spumante Cinzano stappato dalla barista chiamata Albina c'era anche un ragazzo chiamato Pereo Pretizonzi, calciatore del Castelponte - la polisportiva calcistica che univa il paese di Catelguelfo a quello di Pontetaro - che da tombarolo aveva aperto la tomba  del calciatore Loik del Torino- appena deceduto nella tragedia di Superga e gli aveva scucito lo scudetto di stoffa e il simbolo del Toro rampante della divisa sociale e a tutti li mostrava ma per questi era solo un pagliaccio; nel 1919 Dio dall'alto dei cieli vedeva Villa il Nano e mio nonno  e i suoi cugini Amaroni così chiamati di cognome, a Medesano Noceto e Pontetaro in cui quell'estate erano presenti all'appuntamento di sagre e apparivano al Dio immenso minuscoli come caramelline alla corsa del palio delle scrofe, dei scoiattoli e dei tarli nei festini dei tre paesi ed era bello per il creatore vedere alla corsa dei maiali le scrofe come moscerini gonfiolini tosati tifati da Villa il Nano che si godeva l'estate, tra mercati, palli, e bicchierini di Strega che lo ubriacava nei saloni  del bar del paese di Pontetaro frequentato da ragazzi giganti ed ignoranti figli dei villani dei vivai; tra i quali il mastodontico Giovanni chiamato Burani; nel 1922 ci fu una piena del Taro che inondò tutta Pontetaro e siccome le acque erano piene di stelle e cavallucci di fiume il suolo del paese era zeppo e così Vito; mio nonno e Villa il Nano fuggirono su un calessino  guidato dal cameriere chiamato Tarrone che li avrebbe serviti con guanti bianchi della pentola di brodo e anolini caricata sulla carrozza in una torretta nana a forma di volto gigante della Tarlonia Bandini, lesbicaccia di Pontetaro che i maligni dicevano avesse limonato Maria Luigia regalandole stivaloni alti a forma di tarli e simil piccole a torri nane c'erano alla Cornacina e a Cella a forma di cornacchia e di porchetta e a fine piena del Taro incedevano zingari  con a guinzaglio degli ippopotami; all'epoca Villa il Nano scopava in una discarica nei pressi del campo sportivo del paese, il chierichetto nano chiamato Rana Lateranensi  su di un materasso marcio smesso da Don Gnocco Fritto di Varano il quale aveva un rosario dalle nocche a forma di minuscole torte frittine e con questo Villa il Nano andava a dire rosario a Fidenza nel Duomo  davanti alle reliquie di San Donnino dei Donnini; una di quell'estati  torride e calde Villa il Nano - il quale con quel bambino nano di mio nonno andavano in una baracchetta sita nel paese a divorare angurie, frutto barocco della Peponide - vide un ramarro color Cream-caramel dal dorso a forma di minuscolo Casino Petitot e una lucertola gialla color orzo su di un polpaccio gigante bollente di sole con in evidenza i muscoli gemellari di cui in muratura avevano la forma i piloni del Ponte sul Taro costruito per Maria Luigia dall'architetto Petitot  attorno ai quali uno di Noceto organizzava gare di gincane di voli di tarli addomesticati.

La reggia







         Villa il nano vide il Dio parmigiano tatuato dei marchi dei consorzi Parmigiani-Reggiani su tutto il corpo immenso dai miliardi di denti a forma di grattugie con stuoli di maggiolini formaggini e di topi marziani in navicelli spaziali a forma di anolini e tortelli in alluminio entare nella notte in tutti i caseifici del parmense e portarsi via il grattugiato dalle forme con i propri denti e così via il Dio del formaggio aveva indetto nell'alto dei cieli una notte in una villa una tortellata di tortelli affogati nel burro e asciugati nel formaggio. Villa il nano alla tavolata della villa dell'aldilà color giallo Parma era di fianco a un topo addomesticato grafico pubblicitario detto grato Formaggiolo Formacchiolo che disegnava forme di formaggio nelle bustine piene di grattugiato ad una topo pitricessa, al pittore Correggio e al pittore Parmigianino barbuto alchimista di aceti balsamici da messa. Villa il nano aveva le dita anellini dalle montature di tutte le costruzioni minuscole dei consorzi di parmigiano reggiano e su uno di questi si posò un maggiolino color giallo formaggio della forma minuscola di un forma di parmigiano reggiano con sul dorso punti neri portafortuna composti microscopicamente a scrivere dei marchi dei consorzi. Villa il nano e i banchettanti erano serviti dal cameriere chiamato Casalone dai riccioli color malvasia e nella villa reggia a forma di deretana reggiana di una Dea parmense da una finestra poi con i pittori Sirocchi Rosicchi e Rosicchieri, Villa il nano vedeva giù Parma con i palazzi giallo Parma e i paesi limitrofi con costruzioni di prosciuttifici rosati a forma di scrofone comiche goffe e giganti, tutto nella nebbia gialla visitata da una ape.

L'ambulanza





          Villa il nano lasciò tutti accommiatandosi e andò sotto la nevicata a fare il puttano in pensilina con i nani Parmiele e Omicidiole e v'erano con lui anche ragazzine carinissime dagli occhi turchini che avevano cambiato sesso e sembravano cherubine con l'aggiunta del pene e c'era il pittore culturista Cedroni, che all'incontrario da maschio si era tramutato in una Ercolona e una notte Villa e Parmiele  i nani, avevano visto passare due autoambulanze, una a forma di ospedale maggiore minuscolo, l'altra a forma di piccolo ospedale Ugolino da Neviano dalle sirene spiegate con su le due trans: la Gallo e la Cedroni, accoltellate da due studenti della scuola Paciolo; a notte fonda nella nebbia arrivò- dove posava da prostituto Villa il nano- Una Fiat utilitaria, gonfia  e ricamata come una bomboniera con su Fratigolo il cameriere della dinastia estinta chiamata Gedeoni Pavoni Arrosti, il quale per hobby faceva lo scrittore e aveva scritto e stampato nel 1911 un bestseller per l'epoca intitolato "Il lupo e la gallina" in cui aveva raccontato di una notte buia tavicamente scura in cui una gallina aveva dissanguato a beccate un lupo; Rosario salì in macchina ma disse al cameriere che poteva dare solo il davanti e mostrò in un biuty una saponetta a forma di Pecorella Gonfiella, diversi vibratori  a forma di cotechini e profilattici a forma di salami, prosciuttini o con la cappella terminante a forma di anolino e altri arnesi del mestiere tra i quali un unghia appartenuta al pittore Spolverini cosidetto l'Ilario Mercanti che serviva mentre inculava il cliente a grattare a questi lo scroto per farlo venire davanti; fecero solo  una prestazione di compagnia senza sesso girando e rigirando le strade di Baganzola piene di nebbia come una immensa cicogna orgogliosa delle sue ali giganti e il cameriere parlava del campionato inglese in corso e che le posate del ramo estinto della famiglia Gedeoni  Pavoni Arrosti erano d'oro giallo brodo e avevano manici a forma di volti sottili e bislunghi di tutti i pittori parmigiani di tutti i secoli compreso quello di Sirocchi ed erano andate all'asta e comprate dalla famiglia Antini Antinori e nella casa si mangiava il prete cotechino a forma di volto dell'Antelami e il cuoco ufficiale della famiglia era e si chiamava il Susinone Scemone Maialone e sapeva per filo e per segno la famiglia che a Parma aveva mangiato più anolini in quell'anno; infine fermarono da Nandino nella sua trattoria di Baganzola a mangiare Pissarel a forma di arvicole versandosi da una caraffa a forma di volpe lambrusco spumoso di una schiuma come un cappuccino di panna e Villa il nano vestito da pittore buffone di pizzi come spumini faceva venire l'uccello duro al suo cliente e nella notte bianca  e umida di nebbia si sentivano le urla perdute e lontane di calciatori di una partita di calcio in notturna tra il Baganzola e il Torrile e i lampioni illuminavano  il campo sportivo che nella cappa di nebbia sembrava un arcolaio di fili color giallo limone borotalco o un ciuffone di zucchero a velo al cedro giganti.
Con altri clienti quali certi nani chiamati Pizziecheca, San Michelino Gatti e Camerettolo San Paolino Feliciste Festoni sulle loro macchine facevano viaggi nei paesi di Parma o in centro e poi in un luogo appartato arrivava al coito spumando con il pene come un fiotto di albume per fare uno spumino e ricorderò quando aveva approfittato di uno di loro dentro una statua a forma di teschio nella Rocca di Fontanellato o in un boschetto di Vigatto con milioni arancioni e malefici dai canini fuoriuscenti dalla bolla sugli alberi e il Pizzicheca era vestito di pizzi, il San Michelino Gatti aveva dadini a forma di gabbiettine  con dentro un micino di legno che roteandoli inghiottiva a secondo lo si lanciasse sei topini anch'essi lignei o cinque o quattro o tre o due o uno e vinceva chi gliene faceva mangiare di più e il camerettolo aveva una pipa minuscola a forma del volto del Correggio.
Villa il nano e i suoi clienti vagavano nella notte viaggiando su di una macchina e avevano come  meta paesi del parmense o gironzolavano intorno alla città prima di scoparsi in una carraia o in luoghi appartati e misteriosi. Villa il nano aveva una rivista illustrata scandalosa da barbiere regalatagli  dal coiffer Forbiciolino  Forbisa che sfogliate aveva  foto colorate di tuffi del portiere Zoff o di fantini magrolini e carini e leggendari del Palio di Siena del settecento, certi Santini e Tarquini. Su una macchina con un altro cliente di sesso. chiamato Chenecchi in giro nella notte per Viarolo Villa il nano con un grosso parrucco in testa vide un passero gigante come una abitazione svolazzre nelle campagne pedendosi dietro il cimitero; un altro cliente, un convittore del Convitto Maria Luigia certo Quirino Porporani lo portò nella notte aprendo cinquanta porte del liceo con chiavoni d'oro nella stanza di Colombi Guidotti Mario stravaccato su una sedia fumare una sigaretta.

Ingresso furtivo nella scuola





           Nel 1993 Villa il nano era invece in una cornetteria-latteria dove il Juke-Box  suonava le canzoni di musica leggera che tanto piacevano all'Elois Sirocchi che le dedicava safficamente insierme a una cumpa di ragazzini e ragazzine che prestavano la voce a una trasmissione di dediche a richiesta di una radio locale. Villa il nano vide in quegli anni la detta nipote di Sirocchi insieme all'amica Melania Chiesa, ragazzine carine e graziose, frutti della notte adamitica parmigiana o altresì del Big-Ben ducale. in un pomeriggio nebbioso di natale pieno di gingolj natalizi, di mendicanti, di presepi nelle chiese del centro e di gente in giro per le spesuccie; Villa il nano le scorse precisamente dentro una gioielleria a scegliere  un anellino-gioia a forma di volto minuscolo del cantante Claudio Baglioni nel quale era inserita una microchip che suonava i più bei refrain del divo di musica pop; e le due fuori del negozietto sghignazzarono poi di un merendero del Marconi; Villa il nano scoprì per vie traverse che la ragazza Elois aveva il pene e iniziò a curiosare nella vita di questa, rovistò furtivamente nel garage della casa di Via Petrarca dove c'era la piccola bici  da corsa della ragazza e vibratori a forma di peni muscolosi e femminei plastificati rosellini di cui si serviva la madre uomo moglie del padre ragazza per giochi d'amore con amiche bolognesi. Villa il nano andava a vedere per il giorno dei morti nella chiesa di san Giovanni, nelle reliquie le ossa degli antenati pittori di queste di un colore rosellino delicato come le cialde dei biscotti a forma di ossa da morti che confezionano e vendono nella pasticcerie parmigiana per la festività; oppure Villa il nano prendeva l'autobusone giallo color caco-arancia sul quale viaggiava da Via Repubblica a Via Bixio la ragazza per giungere al Marconi, oppure divelta la serratura era entrato nella notte nella scuola Pascoli e alla scuola Marconi e leggeva con voracità famelica e curiosa i temi delle medie e del liceo della ragazza-ragazzo dalla formosità pecorosa e muschiosa che io poeta Tacete, acerbo scrittore di temi liceali desnosiani inculai sotto il ponte del giardino pubblico in cui vedemmo le merde mandorlate come croccanti o a forma  di torricine spagnole o a forma  di torroni inseccoliti di barboni che vagabondavano di solito nel greto capaci di pescare e di accendere fuochi; i temi delle medie erano pieni di ingenui manierismi infantili come quando la ragazza raccontava di aver mangiato per il Santo Natale la spongatta alla mela- termine dialettale per significare il miele -. Quelli del liceo sulla letteratura mostravano una balzana visione di nonsenso sui rapporti tra i sessi di personaggi de romanzi letti in classe.

I disoccupati






               Villa il nano con l'altone Schelletricisti il quale lo guidò fin dentro al Marconi nel buio della notte per leggere i componimenti - Temi dell'Elois, aiutati solo da un accendino, marca "Lesbic" per fare luce, fu ad ora tarda al ristorante Filoma a sorbirsi un brodo con gli anolini, serviti da un cameriere stagionale detto:"Il Via Pontremoli" che viveva in periferia nell'omonima Via con solo una branda, un cucchiaio, un pentolone, un forno sgangherato per le pietanze e una fondina a forma di anolino della grandezza del piatto e invece nel locale serviva ai tavoli, vestito in livrea imperiale color giallo brodo con gradi cuciti di fili dorati; passarono poi davanti al locale due mendichi terribili dai sorrisi da cani mostruosi, additati da "Via Pontremoli" il cameriere come i due barboni detti i "Due Tiburtini" gente di Roma dal tabarro rosato lilla e rosa e liso, i tubini scalcagnati, pantaloni di flanella spelacchiata, e scarpe lunghe da Pippo, personaggi di Topolino i quali si appoggiarono a un muro lì nei pressi a bere da Bottiglie di cristallo che avevano in tasca liquori all'erbe dell'apocalisse.
   Nel 1903 appena iniziato il secolo una mattina Rossellina di Aprile, Parma Regina di traffici di metrò e di carri ricolmi di fieno profumato, all'ufficio collocamento per camerieri di famigli c'erano parecchi disoccupati che facevano la fila quali un cameriere di un gran ristorante di Noceto, vestito di una divisa da servitore di sale color mandorla con infilzati alle asole bottoni fatti di scoiattolini imbalsamati, il servo Amichettini, il servitore di anolini chiamato Pisiccio Gatti, il lavastoviglie chiamato Meridioculanleri Ottobante, il barista della famiglia chiamato Itadiota Ferrovieri.
   Villa il nano il quale doveva firmare  un atto per passare come servo della famiglia Pavonli Masnadieri alla famiglia Fortuni e con i camerieri del ristorante Et De Milan certi Calessi Alessio, Catarri Brodo, Deficentini Almiro e Angeloma Tumore era poi a fare sesso in una camera dell'albergo Marchesi Linda, arredato di un solo lavabo e di un letto sul quale posavo un pupo siciliano a forma dello statista dell'epoca: Giolitti che aveva nella mano ligna di legno un piccolo portasigarette a forma del Palazzo del Banco di Roma e i due rimasti, Vialla e Tumore, avevano fumato qualche sigaretta e facevano poi amplessi con diversi vibratori plastificati a forma di preti cotechini terminanti in teste di reverendi certi tramalloni, Cistiti e Fraccidiacono: Don antichi con perpetue virago; poi scendevano nel salone dell'albergo e volevano sapere dal portiere chi a Parma aveva mangiato in quell'anno più anolini e Calliopea Callano, il cameriere esclamava: "Ci sono i burattini stasera all'Annunciata" possiamo andarci, poi andiamo da Cecé a mangiare i wurstel a forma di peni dentro gli sfilatini.
Nel 1993 Villa il nano era invece in una cornetteria-latteria dove il Juke-Box  suonava le canzoni di musica leggera che tanto piacevano all'Elois Sirocchi che le dedicava safficamente insierme a una cumpa di ragazzini e ragazzine che prestavano la voce a una trasmissione di dediche a richiesta di una radio locale. Villa il nano vide in quegli anni la detta nipote di Sirocchi insieme all'amica Melania Chiesa, ragazzine carine e graziose, frutti della notte adamitica parmigiana o altresì del Big-Ben ducale. in un pomeriggio nebbioso di natale pieno di gingolj natalizi, di mendicanti, di presepi nelle chiese del centro e di gente in giro per le spesuccie; Villa il nano le scorse precisamente dentro una gioielleria a scegliere  un anellino-gioia a forma di volto minuscolo del cantante Claudio Baglioni nel quale era inserita una microchip che suonava i più bei refrain del divo di musica pop; e le due fuori del negozietto sghignazzarono poi di un merendero del Marconi; Villa il nano scoprì per vie traverse che la ragazza Elois aveva il pene e iniziò a curiosare nella vita di questa, rovistò furtivamente nel garage della casa di Via Petrarca dove c'era la piccola bici  da corsa della ragazza e vibratori a forma di peni muscolosi e femminei plastificati rosellini di cui si serviva la madre uomo moglie del padre ragazza per giochi d'amore con amiche bolognesi. Villa il nano andava a vedere per il giorno dei morti nella chiesa di san Giovanni, nelle reliquie le ossa degli antenati pittori di queste di un colore rosellino delicato come le cialde dei biscotti a forma di ossa da morti che confezionano e vendono nella pasticcerie parmigiana per la festività; oppure Villa il nano prendeva l'autobusone giallo color caco-arancia sul quale viaggiava da Via Repubblica a Via Bixio la ragazza per giungere al Marconi, oppure divelta la serratura era entrato nella notte nella scuola Pascoli e alla scuola Marconi e leggeva con voracità famelica e curiosa i temi delle medie e del liceo della ragazza-ragazzo dalla formosità pecorosa e muschiosa che io poeta Tacete, acerbo scrittore di temi liceali desnosiani inculai sotto il ponte del giardino pubblico in cui vedemmo le merde mandorlate come croccanti o a forma  di torricine spagnole o a forma  di torroni inseccoliti di barboni che vagabondavano di solito nel greto capaci di pescare e di accendere fuochi; i temi delle medie erano pieni di ingenui manierismi infantili come quando la ragazza raccontava di aver mangiato per il Santo Natale la spongatta alla mela- termine dialettale per significare il miele -. Quelli del liceo sulla letteratura mostravano una balzana visione di nonsenso sui rapporti tra i sessi di personaggi de romanzi letti in classe..

Il ring dei topi







Rosario Villa il nano con la tabacchina dai denti come zanne di cinghiale detta Tredentetremendabisonda che vendeva sigarette in un caffè letterario di Parigi, aperto tutta notte e sito su un boulevard proprio sulla biforcazione di due strade trasversali ebbe tre avventure; gremì una gradinata di uno stadio dove avveniva la lotta dei galli in Uruguay, spettacolo che tanto piaceva allo scrittore malefico Isidore Ducasse detto Lautreamont che esprimeva anche in questa preferenza la sua negatività che si manifestava anche nel suo menù giornaliero secondo il quale mangiava ragù di topo, rognone di cane e polpette di carne di gatto. Infine sui gradini della tribunetta passava uno spacciatore che vendeva pasticche d'oppio a forma di minuscoli guantoni da pugilato, pesandoli con una bilancina piccolissima per stipularne il prezzo. Oppure fu a Miami dove due pugili pesi gallo si colpivano fra loro dopo essere stati castrati da culturiste gonfie di muscoli e i due eunuchi però erano più forti di queste però più grosse di loro. Più originalmente Villa il nano fu sempre con la tabacchina in un interno di Chinatown in un salone di una palestra balzana perché piena di cento ring minuscoli come tranci rettangolari di torte con corde elastiche ai bordi dove topi cinesi si cazzottavano fra loro due per ciascun ring e i rattini più simpatici si chiamavano in maniera italianizzata Caseus Cagliey, Benvenutini e Formajeck la Formatta e nel salone era annesso anche un ristorante da cui si poteva assistere allo spettacolo dove Villa e l'amica mangiarono riso cantonese e pescecane....