sabato 14 dicembre 2013

I cacciatori misteriosini





Su una collina del paese di Sala Baganza, in un casino da caccia, costruzione a forma di naticona di Maria Luigia, detto il buco segreto, tra teste di cinghiale imbalsamate appese alle pareti, Villa il nano mangiava dei maccheroni a forma di cartucce di fucile condite al sugo di lepre con cacciatori misteriosini, certi chiamati Ungulati, Lindi e Donnagemma.
Era il 1900 e da quella sommità si vedeva in lontananza Parma, piccolissima, il cui conglomerato urbano sembrava un mughetto di violette dai palazzi, colore di fiori misti ad abitazione colore malvasia, e un putto gonfio d'oro, sulle torri gialle della città, come tocchi di parmigiano-reggiano, la indoravano tutta.
Era la notte dell'Angelo, anniversario della festa che si ripeteva ogni cinque secoli, e così in lontananza si vedevano volare nella iper-aria delle tortelle verdi, prima inforcati dalle forchette, poi volanti come trapezisti di un circo messianico, infine finenti nelle bocche dei parmigiani come nelle fauci dei leoni sulla pista sotto, ben simboleggiati dalle leonine del Duomo.
Villa il nano raccontava ai venatori quando, con il nano detto Coniglio di Corniglio, era entrato in una chiesa, a forma di aquila in muratura, a trovare don Erbeto Resdorati dai punzoni letali e il cilicio a forma d'anolini, il quale stava versando vino sfuso dentro damigiane per mezzo di un colino a forma di arvicola di plastica, mentre nel refettorio avevano mangiato tortelli con forchette a forma di aquile minuscole d'argento i cui denti della posata erano degli artigli unghiosi.

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