Il macellaio nano chiamato Scamone Torchini comprò il biglietto per la partita Parma-Pontremolese in una biglietteria dello stadio Tardini . Fu nella curva gremita di folla, con i bandieroni bianchi e neri crociati che sventolavano gonfi d'aria, che fece conoscenza con due signori magrissimi, certi Stucchetti e Pennellessa, entrambi imbianchini e abitavano in via Pontremoli vicino al torrente. Costoro dicevano di essere degli affrescatori perchè gli aloni della loro pittura bianca prendeva la forma delle figure antiche dei quadri, inoltre lo informarono che passavano le estati, la cui luce aveva il colre dei chicchi di sesamo dati ad un criceto- con lo sdraio e l'ombrellone nel greto della Parma.
Il figlio Marco di Stucchetti costruiva con i sassi e il fango dei castelli meravigliosi riproducenti quelli del parmense e giocava, pinghellando in una pista di sabbia una biglia gigante con dentro la figurina del ciclista Adorni. Tornando alla partita tutti e tre seguivano tra i boati le azioni e i passagi dei calciatori del Parma poi Torchini fu invitato a casa di Stucchetti dove giunse su un autobus color ripieno di tortello di zucca.
Successivamente Scamone, il nano macellaio, tornò a casa e supino sul letto si mise a leggere la Gazzetta di Parma, più precisamente la cronaca nera, in cui si raccontava di un nano detto il Lattaio Culattone che aveva prima bruciato un marone di un culturista, poi aveva accoltellato, seviziato, squartato e ridotto questo al busto di un moncherino, ad una mezzena sanguigna di manzo e il palestrato si chiamava Ercolone Manzone.
I marescialli Locacio e Merdora con fare calabrese fecereo irruzione di notte nell'appartamento squallido della prostituta detta la Brinosa di fianco a dove alloggiava Scamone che, a quell'ora, dormicchiava e i carabinieri supponevano che la puttana fosse una favoreggiatrice del Lattaio e quasi quasi l'arrestavano perchè avevano trovato nella casa, puzzolente di feci e sborra, un marone inseccolito che però era di toro e regalatole dal macellaio.
Torchino che aveva un non so che di goffo e comico nel suo personaggio tozzo, con delle voglie a modi di chiazze rosse alla Gorbaciov sul volto, viveva sopra la macelleria in via del Taglio ai mercati di fianco all'appartamento come detto di due prostitute e conservava e accumulava delle pile di monete sparse ovunque nel suo alloggio, come frutti dei guadagni della sua beccheria. Così passarono gli anni tra colonnine di monetine raccimolate, partite del Parma e la lettura del susseguirsi delle perizie sul torturato per il quale si voleva far luce nell'ambiente dei beveroni testoteronici dei palestrati, poi si era aggiunto nell'omicidio un secondo indagato detto il Farnesiano.
Nella Parma moderna macchiata da questo misfatto Rosario Villa il nano si stendeva nelle notti di neve dentro alla tomba del Neipper, l'amante di Marialuigia nella Steccata, e leggeva pagine del romanzo la Certosa di Parma, romanzo scritto da Stendhal. Una notte di febbraio mentre lui era intento a leggere cadevano dei fiocconi di neve a forma di gattoni tropicali di Salabaganza, uno diverso dall'altro cioè con tante differenti fattezze. Era una perurbazione venuta dai balcani che ce l'aveva con Parma, città dei topi, facendo cadere questi micioni di ghiaccio che però come un'illusione si liquefacevano appena posatisi sui graniti grigi dei marciapiedi, scoppiando e frantumandosi in mille piume di neve e poi in acqua.
Torchino
e Rosario Villa il nano, che vestiva sotto il palandrone rosa di peli di maiale
una cotta nera e bianca, partirono da Sissa in automobile e pernottarono in un
albergo stile impero a Viarolo. In un letto matrimoniale Scamone Torchino
leggeva la cronaca nera inerente gli sviluppi successivi dell'omicidio di un
certo “Farnesiano” che era stato trovato con una mano amputata del culturista
in tasca.
Rosario
Villa inoltre, alzatosi a fumare una sigaretta, vide sulla statale vicino al
cimitero due prostitute: la Taviani e quella detta la Pinula che da uomini si
erano operate e diventate donne. Mettendo le sigarette in un cassetto vi trovò
dentro una mamo mozza dal sangue muffito, forse davvero quella del Manzone, il
palestrato. Quando rincasarono nella palazzina di via del Taglio fecero visita
alla prostituta detta la Brinosa che trovarono in compagnia di un'altra del
giro detta la Viziosa, dei tacchini a spillo, e di un uomo chiamato Cicalo dei
Cicalecci che trovarono coricato supino sul letto con un profilattico posato di
fianco come fosse ripieno di crema. Quest'ultimo aveva appena fatto sesso con
una delle due e su una parete c'era una fotografia di Padre Pio al cui chiodo
pendeva un profilattico, questo però già inutilizzato.
In
altri giorni Torchino, travestito da prete panzone, con un abito nero e un
cappello da monsignore e Villa il nano, vestito con un cappotto color merda di
scoiattolo, con ricami cuciti ad uncinetto a forma di cacarelle di topo, furono
a Busseto dove sfilavano carri in maschera a forma di pupazzoni di cartapesta
con le sembianze di Andreotti, Berlinguer, Mussolini e Matteotti. Durante il
carnevale ci fu l'assassinio della Carlette Italiani, vecchietta lesbica. Tra
lanci di coriandoli Villa il nano incontrò il nano detto Merendino mentre la
Carletta Italiani fu pugnalata perchè fuori di sè e, vaneggiante, aveva urlato
che la moglie di Andreotti aveva limonato quella di Berlinguer e quella di
Mussolini e poi aveva baciato quella di Matteotti. Infine in una taverna
c'erano gli omicidi detti il “Lattaio” e il "Farnesiano che bisbigliavano
che dentro detriti e conchiglie fossili dell'acquedotto farnesiano avevano
buttato un altro culturista insanguinato detto il “Muscolo delle merde”.