In
Florida, precisamente a Miami, Villa il nano, alla guida di una
Cadillac rosa color gelato alla fragola e dai fanali a forma di
limoni, caricò il culturista italoamericano, chiamato di
cognome Spaghetti, dai bicipiti gonfi con tatuati dei palloncini
gonfi di luna park, percorrevano il lungomare pieno di palme nella
notte piena di scie di luce di fanali di automobili come mosche
luminose.
Nella
località i surfisti su onde che un ipotetico frullatore
montava come maionese, che avevano il colore, per il riflesso del
sole, con la loro scatoletta vi sciavano sopra.
I
due soggiornarono in un albergo di Miami dove nella notte, con il
telefonino in dotazione alla sweet, il bodybuiler ordinò tre
bottiglie arancioni di whisky che scolò tutte, poi fecero
l'amore e Villa il nano gli palpò gli addominali dai gangli di
fibre interne sviluppate come un piatto di spaghetti. Esanime dopo
il sesso Villa il nano cadde a letto come il poeta maledetto Rimbaud,
in preda a uno sregolamento di sessi, nell'abitazione belga dove
sognava di una caccia a un volpinino rosso, color candito, o nel suo
soggiorno africano quasi morto su un letto a baldacchino per aver
fatto sesso con un africana gigantesca che, se morta, poteva essere
sepolta in una tomba immensa quanto la pietra di Bismantova.
Nel
letto Villa il nano si ricordava quando nel negozio della
parrucchiera lesbica Talignani, da garzone parrucchiere, acconciava i
capelli neri a caschetto o carrè alle clienti Pariset e
Parmigianet, dando forma alla loro chioma come una mora gigante nella
moda parigina a queste bellezze parmigianine. E poi si ricordava di
essere andato con altri culturisti a Baganzola alla trattoria
chiamata il "Barcaiolo, La barca, Il caprone, Il lupo e Il
cavolo", nomignolo che il locale aveva preso da un barcaiolo
che, guadando un lupo una capra e un cavolo da una sponda all'altra
di un canale del paese, per non appesantire troppo l'imbarcazione,
portava prima il lupo che poteva seco mangiare la capra, depositando
anche il cavolo che, rimasto con la capra questa poteva mangiare,
infine traghettava la capra.
Dall'oste
della trattoria si mangiavano ottimi tortelli alla capra e alla
ricotta secondo un antica ricetta che tanto piaceva al poeta latino
parmigiano Cassio Parmense.
Villa
il nano s'imboscò con i culturisti gonfi di muscoli nei campi
attigui alla trattoria e li scopava. Sdraiato sul petto di uno di
questi, chiamato Cultuturella Marco, vaneggiava della sua amica
bambina detta la Cicognina con la quale nel paese rubava le uova nei
nidi di cicogna e nel campo aveva ucciso i palestrati Bodyno
Buildingo e Step Fitnesso.
Invece
come il gigante e il nano passeggiava con il culturista chiamato
Panteri Denis nei borghi di Parma entrando in una chiesa a forma di
mela gigante in muratura, retta dal prete chiamato Melanio
Melechiese.
Nella
chiesa sotto la doccia il nano aveva scopato l'ercolone Erbettone dal
corpo color erba beta come il terribile Ulk e il culturista dal corpo
color rosa marmo di Verona con gli addominali scolpiti come la
scultura di un lapicidi da medioevale.
Con
Don Melechiese alle tre di notte partiva in automobile percorrendo
il lungo stradone e sfilavano le prostitute dette lana di pecora. Una
vecchia baldracca dai capelli color lana, splendida in fanciullezza e
la Pantera, un escort culturista di alto bordo più gonfia dei
culturisti. Le due puttane erano vestite di pizzi con capelli a forma
di larve giganti di lucciole paffute come torta fritta ed
intermittenti di luce.
Finito
il giro ritornarono per dormire su un letto dal materasso foderato di
lana di pecora e teste imbalsamate di guardie napoleoniche. Dalla
stanza da letto Villa il nano, quando si alzava a fumare sigarette,
marca “inferno”, da una finestra vedeva sotto le sentinelle della
chiesa, certi due detti il “cieli sereni di Mamiano” e il “Vipera
delle corti di Monchio”. Quelle notti, a turno, vedeva altre
guardie chiamate il Vissolo di Vignola, uno di Suorbara, quest'ultimo
un ragazzo dagli occhi eterei e turchini nato da una suora stuprata,
e “Duefigone” un bellissimo ragazzo-ragazza dai boccoli color
miele d'oro.
Villa
il nano portava ai soldati in sentinella delle mastelle piene di
tortelli e poi, dopo la profferta, li invitava a fare sesso di sopra
con dei vibratori di plastica a forma di lombrichi, bachi e bruchi
dagli occhi sonnolenti.
Un
giorno nella chiesa successe che il chierichetto detto il Sonniferone
mise del sonnifero fortissimo nel vino e Villa, così le
sentinelle e il prete finirono a letto per intere settimane e dirò
che per incantesimo si bloccò l'aurora. Per mesi fu notte e
nel buio della chiesa rombava una cimice gigante, a forma di cicogna,
e una talpa aveva coitato con un pipistrello.
Nel
mondo dei tassinari certi di questi chiamati Cinemaniaci, Segaione e
Violetteschia, si chiedevano che fine avesse fatto Villa il nano che
in verità dormiva e non poteva fare giri sui taxi.
Nel
1919 sul taxi del taxista detto il “Fontalè” si fece
portare nell'abitazione di quel bambino di mio nonno, il quale a sua
volta lo portò al piano di sopra dalla mia bisnonna e dalla
futura santina Ida Mari che gli mostrarono un orologio di gusto
pacchiano, a forma di miniatura di Palazzo San Pietro, che, oltre le
ore, scandiva la morte e l'elezione di ogni Papa con un'esattezza
formidabile.
Così alla morte di un
Pontefice usciva un cucù a forma di cardinale vestito a lutto
o per l'elezione del Santo Padre e c'erano fumate nere e poi bianche
finché si affacciava la statuina del nuovo signore del
Vaticano, ma le due pie donne curiose avevano mandato avanti i
congegni e gli ingranaggi per sapere la sequenza dei papi futuri e
l'orologio era diventato un baraccone rotto.
Racconterò
che durante un fortissimo temporale Villa il nano, rifugiatosi sotto
un quercine antico gigantesco, nella notte pieno di perle di migliaia
di goccine di pioggia, mangiò con due briganti della caciotta
che gli avevano offerto. Si era nelle Due Sicilie, bruciavano i
palazzi borbonici bianchi di fumo a forma di schiuma da barba sui
volti barbuti pennellata dai barbieri.
Tornato
a Parma Villa il nano fu invitato dalla signora chiamata Papata
Giubileona, la quale gli aveva preparato un tiramisù con dei
savoiardi a forma di volto allungato di Vittorio Emanuele Re
d'Italia.
Villa
il nano era stato anche al luna park di Comacchio mangiando zanzare
fatte di zucchero a velo.