giovedì 4 giugno 2015

l'aquazzone



L'acquazzone
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Roma fu sommersa da un acquazzone di pioggia immensa che gorgogliava nelle grondaie e il cui vento nella tempesta aveva strappato al suolo i porfidi dell'acciottolato e in Piazza Navona ci fu il fuggi fuggi di prostitute graziose e formosone dai polpacci gonfi come teschi di vitellone,delle quali quella detta Pecoraboccola si rifugiò in una sweet di un albergo a fare sesso con un ragazzo magistrato chiamato di cognome Polletroncine Quirinalgallo mentre Villa il nano viaggiava sotto la pioggia su un taxi dal cofano a forma di volto gigante di Raffaella Carrà la ballerina e le guardie svizzere in sentinella davanti a San Pietro erano sobbalzati dal vento dell'uragano sull'antenna della Rai nella cui porzione di cielo veniva trasmesso aereiforme un film di Alberto Sordi in bianco e nero e sopra la cupola del vaticano a forma di testa di capra rimbalzavano i goccioloni e sul taxi Villa il nano vide in un vicolo sotto la buriana un pastore con il suo cane nero e tante pecore,delle quali ne chiamava una che si chiamava Bernina-attardatasi dal gregge e il taxista tirò giù il finestrino e salutò il pecoraio chiamandolo Caciomacio-perchè dalle mani grosse,le cui dita incartapecorite avevano la forma di spicchi di pecorino-.Dopo l'acquazzone venne la notte tiepida e nera con la luna ruina rovina come il dente cariato e giallo di un pecoraio masticante tanto pecorino-dai resti di grumo di formaggio nelle carie-i suoi crateri-e Villa il nano sul peregrinare del taxi-dal tachimetro andante con una cifra stramiliardarica-vide un ladro- vestito di una redingote di pelle di cane,tinta di nero,le scarpelilla con fibbie lapislazzulate,calze di boccoli di lana,la gonnellina e un cappello veneziano anche dipinto dal pittore Longhi-entrare in un grazioso ed arcadico giardino dei Parioli ed arrampicarsi su una colonnina della villa e rubare una bambola a forma di cicala ad una bambina ricchissima,poi sempre viaggiando il nano scorse camioncini blindati pieni di celerini-celesti vestiti-perchè della Lazio,i quali avevano arrestato un tifoso molestatore e romanista chiamato Tavernacchiafrascante Lupignoli.Villa il nano con il taxista dopo aver girato e rigirato viaggiò per giungere ad un appuntamento con una vecchia baldracca verso Noceto e l'antica prostituta di alto bordo era detta la Noci e aveva due coscioni rugosi come i malli dellenoci.Così arrivato pagò il tassinaro sborsando cento fogli da cento da un conto che possedeva al banco di Roma che un monopolista gli aumentava ogni giorno come banconotecolor gorgonzola sgargiante falsificandoli,con i quali il nano aveva anche comprato un Panini-ovvero un quadro raffigurante il teatro Argentina e il figlio pittore Rinaldo Giuseppe del pittore,intento in un palco a degustare una gassosa-dipinta con le bollicine e trasparente-ed a mangiare un panino al salame del colore del morbillo invertito.Infine salito sulla spider della meretrice si lasciò alle spalle la rocca del paese a forma di gigantesco schiacianoci-marchingegno che a noceto usavano per aprire le noci e poi per fare il liquore nocino-e andò al Lago Tana a fare il bagno nella notte.Poi pernottò nel paese di Cella,vicino a Noceto dai contadini chiamati Poianonvignon,la cui casa agraria aveva un gallo di rame sul tetto la cui ombra segnava l'ora su una meridiana disegnata sull'aia mentre le ore notturne le marcavano le ombre che rifletteva la luce della luna.Acinotto,il capofamiglia fece vedere al nano un portafotografie a forma di grappolo di uva di vetro nei cui acini erano inserite foto circolari di tutti i discendenti della famiglia e il giorno seguente Noceto era stracolma di folla per il palio degli scoiattoli che correvano per i del nocino,del noceto,del gariglio,della rocca e del callo nocetta ed all'agone della corsa concorreva anche una babbuinellina-minuscola   come una mosca-vestita di nero lutto e morte con un minuscola cappello a forma di schiaccianoci.Ciò avveniva dopo il mercato della merceria,delle scarpe e delle saracche.Poi si susseguì l'inverno ed al carnevale bruciavano in piazza montagne di noci bacate in un grande falò.Era il 1919 e Villa il nano vide mio nonno bambino con due baffoni posticci a forma del monarca Francesco Giuseppe-fatti di due codoni di scoiattoli imbalsamati sulle mensole del bar della Cornacina e tagliati dal cugino Remaria mentre l'altro cugino Renzo aveva una frasca di noce a forma di trombetta con appese noci-strappata nelle valli dei noceti- e tutti e tre guardavano golosi nella notte una vetrina illuminata di un pizzicagnolo piena di ciccioli,salami,lasagne.Quando tornarono la cuoca bambina Tinapace-futura moglie di mio nonno-preparò un petardo di riso al piccione.





I guantoni
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In un bar letterario dal gazebo a forma di cigno gigante e plastificato su un boulevard del quale ad occhio non si vedeva lontano la fine il poeta Desnos componeva una poesia surrealista e dadaista lanciando dadi con su le faccie scritte parole e sciveva mettendo in fila i termini come decideva il destino e il fato della caduta dopo il tiro dei cubetti e la poesia diceva così:"Icefire del Polo Nord,terra dentro cielo come un vetro iceberg-rischiarato da un sole ibernato-dove eschimesi pescano merluzzi bucando il ghiaccio".SU Parigi poi grandinò nero con chicchi di ghiaccio come caviale,uova di lombo e il poeta Desnos e il nano Villa guardavano dalla finestra quelle minuscole bacche nere o testicoli di arvicole cadere e si recavano al piano di sotto in un bar-tabaccheria a farsi sganciare sigarette da un distributore-jubox che per mezzo di una suonaria trasmetteva la canzoncina della marca pubblicitaria del pacchetto con tante lucine che si accendevano:Un'altra catastrofe d'acqua simile si riversò sul Perù-prima della tempesta uccellini minuscoli come mosche beccavano chicchi dalle spighe del frumento-poi venne l'uragano-poi dopo la tempesta in uno dei tanti casolari nell'aia come uno stadio con gradini che ne componevano le gradinate si effettuavano incontri di zuffe tra galli e Villa il nano lì con lo scrittore Isidore Ducasse-appassionato dello spettacolo- videro la lotta tra il gallo detto ACciaioacidocedrone e quello detto Gesùcresto-nelle migliaia di guerre precedenti sconfitto sempre-il quale vinse l'ultimo ed unico combattimento della sua vita perchè subito cadde sfinito per terra morto.Villa il nano ed Isidore CDucasse andarono a dormire nel casolare tra tanti spaventapasseri impagliati in disuso e il nano raccontò allo scittore del pugile detto Gnoccon aut-sempre k.o.-dalla schiena enorme gnocco e con guantoni come due grosse patate.


Martin Lutero
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Nella notte di San Bartolomeo duranta la quale Ugonotti rasavano uteri a suore protestanti come loro prima che nude venissero bruciate nei roghi da eretiche il figliol prodigo di Martin da una sua fuga da casa ritornò dentro una porchetta rosolata in un caminetto dai custodi in una casa vicina e poi servita dai camerieri-valletti alle mense di un banchetto indetto dal padre con tavoi imbanditi nel giardino della sua villa.Il figlio di Martin chiamato Ruttutero era scappato da casa raggiungendo Villa il nano a Medesano per andare a vedere il palio della corsa dei maiali pieni di grasso e flaccidume montati da fantini,tra i quali la bambina detta on imoneta nel deretano di un salvadanaio a forma di porcellone gigante e quando la moneta toccava il fondo si aprivano i cancelli-nella pista tra una folla di curiosi aveva vinto la scrofa chiamata Luganigolina montata dal fantino detto Sutto,poi i due con un venditore di scarpette da ginnastica-calzature da mercati rionali e paesanicoli con sulla tela simboletti di plastica a forma di cinghiali rampanti comprategli dai fantini della corsa-scapparono sulle colline di Varano Marchesi-località lì vicina-dove fumarono le loro pipe parigine sdraiati supini sull'erba contando i cirri gonfi,-per la strana e celeste rifrazione dei raggi solari a forma di salami che pendevano dal cielo come da un soffitto di una cantina-e le nuvole invece avevano invece la forma di maiali come in un quadro di Cezan detto il Maialanaifiga,pittore di Medesano.I due si assopirono fino a notte fonda svegliati dall'arrivo di un grofolone inseguito da un manipolo di cacciatori che lo uccisero e lo portarono in compagnia di Villa il nano e Ruttutero in una trattoria vicina dall'ostessa Concetta Etta di Gambetta per macellarlo e farne bocconcini prelibati sott'olio.Infine arrivò un corriere postale con una lettera del padre Martin che intimava il figlio a tornare a casa-viaggio che Ruttutero intraprese con il nano immediatamente dopo su una carrozza mandata dallo stesso Lutero nella quale giocarono a dama su una scacchiera con dame a forma di minuscoli uteri e la carrozza era guidata da un ugonotto dal baffetto a forma di peli di vagina e con su un altro passeggero,un cremonese chiamato Musterdo Tettas con grandi poppe rigonfissime da donna al posto del petto,il quale mangiava un grosso gelato cremonasso-conservato nella ghiacciaia durante il viaggio,i tre arrivarono davanti alla villa e Ruttutero si nascose dentro una porchetta e dopo lo scherzo spiritoso-perchè questi uscito improvvisamente- mangiarono al banchetto ed infine dormirono in una stanza dove c'era un pendolo con per cucù un corvo della morte che ad ogni ora faceva capolino emettendo i suoi versacci.






La carne equina
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Alla stazione di Parma si fermò un treno-che giungeva da Napoli- e in uno scompartimento era steso del bucato,in un altro un quagliò giocherellava da giocoliere con tre palle di mozzarella e da un altro ancora scese il poeta Leopardi che si ricordava dei giorni addietro sulla sabbia d'oro di una spiaggia della costa Amalfitana-polvere dorata che aveva ancora sulle scarpe-di mitiche partite a boccie con al posto di queste battocchi di campane-a cui aveva giocato vestito-nonostante il caldo-vestito di un cappotto con le frappe e i pizzi-in compagnia di guardie svizzere dalle divise bombate, gonfie e a striscie color rosse,blu ed arancioni-tra i quali quello chiamato Figatano Amalfiga mentre il mare era calmo con onde crestate a forma di frangette petate di Napoleone.Villa il nano-che poi aveva viaggiato con il poeta- fumava una sigaretta con scritta in minuscolissima un enciclica contro la puttanità infinita delle napoletane ed infine il nano e il letterato avevano girato Parma fetida nella notte in cui la notizia del giorno indietro era che nelle macellerie equine avevano ritirato tutto il peste perchè trovato dopato di droga d'ippica ed appunto camminando per Parma,città buia videro una carrozza adibita a macelleria ,sulla quale i fantini senesi da corsa detti il Bruschetta,il Ciabattonaforte e il Finocchiona uscivano dal centro con il quantitativo di carne trita di cavallo mista a sostanze stupefacenti,usate per fare correre più forte i quadrupedi-e Villa il nano salutò il Bruschetta conosciuto nei suoi viaggi a Siena nella quale il fantino correva in una pista in periferia- il cui circuito circolare erafatto a forma di ciambella di erba colr pisello e il buco rodotondo della torta di terra rossa.Villa il nano scorse le casacche multicolori con effigiati una fetta di pane toscano spalmato di crema di aglio o una ciabattona(panino)a forma di pantofola o di finocchiona,salame tipico senese.





Garibaldi
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Villa il nano nel lontano ottocento andava fuori Siena in una pista su una cava di tufo,il cui circuito circolare sembrava la chierica tonsurata di un ciambellano(come una torta con il buco),del cui volto aveva forma un lato della collinetta di terra gialla e la restante parte ne era la pelata della nuca assente di cute ovvero d'erba e qui seguiva gli allenamenti dei fantini che arrivavano a preparsi o no a correre il palio di Siena tra i quali c'erano molti trottatori-riserve e il nano nel bar del club ippico beveva bibite variopinte-mentre i giocatori di carte giocavano-in compagnia di un fantino detto Certaldo che vestiva uno spolverino da corsa a quadretti bianco e nero-colori della balzana senese-con effigiati in stile manierista ed in minuscolo tutti i personaggi del Decameron del Boccaccio.Sulla parte di crapa pelata della collina-la parte incolta di prato-si posava una moltitudine di tafani di metallo ed extraterrestri che la stipavano come la folla riempie il catino di Piazza del Campo e questi guardavano religiosamente le corse dei cavalli-come caccia succhia sangue di sauri in riposo ed atterrati su una porta-aerei.Nel circolo-bar un uomo iena perchè con il volto somigliante a questa bestia-quindi mostruoso-anche nobile e venuzzato di vene in cui scorreva sangue turchino del colore degli inchiostri blu con cui Santa Caterina sciveva lettere alle altre suore e l'uomo con calcata in testa una tuba nera improperava sul fantino Giuseppe Meloni detto il Barbone e poi venne il giorno del palio del 1884 in cui correva il detto fantino che però non vinse ed era arrivato a Siena anche Peppino Garibaldi su una baldacchino di legno a forma di grosso pomodoro laccato di rosso con i pomelli a forma di mozzarelle bianche e il mercenario vi sedeva dentro su una poltrona foderata di raso verde color basilico e vi era trasportato su portatori robusti che lo sollevavano stringendo i manici dei bracci della portantina.E Giuseppe coccolato dal nano Villa che gli strusciava le guance sui peli della barba raccontava a questi quando entrato di soppiatto in un palazzo borbonico si nascose dentro il barbone fluente e gigante di un regnante per non farsi freddare da un colpo di pistola di un suo soldato giunto nella stanza da letto in cui il re Borbone dormiva.




La Millemiglia
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Nella campagne agricole di Pontetaro dove contadini avevano acceso fuochi e con il forcone vi spingevano dentro i loro nipoti pupattoli e biricchini Villa il nano s'inoltrò fino a giungere in una ditta dove si producevano dadi da brodo con estratti di carne di cappone e girò nell'azienda buia nella notte e lì vide cose mostruose:una macchina castratrice galli per renderli capponi ed un incubatoio elettrico in cui giravano su uova che come ovetti Kinder di cioccolato immediatamente passati dentro al congegno mostravano la interna sorpresa:il pulcino,quindi saltò fuori da una porta dell'azienda un magazziniere chiamato Gallazzali che disse che al paese di Pontetaro la leggenda racconta nel Taro ai tempi dell'antica Grecia fosse rotolato un uovo gigante dai cui resti di tuorlo erano nate-covate dal sole arso-galline quante ce ne volevano per fare un pollaio e i contadini si era insediata ed avevano persino arato il letto del greto del fiume.Dio dall'immenso dei cieli vedeva Villa il nano,quel bambino di mio nonno e i suoi cugini nei giorni estivi andare a vedere il palio delle scrofe alla Cornacina,quello degli Asini a Borgo San Donnino e e quello degli scoiattoli a Noceto ed entrava con la vista all'interno della villetta-bijù pacchianissimo- della Livia Andronica-cugina di mio nonno-dove per tutti i bambini e vecchi del parentado una ponghellina addomesticata musica suonava aria di Verdi pigiando con le zampine i tasti di una spinetta e poi su un tavolo tutti i componenti della Famiglia Licuoremaria si servivano di Spongata-era il giorno della Vigilia di Natale- e bevevano Strega gialla e beneventese.Il Creatore aveva intravisto anche una Millemiglia del 1919 che Villa il nano,quel bambino di mio nonno e il cugino Renzoodiscrofo avevano aspettato passare e su una Bugatti proprio c'era su lo scrittore Marcel Proust ed aveva lanciato a mio nonno un formaggio brie delle campagne paisan francesi dalla buccia come se fosse ricoperto di muffa bianca sulla quale il letterato aveva ghiribizzato con una penna il proprio autografo e l'autore della Ricerca Perduta apparve truccato di un cerone bianco come polvere di cocaina che iniettò in un nano secondo il suo amore sui nani bambini pontetaresi come una donna dello Stilnovo-passante e fuggente-o come un treno scheggia ripieno di stilografiche giganti come clavicembali.Poi passarono anni e mio nonno diventò maestro-buonissimo-mentre i colleghi punivano gli alunni che facevano errori ortografici incarcerandoli in una galera costruita nella scuola dove insegnavano.




I pacchetti di stracchino
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Con il ferroviere spirlungone-tutto vestito di nero e con al vestito ricami a forma di locomotiva Lima,i vecchi panzonissimi-lo zio Gosinoni-e quello di cognome chiamato Asinistracottidifigòn Villa il nano si era preso su in macchina e da Baganzola aveva raggiunto San Siro a Milano per assistere allo stadio-che nella nebbia sembrava un vascello con i lampioni come gli alberi maestri del veliero e i cartelloni pubblicitari le sue vele-una partita di coppa in notturna dell'Internazionale Ambrosiana che non si effettuò per la scarsa visibilità e rimasero fino a notte fonda a fumare nello stadio-svuotatosi-uscendo infine da un cancello arruginito mal chiuso.Si rimisero in macchina nella notte avvolta nell'idrometeora bianca-diretti in Brianza-le cui aziende casearie:la Invernizzi,Locatelli e Galbani squarciavano la nebbia con le loro caciotte enoleon-lampade a forma di formaggio-usate dagli imprenditori-formaggini per pubblicizzare i luoghi di produzione di stracchino,gorgonzola,bel paese e quartirolo e i tre riconobbero il calciatore ragazzino Gigi Meroni-quello delle giovanili del Como Calcio-partire sulla sua macchina con la refurtiva di centinaia di pacchetti molli e il giovinetto guidava sulla sua Topolino intercambiando il corpo da maschio camaleonticamente a quello femminile di Lucia del Fermo Lucia e gli occhi castani si tramutavano in turchini come quelli della personaggia del libro del Manzoni,infine fu fermato da una volante della Polizia e la ragazza mostrò agll sbirri la patente in cui c'era scritto su il nome Gigi Meroni che svolgeva il mestiere di stilista di sete e andò a finire che i marescialli brontolarono qualcosa-non credendo neanche alla spiegazione sul carico di pacchettini di formaggi-ma lasciarono andando la ragazza esclamando che assomigliava alla galante di Renzo Tramaglino.





I due poeti
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Villa il nano raccontò un aneddoto esilarante ed allo stesso tempo triste :di quando un giorno conobbe in un vespasiano il poeta Sandro Penna a Perugia-città dai palazzi a forma di cioccolatini Perugina giganti e sormontati sul tetto dalla chimera,simbolo della ditta di dolciumi,dei cui tipici Baci avevano la forma le cupole del capoluogo umbro con le lastre di rame del tetto dove si specchiava la notte turchina dalle stelline grigie come sono colorati gli incarti di stagnola di questi dolcetti,poi con il vate dolciastro e romantico partì per Trieste dove arrivarono davanti alla casa del più famoso poeta Umberto Saba che doveva raccomandare l'altro poeta omosessuale ad una tipografia quel giorno allagata dall'inchiostro-e lì scavalcati i cancelli,da Penna rubati piumini color vaniglia delle migliaia di canarini,allevati dal lirico triestino e dopo aver scritto epigrammi rapidi e brevi su fanciulli innamorati edomosessuali-compresi versi di Soffici-li posarono sul davnzale ma la bora li spazzò via e la raccomandazione fu vana.Poi i due ritornarono a Perugia e lessero un libro buffone intitolato La gobba di Leopardi a forma di Monte Tabor e nel libro il poeta Giacomo veniva descritto partire -fasciato al collo di una grossa sciarpa del Recanati Calcio dal gagliardetto con effegiato una nurcery di culle di neonati- in compagnia del padre Monaldo su una navicella spaziale gigante a forma di passero solitario goffo e maccheronico per sfidare l'infinito ed arrivava tanto su all'azzurro che- mentre il poeta era intento ad uno studio matto e disperatissimo sui libri portati da casa-l'apparecchio naufragava nella sacca del paradiso in cui c'erano tutti i papi e un pontefice di Avignone vendemmiava lì grappoli celesti e la navicella-uccellino veniva respinta come un boomerang sulla terra-passando vicino alla luna:porro o cicerone di lucciola gigantesca-finendo su un orto di Recanati.





La cocotte
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Era l'epoca del Mondiale del 1966 in Inghilterra e Villa il nano assiepava una gradinata dello stadio di Middlesburgh per vedere la partita roccambolesca Italia-Corea in cui agli azzurri aveva segnato un calciatote-dilettante che di prima professione era dentista ed aveva denti lunghi come un cavallo e i cialciatori erano diventati dei ridolini-tra i quali erano stati freddati dal goal Enrico Alberitosi e Giacinto Facchini mentre il calciatore Meroni in panchina metteva sopra e sotto la panca una capra, dalla quale si faceva accompagnare in tutte le partite che giocava.Poi Villa il nano accompagnando la comitiva della nazionale-perdente-di ritorno scese all'aereoporto dalla scaletta dell'aereo, sulla quale i calciatori in divisa sociale color curry furono assaliti da un lancio di pomodori-scagliati dai tifosi delusi-e il rosso dei pelati condirono anche i baffi-spaghetti di Mazzola.Villa il nano aveva seguito la comitiva con la mansione di gran barbiere ed aveva tagliato e pettinato i giocatori con i più disparati tagli-anni cinquanta e anni sessanta-:riga laterale a Burnich,riga in mezzo a Pascutti e frangetta petata sul modello dei Beatles a Meroni che tra le altre cose sapeva tramutare da transgenetico il corpo in quello di un entrenouse chiamata Luigia o Luisella o Luigella e vestiva da cocotte,metteva parrucche,accavallava i polpacci muscolosi,parlava con il gergo delle donne di malaffare e faceva sesso da ragazza montando le sue colleghe.Gigi Meroni seppur finito infaustamente il Mondiale porxtò in macchina Villa il nano qualche giorno più tardi nei club genoani a Genova dove lui era Dio e gli fece conoscere un poeta da tipografia,un certo Tiglietto Tali che aveva venduto i suoi libri autoprodotti in tutte le farmacia della Liguria e questi regalò sulla soglia di casa sua dallo zerbino a forma di sogliola plastificata al nano il suo volumetto in cui aveva descritto un lupus in favola ovvero un uomo -lupo mannaro che andò a trovare il bambino Genovesetto dormiente su un letto in un faro e che come Cappuccetto Rosso faceva apprezzamenti come se l'uomo lupo non sembrasse sua nonna e lupus in fiaba gli rubò una torta di carne di pesce sogliola-bianca come una meringa-e se la sbaffò spremendoci su un limone a forma di volto di poeta Montale,infine diede una botta-bastonata a Genovesetto perchè questi tifava per Gigi Meroni.





Le oche
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Villa il nano si recò a Brescello in una cascina dove il proprietario-un certo Bardondon davanti ad una folla di curiosi in circolo faceva correre una gara di corsa a tante ocone tra le quali una di Zibello detta la Piumacciulatella,una autoctona con uno strano becco a forma di cappello da prete di don Camillo detta la Fernandella e un ocone di Coenzo detto Ocoenzo.






Giulio Andreotti
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Una notte-invitato dal corazziere del Quirinale chiamato Chigino-Villa il nano sorprendentemente scoprì che nello stesso palazzo era sequestrato Aldo Moro-trovato poi qualche mese dopo crocifisso sulle spine di un carciofo gigante ed in Via Fani arrivarono i marescialli a coprire il cadavere con un lenzuolo circoscrivendo ai bordi il morto con un gessetto bianco sull'asfalto.Al funerale del politico Dc parlarono dal pulpito della chiesa i deputati nella persona del gobbo Andreo,Piccolini,Fanfanatiche,Pizzicagnolini,Cossigaretta e Villa il nano da una taverna sentiva le parole al microfone nella chiesa vicina e seduti ai tavoli della liquoreria erano seduti i brigatisti e qualche cardinale scantato che pagava all'amaraio le bevute di Cynar regalandogli rosari d'oro. Nella notte con un pittore Abba-tossico dipendente e super bucato alla pelle Villa il nano andò ad Ostia in una piazzetta dallo spiazzo bianco e sferico come un'ostia da messa e nella notte allevatori di cani bastardini facevano correre a questi gare di corsa e poveri scommettitori-con poche monete da una lira conservati in lise sportine di plastica da supermercato-puntavano i pochi soldi sui cagnolini,tra i quali il più vincente era chiamato Michelaragostangelo,infine il pittore portò il nano in un garage dove erano alloggiati diversi suoi quadri-dipinti in stile antico e falsi inventati sul modo di dipingere dei pittori famosi che avevano lavorato a Roma.I due parlarono anche con un mercante del pittore-mercante che era detto Comodinomollemiele-che vendeva le tele a ricettatori di contrabbando nella zingaria dei paesi dell'Est.Nella notte il nano e il pittore abba girarono per Ostia Lido ed arrivarono nella discarica dove un rigagnolo di mare trasportava barattoli della spazzatura come rifiuti-velieri e due custodi accattoni detti il Pecorriccione e il Vacane-che raccattavano i resti del mangiare lì-li bruciavano cospargendoli di benzina lussureggiante.Infine ai bordi dell'Idroscalo-dove tre anni prima era morto Pasolini-un nano piccinino detto Salatribaubaudia con calcata in testa una papalina di pelle di cane inscenava con due pupi siciliani a forma del poeta Pasolini e del suo assassino detto la Rana-facendoli scendere da un modellino di macchina Alfetta-la dinamica delle percosse dell'omicidio dello scrittore e alcuni bambini lì presenti gli lanciavano nello scodellino una o due lire di latta,infine il marionettista depose i due pupi in un borsone ed andò con il nano Villa e il pittore drogato in una trattoria dove stornellatori suonavano canzoni romane ed Andreotti e Berlinguer si offrivano scalfetti di Frascati e ci volevano dentro ai bicchieri anche la guerra fredda:i cubetti di ghiaccio e siccome l'osteria era vicina al carcere di Regina Coeli da una finestra sbarrata Pino Pelosi-l'assassino di Pasolini e il recluso vicino di cella detto il Ficulcazzo urlavano a Villa il nano che aveva un buco piccolo(il mondo degli artisti romani)del culo del cinemerda e doveva essere anche lui in gaioffa perchè sapeva tutto dell'intrigo con il gobbo malefico e maledetto Giulio-quella notte in cimbaliaci cin cin con nemico comunista-e mandante dell'assassinio,per il quale aveva pagato alla Rana tanti soldi,un mandolino ed una stella-spilla friccicarella delle Brigate Rosse-delle quali il politico rachitico e gibbotico era il finanziatore di armi e mitra bresciane della Beretta.Poi nella notte dal Vaticano lanciarono in cilo palloncini gonfiati a forma di miriadi di cani di tutte le razze che volavano alti nell'aria ed a Villa il nano Salatribaubaudia fece alzare il naso e la testa e gli fu immediatamente nelle mutante da stupratore ciociaro con il pene smutandato dagli slip Voytilati mentre due cardinali applaudivano con ghigni ai capolavori della loro piccola parrocchia:tutto profumo di meretrici e mangiate di abbacchio a Trastevere,in ultimo esclamavano:"lupi,lupi torneranno i tempi cupi" e che alla Lazio quell'anno non rimaneva che entrare nel negozio del gioielliere.





Il chirurgo
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Ad un palio di Siena dove tra i fantini correvano Francesco Santini detto Saragiolo dalla gobba a forma del monte Saragiolo sulle montagne dell'Amiata e una scimmia fantino dalla tuba fatta di un'arachide gigante,dalla quale-cadendo la babbuina dal quadrupede in corsa alla curva San Martino-uscì per lo smacco della colluttazione una nocciolina a forma di zoccolo di cavallo e Villa il nano cucito dentro il corpo di Leopoldo gran Duca di Toscana-dal filtro dei cui occhi a forma di soldi baiocchi quelli del nano guardavano il palio su un balcone infestonato di Piazza del Campo e l'operazione di averlo introdotto dentro il corpo del regnante del Granducato era stata eseguita dal chirurgo chiamato Italota Manzoni detto il Sapiente Macellaio-il quale giorni dopo aveva chiesto al fantino Santini,re di Piazza di asportargli una costola per far nascere la fantina del palio di Siena come racconta la bibbia sia nata dalla costola dell'uomo la donna.Leopoldo fumava poi sigari toscani Modigliani perchè di Livorno,città- che avrebbe dato natale allo scultore e pittore che ne andava ghiotto ed erano con il suo nome soprannominati-e da Livorno stava giungendo dai Paesi Bassi-per giungere al palio- il poeta Rimbaud fermato da un'insolazione che lo aveva arrossato la pelle color dell'intingolo della zuppa di pesce del Caciucco.Così Villa il nano sentendo tossire il re si ricordava alla caccia con cani tossenti-abbaianti-nella valle dei conigli dove i boscaioli tagliavano alberi di carote durissime a fette e ne facevano ruote di carri.




    
Le lenticchie
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Villa il nano in macchina percorreva il tratto di autostrda tra Parma e Bologna ed arrivò nella città felsinea dove i cittadini banchettavano su tavoli-dei quali era apparecchiato tutto il centro-e mangiavano cotechini e lontano in Piazza San Petronio vide tre porcellini in croce come maiali nani,sbodenfi,infantili,goffi e comici che un vecchio spiegò essere il messia Gesuino e i due ladroni di ghiandoni ed infine scorse un un altro messia a forma di porcellone cotto su un vassoio gigante chiamato (B)allah(nzone),poi Villa il nano si diresse in Via Zamboni e vide nella notte le finestre illuminate di una biblioteca universitaria dove lavorava il bibliotecario detto Scemiotico-aiutato da una frotta di topi minuscoli come lenticchie-i quali avevano occhialini minuscoli come questi legumi buoni da contorno ai preti ed archiviavano libri o li riponevano sulle mensole-,infine ad un certo momento il nano vide gremirsi di folla la strada che un camion rosso e blu riempiva di uno spesso strato di lenticchie e quindi si corse un palio di maiali,tra i quali quelli chiamatiTogliarti,Troiascky e Maialenin-dal grosso cicerone al grugno a forma di falce e martello-il quale era montato dal fantino detto Botteghe Oscure e vinse mentre Dio dall'alto dei cieli vedeva nel mondo le capitali della mortadella e del prosciutto come con mari rosa:le porcilaie piene di scrofe rosate e le bandiere comuniste:le loro sventrature per mano dei norcini.



Il mango
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Il bibliotecario brasiliano Tosino- così detto perchè faceva a pezzi le ballerine muscolate al carnevale di Rio de Zaneiro portò allo spettacolo Villa il nano ed assentatosi con tra rachitici e baffetti signori brasiliani-uno dei quali aveva le labbra a forma di mango minuscolo-nello stradone pieno di oleandri nel pomeriggio di balli,sambe e perline scelse una ballerina muscolosissima-dai bicipiti,polpacci,coscioni,deltoidi e spallone ciascuno grossi come otto cocomeri-e la fece a filetti con lamette giganti e la chiuse a brani in una cassetta di sicurezza di una banca-sita a lato della strada dove nel mentre proseguivano le sfilate e diede da mangiare ai porci i capezzoli-sfilati dei fiorellini anti oscenità che vi aveva applicati su-poi Tosino invitò ad una cena il nano in compagnia di Proust lo scrittore ed amici gomorrici di questo-dalle borse piene di vibratori gommosi-in un rustico dal giardino immenso-pieno di frutta tropicale variopinta e le travi a forma di gambe giganti ed immanemente muscolate di culturiste brasiliane,infine tutti andarono a fare orge ai piani di sopra su letti a forma di avocadi giganti dalle lenzuola verdi e il cuscino a forma di nocciolo e nel giardino si accesero le luci dove c'erano scimmie minuscole come mosche,manguste dalle lingue come filetti di seta a modo di segna libri e topi gilli pompelmo e dalle zampe rosate che serpenti inghiottivano come piedi nelle calze.Villa il nano in ultimo di tlse dalla tasca una spinetta musica a forma della dentiera di Giuseppe Verdi i cui tasti erano i denti del musicista e un canino aveva la forma minuscola del cane Lulù-appartenuto al lirico e successivamente da uno scrigno a forma minuscola di chiesa di Busseto fece uscire un topino minuscolo come un moscerino-vestito in frachino e addomesticato compositore-che vi suonò arie di Verdi e a Proust che applaudiva si vedevano le unghie laccate color madreperla come ostriche minuscole.
                                                                  


I maron glacè

Villa il nano si sognava a passeggiare in compagnia di un onanista mano nella mano con la pupattola Mariagigia,imperatrice d'Austria e baffuta come una ponga nel parco Ducale dagli ippocastani con su i rami come dolcetti maron glace grigi.




Il castello
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Villa il nano giungeva nel Marchesato di Varano a trovare quello scopritore scienziato di invenzioni originali e fuori del vero-quale mio nonno Achille-il quale aveva appena ideato una bicicletta gonfiabile,il cui telaio si poteva gonfiare come un canotto con la pompa dell'aria e si poteva poi risgonfiare e riporre in uno zaino.Altresì mio nonno studioso di castelli ne nominò uno torvo,spettrale e misterioso a forma di zampa gigante,grigia e finestrata di elefante,a cui si poteva arrivare per una strada terminante in un bivio:a sinistra si finiva nei manieri del diavolo e adestra si giungeva al feudo a forma di zamponone di mammaut dal cui entrone il vecchio raccontava i castellani si muovevano su bestioni proboscidati per andare a comprare il pane,il formaggio e i salumi nel borgo del paese sotto e si propose di accompagnarci Villa il nano ma percorrendo i due sentieri del bivio non esistevano nè gli appartamenti di Mefistofele,nè il mitico castello.Invece c'erano burroni pieni di contadini con le ossa rotta giunti lì per sciaccallare qualche anello di qualche principessa e videro inoltre un'omolona,una maschiona maestro di asilo-che la leggenda racconta picchiasse i bambini della casa materna-la quale giagante come un armadio e dagli alluci grossi e grassi si spostava da liana a liana cercando anche lei il castello.Villa il nano camminando parlava ad Achille,mio nonno di footbal e il vecchio goffo ed antico come un madonnone raccontava che aveva giocato a calcio da arcigno difensore nel Bubbonia-Pestese Bubbonese Calcio-senza che nessuno potesse crederci tanto era pesante e con i piedi gnocchi ed infantili calzati dentro ciabattone chiuse color marroni comprate al mercato interno al chiosco della chiesa dell' Annunciata.Poi il nano e lo scienziato salirono sul monte Panegù e con un telescopio riuscirono ad intravedere lontanissimo il castello che era però solo la tabacchiera a forma di zampa di elefante persa lì nel bosco da un soldato tedesco chiamato Elefanth Cruccheinz.





L'Irlanda
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Villa il nano entrò in un hotel di mokette tutte color d'oro senapizzato e sognò di partire con la regina Betta ed il cacciatore detto Poliziotto del gran scrittore noir Simone su una carrozza a forma di pipa gigante sospinta da tricheconi,prociononi,puzzolone e toponi del Tamigi ed andavano alla caccia alla volpe per giungere nei boschi di noci di Canterbury in cui le noci come minuscoli bastimenti erano sospese attaccate ai rami e qualcuna cadendo affondava nel mare degli acquitrini,altre erano la preda delle bestiolone della loro carovana che ne mangiavano i garigli come granaglie nelle loro stive,infine da un promontorio la Queen,il cacciatore ed il nano dopo aver cacciato furetti e volpi vedevano l'Irlanda come un tappeto d'erba verde pistacchio di campi da golf,da rugby e di cinedromi e fiumi di birra nera dalla schiuma grigia e beige che scorreva-per essere imbottigliata-nei birrififci ed un gigante vestito in panciotto ed in zoccoli che vi riempiva un grossissimo boccale mentre una puzzolona rideva come una matta che dentro un bastimento-noce c'era un clandestino marocchino senza biglietto:uno scoiattolo minuscolissimo color caffelatte entratovi da un buchino.




La corsa delle asine al palio di Ferrara
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Il prete chiamato don Purchurch nel gabinetto della canonica si spazzolava i denti dopo aver spremuto sullo spazzolino un' ondina tricolore di dentifricio molle e gommoso mentre nei campi di barbabietole attigui alla chiesa di Fontanellato- dove su ogni barba era posata una testa mozza di pittori clshard,guarnita di un ciuffo di peli come una piccola chioma arborea del bosco di Barbison-giovani travestiti da somari rincorrevano meretrici con trombette strombazzanti versi di ragli e le prostitute scappavano ricoperte di pietre preziose su tacchi alti come zampe di giraffe e i ragazzi-soprannominati casinisti dal papa- riuscivano a spingere le donne di malaffare nei casini del paese dove poi le montavano.Infine nel paese dei balocchi e dei luna park i ragazzi periferici e lussuriosi-in cui si erano divertiti da mascalzoni con un fucilino da tira segno ad impallinare i ciambelloni e i bomboloni fritti di un povero ambulante-furono trasformati da un mago in asini e furono portarti nelle terre Estensi a correre il palio delle asine a Ferrara-Villa il nano nella calca di Piazza Aristea a seguire L'agone nella città nei cui campi di terra rossa delle ville ebraiche si giocava a tennis- ristorandosi con acqua Ferrarelle gelida-e passarono la dogana di Comacchio-per arrivarci-dove il soldato Zampirone fumava per uccidere un reggimento di zanzare soldatesse.





Sant'Ambrogio
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Villa il nano iniziò così a raccontare uno scherzo maledetto:di quando in una trattoria puzzolente del paese di Gorgonzola chiamata Gorgonzolassa aveva mangiato formaggio verde pistacchio con dentro una trappola che era scattata sulla sua lingua-provocandogli molto dolore-e tutti i toponi lumbard avevano riso come i matti.Poi aveva girato nella notte la Brianza con il conte detto Casalpusso su un taxi-il cui volante madreperlaceo era a forma di forma di quartirolo e guidato dal taxista detto Sant'Ambrogio-e dormicchiando aveva sognato Roma come un fondale di un acquario ovvero il fondo monumentato di una bolla-souvenir plastificata ripiena d'acqua e di pesci,uno dei quali:un pesce cane si aggirava vicino a San Pietro.Arrivarono infine in una chiesa retta da don Gorgonzoldon ed in un affresco della quale il bambin Gesù nella capanna aveva di fianco un boa a forma di bue-maculato di iconografie naif di Adamo ed Eva- ed un asinello a forma di mela ed il prete raccontava ai due che nell'Oltretomba i dannati sbaffavano formaggione Taleggio.




La balena
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Villa il nano entrò in una biblioteca dai libri a forma di sigarette perchè fatti di un foglio arrotolato e legato con un nastro ed in una pergamene lesse il cmponimento di una poetessa detta Safficaffè,sosia di Saffo ma nera di carnagione e con i capelli gialli colr mimosa,la quale lesbica raccontava del terrore che gli sopraggiungeva quando il sole al tramonto spariva sotto l'equatore -illuminando il mare come un acquario- da balena dalle fauci aperte in cui era vitata una lampadina gigantesca e luminosa e veniva poi la notte e gli uomini bruti potevano sopraffarla sui letti entrando a casa sua dove viveva con una termite eterna che faceva il bagno con lei nelle sue terme ed infine il sole infuocato di luce lasciava il posto ad un dente cariato e dorato di luce più fievole:la luna con i suoi crateri.




Scandicci
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Il conte detto Buseca della Trippa,omone stragrasso con le membra flaccide che gli cadevano da di dosso- ed amico di Villa il nano-leggeva tutti i giorni la pagina dei morti della Gazzetta di Parma e si recava quotiniamente ai funerali scritti ed una notte Villa il nano- davanti alla Villetta dove un musico ambulante strimpellava ad un pianofortino dai tasti fatti di torrone una musica horror che spaventava e ben si addiceva al luogo nella notte- incontrò il conte e con lui si recò ad Alberi di Vigatto dove avevano tagliato molti pioppi e i due scambiarono i fusti per vatussi altissimi(homini longi)che supini e sdraiati sulla neve come un lenzuolo bianco di un letto facevano sesso su donne.All'aria fredda della notte a Villa il nano vennero cento febbri e fu portato all'ospedale Don Gnocchi dal palazzo a forma di gnocco fritto gigante intocato di giallo color olio e sormontato da un tetto a forma di cappello da prete con tre gnochi di fecola di patata-sempre in calce-i corni del copricapo tricornuto e degente dormì di fianco ad un nano colpito da peste bombolonica che gli aveva prodotto su tutto il corpo bubboni a forma di bomboloni e il dottor chiamato Mercurion-incontrato una volta ad un ballo in maschera travestito da termometro-di cui aveva forma il suo vestito di carnevale-lo curava con polverine spargendogliele sulla fronte mentre all'altro da erborista metteva nelle pustole aperte-perchè scoppiate-fiorellini azzurri chiamati Nontiscordardime.Quando guarirono si recarono a Pisa dal prete chiamato don Papiadananagni e camminarono con lui avanti ed indietro in un cortile della cattedrale di Piazza dei Miracoli e il reverendo discorrendo con loro li esortava a non commettere peccati se no sarebbero stati puniti dal Babbo Eterno,poi davanti alla torre storta un artista di strada-presenti loro,marescialli di Pisa e qualche turista tedesco con le braghette corte,i calzini ed i sandali-dentro ad un plastico riproducente una pineta di Scandicci con posati modellini di roulotte-teneva uno spettacolino di marionette-intagliate da lui- e il pupo protagonista era il mostro di Firenze e così il teatrante inscenava la dinamica dei suoi omicidi a scapito delle altre marionette,infine videro sbucare da un vicolo della città una pantera scappata dal circo"Orfezzingarilli"inseguita da un domatore dal cappello di velluto a forma di bicchiere capovolto e da due bigliettai zigani e scuri di carnagione ed un pisano malcapitato e sbranato ai testicoli aveva la sacca dei maroni aveva questa come un riccio peloso dischiuso con in vista le castagne dentro.I due nani alloggiarono in un alberghino-bettola sgangherato,buchino segreto di Pisa senza corrente elettrica-tutto buio-e con le lenzuola strappate dei letti ma mangiarono un'ottima fiorentina spessa come un romanzone giallo o noir al sangue e Villa il nano dormendo si sognò una band di Jazz che suonava con tutti gli strumenti uno swing intitolato"Go in to match of boxe"e avevano messo in musica tutti i rumori delle automobile delle avenue di New York con le trombette e l'accendersi delle luci della notte con i triangoli-e Villa il nano segiuva nel sogno nel tempo-chi prima e chi dopo-i quadrati delle finestre dei grattacieli illuminarsi-ed infine con i timpani,i cembali e la batteria i pugni sul ring dei due pugili fino a che uno dei due era finoto al tappeto.




I meloni
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All'immenso Dio dei cieli in un cinema celeste mentre mangiava nubi fatte di pop corn giganti un proiettore proiettava da pellicole immagini come del Paradiso e il per lui più bello era girato a Brescello e vedeva come protagonisti i nani chiamati Villa e Cantico dei Cagnitici,i quali avevano sopraffatto un culturista con un profilattico a forma di popone,a sua volta a forma di cappello da prete di don Camillo e il palestrato poi si asciugava nel taglio della ferita del deretano il sangue con un mucchio di pappi di pioppi-come bambagia-,sui quali si erano arrampicati i nani per sfuggire al palestrato e alle sue iraconde molestie-confusi dalla neve vegetale dei piumini degli alberi e passando da fusto a fusto nella fila del pioppeto fuggirono al boy super muscolato e si calarono giù da un tronco e in un campo in cui erano coltivati meloni usarono questi frutti sferici per giocare a boccie-sostituendo anche il pallino con una cipolla-,infine con un coltellino multiplo li fecero a fette e li mangiarono e e sulle buccie a forma di barche-andati sul Po-vi misero su mosche,rane,topi e rane e le scorze come Arche di Noè padane cominciarono a navigare sulle acque color cioccolato del Padus con gli animaletti fluviali,poi ambedue vestiti da chirichetti con cotte color lambrusco e malvasia salirono alla stazione di Brescello su un treno a carbone-la cui caldaia partendo aveva spenacchiato due fumi a forma di Peppone il comunista-e spalmandosi su fettone di pane nutella color della pelle dell'ercolone artificiale tornarono a Parma ed in ultimo lo videro nei campi procedendo arrabbiatissimo.







La coppa Rimet
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Villa il nano nella sede della Fifa si nascose dentro una coppa Rimet gigante e d'oro per fifa dell'allenatore del Bologna Bernardini che lo voleva petuffare perchè il nano aveva fatto sesso con tutti i suoi giocatori che avevano vinto il campionato 63-64 ad un banchetto in un casolare a forma di Ballanzone gigante ed in muratura nelle campagne bolognesi dove avevano mangiato mortadella,tortellini e zampone e dopo la pantogruelica abbuffata nel salone sito nel pancione della maschera erano andati a far orge nelle stanze da letto dei piani di sopra e dopo aver sonnecchiato anche-ancora notte-con gli assi di fotball del Bologna Bulgarelli,Pascutti ed Haller su un cabriolet decappotabile dalla coda di fuoco avevano a tutta velocità viaggiato per le strade della vicina Bologna dai palazzi color mortadella e lenticchia,infine ritornati al casolare-dove Villa il nano ripresa la sua automobilina per ritornare a casa in una strada carraia videro una maestà illuminata ed a forma di minuscola chiesa di San Petronio dentro la quale era visibile un maialone sdraiato,sbodenfio e colr lampone malmaturo che grugnendo esclamò:"Ti amo Villa il nano del paese dell' Antelamone,scultore,il cui nome significa apocalitticamente:anti lame dei norcini per i maiali.Villa il nano scese dalla macchina sportiva e facendosi largo tra erbacce lucenti perchè rischiarate dalla luce della lampadina della maestà andò a sbaciucchiare la scrofona,poi scappando per aver scorto la presenza di una serpe color luganica sul soffitto sul quale un pittore chiamato Petroniobaldo Insaccati infantilmente aveva affrescato la città di Bologna dotta, grassa e turrita a forma di cotechini colr coteca con la torre degli Asinelli come parafulmine scaccia studenti somari ed analfabeti e con il pennello aveva scritto il motto:"Sessi boni suium sunt amici lamum".Nella notte d'estate i grilli come ultra,tifosi cocomeri,i cui frutti sembravano neonati legati alla terra madre da una specie di cordone ombelicale:il gambo vegetale delle angurie.




Lo zoo apocalittico
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Negli annuale cronachistici della mia Famiglia Ugolosotti Serveventi era scritto che un prete chiamato don Corinno Malvasininino era morto sulla sua auto vetusta nel 1930 alla curva del prete,località Casafaggi dove esisteva una curvona a forma di cappello da prete e fu trovato esanime sbalzato fuori dall'autovettura con un bernoccolo violaceo a forma di vulva della Maria Vergine e di fianco-a lui che guidava-c'era il chirichetto nano di Medesano chiamato Archimedesano e i due stavano portando al papa invenzioni di mio nonno:quali innesti tra razze di animali,cani con giraffe ed asini con cavalli.Dirò che poliziotti del Vaticano,vestiti di abiti color giallo e bianco,colori della balzano dello stato ecclesiastico ritirarono il libro di mio nonno Achille,il quale parlava anche come far nascere donne orso ed uomini elefanti,come un bestiario da castelli reo però per la chiesa di essere un libro da censurare come descrizione di uno zoo babilonico ed apocalittico.Don Corinno ai bordi della strada in fin di vita sputava muco color del legno della croce del Golgota delirando che al sacro Pontefice sarebbe piaciuto il volume mentre il chirichetto nano Archimedesano-dai boccoli scuri come una pecora nera e gli occhi frizzanti come stelle-sputava addosso ai messi vaticani i suoi denti resi marci dalle tantissime fette salate di salame mangiate.Mio nonno tornava quella notte da La Spezia in cui piovevano gocciolone giganti e dove c'erano stati tafferugli nel pomeriggio tra tifosi per il derby calcistico La Spezia- Ospitaletto ed arrivato alla curva del prete vide carabinieri della stradale ricoprire di un lenzuolo il defunto don e compiere le dovute indagini sulla dinamica del sinistro.Sulla macchina di mio nonno c'erano come passeggeri Villa il nano un extraterrestre,pittore iperrealista e detto Ufarte e poi ci fu il funerale del reverendo e don Dentone Cariatidegildi,l'officiante nominò l'antica amicizia tra don Corinno e mio nonno e le donne chiesolanti si chiedevano chi fosse quel grande Pitagora lì e che invenzioni avesse scoperto e Villa il nano con il cugino Biancardo del detto Achille e gli altri chirichetti detti Sonnolenzione e Proboscidincenso-l'ultimo discendeva da un antichissimo custode delle stalle mastodontiche dove avevano trovato ristoro gli elefanti di Annibale-esclamava:"Ha inventato l'Idrolitina".




L'astronauta
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Villa il nano e il formaggiaio chiamato Cascinella terminarono la notte in un cinema gay in cui videro un film sulla guerra in Vietnam e sull'America dei voli spaziali sulla luna,la quale nel film si schiudeva come un uovo e al suo interno s'intravedevano i boschi acquitrinosi vietnamiti ed un soldato che aveva cambiato sesso e perciò era vestito da donna balzanamente munito di mitra aveva vinto la guerra per gli United States che poi nel proseguo della pellicola avevano mandato in orbita un pulcino gigante di metallo a modi di navicella spaziale e viaggiava sull'apparecchio nasa,figlio dell'Apollo 13- perchè a forma di cucciolo di pollo-un astronauta chiamato Pollicino che si cibava di maiali dalla carne artificiale-di cui ne aveva piena la stiva della navicella-e ne asportava bocconcini a forma minuscola di cibalgine e le scrofe aveva nomi come le proteine quali Glicocolla,Alanina,Cisteina,Serina,Metionina,Treonina,Aspartica,Glutammica,Lisina,Idrossilina,Valina,ArgininaIstidina,Fenilanina,Tirosina,Triptofana,Prolina,Idrossiprolina,Leucina ed Isoleucina.






Umberto Eco
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Villa il nano dopo essere andato a vedere una partita di fotbal dell'Alessandria Calcio negli anni cinquanta conobbe nel liceo classico della città  lo studente nonchè futuro scrittore Umberto Eco e poi entrato furtivamente nella scuola con il nano chiamato Ganciuvetta lesse tutti i bigini,le traduzioni e i temi della gara di letteratura tra lo studente-poi scrittore del Nome della Rosa e l'amico-nemico detto Risotto All'Ufo e nella notte il nano e l'altro videro sbarcare una navicella extraterrestre a forma di tartufo con altri apparecchi satelleti a forma di chicchi di riso che intrufolatisi dentro l'istituto svolazzarono attorno alla foto della terza A con foografato-tra i compagni di classe-l'Umberto il diciottenne liceale già barbuto.Dormendo poi in un albergo della città Villa il nano fece un sogno-favola:si sognò imprigionato per aver rubato una pipa olandese in un carcere-fortezza a forma di spicchione di gruviera gigantesca con i buchi,i quali erano le cellette gratate di inferriate-sbarre e nei buchini di fianco al suo c'erano la scimmietta di un mendicante detta la Fiababbuina,rea di aver rubato monete ai passanti durante l'lemosina e il nano Fiammammiferaio,il quale invece aveva rubato fiammiferi.La galera balzana era a Grenoble,città costruita come una stella blu dai palazzi ricoperti di polvere brillante di meteoriti.Nonostante la prigionia i tre combinavano biricchinate:Villa il nano fumava la pipa rubata e lunghissima che perciò usciva dalla finestra che la scimmietta gli caricava di tabacco e l'altro l'accendeva con gli zolfini dai finestrini vicini,infine uno dei tre riempiva di cognac tre bicchieri e li distribuiva agli altri due.Infine passarono davanti alla gattabuia il bambino-futuro scrittore Stendhal-somigliante ad uno scimmione nano incipriato inc ompagnia del cardinale chiamato di cognome Ciliegine e li fecero scarcerare poi tutti loro girando e rigirando per la città minerale turchino brillante di fermarono in una locanda dove mangiarono costate-spesse come il librone della bibbia-bevendo vino di Parma e nella piazza davanti alla trattoria si mandavano al patibolo galeotti-cosa che sarebbe successa anche a Villa il nano,Fiababbuina la scimmietta e a Fiammammiferaio perciò tutta la serata fu divina.







I sugheri

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In Sicilia un barbone scappava in un bosco di sugheri ad un archeologo al quale aveva rubato delle monete antiche e il pomeriggio  era celestino,il mare viola e calmo sotto e qualche ondina si frangeva spumosa su quella costa in cui sorgeva un castello dalle torri terminanti a forma di coppole,cappelli tipici siciliani.Il barbone sceso dal promontorio pieno di querce-sughero dai quali si ricavavano tappi per imbottigliamento arrivò in una spiaggia e continuò la sua fuga su una barchetta a remi e remando arrivò nella valle dei templi dove il figlio di Pirandello-intubinato,vestito di una redingote verde pistacchio e calzando scarpine a forma di cannoli giallo crema con un foro aperto davanti-come scarpe da donna-da cui fuoriusciva l'alluce con lunghia laccata rosa-teneva uno spettacolino di pupi muovendoli con i fili e nella spianata schiudendo le uova nascevano piccoli di corvo mentre Villa il nano con un telescopio a forma di peperoncino gigante avvistava la Sardegna a forma di sarda gigantesca e la Corsica a forma di ostrica immensa e così in una costa dell'isola sarda vide una gara di sardine che saltavano argentee fuori dal mare mentre su una barca dell'altra isola un pescatore di ostriche con una collana di perle trovate al loro interno.














San Gennaro

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Un giorno degli anni cinquanta Villa il nano con il conte Antonio De Curtis detto Totò,un pizzaiolo e un mozza mozzarella detto Ovolo di Bufala andò nel duomo di Napoli a pregare San Gennaro,santo imprigionato quando era vescovo di Benevento durante la persecuzione di Diocleziano e che venne condannato alle fiere ma che poi fu decapiatato a Solfatara di Pozzuoli e il teschio e due ampolle piene di sangue del santo furono poste dal 1647 in una nicchia del tesoro del duomo e il sangue raggrumato si liquefa come per miracolo in varie date per azione termica della folla preghierante o per azione igroscopica prodotta dall'aumento dell'umidità o per azione fotonografica conseguente al passaggio del buio alla luce nella nicchia della chiesa o per il simpatismo tra il sangue e il teschio quando le ampolle vengono accostate alla teca con il capo del santo e per energie psichica della folla orante.Il santo è protettore del fuoco contro le eruzioni-perchè uscito indenne dalle fiamme di una fornace-e contro i terremoti, le calamità,le pestilenze e le siccità.  Villa il nano incamminatosi fuori dal duomo in una via in discesa vide su una terraza dove una matrona napoletana formosa e grassa detta Golfavongola-dai bicipiti molli come due molluschi enfiati di cozze- che stendeva con le mollette il bucato,i cui panni prendevano la forma di rigatoni giganti e nelle cantine toponi,figli dei figli dei figli dei figli di quelli che avevano baciato le gambe del poeta Leopardi che giocava nel 1830 a mosca cieca e per cercare a tastoni dei bambini nobili che si nascondevano in tale gioco era finito inavvertitamente in una cantina dell'abitazione con uno spaghetto lunghissimo e molle perchè cotto che fino al seminterrato si era dipanato dal gomitolone di un piatto di pastasciutta su al terzo piano.Villa il nano entrò nell'abitazione da cui si vedeva il golfo di Napoli come una tavola turchina in cui navigavano barchette pacchiane dalle vele gonfie di brezze e sorprese la donna sploverare con una spazzola a forma di passero un libro del poeta dalle pagine fatte di cocaina indurita dalle righe da sniffare.Villa il nano tornò da Napoli su un taxi ed arrivò a Fidenza per il giorno di San Donnino dove per santificare il patrono buttavano giù dalle torri degli asini.





La noce di cocco
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Decenni più tardi Villa il nano fu nel teatrino dell'Annunciata ad uno spettacolino di burattini intitolato Il festival canoro della città dei fiori e la bambina Melania Chiesa con l'amica Cecilia Zerbini e il compagnisomaro di scuola detto Carutto che in pensilina aveva comprato fette di torta fritta a forma di carote ridevano come i matti dei burattini Dj big Sandro che presentava il festival di San Remo al quale il burattino Fagiolino cantava una canzone scoreggiando e pernacchiando ed a Bargnocla erano cadute in testa noci di cocconi da una palma della città rivierasca.Seduti con Villa il nano sulle poltroncine del teatro c'erano anche i nani prostituti detti Zuccheroavelo ed Erbettinosangiovannone vestiti di un momtone guarnito di lana all'interno:La nottata-era il giorno del san falegname Giuseppe-la passarono alle giostre sugli ottovolanti  dagli abitacoli a forma di teatro regio,Pilotta e Petitot luminosi.Villa il nano ritornato a dormire si sognò nel trecento in un borgo nel forno minuscolo Barilla a comprare una fetta di torta dormendo su un letto a baldacchino a forma di testa di cicogna con le cortine a forma di sue ali ed in un angolo del camino dai marmi color lilla c'erano molle arancioni a forma di aragosta, un mantice a forma di topone che scoreggiava aria per attizzare le braci ed un ampollina d'argento piena di petrolio per far prendere fuoco alla legna.Villa il nano di quell'anno si ricordava i cieli bianchi d'Ottobre,quelli rosini di Novembre,quelli ghiacci di Dicembre,quelli molli ed azzurri di gennaio,quelli color zucchero avelo di chiacchere carnevalesche di Febbraio altrimenti color fumi di falò con in cima poiane in maschera,quelli turchini di Marzo, quelli verdi di Aprile,quelli rosa di Maggio dai riflessi di boccioli di rose,quelli biondo fieno di Giugno.quelli arancioni di Luglio,quelli color mandarino di agosto con striscie di goccioline colr arancia:la caduta delle stelle nella notte di San Lorenzo, e quelli color vono viola lambrisco di Settembre.





La ferita
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Villa il nano in un'estate torrida,secca e siccitosa ferito ad una coscia di striscio da una pallottola sparata da un fucile di un soldato Borbone durante ad un   combattimento mentre con Garibaldi giocava a boccie in un circolo bocciofilo sperduto nei campi di Agrigento dai grossi ranai nelle erbe in un agguato delle truppe borbiniche a qualcuno dei Mille Garibaldini- che facevano i picchetti davanti ai campi di boccie-tornò a Parma per curarsi e giunse all'ospedale Don Gnocchi-sanatorio dal palazzo a forma di gonfio e gigante gnocco fritto con gugline a forma di gnocchi di fecola di patata più piccoli,l'uno intonacato di color giallo unto, gli altri di color rosso pommarola- dove con mongoli ottocenteschi-tra cui un sosia di Cavour in versione handiccappato down, mangiò ottimi gnocchi al pomodoro a forma di volto di qualcuno dei soldati dei Mille ed  un dottore della casa di cura aveva posato sulla sua escoriazione una moneta gelida di una lira fasciandogliela sulla gamba dopo avergliela visionata con una lente a forma di gnocco come rigato dai denti di una forchetta che riuscivano a far arrivare la sua vista nelle profondità della ferita.Ad una parete dell'ospedale era appeso un quadro raffigurante la battaglia del mattarello contro le patate,le uova e la farina,mucchio a forma di maschio di castello-a sua volta a forma di vulcano con il tuorlo dentro che ne rappresentava il pozzo e da i colpi di mattarello nascevano i bernoccoli gnocchi.Quella notte giunsero all'ospedale su un'autoambulanza furiosa di luce e di suono di sirena anche universitari bolognesi,ai quali era caduta in testa la torre degli Asinelli-costruita di mattoni a forma di tanti asini e i due erano stati operati e salvati dal medico detto Gnoccocicerone.Nei borghi di Parma si sentivano dentro ai caseifici i battitori battere i martelli sulle forme di formaggio e sembrava un terremoto mentre Sirocchi,il nonno pittore nasone sgattaiolava vestito in maschera da topone fuori da un caseificio dove aveva girato con una proboscide muscide lunghissima vuota all'interno- asportata ad  una mosca bislunghissima che gli serviva per sentire profondamente il profumo del formaggio per poi sgagnarselo-ignari i casari-e all'altezza di San Giovanni fu arrestata dai lanzichenecchi che l'avevano preso per un topo Gigio di Antognano e sentendo i colpi all'interno credevano avesse fucilato i formaggiai ma Sirocchi il pittore nonno nasone si scusò dicendo a far quel trambusto era stato il suo nemico affrescatore di Coloreto detto Il La Gatta che aveva fatto le impalcature in una chiesa lì vicino.Allora con il marchio di ceralacca a forma di forma minuscola di forma di formaggio appicicata su una bolla gli diedero una multa di cento Ranucci-monete farnesiane-spiegandogli che i toponi non potevano aggirarsi in quei borghi ed uno dei birri  firmò la contravvenzione con il nome della gatta imperatrice di Parma:la Parmiciana:Sirocchi aveva preso migliaia di quelle multe-dirò mai pagandole e furbescamente riutilizzando e fondendo insieme la pasta rossa delle ceralacche-provenienti dalla ditta cerearia dei Serventi-e fondendole si era foggiato tante candele per leggere in notti piovose e in tempi uggiosonotti romanzoni antichi,tra i qualli quello intitolato il Suicidio scapino del formaggio.





Il sorcione    
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Sirocchi il nonno pittore nasone frequentando a notte fonda un bar nei borghi raccontava all'affrescatore nemico-amico-il quale dipingeva gatti di tutte le tipologie,tra i quali felini gobbi-di un topone detto Suor Sorcione perchè travestito da suora badessa che con lui andava a caccia di formaggio nei caseifici dei vicoli e che aveva un andatura sballonzellante e un grosso sederone e qualche volta rimaneva intrappolato nella molla di trappole a forma di crocefissi e Sirocchi lo doveva liberare.Con il sorcione grigio,dagli occhi turchini,le zampe e la lingua color frappè alla fragola Sirocchi andava dal don chiamato Dino Sauro Primitevo nel refetorio della chiesa di San Giovanni a magiare i tocchi di Parmigiano rubati con perone dalla forma porno di mammelle di prostitute e i tre brindavano con drink medievali mentre Villa il nano guariva all'ospedale e felice baciava con la bocca a forma di grugnino di maiale la mamma mammolosa e nana e piangeva perchè nella sua stessa stanza di degenza era morta di leucemia una suora dal sangue pallido come la neve perchè pieno di globuli bianchi.




 I conigli
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 I nostrilì lessero la Gassosetta di Parma dove in una notizia era scritto che le milizie dei soldati dei conigli di Corniglio stavano giungendo in città.Intanto un giorno turchinissimo di Carnevale-la notte facentisi piena di fuoco-falò,le cui fiamme altissime bruciavano le stelle i nostri giunsero a Busseto pieno di carri in maschera e il sorcione fu autore di uno scherzo esilarante:s'introdusse in un municipio e scoreggiò come le trombe dell'Aida arie e ritornelli dell'opera lirica dall'autoparlante,al quale il sindaco incitava la folla delle maschere a lanciare i coriandoli,poi tornati sotto le polveri delle meteoriti infuocate dai falò con brucianti le poiane-siccome stavano arrivando i conigli con il mercenario roditore dal muso a forma di carota-si nascosero dentro la chiesa di Santa Croce,costruzione romanica dal frontone a forma di cappello di badessa in in secretaire di un mobile a forma di noce di cocco o per dirla porno a forma di natica sexi di donna credenza usata da don Cocconi per metterci i suoi mutandoni spessi di lana e Villa il nano li raggiunse nel nascondiglio profumato di nafta lanaia anti camole.I conigli intanto invadevano la città suonando trome e con in mano bastoni e lancie a forma di carote e il nano e gli altri da un buco del mobile entrarono in un passaggio segreto e finirono salendo una botola in un bar galera,chiuso da sbarre,impenetrabile all'invasione dei soldati dai peli bianchi- a mangiare biscotti Waferinculo e a bere liquori e nel cunicolo-giungendo lì- avevano incontrato un manipolo di suore tra le quali suor Caztità,vestita di una pelliccia di castoro-perchè lì sotto era gelidissimo-le quali stavanoa ndando a nascondersi dove loro provenivano.I soldati conigli cornigliesi riuscirono a migliaia ad infiltrarsi nel sotterraneo e quello gonfalone in testa al reggimento portava un vessillo con una balzana effiggiante un cuore a forma di coniglio con i corni perciò Il nano e gli altri evacuarono il bar-facendosi aprire le sbarre-che le truppe invasero il locale.





Il maccherone
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I nostri infine salirono su una carrozza a forma di melanzana alla parmigiana metà viola e metà rossa color pomodoro e ricamata di fili di mozzarella filante con lo solo scopo di scappare  dcagnoni militari ed a Mamiano con puerpere soldatesse ed Villa il nano e gli altri entrando sulla carrozza  scoprirono sulla carrozza una prostituta nuda,vestita solo di un paio di mutande a forma di tortello a cui Sirocchi con tre penellate fece un ritratto dipingendola intenta a mangiare un cono,cialda a forma di cazzo con due palline di gelato al limone,la quale stava leggendo un libro armony intitolato Prostitute,palline di gelato e peni di gomma e il libercolo parlava di un puttano napoletano detto il Maccherone con cui aveva fatto seso Giacomo Leopardi ed al poeta il trans dai capelli tinti rossi color della pommarola,gli occhi turchini blu pacchiano color del golfo di Napoli aveva regalato tanti maccheroni giganti che l'autore del Passero solitario aveva portato a Fatima ed un prete spretato vi aveva costruito binocoli inserendoci delle lente spesse nei buchi della pasta per guardare di lontano le passeggiatrici e in più il volumino dwscriveva Leopardi famelico anche di palline di gelato al sorbetto color lucciole,ugualmente ei quali leccava le lingue ad antiche matrone napoletane dai capelli bianchi color scalogno,le quali gli preparavano la pastiera.Un giorno Leopardi incontrò un usciere del Premio Strega,vestito di raso color liquore giallo di Benevento allo zafferano-perciò chiamato Zaffo-che gli chiese un libro dalla coperina gonfia e di cuoio a forma di palazzo della Pilotta in cui aveva scritto su una finale di una partita della Pelota-nel cortile della Pilotta, alla quale tale sport che si giocava nel suo cortile dava il nome-tra il giocatore chiamato Borgo e la giocatrice-di secondo mestiere contadina-Tilova.Il libro infine raccontava del poeta che aveva scritto con per inchiostro sangue di San Gennaro un tema della maturità ad uno studente frocio di un liceo  verde basiclassico di Napoli descrivendo pizzaiole con il pizzo da uomo sul mento e un colloquio tra una cozza ed un polipo nel mare di Posillipo poi pescati e messi nelle pizze ed il professore,un tipo nano,chiamato Gennarone De Curtisio,dalla bombetta a forma di mozzarella e le braghe sporche di popò aveva valutato da tre il tema del ragazzo,il quale rimasto bocciato si era messo a fare il barista in un bar,il cui gestore gli aveva insegnato a come per guadagnare di più-per fregare i clienti-si potevano versare millimetri in meno di liquore della correzione nel caffè.






Il figlio di Leopardi
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Nel 1864 all'altezza della stazione di Parma deragliò un treno-proveniente da Napoli-dal covoglio azzurro ed a forma di asino gigante e di ferro e sulla banchina centrato da questo rimase in coma-poi decedendo-un ambulante di bibite e panini sulla banchina.Su uno dei vagoni c'era l'illegittimo,misterioso e trentenne figlio del poeta Leopardi.Si chiamava Lasmorfio ed era stato generato per sbaglio dal poeta durante il suo soggiorno nella città degli strufoli e portava un parruccone,i cui capelli erano spaghetti plastificati su cui poggiava un cappello a forma di grosso pomidoro e vestito tutto di raso color verde basilico.Lasmorfio era un poetuncolo,una versione mediocre ma originale del padre con qualcosa dentro di eccellentissimo e di lui ricordiamo la poesia sui giocatori di solitarii.Un vagone del treno era occupato da bucato steso con le molle i cui panni assumevano la forma di rigatoni giganti.Un quagliò dal finestrino del treno sbilenco e storto finito sulla banchina scaccolatosi al naso con due dita appallottolava una caccola grossa come una mozzarellina.Tutti i passeggeri furono fatti scendere con cauzione e fu in questa occasione che il discendente leopardesco fece conoscenza con Villa il nano,fumo sigarette e bevve con lui amari nel bar della stazione serviti da un cameriere detto il Cimbali e gli offrì taralli impastati a forma di tombolini del lotto,tra i quali i numeri dell'Uomo di Merda,dei Surici e della Madonna.





Il Fernet Branca
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Mio nonno bambino, il suo cugino coetaneo chiamato di cognome Amariafiumi e Villa il nano nel 1920,diciannove anni dopo la morte di Giuseppe Verdi videro un mendicante tornare in un fienile dove aveva trovato dimora e dove dormiva la notte-accompagnato da una ponga ed un cigno baffuti come verdi l'una di peluria,l'altro di piume e musici addomesticati,i quali con le zampette suonavano arie di opere liriche del musicista di Roncole su una spinetta d'argento e nella notte si vedeva il vecchio dal tabarro di raso rosa e le scarpe lunghe come baghette camminare di fianco l'uccellone e la pantegana.I nostri tre dormirono con lui nel fienile non prima di essersi cotte ovette-rubate nel pollaio- su un tegamino con il fuoco di una fiamma.All'alba erano già svegli e si sbattevano le uova con lo zucchero in una tazza per farsi uno zabaione,mattendoci un goccio di Marsala da una bottiglia con su l'etichetta un Garibaldi dai baffi gialli color di questo liquore che il mendico aveva comprato in un sontuoso caffè del paese e conservava su una mensola posticcia e decrepita del fienile.Successivamente giocarono a briscola sulle balle da fieno mentre cantava il gallo nero del contadino Afro Nigerio,il quale cominciava a trafficare nei campi nel podere.La notte che seguì i tre con il mendicante e le sue due bestie entrarono in un caffè di Busseto e il cigno e la ponga suonarono e con le tante monete guadagnate Villa il nano si comprava monete di cioccolato con in rilievo il profilo del re e tanti bicchierini di Fernet da gran signore miliardario e da automobili Bugatti scendevano ricconi che dentro al bar poi applaudivano ai due animaletti e davanti alla piazza sedeva la statua di Verdi su una sedia che sembrava che il musicista fosse seduto in bagno su un water ad evacuare.Villa il nano continuava ad ordinare amari verdi serviti da un cameriere nero vestito in divisa rossa che sembrava un cioccolato boero incartato che lavorava alle dipendenze del padrone-uno del paese chiamato Bussatana-che aveva un cappello peluche e pubblicitario del liquore dei fratelli Branca a forma di mondo e di aquila che abbrancava il pianeta con gli artigli.







Le prostitute
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Ascanio,uomo Tarzan dalla pelle gialla e grinzosa,vestito succintamente di pelo di leopardo,abitava sul Tevere cibandosi di molluschi da conchiglie crescenti sulle pareti dei fondali e salava quelli che stavano annegando nel torrente.Nuotando a larghe bracciate nel Tevere biondo color cavolo salvò dall'annegamento anche una pecora caduta da un ponte e il pecoraio detto il Bubbegora gli fu tanto grato che lo invitò a mangiare in una baracca il caprone secondo una ricetta di Caravaggio cucinato con uncavolo come un cappello sulla testa e tra gli invitati c'era anche Villa il nano e Coccongo,un nero africano dalle labbre truccate con un rossetto di lilla,il quale di solito aiutava il pastore a portare in giro il gregge con un cane volpino a forma di moscerino.Nella notte sulla borgata piena di baracca venne un acquazzone ed in un'abitazione di lamiere di fianco a quella di Bubbegora tornavano le tre sorelle mignotte chiamate Lupina,Romola e Remaccia dagli occhi neri ed infuocati da lupe elegantissime,con scarpe a tacchi altissimi e sotto un ombrellino a forma di minuscolo mausoleo di Adriano,rubato in una dispensa di Cinecittà dal padre magnaccia sdentato ma con un solo dente molare d'oro ed a forma di minuscolissimo colosseo con cui masticava le costate spesse comprate al macello del Testaccio.Ascanio sotto il diluvio tornò e si buttò nel Tevere per raggiungere l'altra sponda ma fu sommerso da un rigagnolone gigante e morì annegato.










Il rodeo
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Al party in piscina nella villa-ranch di John Paperoni c'erano molti invitati tra i quali due ragazzi omosessuali chiamati Nathan Martini-un italo americano parente dell'industriale dell'alcolico rosso-e Tacchino Cristhmas,i quali si spalmavano a vicenda sul corpo creme doposole ed a sera iniziò il festino a base di bibite color pastello,pizze alla diavola dal salame piccante fosforescente e maccheroni a forma di minuscoli volti di Totò De Curtis alla pommarola e Villa il nano-tra gli ospiti- parlava con Johnellone King Kong,un omone tozzo e nano,villoso di peli bianchi al petto e vestito da buffone di pizzi ed alamari,il quale era un venditore d'asta di quadri naif di pittori della domenica americani.Partecipò alle bevute dei drink anche-venuto dai capanni-pieni di utensili da giardinaggio- negli ettari del podere il beggar (barbone) detto Tobaccone con mansioni di giardiniere alle dipendenze di Paperoni con tinta sulla barba color verde dollaro l'aquila che stava sulla bonconata e il signor barbuto portò a far vedere a Villa il nano le piantagioni di tabacco poi molti dei ragazzi e il nano si diressero nel ranch da rodeo con vitelli pestiferi di proprietà di John Paperoni che aveva messo sull'ingresso un legno con intagliata una papera che sbizzarita disarcionava dalla sua groppa un cow boy ed iniziò la gara tra gli urletti impazziti delle giovani americane,ninfomani e tifose dei loro fidanzati,Villa il nano montò un vitello scalciante restandovi su per un buon tempo misurandosi con la moglie di Paperoni,superstar dello sport,biondona con gli occhi turchini,le poppe giganti uscenti da un body,due grossi biciti,stivaletti e un cappello da cow boy,poi Villa il nano fu fatto entrare nella casa dalla teste di vacca cornute ed imbalsamate e gli furono offerte dal Paperoni foglie trinciate del tabacco da questi coltivato che il nano fumò in una pipa a forma di mano dell'attore di Happy days Fonzarelli con il pollice alzato il fornello al quale era attaccato-intagliato nella radica-il volto di questi.Tornato a Parma Villa il nano si recò da Panoclo,conte di Pannocchia,paese del parmense nei cui campi Ufo aveva disegnato cerchi nelle coltivazioni di pannocchie come gli era capitato scorgere nei campi di mais statunitensi.
















La Buganville


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Leopardi il poeta camminava in una spiaggia di Macerataorno d'inverno e non incontrò nessuno se non uno sparuto venditore ambulante di moretti,il quale gli vendette un gelato ricoperto di cioccolato a forma di testa di negro infilzata nello stecchetto di legno.Il poeta prese il treno per Napoli alla stazione di Macerata che odorava di ferro arruginato ed arrivò all'università partenopea dal palazzo immenso in muratura a forma di asino al cui interno nella biblioteca i libri erano i denti del somaro e gli scaffali le sue gengive.Il bibliotecario chiamato Bufalone Campanellino appena arrivato su una carrozza a forma di mozzarellone gigante con dipinte internamente bufale d'oro venne definito dal poeta un dentista perchè togliendo e rimettendo i libri il volto del somaro appariva qualche volta sdentato e cariato,altre volte con il sorriso smagliante dai denti rimontati,poi in carrozza i due andarono a trovare in un cimitero di Avellino un bibliotecario-scrittore chiamato Ciriollino che riposava in eterno in un avellino a forma di libro e guarnito di un ciuffo di piantine di basilico,il quale in una cronaca o in un annale aveva descritto i soldati del Granducato di toscana nel settecento montanti cavalli su selle a forma di monete baiocchi con in rilievo sulla pelle il volto di Leopoldo e si descriveva con i capezzoli a forma di mozzarelle e il cappello di grosso pomodorone in un albergo di Siena-dalle torri a forma di cantuccini-da dove seguì il palio di Siena,al quale invece i cavalli erano montati a pelo dai fantini.Di notte poi in un bosco aveva visto un soldato del Granduca Leopoldo chiamato Fiorenzo Firenze raccogliere lumache giganti ed a forma di cervelli striscianti su foglie di alberi colorate come i colori delle bandiere delle varie contrade di Siena.Una chiocciola grossa ed a forma di cinghiale strisciando sulla sua spalla e spaventando il soldato fece partire un colpo dalla sua baionetta-portata da lui in spalla- che lo ferì al collo e alla testa e fu soccorso da altri soldati in giro nelle selve-questi in cerca invece di larve giganti e luminose di lucciola-e salvato con impacchi di morfina in un ospedale-convento- retto da suorine-in cui giaceva su un lettto e bendato alla testa come una mummia.Un antico parente di Rosario Villa il nano chiamato Violario Buganvilla,proprietario di una torre a Fiascherino a forma di conchiglia e costruita con calce impastata a cozze,vongole e capesante che spuntava come un collo di una bottiglia dall'agglomerato del paese a forma di fiasca nel suo giardino pieno di buganville-promontorio erboso su una roccia ospitò Ciriolano quell'anno e lì mangiarono un fritto dorato di pesce-bevendo vino viola e ligure-schizzati da granellini di sale del mare,le cui onde barbute,baffute come miste a schiuma di barba tanto erano frastagliate e schiumose-spumose e Buganvilla descriveva ai due il mare come pieno di motori silenziosi:i suoi pesci,infine per i tre lo spettacolo fu vedere dieci cavallucci marini sbalzati dal mare ed inciampati sullo scoglio come i cavalli al palio sul canape teso e tirato alla mossa,scena scorta da Ciriollino a Siena.Due secoli dopo Villa il nano con un turista americano chiamato New Yorkino e munito di un ombrellino a forma di grossa e gialla fetta di cedro di raso-per ripararsi dal sole si recò a casa dei Buganvilla dai quali era sempre buon ospite e ben accolto e con l'ombrellino prestatogli dall'americano Villa il nano leggeva gli ossi,libro di poesia rivestito e foderato di ossi di seppia mentre l'amico turista in slip si tuffava dalla roccia in un mare violaceo come il vino vermentino ligure.



L'unificazione del regno d'Italia
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Il giorno dell'unicazione del regno d'Italia Villa il nano passava su un carro pieno di erba medica nel centro di Parma in festa ed imbandierato e nella notte le barberie erano aperte ed i barbieri aggiustavano con le forbici i baffi e le barbe ai barboni acconciandoli sul modello di quelli di Garibaldi e infine si faceva un gran falò dei peli e capelli tagliati nelle toletterie della città.Successivamante venne montata la statua bronzea del mercenario delle due Sicilie nella piazza in uno dei cui bar intanto Villa il nano beveva un liquore giallino.Quella notte Villa il nano si recò in campagna nella villa celeste dei conti chiamati Pattonecastagneazzurre e le ombre del buio erano grigie e lilla e chiacchierarono con il proprietario:il nobile chiamato Arciberto che gli lesse suoi fantastici temi dell'elementari,vere e proprie opere d'arte e una cronaca della guerra Garibaldina nella quale raccontava che i Garibaldini- tra i quali la combattente chiamata Bauda Tricolori-sparavano con un cannone miriadi di pomodori misti a gechi color gialli cream caramel e peperoncini sulle truppe borboniche per confonderli e poi fare fuoco con i moschetti e Villa a sua volta gli raccontava che era stato a Palermo a seguire i giorni di guerra con gliamici nani detti Babbà,Pepasalame,Pepera,Arrostodrogato,Cagnaccattì e Insalaziocondito ed erano saliti per vedere meglio su un tendone di un circo bulgaro dove una trapezzista aveva il corpo muscoloso vestito di un bikini di perline ma da donna barbuta un barbone come Garibaldi.Poi nella città devastata-uscivano lingue di fuoco dalle finestre dei palazzi dei borbone finiti prigionieri-Villa il nano era entrato in un ristorantino della città siciliana dove una bolgia di Garibaldini mangiava festeggiando la vittoria e si fece firmare l'autografo da Garibaldi e dalla sua soldatessa chiamata Pippa Bauda e la Garibaldina con gli altri novecentonovantanove,perciò aggiunta lei-i Mille- su suggerimento del Giuseppe mercenario -che ai pomodori avanzati dalle cannonate aveva aggiunto basilico e mozzarella di bufala inventando la ricetta alla Caprese-stavano mangiando.Villa il nano durante un'altra guerra:il secondo conflitto mondiale si era nascosto ai fascisti che avevano fatto irruzione dentro casa sua in un armadio di noce intagliato a forma del pugile gigante Primo Carnera.




I partigiani
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In due epoche differenti Villa il nano con il nano detto Sgrofolla,re dei delle scrofole,dei ciccioli e suis spurcissimus come l'amico avevano assiepato nella folla di Piazza del Campo per il Palio di Siena e avevano visto nelle due diverse edizioni due balconi infiocchettati,uno con il simbolo Sabaudo nel 1874,l'altro di un tendone nero con il simbolo fascista:Nel primo Vittorio Emanuele Secondo fumava un Garibaldi-la cui brace accorciandolo gli bruciava i suoi baffoni-e lo scenerava in un portacenere a forma minuscola di fontana Branda e al nano era venuto in mente quando durante la festa dell'unificazione le tabaccherie li regalavano i sigari mentre nel 1941 Mussolini sulla stessa balaustra assisteva alla corsa con cardinali" Gentiloni" ed alcune suore tra le quali una con baffetti cubici come Hitler dette Adolpha Hutler Hitleranense con un rosario in mano dalle nocche di teschi minuscoli di feti soppressi nel grembo delle puerpere morte nei campi di concentramento e le badesse stavano sbocconcellando panforte mentre la carta-velo ostiaceo che ricopriva il dolce per una folata di vento finì sulla maglietta di Villa il nano e su vi era stampato di recarsi sul Monte Amiata da un covo di partigiani tra cui quello detto Mateottimi,al quale giunsero nascondendosi in un carro sotto il fieno non facendosi catturare da due soldati dagli occhi color vetro e i capelli sotto l'elmetto color giallo uovo e birra.Ipartigiani per mezzo di un fuoco friggevano uova facendo una frittata dentro un elmetto tedesco di un crucco ucciso mentre in un altro caschetto facevano covare a colombi le loro uova per avere piccioni viaggiatori porta-messaggi nell'altra postazione di Livorno dove si diressero infine i due nani entrando in cinema della città-il cui proiettore a forma di dattero di zuppa di pesce alla livornese:il Caciucco-proiettava un film di Greta Garbo tanto sexi,avvenente ed abbronzata-l'attrice del sole e della magrezza-che Sgrofolla masturbò il pene di Villa,infine usciti dal cinema un aereo americano lanciava giù volantini satirici in cui Mussolini era disegnato nella caricatura di un topo ed incontrarono un marionettista che teneva uno spettacolino con la marionette Benito impiccata e un pappagallo addomesticato,chiamato Loreto e nero all'implume singhiozzava.




La vigilia di Natale
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Il pomeriggio della Vigilia di Natale fredda e buferosa di neve mio nonno bambino,Villa il nano,il barbiere detto Gabbaponte di Pontetaro dove abitavano andò a prendere sulla macchina del padre i cugini chiamati Amarivergini:i bambini Renzo,Vispateresa e Lievittola che scendevano alla stazione di castelguelfo con il treno che giungeva dalla località di Fortezza dei Marmi dove erano andati a svernare con un gattone-micione fiabesco dai baffoni come quelli di Verdi e vestiti tutti i tre di pastrani color cedrata gialla Tassoni e con in mano un panettone di Milano a forma di duomo della città di Milano con un uvetta in cima a forma di sua Madunina e guarnito in lunette di panzucchero di minuscoli datteri a forma di profeti e dal cielo nevicavano favoloso fiocchi di neve a forma di baffoni del musicista di Roncole.Con tutti gli altri parenti magiarono seduti ad un tavolo lunghissimo assaggiando anche il panettone marca Mammotta poi giunsero tutti i vicini nella casa pacchiana dove uno splendido quadro naif ritraeva scrofe che divoravano un cocomerone gonfiolone,simbolo della porcilaia di cui era proprietario il maialaro capostipite della famiglia Ettorone-quello che li era andati a prendere in stazione-.L'apoteosi e i battimani della serata successero quando portata da un diacono di Semoriva arrivò una ponghellina,dalla peluria color zucchero a velo di dolce ebreo:la spongata,addomesticata e musica che sapeva suonare su una spinetta il repertorio e i ritornelli delle opere Verdiane,la quale incantò tutti che applaudivano.Con il padre Ettore i figli,mio nonno e Villa il nano fecero un giro nella vicina Noceto precisamente nel borgo antico sotto i portici e slumarono nella vetrina di un pizzicagnolo che esponeva lecornie natalizie:-bottiglie di nocino a forma di noce gigante-capponi appesi a ganci-insaccati a forma di re nasoni della vicina Soragna-mostarde in vasetto disposte a forma di volto di clown con la tipica ciliegia sul naso-.Nel paese fin dall'antichità si correva il palio degli scoiattoli,mi spiego per la festa del santo patrono San Martino ogni allevatore portava in piazza uno scoiattolo e cinquanta di questi animaletti correva una gara in una pista di fianco a tanti curiosi assiepati ai lati della strada e ciò avveniva dopo la sagra con venditori di caci,cipolle,saracche mercerie,scarpe e libri usati,gialli di vecchiume e sporchi di caffèlatte e Villa il nano prendendo in mano i volumi leggendo titoli come I Miserabili,La Ricerca del Tempo perduto e Le Illuminazioni da analfabeta intelligente cercava di immaginarsi l'imago dei loro contenuti e sarebbe stato capace di riscriverli come l'inpensierivano e gli cadde anche l'occhio su un vocabolario-Lo Zingaro- dalla copertina illustrata con un carrozzone e di fianco zingari e orsanti e il venditore gli spiegò che gli zingari sanno prima quello che scrivono gli scrittori ,poi tornarono a casa ma all'interno del locale scic e snob del paese:il ristorante Aquila Romana Villa il nano si vide in una fotografia appesa tra la folla con gli scoiattoli allineati alla mossa,il cui starte-mossiere era il gatto Gambarone.


Bologna dotta e grassa
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In una città del Nepal dall'agglomerato di case fatte a forma di ananas e torri a forma di banane giganti Villa il nano seguiva una gara di corsa di giraffe in un percorso labirintico e rebusico-montate da marocchini dalle capelline-papaline a forma di moke marroncine pressate da caffettiere a pressione quando era venuto su il caffè.Poi su una matrona africana vestita di una tunica fatta di api morte ed inseccolite cucite tra loro ed appollaiata su un lettone antico volarono due navicelle extraterrestriche:una a forma di zampone che stuprò a modi di vibratore la vulva della mastodontica signora,altre a forma di tortellini s'infilarono nelle dita dei piedi di questa,infine il cotechino-ufo gironzolò attorno al culo del nano Villa con un cerchio plutonico di lenticchie ammassate a palla nelle loro traiettorie aeree:A quell'ora giunse anche una navicella rosata a forma di siluro di mortadella guidata dal minuscolo chirichetto chiamato Ubaduli Petrono nella microscopica plancia finestrata con un cantante Dalla Microscopico,i quali con i raggi fotoni dell'apparecchio avevano bruciato il pelo color caffelatte di una giraffa e Villa il nano rimpicciolito come una cibalgina dai raggi del marchingegno volante fu catapultato nell'abitacolo che in un secondo rivolò a Bologna-da dove era giunta-e nella notte la sua rotta era sotto i portici pieni di bancarelle di libri e lontano sui colli si vedeva San Luca lucente.Il robot-mortadella catapultò un maialone dentro una serratura che si aprì mostrando alla loro visuale la riunone del presidente del Bologna Calcio chiamato Dallara che si spartiva con alcuni calciatori i soldi dei bagarini dell'ultima partita a modo di pile di monetine-lenticchie.Sorvolando sulla strada universitaria :Via Zamboni accendevano con la coda di fuoco di un motore posteriore lo spinello ad un giovane universitario.La città era turrita di torri a forma di cotechini a loro volta a forma di volti di capi comunista quali Lenin,Stalin e Trotzky dove si dava la caccia al mitico topolino metà maialino minuscolo come una lenticchia chiamato Raguino che aveva roso tutti i fili a forma di luganiche elettriche dell'impiando elettricistico di tutte le Vie.Fuggendo il bestiolino finì in un piatto di lenticchie,poi inghiottito da un bolognese e infine defecato finì per mezzo di uno scolo nel Reno -fasciato nel velo-carta da water balzanamente disegnata dagli schifi dell'evacuamento di uno schizzo del pittore Reni.Nella chiesa di San Petronio il reverendo chiamato Ingrassa spiluccava fette di mortadella rosata sgargiante che come paratie rivestivano i muri del ciborio mentre guardie ecclesiastiche dai cappelli con piumoni fatti di grossi ciuffi di setole di scrofe ed in groppa a maialoni volevano arrestare i tre piloti dell'apparecchio-ufo.



L'Amanita Falloide
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In un borgo correggiesco nella sua torretta-calzoleria il nonno pittore Sirocchi dal naso bislungo terminante in un rigonfiamento a forma di bicipite di un nano storpio e buffo - e con capelli radi ma acconciati a forma di budino color cream caramel o vaniglia- invitò ad una cenetta intima a luce di candela il suo più grosso nemico chiamato Draculattone preparandogli tagliatelle all'amanita falloide e parmigiano gratugiato mentre lui mangiò un piatto di fagioli a forma di minuscole teste del burattino parmigiano fagiolino e il salotto dove mangiavano era visitato da toponi e rattoni.




Le stelle cadenti
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Draculattone morì con grossi contorcimenti allo stomaco e quella notte il cielo era pieno di stelle a forma di gratugie e scorie e materiale stellare e cadevano come formaggio gratugiato sulla fossa dove avevano buttato l'avvelenato-riempendola come di grana di formaggio luccicante.





La palestra di pugilato
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Nel cimitero grilli campagnoli gareggiavano a chi saltava di più-per baciare- la lapide del padre dello zio Cotecone Gosinoni chiamato Pievone Ottoville Gosinoni,goloso in vita di cannoli pieni di crema pasticcera a forma di grugni di maiale,pioniere calciatore ottocentesco e sbodenfio con il panzone che gli usciva come un cocomero dai braghettoni del Sanguinaro Calcio dalla maglietta a striscie color coloticcio e rosa coteca e dallo stemma del gagliardetto effigiante una scrofa sventrata da un norcino.Villa il nano anni prima si ricordava in giro per Parigi con Pievone Ottoville e lo zio Gosinoni dove nel caffè frequentato dallo scrittore Proust aveva bevuto un cappuccino in una tazza a forma di minuscola mummia e sbocconcellato una briosh a forma di teschio e lì era bello sentir parlare di aneddotti Pievone Ottoville.Quali per esempio di quando a Posillipo si era trovato con il Conte Monaldo Leopardi in una lavatrina cioccolatosa di nefandezze e affrescata in stile manierista dalla scuola pittorica napoletana di un palombo e di un'orata argentee e dorate che per mezzo di un fumetto si raccontavano barzellette su una balena descritta da loro come una bambola gigantesca e ai due tirando lo sciacquone della tazza era spuntato un gamberetto arancione.O quando con un reverendo chiamato Pecordon dai capelli boccolosi e bianchi come lana era andato alla trattoria chiamata il Musico Giuseppe a sorbire brodo dsevòd o ricordava al nano quando erano andati a trovare lo scrittore Isidore Ducasse,il quale aveva appeso ad una parete un polmone asportato ad un uomo sul quale il tumore e le metastasi avevano disegnato l'immagine di Cristo sulla Sacra Sindone ed inoltre lo incontravano in uno scantinato adibito a palestra per topi dove questi tra i quali quelli detti Formaggiec La Formotta e Ponga Carnera boxavano in ring minuscoli come torte rettangolari cinte da corde elastiche e gestita da cinesi che al suo interno avevano anche aperto un ristorante cinese a forma di testa gigante di dragone sui cui denti-i tavoli- si potevano mangiare anitra,maiale ,pollo in agrodolce e cinghiale dalle zanne a forma di bacchette che poi servivano per mangiare il riso come contorno.All'interno puscher-tra i quali quello detto Anfetomino-nascondevano la droga dentro i tacchi,i bugnoni degli anelli d'oro e nell'orifizio del sedere e il diapason del divertimento per tutti era vedere la ponga Carnera-campionessa e boss dei tpi pugili-che con tre pugni in tre secondi metteva a tappeto il suo avversario ratto al quale uscivano le stelline dalla testa e veniva portata in trionfo- da cinesi con volti somiglianti a pescecani gialli color brodo come se vi fossero stati bolliti dentro-con calcata in testa una corona fatta di gruviera con i buchi.Poi nella cantina faceva irruzione il gattone chiamato Fiabambolone e tutti i topi si chiudevano negli spogliatoi,Il nano anni dopo raccontava al salumiere dallo scossalino di raso color rosato a forma di fettone di prosciutto dell'avventura nella palestra dei topi e il bottegaio rideva come un matto della ponga chiamata Prima Carnera.




La capretta
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Dal nano prostituto detto il Pecorita e da Villa il nano con i soldi regalati a loro dal cardinale chiamato di cognome Castagnarosa fu organizzato un banchetto all'aperto e Parma quella notte era piena di tavoli imbanditi di pecore arrosto su vassoio e lecornie erano i peni gonfi ed i maroni rosolati dei montoni e vi mangiavano pastorelle e puttani nani stripter nel greto di cappotti e mutandoni di lana ruvida e ricamata di fili d'oro,i quali poi con Villa il nano entrarono nel bar degli analfabeti:il Abc a bere tanti bicchieri di liquore Strega e qui giocarono con una stecca intagliata in un corno lunghissimo di cervo a forma di cane levriero sottile e bislungo su un biliardo dal basamento di legno intagliato a forma di chiesa della Steccata e seduti a lato di questo c'erano i cardinali detti Lollofrigida e Castagnarosa,vestiti di abiti color lampone sgargiante,i quali dalle labbra truccate di rossetti color verde pistacchio leccavano un cono di gelato alla vaniglia e chiedevano a Villa il nano se gli erano piaciute le cento pepite d'oro che gli avevano regalato.Villa il nano al prostituto detto il pecorita aveva mostrato una piastrella di marmo rosa di Verona in cui era scolpito un luna park medievale e sui baracconi volava un'astronave extraterrestre a forma di maiale gonfiolone,una sorta Ufosuino con a bordo il nano Villa ,il pittore nonno Sirocchi dal naso salamesco e uficiccioli,minuscoli marziani a forma di ciccioli e guidava nella plancia l'apparecchio il pilota detto Ufrattaglie e il nano raccontava che l'ottovolante lasciava una scia di polenta giallissima perchè questa ne azionava ed alimentava i motori e di aver dormito durante una missione nella camera da letto con un peluce suor Orsolina metaà suora e metà orsa e nel mentre guardava ad un televisore il telefilm Happy Days ovvero quello che succedeva nel cottage americano,bianco panna e grazioso tra Fonzarelli e Ricky Cunningham.I nani Villa e Pecorita quella notte avevano visto giungere dal lontano greto della Parma il pittore Valeone e il nano Caprati con una capretta che ghiottamente sugli argini del torrente ghiotta si pappava dei fiorelloni di campo lì fioriti e il pittore gesticolava nel parlare e discorrere con le braccia e le mani come se pennellasse ariosi affreschi,poi i due salirono su una conca di argilla e furono sul lungo Parma e giunsero nella chiesa delle Grazie dal reverendo chiamato LIrio Nabuccucconi e Villa il nano fece sesso con un vibratore a forma di tortello di zucca con la capretta,Caprati e il pittore e poi festeggiarono il compleanno dell'altro prete,don Nottetta Mammellio con una macedonia dai pezzi di melone tagliati a forma di profilo di volto del fisico patriota Macedonio Melloni.




Il cioccolato
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Villa il nano raccontava ad un prete mongol perchè della Mongolia e chiamato Gengiv Can-reverendo mastodontico come un armadione- di una cena in un rustico brasiliano dentro le selve e appena fuori Rio de Janeiro dove il proprietario detto Baffama Bazzonia-dai baffetti e la bazza- lo aveva invitato con lo scrittore francese Marcel Proust e altri letterati e mentre ballerine del carnevale tutte imperlinate avevano sfilato nel carnevale lontano tutti avevano mangiato sotto travi di legno intagliato a forma di donne supergonfie-nerborute e il baffetto ai suoi custodi aveva ordinato di adescare tre delle palestrate-ballerine gonfie di muscoli lucidi e neri e mentre loro gozzovigliavano-e mentre sfilavano i costumi del carnevale- di farle atranci e nasconderle dentro una cassetta di sicurezza di una banca,poi con le teste delle tre energumene dai bicipiti e tricipiti giganti-lucidi e splendenti come ebano- ma mozzati i brasiliani assassini erano venuti a tenere uno spettacolino tenendo un dito dentro il collo e la testa grumosi di sangue di queste ragazze-donne meravigliose dette Caffeinocchia,Leandra e L'Avvocata come se fossero burattine mentre le membra erano state sezionate come a forma di lingotti come porzioni di muscoli d'oro e chiusi in cassaforti di un'agenzia bancaria sita a lato dello stradone dove erano sfilati ignari i carri con i mascherati.Gli assassini desistettero a continuare lo spettacolino macabro,infine Proust con i guanti bianchi si versò un chianti rosso rubino ed etrusco tanto era invecchiato in bottiglia e comiciò a citare una pagina di Radiguet dove era il gatto anzichè il topo a mangiare il formaggio e poi racconto ai tempi della prima guerra d'Indipendenza sotto il regno Sabaudo a Torino che nella casa della madama nobile torinese chiamata di cognome La Cagnolina un topo scambiando una stecca di cioccolato bianco a forma di carrarmato per formaggio-rodendolo vi si era introdotto dentro ed infine era stato pappato dal micione della signora,infine alla barzelletta-fiabesca tutti applaudirono e Baffama Bazzonia sturò un 'altra bottiglia di Chianti antichissimo e prezioso del valore di cinquanta miliardi.




Le isole delle Canarie
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A Villa il nano-sul vascello di Cristoforo Colombo che solcava onde prima turchine,poi verdi color erbetta di ippodromo da derby d'ippica che si arrotolavano a forma di papiri o pergamene ed infine nere con tratti meno neri come le pellicole del cinema quando si faceva notte-un servo detto il Colombo Cristoforato del navigatore crocefisso sull'albero maestro,togliendosi un chiodo infisso nella mano,resola libera,gli lanciava addosso uova di colombo- ed in stiva mentre Cristoforo con grandi personaggi spagnoli appena schiacciando un uovo lo fissava e lo teneva in piedi sul suo asse -appoggiato ad un tavolo-il nano lord Torbone entrato in un barile pieno di whisky in apnea lo svuotava tutto facendo a gara con un topo detto Lo Sqitterrez che deglutiva anche lui tutto il liquido giallino dalla botte bevendolo e tirandelo su con una cannetta di Sambuco vuota al suo interno ed infine se ne stava brillo ed ubriaco in panciolle e Villa il nano a prua vedeva le coste delle canarie dai mille piumini gialli svolazzanti che quando la terra via via s'avvicinava sbarcati si concretizzarono essere uccelli da miglio:i canarini che volavano da frutti marroni a frutti rosa.Villa il nano appena fu sull'isola con Colombo salì su una carrozza giallo splendente a forma di Frigillido gigante(canarino) e viaggiò su questa in compagnia di un meticcio autoctono e dagli occhi color verdi e blu ruota di pavone,il quale offrì una torta che riproduceva con la panna verde pistacchio,la tribuna,i cavalli ed i fantini di marzapane un ippodromo inglese ed entrarono così in una stradina tra gli aranceti-dove volavano i canarini-da cui spicchiavano arance tirando fuori il braccio dalla carrozza mentre viaggiava ed all'interno di questa c'era un tavolino antico edi legno intagliato ai piedi a forma di zampette degli uccellini color pompelmo sul quale una lastra di vetro rifletteva una loro cesta con un uovo che sballonzonava su e giù e sembrava una televisione dell'epoca che trasmetteva un pallone-l'uovo di piccione-che si insaccava in rete come in una partita di fotball.Infine Cristoforo Colombo tirò fuori dalla borsa una caciotta Galbani dalla forma a forma del volto dell'imperatore antico romano Galba.già console di Nerone-che con una coltellina tagliarono a spicchi che risultarono molto appetitosi.




La madonna di Loreto
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Nella chiesa delle Grazie Villa il nano frequentava il reverendo chiamato don Battocchi che lo divertiva tenendo uno spettacolino con un burattino dalla testa piccola ed a forma di fagiolo ed un altro con quella di legno intagliata pressapoco tutta a forma di bernoccolo e Villa il nano arrivava nella chiesa da una strada alberata calciando foglie che si libravano nell'aria come le punizione del calciatore Mariolino Corso.Una notte che il nano e il prete dormivano fecero irruzione nella chiesolina diavoli vestiti di rosa,nonchè custodi di castelli dalle scarpe lunghe come Pluto e baffi alla pittore Dalì e qui rubarono una crocefisso di legno e scapparono nella notte ma giunti su un ponte,vistosi braccati dai birri per non farsi cattturare si buttarono nella Parma in piena dove iniziarono -gallaeggiando sul crocefifisso-a fluire sospinti dal flusso dell'acqua sotto i ponti,all'ultimo del quale attacatisi alla balaustra lo scavalcarono e ci furono in cima salendo su una carrozza giallo Parma con due palchetti interni e fuggirono,fuggirono fino a Loreto dove entrarono nella basilica buia e videro pregare devoti la madonna nera dagli occhi luminosi come due stelle turchine un negro nano chiamato o detto Rosa Nera da un alluce deforme grosso come una noce di cocco del piede insandalato ed un nano di Nonantola,decimo nano partorito da una donna modenese,il quale indossava un cappotto con per bottoni dentro alle asole canarini imbalsamati.Il negro nano si fermò in un ristorantino a mangiare un'orata color argenteria a forma di gonfia e goffa bambola che faceva venire l'acquolina con i diavoli che si spacciavano con lui per antiquari ed uno di questi omosessuale faceva il piedino sotto al tavolo a Rosa Nera toccandogli l'alluce-nocione.I ladri di crocefissi ricercati dai birri fuggirono a Roma interamente costruita di un colosseo immenso dormendo in una sparuta villa-ruina color verde cielo in tempesta con crepe gialle all'intonaco come lampi-.Poi proseguirono per la Campania e raggiunti dalle guardie-alcuni si dispersero nei campi-mentre quello rimasto di furfante si nascose dentro ad un omino fatto di mozzarelle di gomme-come l'omino Michelen di pneumatici-il pupazzo-mozzarella: simbolo pubblicitario davanti ad una cascina con un recinto di bufale dove si produceva il latticino gonfio,a palla e bianco latte.







La lottatrice di Sumo

Nel 1939 Villa il nano sposò nella chiesa di Sant'Antonio sita in Via Vittorio Emanuele a parma un ragazzo frocio balilla detto Testocolilla tra tanti lanci di Tarallucci e fichi secchi sul sagrato e in un'abitazione della strada festeggiarono le nozze con malavasia secca e miriade di savoiardi a forma di baffoni di Vittorio Emanuele secondo.Nella sera di settembre color oliva Testicolilla dalla disa da balilla color lilla da un balconcino del palazzo sparò con una pistola ai comunisti,tra i quali Pappapeppone Compagnoni e Linguer Lambruscomunisti,vecchioni panzoni somiglianti a bambinoni comici e con loro un bambino chiamato Carlo Marxo divorava una fetta di anguria ma il fascista mal maneggiando l'arma gli partì un colpo alla testa che lo ammazzò e lo sposalizio finì in una beffa.Gli amici di Villa il nano chiamati Maggino Gratugino e Casso Damorte,il primo calzante scarpe a forma di sipichioni di gruviera con i buchi e il secondo con al collo una gorgera a forma di bara vedendo l'avanguardista colare sanguedalla testa chiamarono il nano che pianse molto.Lo zio Paridesio aveva regalato perciò invano una bicicletta da corsa dai tubolari a forma di sigarette di aluminio montate e fuse insieme a formarne il telaio del velocipite da record dell'ora e su questa salì il barbiere delle pompette chiamato Alcide Coppini e si mise a pedalare urlando che ra morto Testocolilla e da un finestra del salone immenso dell'abitazione Passarono furgoniblindi della polizia  a forma di gabbie con dentro gli assassini Gavrilo Princip e Gaetano Bresci dei due monarchi Francesco Giuseppe e Umberto Primo che lanciarono i due baffoni tagliati ai due re a Villa il nano che da lì li vedeva giungere ed infine al prete chiamato Benitesio Topolini-confessore di Benito Mussolini- il nano raccontava aneddoti:di quando dalla città di Siena aveva visto una mongolfiera a forma di calzatura ginnica e gigante da fantino,a modo di simbolo pubblicitario e nello spazio per calzare la pianta del piede volava un gregge di pecore con un pecoraio e il suo cane nero o di quando in compagnia di un pittore naif della domenica aveva mangiato con le bacchette in un ristorante giapponese topi fritti ripieni di telline anch'esse fritte e guarniti di erbe ed ad un tavolo di fianco sedevano due lottatrici di Sumo grassamente muscolate e dai codoni intrecciati a treccie che le penzolavano nel solco del sedere fino al buco del culo grosso come un bocciolo di fiore di loto ed orifizio a forma di occhio a mandorla e poi fuori nella notte sul taxi del taxista japo-americano Chicagone nel buio illuminato di lontano di lucine multicolori di orologi elettronici e made in Japan-microchips-computer sul cui schermo minuscolo si poteva seguira chichessia campionato sportivo-e marocchini li vendevano ai bordi delle strade. O sempre con il pittore in viaggio per Firenze si era fermato in un mothel e aveva mangiato un trancio di un panino a forma minuscola di torre di Giotto ed aveva chiaccherato con lo studente di Filosofia chiamato Scandicchi dalla barba rossa color rapa.










Il derby della lanterna


In una trattoria dentro la roccia di uno scoglio di Monterosso Villa il nano seduto ad un tavolo con vecchioni liguri giocava a briscola e uno di quelli strozzava con l'angioletto di spade-la briscola-la carta del tacchino(la Pita)mentre sorseggiavano uno Sciàcatrà nei bicchieri e il nano vide sul calare della sera Montale il poeta sulla marina pedalare un moscone a forma di scheletro di mosca gigante e fatto di ossa di seppie galleggianti ed arrivare a riva entrando nella trattoria,poi riunitosi tutti a mangiare con il vate da un finestrone-incastrato nella roccia-videro il mare diventare in burrasca come un ercolone Nettuno che arcuava i muscoli liquidi come grosse braccioni e spumava dal pene-onda in cui intrfolatisi una tellina inghiottì una balena e davanti ai loro d'occhi diventò a sua volta un capodoglio.Sul soffitto per gli squassi dei marosi traballava sul soffitto una lanternina-simbolo dell'autoctono e ligure derby di Genova-di cui l'oste detto il Manarolone era intenditore.Villa il nano,il poeta Ugenio con un uccello pupa variopinto-simbolo della poesia-sulla spalla e il vecchio sdentato,conte e lupo di mare ligure chiamato Invivernazza sul moscone arrivarono ad un faro remando dentro la scia di luce proiettata dalla sua lampara come un fascio sull'acqua e ne visitarono l'interno e vi videro il bagno dalle pareti picchiettate di conchiglie nella calce e la cui tazza del water era a forma di capesanta gigante,da lì poi avvistarono una petroliera fantasma ed extraterrestre a forma di limone a sua volta di tromba di fanfara.Villa il nano- definito dal poeta Montale come Villaggio-fantozzi,frate Fracchia all'incontario-perchè tutto quello che toccava si trasformava in beffa a suo favore-aveva raccontato agli astanti nella trattoria di sè al Palio di Siena in cui si era visto specchiato il volto inacartapecorito nella marca plastificata di una scarpetta di un fantino chiamata Piccolo Pecoro sul simboletto a forma di forma giallognola di pecorino con su scritto il motto:"Agnello di Dio che togli i peccati della caciotta(a forma di mondo minuscolo sulla tela della calzatura)"e il nano aveva infilzato ad un ditino gonfio come una luganichina un anello con un rubino rosso cesellato come una minuscola bottiglia di Chianti.Il nano raccontava inoltre quando a New York sul taxi del taxista detto il Chicagone aveva viaggiato su un ponte gigantesco fatto di pezzi immensi di chewingum -prototipo pubblicitario di una ditta americana di gomme da masticare e costruito di fianco a quello di Brooklyn.











La calsoleria



Ritornato nella notte a Parma Villa il nano fu davanti alla bottega di calzoleria del pittore-ciabattino nonno Sirocchi dal naso lunghissimo e il negozio era a forma di scarpetta in muratura con una vetrina luminosa alla quale il nano bussò con un tacco appeso al muro di fiancò che serviva alla clientela per presentarsi e da Sirocchi fu invitato e fu fatto entrare nel retrobottega odorante di mastice misto a sudore delle scarpe e qui mangiarono un tocco di formaggio bevendo buona malvasia in compagnia del ratto detto Mariatoccoluigio e poi giocavano a far correre modelline di macchinine sul plastico del ponte di Sant'Ilario in miniatura poi il pittore-ciabattino mostrò al nano scarpe fiorentine appartenenti a muratori-che stava aggiustando-e a forma di bistecche fiorentine,rosse sangue lucido e con il tacco a forma di loro tacco,poi Villa il nano dormì in un magazzino-sgabuzzino tra miriadi di scarpe vecchie sugli scaffali,il nano dormendo si sognò infine il ponte di Sant'Ilario dalle statue con scolpiti ciabattini di questo patrono di Parma e sotto nel greto fiori dalla corolla gigante,gialla ed a forma di forma di Parmigiano- Reggiano e i petali a forma di spicchi di formaggio che una moltitudine di toponi fiutava simpaticamente e mentre il nano sonnecchiava e sognava il pittore-calzolaio da un passaggio segreto entrò in una chiesa lì comunicante e preso un cero acceso e facendo colare il moccolo sul naso lunghissimo ve l'appoggiò come un equilibrista ma sostenuto dalla cera induritasi, si fece luce nella chiesa buia ed accortosi che il prete chiamato don Reliquore Amariano si era scordato a dormire in un confessionale in un buco del legno de in un tarlone introdusse il nasone e con colpetti della punta smutandò il reverendo ed lo introdusse nel deretano sbodenfio e gli venne anche di star,nutirci.Dentro il confessionale con il sacerdote c'era un chirichetto chiamato Resalamonefelicino Felinissimi dalla cotta color salume ai bordi color rosa spalla cotta di San Secondo con bottoni di plastica a forma di prosciuttini e ciccioli alle asole,il quale vedendo l'oggetto estraneo(il naso bislungo)esclamò:"Vè un tarlo a forma di salame" e così il reverendo chiamato Reliquore Amari si svegliò con il nasone nel buco del culo profumato d'incenso,di mirra e di cera ma il pittore sgaiattolò furtivo nel buio delle navate fuggendo.L'indomani il nano Villa e il pittore dal naso lungo e finocchio erano a sgargnaplare come i matti dell'accaduto ad un pic nic su un collicolo rosa di Collecchio al quale mangiavano acetelli,insalata moscovita e fette di coppa conservata in carta oleosa e trasparente da salumiere e inoltre bevevano birra marca Heinochen in compagnia di un ferroviere detto il Carbone che cronometrava con una cipolla chi dei due fumando la pipa tenesse più lungamente accesa la brace nei fornellini.Avevano mangiato anche ottima insalata grassa che il nano e il pittore scavalcando i cancelli dello stadio Tardini nella notte incustodito avevano raccolto nel prato erboso del campo di pallone dove era cresciuta dentro la semiluna del corner e riusciti dallo stadio si misero a correre sull'utilitaria guidata dal nano perchè inseguiti da un custode dell'impianto sportivo chiamato Ceresina ma poi infilato un verde color menta di un semaforo fuggirono in piazza Garibaldi dove videro seduto ad un tavolino di un caffè lo scrittore Bevilacqua-dagli occhi di zibellino femmineo,vestito di un completo,giacca e pantaloni color violetta con una cravatta gonfia,di raso giallo splendente,a forma di bottiglia di liquore Strega dall'etichetta stampatavi su e vinta al premio letterario Strega dal letterato e nel bar il nano e Sirocchi ordinarono questo liquore di Benevento.







Il museo del Louvre


Alla fine del 1800 Villa il nano rimase chiuso dentro al museo del Louvre ed era spaventatissimo perchè vi suonavano gli allarmi perchè al suo interno due studenti delle Belle Arti chiamati Giocondadisangue e Caravagina si pugnalarono in un salone del museo in cui erano appesi quadri del Caravaggio che aveva raffigurato in questi malefatte della sua vita:la spadata ad un sergente del Castel Sant'Angelo,la rissa con il garzone dell'osteria del Moro,l'uccisione a Ranuccio Tomassoni ad una disputa del gioco delle racchette e le sassate ai birri.La mattina che venne riaperte le porte Villa il nano riuscì dalla mostra,dal palazzone a forma di cavalletto gigantesco,in compagnia del pittore Copiazzòn,un artista che rimaneva dentro lo stabile-senza che se ne accorgessero le maschere-per copiare i quadri famosi illuminandoli con una lampadina tenuta sulla fronte e giunsero nella mattinata splendente nella panetteria del quartiere di Monmatre e comprarono baghette lunghissime,ancora calde ed a forma di peni e se le mangiarono su una panchina.









Il fogone



Un giorno di maggio,mese delle rose e della vergine Maria successe a Fontanellato che un bambino chiamato Robespierre,figlio di un contadino fogonò la scuola e girovagò nel paese andando persino nella basilica a prendere in giro la madonnina buona,divina, gonfia ed ubriaca agli occhi di miliardi di rosari recitati dalle devote lì e il bambino all'interno del chiesone fece conoscenza con Villa il nano che lo esortava a pregare.Intanto nel casolare della famiglia chiamata Letamiprovinciali quella mattinata morì il nonno del bambino detto il porcaro Porcovacco colpito da un ictus fulminante e la moglie-la nonna di Robespierre-chiamata la inmedaglia semre d'oro dal Sant'Antonio Abate in rilievo partì alla volta della chiesa per pregare del marito e perchè prendesse bene dal maestro chiamato Arameglio il nipote a scrivere il suo tema-pensierino in classe,insomma chiedeva grazia alla Madonna perchè diventasse un futuro scrittore Bevilacqua ma barzelletta o beffa il bambino vide la nonna e per non farsi vedere tirò per una manica Villa il nano e sgaiattolò con lui fuori dalla chiesa,meta le giostre dove i due comprarono un ciambellone fritto e se lo mangiarono,salirono sull'ottovolante ed infine le orecchie del bambino si ingigantirono come quelle di un somaro e tornato a casa spaventarono molto la mamma e la nonna.








Il pignoramento



Villa il nano era sotto una pergola di una tarttoria senese a sentire concerti di fisarminiche davanti ad una fiaschetta di vino in compagnia del nobile decaduto e senese chiamato Torquato Tindari che aveva appena venduto un palazzo antico dai muri spessissimi color bistecca al sangue,del cui osso aveva forma lo zoccolo dell'abitazione per denari appena bastanti a pagare i creditori e con un futuro da mendicante e il nano vide il rampollo-dai capelli color d'angelo e dallo spolverino color cipresso sparire in fondo a due strade e nella casa ufficiali della società dei pignoramenti stavano sigillando i mobili confiscati:Torquato quella notte vendette una sua ciocca di capelli d'angelo ad una parrucchiera e si pagò così il treno per Livorno,poi Villa il nano qualche anno dopo lo rivide nella città a fare il cameriere in un ristorante dove era andato a mangiare una fiorentina somigliante in minuscolo al frontone del suo palazzo e sulla bistecca era caduto inavvertitamente un capello biondo di Torquato che vi disegnava su come una meridiana.Anche la luna era a forma del palazzo rosso sangue fosforescente-dai muri terminanti a zampa d'elefante-e qualche piccione e colombo viaggiatori portavano a Torquato planando dall'abitazione su Selene nella trattoria qualche lira abbandonatavi dentro o lacerti dorarati di tele del Beato Angelico e Simone Martini da lui posseduti ed indorature sfaldatosi dai quadri asportati durante il fallimento.











La luna tramontata



Un abate chiamato Gildo Messuino mostrò a Villa il nano un pozzo a forma di dente molare cariato e gigante e il nano si divertì a scenderlo con una corda ed all'improvviso gli apparvero sul fondo un asino verde color trota ed un nano monco alle braccia ed alle gambe,i quali erano riusciti a restare vivi lì mangiando insalata medica che nasceva spuntando spontanea sulle pareti del pozzo tra le fessure dei mattoni e il monco usando i monchini come pestini sminuzzava ed ingeriva insieme al somaro.Il nano monco era un antico abate conservatosi per centinaia di anni in fondo al pozzo che si rivolse al nano Villa con voce cavernosa e catarrosa-sputando muco a forma di anolini-ripetendo antiche iscrizioni scritte in latino sulle pareti lì sotto e Villa il nano dopo aver cordati il monco e l'asino con la corda li riportò su poi l'abate monco chiamato Melecani s'inginocchiò a pregare-appoggiando gli arti su un inginocchiatoio-.Villa il nano chiamò un taxi guidato dal tassinaro detto Messemissaest e questi vi fece salire Melecani,infine salì Villa il nano che alla luce scoprì che l'abate aveva anche il naso monco,il quale guardò con meraviglia diabolica ed iperbolica libri di letteratura del tassista e posati su un sedile dell'automobile e leggendo pagine del libro"Bonjur Tristesse",uno dei romanzi lì,diventavano magiche e peccaminose,poi iniziò a raccontare-mentre l'automobile viaggiava-che gli arti ed il naso glieli aveva mozzati un patrigno quando era un pupattolo e poi aveva preso i voti e viveva nella chiesa ed un bel giorno un brigante l'aveva lanciato nel pozzo facendo per sbaglio cadere anche un suo somaro.
Parte seconda
All'abate siccome era stato per un secolo al buio nel pozzo abbagliavano le luci della notte e poi questi si mise a leggere un altro libro-posato sul divanetto della macchuna scritto da Arthur Rimbaud che vi aveva fatto la cronaca dei suoi giorni in Africa da quando vi era immigrato cammellando con i beduini nel deserto che descriveva come una focaccia bollente in un forno e di quando arrivò in un casino dentro ad un palazzo a forma di ananas gigante e dall'intonaco giallo sbiadito dove le prostitute surrealisticamente avevano gli arti fuori posto:le gambe al posto delle braccia,un piede al posto di una mano,il naso al posto della vulva e gli occhi al posto dei ginocchi.Mentre viaggiava il taxi Melecani corrotto dal nano fumava sigarette lunghe quattro metri dentro ad un bocchino che Villa gli sosteneva in bocca e il taxista offriva il caffè colato da una macchinetta espresso nel cruscotto dove aveva anche acceso una tv digitale che cambiava di canale con un telecomando facendo loro vedere partite di fotball del campionato inglese-quali Bristol-Everton.Ipsich Town-Tothenam e Manchester-Nottingham,oppure partite di Basball,di Cricket,incontri di pugilato o catch o gare di pose di bodybuilding e Melecani-tutto per lui era nuovo-rideva come un matto di omini che inseguivano la palla come farfalle con un retino o che mostravano muscoli come polipi muovendo i tentacoli.Poi il tassinaro offrì anche un cocktail azzurro chiamato Jin Fizzi e giunsero infine in una villa sita tra Marore e Mariano,paesi parmensi-preistoricamenti bagnati dal mare-e nel giardino in fiore assistettero ad una gara di corsa di topini addomesticati,i quali iniziavano a correre quando il proprietario della casa sparava un colpo con un mortaretto pirico,al quale era collegata una gabbietta che così si apriva al rumore del botto,dalla quale le arvicoline uscivano e si mettevano a correre in una pista e Melecani esclamava che era bello questo Palium Micky murum.Villa il nano gli aveva raccontato di essere stato a Siena per il palio del 1874 che aveva corso il fantino detto Barbone-il giorno che doveva giungere nella città il veggente poeta Rimbaud che si era fatto dal Belgio tutta la strada a piedi per arrivare in Italia,perciò detto il figlio del vento ed era stato fermato solo da un insolazione presa a Livorno,procandogli forti febbri e così ospitato da una vecchia della città del Caciucco-.A notte fonda tramontò la luna con scie rosse di luce per poi riemergere minuti dopo nell'alba buia e scura della notte seguente di lì a poco mentre l'abate monco sbavava saliva ed aveva crisi epilettiche e il taxista e Villa il nano lo riportarono nella cella monacale del convento pieno di muffe come ciuffi di zucchero a velo dove Melecani prima di morire ringraziò Villa il nano di averlo fatto divertire così tanto nella notte seguita dalla notte e poi disse che era un peccato morire per non poter sapere chi avrebbe vinto il campionato nel ludum della palla inglese.
Parte terza
Villa il nano piangendo partì in macchina per Graziano Visconti,paese pieno e fatti di rocche ed arrivò davanti al feudo intonacato color rosso antico di sciroppo di lampone dove abitava anticamente la famiglia Melecani e dove vivevano gli eredi del patrigno dell'abate e qui vide nelle postazioni delle sentinelle soldati che vi giacevano la guardia e che si erano insospettiti quando il nano Villa aveva posteggiato l'automobile davanti al muraglione della fortezza.Il nano poi vi spiò dentro e scorse un giardino meraviglioso dalle distese di fragole,alberi di limoni in frutto e fontanine zampillanti analcolici arancioni ed infine una trottola di latta arruginita appartenuta al bambino Melecani.Rimirò anche gli affreschi dipinti dal pittore detto il Vacanzaingalera:il più bello nella sala detta Delle Caramelle.Il sole intanto bruciò la luna ed iniettò di una coda di fuoco la cantina del castellino dai soffitti con appesi salumi mentre i topi fuggivano fuori da pertugi e tornando-viaggiando sulla sua automobile nella terza notte successiva non interrotta da nessun luce del giorno si sentiva ripetersi nel vento l'atavica litigata del patrigno con la madere del bambino chiamata Evina Melecani,rissa che era terminata con la potazione degli arti del futuro abate.











Niki Lauda



Nel 1930 Villa il nano era stato invitato su uno jacht attraccato nel porto di Montecarlo dal vecchio detto il Pereville che possedeva un villone di marmo bianco venato di striature verdi in Veneto tra i pereti di pere abate ed in compagnia del pittore chiamato Joe Pomodoraccio e di uno di Detroit detto Spaghettipolloinsalitaunatazzinadicaffè bevendo cockatils illuministi ed azzurrini seguivano la corsa tra i quali correva il pilota Fangio ed ad un certo momento due macchine in un incidente s'infiammarono ma i piloti non bruciarono perchè vestiti di tute diamante-specie di collusione antenata di quella successa a Niki Lauda rimasto pelato e strinato ai capelli come una gallina-ma prese fuoco una tabaccheria del Principato dall'insegna fatta di un neon pubblicitario a forma di sigarettona luminosa e il negozietto fumava bianco con i manufatti-sigarette che bruciavano.I due con Villa il nano non fecero che parlargli di pompini,spagnole sessuali e seghe infine Fangio dal palco dei vincitori della corsa-lui arrivato primo-venne sparato con il tappo di uno champagne gigante a cui era avvinghiato sulla folla sotto come una donna cannone,infine i tre-eccetto Villa il nano-partirono sulla barca per la Croazia.












La lesbica



Un lontano giorno di ottobre del 1975 Villa il nano fu caricato dal poeta Pasolini sulla sua alfetta davanti alla stazione Termini ed andarono a Tivoli con amici zazzeruti in una trattoria gestita dall'oste chiamato Barabbapapa a mangiare un gonfio pecorone rosolato nel caminetto e esrvito su un vassoio dal cameriere detto Fregenio Sabaudio,poi pecorino fuso con il miele e bevendo vino Frascati,poi nella notte lo scrittore e il nano soprannominato Mammolino Arcifino camminarono nelle discariche dei rifiuti di Ostia Lido-piene di gabbiani-e vi camminavano su alla spazzatura finchè in un lembo di spiaggia fecero sesso-mentre una donna era inseguita e percossa dal marito-amante chiamato Ascanione Albertazzieri Finocchiona che lì nei pressi aveva posteggiato la sua automobile Aurelia-dagli alettoni laterali-con posati su gli occhialoni a forma di due gatte della moglie.Il custode della spiaggia libera infine spruzzava benzina sui resti depositati dagli spazzini ed accendeva un fuoco immenso ed il puzzolente uomo che raccoglieva resti di cilbi lì era detto Crosta e con la pellebruciacchiata dalle fiamme dei falo accesi  in quella zona siccome camminava ai margini del campo per sorvegliare il fuoco e così ne era scottato dalle sue lingue scottanti e una volta tra i rifiuti nei primi anni settanta aveva salvato un pupazzino-mascotte plastificato a forma caricaturizzato del calciatore Gigi Riva,bomber dell'epoca forse perso da un bambino bagnante tifoso del Cagliari e regalato da Crosta ad un pecoraio sardo che passava con il gregge delle pecore in quel territorio.Del mare vicino si sentivano gli scroscii delle onde e lontano suonatori suonavano stornelli romani con mandolini e il fuoco si alzava ed arrivava a bruciare una montagna di rifiuti accumulata da Crosta con in cima un fantoccio fatto di una confezione di Mastrolindo buttata via vestita di stracci e sormontata da una testa di porco macellato.Pasolini, Crosta ed il nano-ritornati a Roma scendevano le scalette di Ponte Mammolo ed andavano a Trovare Canellino Micagnangelo,un accattone che dormiva dentro i cartoni sotto il ponte ed allevava bastardini ai quali faceva correre gare di corsa nel marciume di Ostia Lido e se ne stava lì a limanare un cagnolino detto il Vaticane,i tre furono inviitati nel palazzo della Marina militare-in centro a Roma-ad una festa con ammiragli in divisa sgargiante azzurrina e bianca e durante il festino ci fu un'asta di un quadro che cominciò quando i galleristi spogliarono di un lenzuolo la tela in cui vi era raffigurata la città di Roma vista dall'alto dove in ogni piazza e piazzetta cani bastardi correvano gare come berberi del palio ed a Piazza Navona vinceva una bastardina detta Carrà con calcata sulla nuca una parruccha bionda a caschetto su modello della detta ballerina della Rai chiamata Raffaella e lo starter era stato il vecchio e baffetto Calindri dentro ad una bottiglia di Cynar.Quella notte in Via Pappa del canarino del Papa -ad un palazzo della quale era appesa una gabbietta con dentro un uccellino giallo da miglio dal becco a forma di di dito mignolo di Sisto primo-Villa il nano vide sparire dietro un vicolo una ballerina lesbica pallida,grinzosa,flaccida,calva,dal nasone luunghissimo, vestita con una veste trasparente come un velo a forma di onda crespata e chiamata Mimamimosa Pontefica con la sua fidanzata chiamata Giovanna della Begora graziosa,carina e dai boccoloni arancioni per rivederle in una trattoria chiamata Saffoste,infine le seguì fino ad una torre a forma di mammola gigante ed intonacata di verde sulla spiaggia di sabbia d'oro di Palidoro,nota località marittima romana dove le due salirono e si montarono e dindinellavano nella collana alla caviglia della ballerina i ninnoli d'argento a forma di minuscoli volti di tutti i papa sucedutisi fino ad allora in Vaticano-nella furia del sesso-.Villa il nano infina andandosi a coricare su montagne di sabbia pichiettate di erba e fiori Spadoni selvatici vide un   nano e tozzone nonchè nobile marchese,visconte duca,conte, chiamato Albertone Zanfarana e somigliante ad un rospone con una puttana della Magliana dal nome d'arte da prostituta Nella e il suo pagodino cabriolet e decappottabile era là posteggiata in fondo alla fine della spiaggia con il clacson emettente strombazzate come versi di urli di Alberto Sordi ed era così finita l'avventura di una giornata romana di Villa il nano.














Il carosello dello scudetto Juventino



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Nel 1977 Villa il nano fu invitato nell'appartamento in un palazzone orrido e periferico del lingotto a Torino e in questo quartiere alveare entrò nell'interno-arnia dove abitava un dipendente fiat e tifoso della Juventus chiamato Ricino,quindi salirono su un utilitaria della Fiat a forma di gianduiotto-dalla quale come un cioccolatino bicolore metà alla vaniglia e metà al cacao si scioglieva al vento il biandierone bianconero della squadra-e così parteciparono al carosello delle macchine per lo scudetto della squadra in quell'anno.Ai due si aggiungeva salito dopo sull'autovettura il nobile torinese Juvino con cui a notte fonda giunsero a Baganzola,paese del parmense alla trattoria chiamata Zopponziopilato e Barabbone dove l'oste chiamato Jesù Cristino serviva fritti di pesce pescato nei fossi della zona e c'erano pesciolini dorati e rugosi per l'impanatura come il volto del pittore Sirocchi,di cui i cetacei avevano la protuberanza a forma del suo nasone e l'afrrescatore stava giocando a biliardo nel locale  e con il naso a forma di stecca lunghissima sospingeva con la punta di questo la palla d'avorio bianca e spaccando le altre a mucchio-al gioco americano-le faceva entrare tutte in buca.Sirocchi un giorno sul soffitto del locale chinato sulle impalcature con il pennello dentro ad una narice del suo naso con movimenti della testa aveva affrescato Barabba ,Cristo e il popolo di Gerusalemme che sceglieva chi dei due far crocifiggere e vi aveva dipinto tra la folla anche Rosario Villa il nano di fianco a Farinariseo,un panettiere-enzimatore di ostie che impastava con la farina e sfornava all'alba.









Gli zingari
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Sporgendosi dal parapetto del Pontetaro un lontano giorno del 1864 Villa il nano con la vecchia signora Ermenegilda Bandini,che sarebbe stata la bisnonna della bambina Carlina,poi lesbica del paese di Pontetaro e detta Ovaie d'acciaio guardavano risalire il fiume-giungevano dalle foci-zingari dandy accompagnati da ippopotami carichi di bauli pieni di oro rubato durante i viaggi nelle città toccate dal loro peregrinare ed omini dalla carnagione scura si erano fermati-facendo una siesta-sotto il ponte ed avevano scaldato i pescegatti pescati sulle grosse medaglie che solevano con una catenina portare sul petto.Poi questi invasero il paese vagando qua e là e tenevano spettacolini con serpenti e scimmie addomesticate ed uno degli zingari con un cappello a forma di cannolo di pelo di tigre era andato nella barberia del paese-con appesa ad una parete il fotomontaggio di Garibaldi giocatore della Juventus dalla maglietta a striscie bianche,nere e d'oro-e si era fatto sbarbare dal barbiere Gabino i peluzzi color corallo spuntanti sparuti e radi sulla pelle color caffelatte siccome quasi imberbe,qualcuno di questi era invece andato nella trattoria del paese a bere per la prima volta vino lambrusco scambiandolo per sciroppo gasato,intanto sulla Via Emilia correva una carrozza a forma di tabernacolone gigante con su don Polveriera,prete di Noceto e don Fontana,reverendo di Fontanellato il quale portava in cattedrale a Parma la Madonnina della basilica del suo paese e nella corsa fu ferita una scimmietta giullara e buffona degli zingari ubriaca di vino che maldestramente aveva attraversato la strada mentre le due bambine pontetaresi e religiosissime:la Liviolina e la Vispateresa correvano dalle devote signorine Mari e Pizzarottipomodori-una di queste sarebbe diventata la madre di mio nonno-a dire di nascondere l'orologio d'oro a forma di San Pietro(Vaticano) con scritto dentro i marchingegni i destini di tutti i Santi Padri siccome all'esatta ora della loro morte veniva fuori un cucù a forma di loro tomba ed allo scoccare dell'elezione del nuovo papa faceva capolino una statuina con le fattezze del nuovo ponteficie ed infatti il villano totntolone del paese a due di questi mulatti aveva detto che in quell'abitazione esisteva una cipolla che valeva miliardi e i due cercavano come entrare nella casa.Era un giorno d'agosto e Villa il nano partì su una carozza con Ettorone Lamarino,proprietario di un Porcile a Pontetaro e uno zingaro che odorava di rudo ed era detto Clitoridecleptomane alla volta di Noceto nell'ottocente chiusa dentro una noce gigantesca per andare a seguire l'edizione della corsa del palio degli scoiattoli di quell'anno e durante la corsa degli animaletti il nomade zigano sporgendosi dalla balaustra che ne delimitava la pista in mezzo alla folla a lato ne aveva acciuffato uno detto Garibaldino ma questo sfuggita la presa aveva terminato di correre la gara.
2 Parte
Alla parata storica paggetti avevano portato su cuscini gli scoiattoli che correvano per le diverse contrade e diverse bottiglie di nocino dei quali una commissione del comune doveva decidere in quale erano state meglio infuse nell'alcool le noci dalle liquoraie del paese.Un antico giorno del trecento gli avi del Lamarino,Villa e lo zingaro chiamati Liquorinoamari,Tinellinino Villa e Citrulladro avevano assistettero all'edizione medievale della corsa degli scoiattoli durante la quale ai condannati a morte veniva schiacciata la testa con una specie di schiaccianoci gigante,atrezzo di tortura dell'evomedio e Tinellinino Villa aveva pianto molto a veder giustiziato il vecchio chiamato Cornacina perchè aveva rubato un aratro al Camboara-furto che non aveva mai commesso-e il presunto ladro aveva scarpe medievali a punta sormontata da una campanellina che le nocette ai piedi-callosità di cui soffrono i nocetani- gli gonfiavano ai lati degli alluci come bugnoni mentre altri briganti-ricercati da guardie dagli abiti bombatissimi a forma di maschio della rocca di Noceto-ingerendo un' erba reperita a Medesano durante la loro fuga si erano rimpiccioliti della dimensioni di soldatini da chiudersi dentro alle noci nella nociaia del castello del paese e balzanamente si può racconatre che quasi stessa sorte di Cornacina avevano avuto schiacciati da i denti di uno scoiattolo che aveva addentato il gariglio delle dette noci o da una schiaccianoci del feudatario.Vito mio nonno,maestro ragazzo molti decenni dopo andava ad insegnare nella scuola di Fraore,vestito di una pelliccia di scoiattoli ed un giorno riuscì a fermare il braccio di un altro insegnante che voleva colpire con una bacchetta un suo alunno asino e sbuccione chiamato Fragolinsano Garubbario,reo di essersi fatto trovare con il pene duro dentro ad un ciambellone gigante e fritto e il mio futuro nonno l'aveva portato nell'antica Noceto sotto i portici pagandogli un panino da un bottegaio e parlandogli della favola di Collodi e sempre mio nonno correggeva i temi che Villa il nano scriveva per diletto con il pennino su foglie secche di una quercia in una di quell'estati dalla chioma a forma di volto gigante di Garibaldi con il barbone  tanto elementari,poetici,buffoni ed infantili da far sgargnaplare le scrofe e nel più bello era descritta una collina innevata del paese di Cella,la cui neve Villa il nano non voleva sverginare con calpestii.












L'aldilà
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Villa il nano era nato a parma il giorno dei Morti quando i marronari abbrustolivano le caldarroste e si portavano i crisantemi nei cimeteri ed aveva dormito nella nurcery dell'ospedale con di fianco solo un minuscolo bambino piccolo come un pettirosso chiamato Panno Lino partorito il suo stesso giorno.La sorella della mamma di Villa il nano era andata nella strada di fianco all'ospedale a comprare una rivista illustrata con nella copertina fotografati il cane Pippo Baudo dell'eroe risorgimentale Pisacane e un panettiere detto Micche Buongiorno che sfornava sfilatini di pane per Garibaldi.I due neonati fuggirono dall'ospedale e giunsero nel cimitero della Villetta e Villa il nano si diresse alla tomba del trisavolo chiamato Pigmento Rosolone ed entrò dentro l'avello internamente dal grosso scalone che portava a campi di zafferano innevati ed ad una villa dell'aldilà dove il parente intagliatore di zaferi a forma di anolini li mestolava in una coppa d'argento e li vendeva al nonno nasone pittore Sirocchi ed in Piazza del Governatore quel giorno si toglieva il camice da toletta che copriva la statua del mercenario Garibaldi e si inaugurava il monumento mentre in Via Cavour si lanciavano gianduiotti di Torino e in Via Bixio strisciavano biscie dei boschi di Teano baffuti come il re e le barberie di notte erano aperte e vi uscivano vecchioni-quali i Galeazzi e i Gaibassi-con gli stessi modelloni di baffoni-somiglianti a due acciugoni-quelli dei più giovani-o acciugoni-quelli dei bianchi ed incanutiti ai peli-e così continuava il campionato dei barbieroni e dei Rabarbaroni dei barboni nei caffè della piazza poi volarono anni e gli stessi vecchi si strappavano i mustacchi per l'assassinio anarchico di Umberto Primo,tantissimi anni dopo invece Villa il nano in Amrica addocchiò sul marciapiedi un mozzicone ancora in un bocchino a forma di volto minuscolo della cantante Madonna,poi raccattatao da un closhard che l'aveva venduto per un miliardo ad un figlio di Handy Warrol.










Le sentinelle
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Davanti al palazzoDucale a Colorno facevano la guardia due sentinelle,certi giovani chiamati di cognome Ultravioletti e Drogatrici dalle divise di velluto color violetta e Villa il nano queste chiese di essere ricevuto dalla duchessa Marialuigia che lo accolse e gli offrì violette candite e il nano conversò con un 'amazzone detta la Sella,amica dell'imperatrice d'Austria,ridiscendendo le scale invitò i soldati in un bar sotto i portici del paese a bere una Sambuca nei cui bicchieri con mira infallibile il barista da dietro il banco lanciava i chicchi di caffè:le mosche che vi planavano dentro come in un volo muscide e nel barino entrò un culturista dai muscoli gonfi,bianchi,eleganti e neoclassici che Villa il nano corruppe a fare sesso con lui nella toilette del locale,poi il nano con le sentinelle ducali andò in un campo pieno di bacelli pieni di fagioli a forma minuscola di palazzi della Pilotta e vi fece sesso,poi arrivò la polizia che per suoi atti osceni mise- come un pasticcino:un cannolo sbavato di crema in una ghiacciaia -il nano in una carrozza gelatissima per portarlo in una galera nera a forma di vascello dove il nano divise la cella buia con un barbone gigante che gli offrì tante sigarette e la pipa da fumare e lì il nano si masturbava con foto di polpacci muscolosi- nello stile del Canova- di soldati napoleonici,poi da un pertugio del carcere il nano e il mendicante videro incedere verso la galera un'amica di Marialuigia:la Nontiscordardimè,di lontano come un fiorellino azzurro perchè vestita di una veste a forma di bocciolo pervinca,la quale portò loro formaggio Parmigiano e una bottiglia di lambrusco e firmò per farli uscire dalla galera e perchè a loro non venisse eseguita la tortura della goccia,i due finirono in una taverna a Parma dalle botti a forma di maiali serviti da una cameriera,ragazzanerborutissima e vestita di una scossalino a pizzi e uscirono dal locale a notte fonda senza più neanche una sigaretta e senza un soldo ed approffittando di una rapina ad una tabaccheria -dal palazzo a forma di pipa in muratura-eseguita da un ragazzo francese con un pistola spruzza peperoncino che aveva accecato il tabaccaio rubarono mentre questi era riverso al suolo un po di pacchetti di sigari e vagavano nella notte scurissima come due stelle:le braci accese dei toscani e le lucine dei miliardi di stelle in cielo erano le sigarette che fumava Dio.I due presero una carrozza e-inseguiti dalla carrozza a forma di boccale di birra gialla e spumosa-arrivarono a Sissa dove l'imperatrice del paese detta la Gosè Prima offrì loro un caffè in una tazzina di porcellana a forma di minuscola scrofa.Sissa era invasa dalla malattia Maialaria dai tempi del seicento quando l'amante di Renzo la Culattellucia era stata sequestrata dall'Inniminetto e il morbo rendeva la pelle con bubboni a forma di ciccioli e nella notte passava il medico chiamato Malazana che curava i malati e nelle fosse comuni venivano buttati i morti da carri su cui erano ammassati.Poi come in un sogno Villa il nano vide arrivare davanti alla sede sociale il pullman del Sissa calcio con sulla carozzeria stampate fette metalizzate di prosciutto,reduce dalla trasferta con il Borgo San Donnino in cui giocava anche una donnina e siccome avevano perso ed erano retrocessi nel campionato i contadini sissesi con forche inforcavano al deretano i calciatori tra i quali l'allenatore chiamato Sgambetto.Durante il viaggio di ritorno Villa sopitosi si sognò nel 1950 a Roma su un taxi in un ingorgo stradale dietro una macchina di un archeologo con Marco Aurelio mummificato e vestito da calciatore della Roma Calcio e di fianco all'automobile dell'attore Alberto Sordi che borioso clacsonava inferocito ed improperava:"Alimortacci".









I due briganti
1 parte La baracca sul Pontetaro

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Un'alba di un giorno di febbraio nel 1978 in pieno Carnevale che dormivo da mio nonno nella ancora campagnola Pontetaro io e lui ci svegliammo così prestissimo e ci recammo nel forno della panettiera chiamata Rosetta e comprammo un cabaret di chiacchere ancora calde appena sfornate nelle prime ore del giorno ed incontrammo nella bottega un cicaleccio tra le paesane chiamate Ginetta dei Pontetauri e le due lesbiche morose del loco: la Carlina Bandini e Liliana Dall'Asta e conversavano all'alba lietamente come signorine del paese provincialotto dai palazzi a forma di piccole Pilotte,poi mio nonno comprò sigarette sfuse da James il tabacchino e anche figurine calcistiche per me e andammo sotto il Pontetaro-dove ne fumammo una ciascuno seduti su un sasso giallo brodo- ed io riaddormantatomi lì sognai l'architetto del ponte chiamato Cocconcelli gelato dentro un cubettone di ghiaccio,infine la mattina che venne io e mio nonno fummo nella nociaia-così chiamata la dispensa-deposito di noci della Rocca di Noceto a riempire sacchi di noci marcie e bacate da bruciare nel falò nel campo del contadino Afro per il Martedì Grasso e alle nove di sera si accese il fuocone e le vecchie,il ragazzo mastodontico:il Burra e il chirichetto del Prete chiamato Gabbaperacotta e le figlie adulte di mio nonno chiamate o dette Lucciolina e Alleleia applaudivano al fuoco;sotto il ponte quella mattina avevamo incontrato un vecchio piccolo come un pollo che abitava in una baracca ed organizzava attorno ai pilone del ponte gare di gincane di cani bastardini.Poi per festeggiare la festa si giocò una partita di calcio:Pontegigia (Pontetaro) e Castel Guelfo,derby tra i due paesi e la Pontegigiese prese un sacco di pere dalla squadra nemica. 
















2parte Il calciatore Piola


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Io,mio nonno e Villa il nano-che si era aggiunto-giocammo poi a calciobalilla nel salone della casa della famiglia Savi-proprietari di un'abitazione con annessa ditta di macellazione e vendita avicola di polli-contro Poldè,il magazziniere e la Rinè,la custode dell'azienda e con tre manopolate frullanti dentro il cassettone-campo da gioco Villa il nano liquidò i due dipendenti facendo nove goal con il calciatore Piopiopiola e va raccontato che il vecchio Amando Savi e i due bambini:Arturino Savi e Mina Bianchi già sposati tra loro-genitori del Tonino-con concerti di musica nel cortile avevano lanciato uova alla fine dell'ottocento contro il poeta rimbaud che davanti all'industria passava con l'altro poeta Verlaine dopo che erano entrati nella locanda del paese chiamata la Ginettara a bere il Tamatarindo,liquore specialità del paese,prodotto mettendo in effusione nell'alcool le ciliegie selvatiche raccolte sugli alberi del Taro e al veggente gli avevano impelluccato le iridi azzurre vitree di piume di pulcini da fargliele prudere molto.Da una botola di casa Savi noi tre con il prete chiamata don Fagianni-quello del chirichetto chiamato Paolo Gabbaperacotta entrammo in un passaggio segreto:sotterraneo che passava sotto il fiume Taro dal quale si usciva sulla scala torciata del castello del feudatario dopo il ponte e bussammo al castellano guelfo,il quale sonnecchiava sulla tomana con un piatto pieno di tocchi di cacio e pere sul tavolo,davanti alla televisione con in onda Michele Buongiorno(Goodday)dal ciuffo arancione bananoso sulla fronte da genio del telequiz e la stanza appariva buia con un bandierone della Democrazia Cristiana appeso ad una parete. 









3parte Il barbiturico
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S'inoltrò nel cunicolo e giunse nel salotto anche il mendicante chiamato Buttini Ernesto detto il farmacina,il figlio del farmacista di Bosco di Corniglio che nonostante fosse ricchissimo e sapesse creare le medicine viveva nei boschi all'addiaccio di notte e costui era cognato del fratello di mio nonno perchè questi ne aveva sposato la sorella ed arrivò con calacata in testa una bombetta a forma di cibalgina gigante e trapuntata al nastro di un ciuffo di erbe medicinali.Tutti poi discorrevamo di un fatto di cronaca nera successo l'ultimo dell'anno del 1975 e comparso sulla gazzetta in cui la già citata moglie del fratello di mio nonno e sorella dell'uomo-lupo era stata istigata al suicidio dal figlio per aver ingerito grossa dosa di barbiturici e dal ragazzo nascosta nel camino nella casa di Tizzano e tutta la notte nei paesi vicini e all'interno della casa i congiunti e una frotta di tizzanesi avevano cercato la donna,finchè al preciso scoccare della mezzanotte Villa il nano non l'aveva trovata dentro il camino,la cui grata si poteva chiudere solo dall'esterno e quindi era stata lì adagiata dal figlio Fabione,lo psicopatico.Fuori dalle finestre della casa -affrescata da un pittore montanaro della zona,il Madoi con dipinti raffiguranti boschi e animaletti della sua fauna-si vedeva la neve color argento e un montanaro che era andata a cercarla nei dirupi-burroni,alle fermate della corriera ed a casa delle amiche comari dei lochi era stato soprannominato Horror ed era ancora notte con ululati di lupi che arrivarono i carabinieri del servizio indagini criminali. 









4parte  Il basball
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Villa il nano uscito dal castellino salì sulla sua utilitaria a forma di pavone color blu metalizzato ed a chiazze verdi ed arrivò a notte fonda in stazione dove c'era una frotta di suoi amici prostituti nani ,tra i quali quelli chiamati o detti Cinemetti Proiettorio,Degli Spuminiborrini Spumio,Abello Belone,Pornoteco Masturbatoincubatoi,Ghiaia Torrentuculo e Penetrazioignazio Penetraculi e qualcuni di questi si erano arrampicati sulla statua di Bottego danti alla stazione,Villa il nano ne caricò sulla sua automobile due o tre poi partì per Sissa a prendere anche il nano chiamato Sissio e detto il Gosino The Gosth per poi arrivare nelle profonde compagne di Modena dai campi enormi ondoni marroni di zolle arate ed entrare alla trattoria infine chiamata il canarino dove avrebbero mangiato zampone in salsa gialla di zabaione e tortelli arancioni a forma di canarino.Mangiando Villa il nano raccontava ai suoi amici che quando era in America andava a vedere le partite di basball degli Yankee San Francisco dove giocava il miglior battitore degli States chiamato John Big Jhonnelly,il quale poi impazzì psichicamente e diventò un drogato ed un giorno d'estate che il cielo era limpido e vergine andò in una città del Massachusset nella comunità di tossicodipendenti in cui era rinchiuso e in cui disegnava con siringhe di sangue infetto-dopo essersi iniettato eroina-su carta Malipiero e sul tetto dell'edificio erano posate uova di piccioni psicopatici a forma di palle da basball e Villa il nano ricordava l'ex asso della mazza vestito di un giacchettino da ippica bianco dai quadrifogli verdi cuciti su in sua compagnia nell'ora di libertà della comunita dsisitossicante in un ristorantino in cui John Big malediva l'America che lui definiva il cesso della pacchianità con i suoi ketchup,i suoi vitelli da Rodeo,i suoi sceneggiati televisivi,il colore dei suoi dollari,i suoi chewingum,i suoi culturisti e nel locale avevano mangiato un filetto-spesso come il libro di Karl Marx:Il Capitale-al pepe verde.Poi nel pomeriggio avevano girato in una stadio deserto di Basball dove insetti-pupe : le coccinelle volavano come i fuori campo di John Big da casa base alle lontane gradinate.








5 parte  La fiaschetta
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Villa il nano raccontava che aveva raccontato allo statunitense di essere stato a Siena per il palio del 1874 ed arrivato in un hotel l'albergatore,un uomo-iena magrissimo e con una tuba in testa l'aveva portato su nella stanza salendo scalini a forma di riciarelli e la cameriera gli aveva chiesto se per quel palio teneva per Barbone(il fantino Giuseppe Meloni detto Barbone corse senza vincere mai tre edizioni del palio di siena dal 1860 al 1880 e fu padre del fantino Angelo detto Picino,vincitore per tredici volte dal 1900 al 1930 e nonno di Corradino di altre tre vittorie dal 1934 al 1935),poi nel pomeriggio successivo e caldissimo d'agosto passeggiò nel cortile di una chiesa senese conversando con don Seno,successivamente assiepò piazza del campo per la prova delle sette e mezzo di sera,infine con il bambino screanzato Lucignolo e il burattino chiamato Tigliocchio- dal naso di legno come uno spocco con le biforcazione dei rami a forma di mano-ruubò da un bottegaio-droghiere un ciambellone fritto,zuccheroso ed a forma di salvagente ed una fiaschetta impagliata , a forma al vetro di gallina e piena di vino rufinellino giungendo in una rudere di un casolare e fuori Siena dove accovacciati nella polvere i tre sgagnarono e bevvero tutto con due briganti-il burattino per mangiare trasformatosi in un bambolo- e in un ultimo il brigante detto Barnabar dai baffoni come due code di scoiattolo,la barba a pizzo-bazza sul mento e il tabarro di seta-forse rubato ad un signore ricco-litigò con Lucignolo per l'ultima sorsata di vino rimasta nella bottiglia e contendendosi il collo di questa che sembrava strozzassero entrambi il collo di una gallina.Il giorno dopo Villa il nano fu nella folla di piazza del campo a vedere il palio di Siena che non vinse il Barbone.


 


6 parte  Annibale e gli elefanti
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Villa il nano faceva sogni sui suoi avi.Vedeva in sogno Rosabundo Villetta che camminava nei cunicoli del cimitero Villetta pieni di salme e s'inoltrò dentro ad un avello che internamente era un piccolo bar-makambo e il morto stava facendo colazione con un cappuccino ed una briosch o sognava i tempi della latinità in cui un suo antenato chiamato Rosaboscide Elefantarosa,soldato servitore di Hannibale era in viaggio sulle Alpi sugli elefanti spaventati dai topi-tra i quali quello chiamato Tratoppola-per i quali i Mammut s'impennavano oppure sognava di dormire in una chiesina di campagna dove le arvicole-come leopardi del circo passanti dentro cerchi infuocati-saltavano sulle candele accese loffandoci su e con il gas scoreggione alzandone la fiamma fino alle travi fino a provocare un incendio dal quale fuggivano il nano e il don chiamato Malvòn Lambruscecclesie con in mano un breviario pieno di cavolaie secche perchè lì conservate tra le pagine di un 'estate che di queste farfalle bianche c'era stata nelle campagne un 'invasione come neve di parpaglie e il prete con il retino ne catturava a mucchi.



Il supermarket
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Ad un crocicchio di due avenue a New York davanti ad un supermarket,immenso microchips dove si poteva fare spesa schiacciando pulsanti ed i cibi selezionati ti arrivavano davanti come valigie in un aereoporto su una pista rullante, nella spazzatura accumulata fuori,cavione bianche ed a forma di palle di cocomere da cui spuntavano la testolina e le zampe rosate fuggite da un furgone autoblindo del distretto della vivisezione,le quali si confondevano con i cavoli scartati lì,rodevano scorze di formaggio Grana Padano e Parmizan-reazan e uno scrittore italo americano chiamato Italo Pizzeria dalla barba-pizzo da diavolo rossa pommarola sul mento a forma di mozzarella,seduto su un divano marcio e sfondato tra la spazzatura legeva il Times e parlava a Villa il nano indicandogli un'anguria nei rifiuti dal dna handiccappato perchè internamente bianca,perciò fatta solo di scorza alla quale paragonò il mondo vuoto e stupido come i suoi semi che la pichiettavano dentro,come le persone che pensavano solo all'edonismo e poi nominò Omero,Ezra Pound,Keruac,Ginsberg e Sferlinghetti e poi salirono su un taxi lungo come il lungo-mare di Miami pieno di centinaia di cocotte-escort e puttani portoricani dai pettorali giganti ed afrorizzati di fragranze deliziose che li volevano stuprare e si recarono nel quartiere degli italiani in una pizzeria chiamata Bellavista dove mangiarono una pizza capricciosa con i carciofini a forma di mazzettini minuscoli di dollari e guarnita alla crosta con zirconi microchips:minuscoli sterei che suonavano canzoni italiane come O Sole mio,l'Italiano e Grazie dei Fiori,poi passarono davanti ad un pompatoio di muscoli,una palestra munita di attrezzi elettrici per scolpire gli addominali come il guscio di una tartaruga gigante del Guatemala e c'erano anche piscine con il fondale-specchio per palestrati e palestrate dalle spalle e i deltoidi sporgenti e i vitini da vespa ed all'interno scorse una culturista americana dai bicipiti grossi come sette cocomere in una e i peli della vulva tinti color della bandiera americana e che aveva rasati a forma di striscie e stelline come effiggiata su quella,poi il poeta scrittore si mise a leggere una pagina di una copia passata del Figarò,Figarone,gornale quotidiano francese,sul quale c'era una foto di Coppi il ciclista in fuga sui tornantoni delle Alpi a forma di asini dinosauri tra i francesi incazzati e Villa il nano era fotografato dietro su un'automobile ammiraglia che si scolava una bibita aranciata marca fanta tonic ed analcolic polpacci d'arancia tirandola su succhiando in una cannuccia a forma allungata di mosca zezè dalla lunga proboscitona muscide e calcava in tsta un cappello a forma di scacchiera da dama sormonata da una pupazzina aforma di dama bianca,la moglie del corridore che altresì prendeva forma nella polvere bianca come cocaina mossa dai copertoni palmer sulle strade in salita e fibbrillante i polmoni a forma di borraccie.




Il carnevale di Busseto
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Il 1923 quel bambino di mio nonno con i cugini chiamati Amari sulla macchina guidata dal padre Ettore di questi e Villa il nano giunse a Busseto nella bolgia del Carnevale dove sfilavano carri impersonanti caricature di politici di quell'anno:Giolitti,Fortis e Sonnino e stettero tra i lanci di coriandoli fino a sera finchè non videro una donna virago baffuta di baffoni bianchi a forma di pennelli da barbiere- mustacchi come portava il musicista Verdi-e chiamata Verdi che li invitò in una cas antica tra soprane imbalsamate-donlone dagli abiti di raso-e suonò per loro arie di opere liriche del cigno di Busseto su un organo dalle canne affusolate a forma di gola.Villa il nano e l'allegra brigata uscirono estasiati nella sera freddina di febbraio e comprarono una spongata,dolce ebreo in una pasticceria ebraica del paese.Poi si rintanarono in un caffè dove giocarono a Calciobalilla emulando le prodezze balistiche degli assi calcistici del momento e si fecero versare della Strega,liquore giallino in bicchierini affusolati a forma di gambine di Alfredo Binda,ciclista di quegli anni e versti dal cameriere chiamato Busse Seto.Tutti tornarono a Pontetaro e si misero a giocare nella notte nel bar del posto e videro attraversare la strada al mitico serpente bisbetico e tonto detto il Serpentaro-che d'estate strisciava sui sassi del Taro infuocati dal sole,cambiava pelle squamandosi e dai resti del suo abito esterno la leggenda racconta nascessero le lucerole-mentre arrivava il camion a forma di bricco gigante del lattaio Tanzi a portare il latte alla torrefazione e di lontano dai vetri del caffè letterario nella notte si vedeva fuori della casa del vivaio,il custode chiamato Burrifici percuotere il figlio tontolone e mastodontico-da zappatore -villano- che si faceva picchiare nonostante fosse più robusto del padre in una rissa furibonda e comica con sbuttonamenti e sberloni.Nel baretto si potevano assaggiare le"Marialuigione", sorta di madleine a forma di piedi da dea di Marialuigia,edificatrice nel paese del ponte per opera diell'architetto Cocconcelli,le quli erano piaciute anche allo scrittore Marcel Proust di passaggio sulla Via Emilia per una Millemiglia,alla quale aveva lanciato un incarto di latticinino a Mio nonno e Villa il nano.Con la sua auto tarabiccolo Villa il nano recapitò gli Amari cugini nella loro casa con annessa porcilaia ,alle scrofe della quale aveva fatto mangiare rosari tanto tempo prima ,le cui nocche erano fatte di ghiande e i maiali avevano poi grugnito infantilmnte il verso delle Ave Marie e per il miracolo il nano era diventato Santo Cicciolo,infine Villa il nano portava anche a casa mio nonno nella sua abitazione costruita con i mattoni rossi avanzati dalla costruzione del ponte dagli edili maggiorenti del paese-che gliela avevano regalata-e lì viveva con tre vecchine:le cugine Mari e la madre Dina,le quali dicevano trenta rosari al giorno e un frate detto Lievitino Pan degli Angeli aveva regalato a loro un giorno lontano dell'ottocento un orologione pacchiano a forma di chiesa di San Pitro,nei cui congegni e marchingegni era scritto il destino del Vaticano di tutti i secoli,perciò allo scoccare della morte di ogni pontefice,saltava fuori una fumata bianca e due cucù minuscolo,quello della tomba del papa morto e quello con le sembianze di quello eletto.













La bacchetta di Toscanini 1 parte

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Con Cececio,Pescespada dalla maschera di pesce con la spada sul muso a forma di pene,Palombambolone dalla maschera di pesce bambola lesso,Lanzi Cheneccone, Libermaronitesticoli ed Aquilotto i prostituti nani Villa il nano andava in una cantina-dove si tenevano gare con fioretti appuntiti a forma di peni di maiale tra schermitori vestiti di bianco-a scopare i clienti.Nella cantina c'era poi un baldacchino papale come quello del Berinini in San Pietro dove troneggiava un cazzone plastificato a forma di cane affusolato-simbolo della chiesa vaticana- sul quale i puttani nani introducevano il deretano e poi azionato un congegno elettrico vibrava come se fosse un bufalo imbizzarrito in un rodeo e così facevano a gara a chi si faceva penetrare il deretano più a lungo da veri baldracchini nani.









 

Le rane fritte 2parte


.I nani Marzolana e Villa sulla loro macchina andavano a Viadana in un'andana-dove vicino c'era una casa-baracca in cui abitava il nano Cucubibitaceo che allevava nel campo attiguo cocomeri e meloni-a scoparsi un bidello del liceo Marialuigia detto il Bideoso non prima ina trattoria del paese di aver mangiato rospi fritti con lo zucchino tagliato a modi corona fiabesca in testa e poi in macchina allungavano per roma dove nella notte arrivavano a vedere i fontanoni pieni d'acqua luminescente dentro i cui vasconi facevano il bagno i barboni detti il Frascatone,Ticavilloli e Barbalangelo e la mattina splendente dopo Villa e Marzolana i nani erano nella toletteria di via Condotti a farsi tagliare i capelli dai Barbieri detti Radice Bambulbifero,Pelo Barbera,l'Avvocato dei Cavilli e il Ferdinando Borbone dai baffoni e il barbone tinti color limoncello.Questi coiffeur lavavano la testa ai due nani prima di tagliare loro i capelli con lo shampo in un lavandino dove scorreva acqua dalla bocca di un San Pietro barbuto con in testa una papalina fatta a forma di carciofo in cui era fuso il rubinetto d'ottone.















Gli arrosti 3 parte




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Villa il nano averganizzava cenoni a base di arrosti fumanti con i meretrici nani tra i quali quelli detti Cazziodorpenuncolo e Abortobucuculo,i quali salavano le carni arrosto con salini a forma dei volti minuscoli di tutti gli scrittori succedutisi a Parma dal cronachista Salimbene ed ad una di queste cene tutti avevano riso di quando Villa il nano aveva rubato una bacchetta al direttore d'orchestra Toscanini-intrufolandosi nella sua casa-e l'aveva usata da stimolatrice anale con un suo cliente di sesso e durante le loro scorribande nel greto passava un matematico nella notte vestito di un frac e con un tubino in testa,il quale risolveva equazione con una penna illuminando il foglio a quadretti con una pila come lo scrittore Goffredo Parise incedendo su una spiaggia o tutti sgargnaplavano come i matti di quando nel gelo dell'inverno della notte dietro un piccolo siparietto montato in un borgo un burattinaio teneva uno spettacolino con i burattini chiamati Grossosandro,Bernoccolo e Legumino e mentre i passanti di notte gli lancaiavano monetine un pittore naif chiamato Cordabove passando nel vicolo sul suo rombo-rambo motorone sbandando sul ghiaccio centrò il teatrino facendo sobbalzare con un grande volo il burattinaio.








Gesù Cristo 4parte

Poi Villa il nano con un altro prostituto nano detto il Greto Garbo- con un cappello a forma di cozza dall'interno mormido di mollusco di gommapiuma da brigadiere ligure ai tempi del conte Mosca,vestito con un pastrano dai baveri di lana cucita di fili d'oro a forma di due palazzi minuscoli Petitot e con cembali-piatti con i coperchi in rilievo a forma di minuscole chiese della Steccata ed Annunciata-partì alla volta di una festa del Vaticano dove custodi di canili- tra i quali un uomo detto il Testacagnaccio dal volto somigliante ad un cane e la pelle gialla e dura come la crosta di un pecorino-avrebbero fatto correre batterie di gara di corsa a cani bastardini lungo tutto il colonnato di Piazza San Pietro e solo quello che arrivava prima non veniva portato al mattatoio e nel mentre della corsa un bastardellinino detto il Candito di Mandarino dal pelo color succo di arancia-primo per tutta la gara si fece sorpassare all'ultima curva da un cane ringhioso-.I due nani scapparono con Candito inseguiti dai canari detti Spinone-dai peli ispidi come questo cagnone-Cancio ed Agnocagno e rinchiusero il cane nel giardino del Pincio-chiuso da cancelli d'oro-illuminato dalla luna a forma di tiara con raggi a forma di mitre,bastoni papali. I due sulla loro macchina erano scappati e dietro avevano i camionblindi che portavano i cani meticci a farsi squartare e videre sui marciapiedi di Roma mendicanti con ai piedi con per ciascuno un baco che suonava arie di Bach e i passanti lanciavano monetine a queste sorte di vermi bianchi. e i due per avere rubato il cane furono arrestati da carciofanti e papali vestiti di abiti verdi cynar a forma di grossi carciofi con un cappello a forma di mammola.Un certo forzato detto il Manaccio raccontava ai due che alle nozze di Cana Gesù Cristo,allora ragazzo imberbe color caffeina dagli occhi come lamponi donanti lampi di aldilà ai cadaveri aveva moltiplicato il vino fomentando i fermenti zuccherini solo con lo sguardo e i pesci iniettando alle loro uova interne erbe ormonali marittime fomentando la loro crescita e svilluppandoli a forma di cetacei figli.Il festino dopo i bagordi era terminato con partite di tennis tra gli invitati,i quali vi giocavano con antenne asportate a coleotteri gialli ottone,giganti e morti e il pallino era una mosca stecchita e secca,la quale volando sul campo cavallette cercavano saltando di mangiare invano e i giocatori che facevano più punti vincevano pulzelle da sposare nel pubblico.Il messia mangiato un pesce dalle squame ricamate e color spumini e muso da gambero,siccome il pesce era rimasto in panciolle molti giorni sull'acque,aveva trasmesso le proprietà galleggianti al messia così che questo aveva camminato sul mare.










Il ristorante cinese




. Tornato a Parma Villa il nano cenò in un ristorante cinese grazioso in un borgo del centro in compagnia della ragazzina-ragazzino Elois,del poeta Tacete e di un dj di una radio vaticana detto Caccamerdinale mangiando con le bacchette ponghe fritte cinesi e all'interno del ristorante mimi con le mani facevano uno spettacolo di ombre cinesi sugli italian pleasure dando forma con le dita su un paravento ai templi di Agrigento,alla cupola di San Pietro,ai Trulli di Albero Bello,alle torri degli Asinelli e della Garisenda, alltri monumenti italici ed al palio di Siena,infine Villa il nano bevuta una grappa di rose dentro ad un bicchierino di porcellana in cui si specchiava una prostituta nuda indocinese cominciò a girare per la città su un taxi ridendo come un matto con il taxista detto Bertogigiegio di pescicani e pescigatti.Villa il nano fumando oppio di Salvator Dalì sul taxi vedeva i palazzi giallo Parma del centro a forma di uova strapazzate e l'orologio del palazzo del governatore in Piazza Garibaldi come un uovo fritto sbavato. Al taxista poi il nano raccontava che nel 1920 con il poeta surrealista francese Desnos mangiava mescalina alcaloide lophophora cactacea,fumava oppio nella pipa e sigarette Gulua in 'abitazione su un boulevard,crocicchio di due strade laterali andando a comprare le stecche e la roba da una cassiera di una tabaccheria.bar,apertatutta la notte e dal gazebo finestrato a forma di cigno gigante e plastificato al piano terra arrivandoci dalla rampa interna delle scale profumate di profumo pacchiano ed aprendo una portagirevole di servizio e una notte che avevano finito le bionde,fumate supini come omosessuali sui letti,Villa il nano entrò giù nel caffè letterario-rivendita di sigarette e vide un torero magrissimo,dal volto bislungo ovale , pallido come un teschio e detto Mortorero,su una carrozzina da disabile,per un' incornata di toro,il quale era vestito da morte tutto di nero con un cappello basco rettangolare anch'esso nero con un velo da cui pendevano pizzi a forma di volti minuscoli di toreri morti nella storia dei picadores della corrida spagnola e costui ordinava bomboloni fritti a forma di minuscoli e gonfi tori alla vetrina del banco della pasticceria dove erano posati le paste e i dolciumi e Villa il nano comprò cinquanta sigarette e tornò sopra da Desnos non capacitandosi se sognasse o fosse la realtà.





















La sede dell'Enel





Nei primi anni dieci con un reduce della spedizione dei Mille,il quale aveva combattuto da bambino garibaldino alla guerra contro i Borbone,era diventato barbone,portava un cappellaccio fatto di foglie di sigari Garibaldi ed era detto il Pacchianità andava nella notte in macchina davanti alla sede dell'Enel,illuminatissima di impianti dai mille cavi-sorta di cedrera di lampadine-e lì rimanevano estasiati e il closhard dalla grossa barbona raccontava che un nugolo di scienziati avevano inventata la la luce elettrica studiando i lampi nel cielo che altro non erano che i lampioni e poi chiedeva al nano se aveva letto le Illuminazion,libro scritto dal poeta Arthur Rimbaud su visioni galvanicamente piriche prima che fosse stata scoperta l'elettricità.









Il barista
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Nella notte in un mokambo tapezzato di mokette d'oro- con stampati alle pareti negroni dai nasi a forma di numeri d'ambi miliardari al gioco del lotto- al conte barista avvocato Fernando Villa il nano Rosario,Fesso Festoni e Diaconato Festoni ordinavano tre caffè curatori d'insonnia che il cameriere dietro il bancone con guanti bianchi bordati di fili dorati come tre opere d'arte fece colare dai beccucci della sua macchina a pressione d'oro patacca,dopo aver bevuto la caffeina i tre passeggiarono nel buio notturno di una via del centro di Parma illuminato di lampioni a forma e rossi come lamponi dalla fila di ristorantini vietnamiti dalle lampade color ed a forma di pesci pirana e infine videro lo scrittore Bertoli Ubaldo entrare in un negozio di un chinaio dalla vetrina riempita da una penna stilografica come modello pubblicitario e farsi riempire un boccietto d'inchiostro color sangue di rampollo.



L'esecuzione

Soldati dei Savoia,vestiti di divise color gianduia bordate colo dorato con fucili dalle canne a forma di comici savoiardi e dal calcio intagliato a forma di volto del conte Camillo Benso di Cavour durante un'esecuzione sparavano ad una fila di briganti tra i quali c'erano anche i nani Villa e il brigantuccio Pecocaciorè con calcata in testa una caciotta a forma di re Vittorione Emanuelone e Villa il nano che aveva simulato di essere morto cadendo un attimo prima che li fucilassero fingeva riverso sul suolo di essere esanime,le guardie poi fuggite sui loro cavalloni-rombi di tuouno avevano eseguito la fucilazione in modo imperfetto e tre di quelli erano rimasti feriti e furono portati da un farmacista gigante detto Sborroporcillina in un paese sul tacco della crosta terrestre italiana,dal quale con il binocolo si vedeva la Corsica a forma di ostrica dalla torre a forma di cannolo e il dottore curò le loro piaghe combaciandovi su limoni a metà a forma di dita giganti di Polifemo e poi fece sesso con il suo pene gonfio insiema a Villa il nano in una stanza da letto intonacata color panna di cassata siciliana su cui erano pennellati anche i variopinti canditi e la notte dopo il sesso dalla finestra aperta che dava sul mare entrò un'onda gigante che li bagnò sul materasso e un pesce con la bocca aperta finì nel pene in erezione del medico.





Il poeta Montale

Il poeta bambino Montale dal ciuffo dei capelli a spazzola già canuto e grigio passeggiava tra i limoni dei pendii di Monterosso con una penna stilografica terminante nella capocchia a forma di minuscola gabbietta con un piccolissimo canarino dentro e un'osso di seppia infilzatovi tra le sbarrine che il vate usava da segna libro e voltapagine del volume che leggeva e sottilieava scrivendoci su poesie con inchiostro color cedro giallo splendente e il nano Villa seguiva Eugenio fin sopra uno scoglio a forma di tellina gigantesca sul quale c'era un chiosco bar dove vendevano chewingum variamente variopinti e parlavano dei poeti Ezera Pound e Pasolini e i due camminando nei lochi specchiavano i loro volti gialli,deformi e mostruosi sui limoni dei declivi.





Venezia

Un giorno di fine ottocento Villa il nano con la mamma mammolosa e nana fu a Venezia per il carnevale pieno di Colombine ed Arlecchini e si sedettero ad un tavolino di un bar di Piazza San Marco dal monumento di bronzo di Marco Pollo al centro e siccome il cameriere sentì la madre di Villa il nano parlare in dialetto pranzano con l'accento francese nel linguaggio della duchessa Marialuigia con tocchi di vocali pronunciati sonanti come tintinnii di posate d'argento porò loro de vino lambrusco dentro una bottiglia color formaggio grana e uno spicchio di formaggio Parmigiano Reggiano color canarino o mimosa esclamando che li aveva serviti così perchè di parma,poi La mamma e il figlio nano girarono in gondoletta e in una torre di un calle Villa il nano vide nella penombra di una casa una matrona veneziana dai lombi giganti e pallidi con mutande di piume di colombo e l'amore della città cupa ed affondante provocava tristezza al nano ispirandogli la morte della mamma nana,dolce e mammolosa.


Il calciatore Boniperti

In un corso del centro di Torino dai palazzi sabaudi in fila a forma di sottili e giganti savoiardi color tuorli dorati d'uova in una nuvola come di cocaina si era perso l'apparecchio del Torino-dai diciotto giocatori in pastrano color fagiolo-e il portiere Bacigalupo da un finestrino saluto simpaticamente il nano Villa che passeggiava nella strada- i due appena visibili nella nebbia-e un coccodrillo di Salgari,scrittore esotico della città,piangeva nel fiumo po la fine della squadra-.L'aereo un momento dopo si schiantò su Superga riflesso in uno specchio di una barberia con la nevicata di forfora della cute del calciatore Boniperti a cui un narbiere stava lavando i capelli in una toletteria lungo il corso.Villa il nano quella notte fu ospitato nell'antica abitazione-dai mobili fatti di cioccolato a scacchi neri e bianchi- dove aveva vissuto il conte Cavour e ritornato a Parma mangiò in un'antica trattoria anolini a forma di minuscoli annegati-galleggianti in panciolle sul brodo-con un barbiere mafioso detto il Cutolo e il nano chiamato Piparana e all'atto di uscire dal locale nel borgo attraversò a quest'ultimo la strada un gatto nero,poi successe che il Piparano guidando nei pressi del paese di Loffetolo sulla sua auto sbandò e producendo un incidente frontale l'auto s'infiammò come una coda di fuoco di un falò,forse perchè il nano era ancora spaventato dalle luci crismatiche degli occhi dell'animale,oggetto di superstizione e il pittore Sirocchi aveva poi dipinto l'incidente mortale pennellando sulla tele i colri con un pennello da barbiere per fare la barba con il ciuffo spesso dei peli neri e lucidi del gatto.Villa il nano aveva raccontato ai due di quando d'estate andava al palio di Siena tra i vessilli con effigiati lumache,aquile,elefanti e via dicendo altre balzane varie di contrade nella città costruita con i mattoni rossi cotti di fornace arroccata e sempre più inerpicantisi con le salite delle vie buone per farci correre in discesa forme di pecorino e i fantini portavano scarpette da ginnastica,marca Andreghettina,maf(i)ose di tela rivestite in lattice,o della marca (lu)pacchianti dalla suola fatta di sugheri di turaccioli di bottiglie di vino Chianti o della marca Superorgogliorgasmagliopegoragaramelaria. Dopo la tragedia del Grande Torino Villa il nano lavorava da acconciatore femminile dalla parrucchiera detta la Risina Cavillino,la cui specialità era dare forma di piccoli chicchi di riso ai capelli delle signore- che frequentavano il salone-per mezzo di bigodini minuscolissimi e il nano frequentava un caffè:il San Cherlone dove due giocatori dell' Aberdeen,passati al Torino e chiamati Law e Baker-annata 1950-51 bevevano torbe come sqisiti whisky scozzesi,versati nei loro bicchieri da dentro originali bottiglie a forma di minuscolo mostro di Lockness e una notte sbronzi sulla loro automobile pagodino fecero un incidente e Law capitambolò sotto il ponte del Po con un gran balzo,compromettendo la sua carriera calcistica e Villa il nano che passava di lì-fumando una pipa intagliata nella radica a forma di apparecchio minuscolo del Torino con la brace nel fornellino come il fuoco dei motori accorse scendendo nel fiume il calciatore piangendo molto e tutto successe nella bella Turin il cui spuncione della Mole di Antonelli con la punta nella notte grattava una stella e sotto i portici di Via Roma si scommetteva alle tre carte e i bischeranti avevano pelato un gobin dalle redingote dorata come gli incarti dei gianduiotti e in un interno di un'abitazione Villa il nano con il nano Agnolotto dal pastrano con le maniche gonfie e bombate a forma di agnolotti giganti,specialità torinese andavano a trovare un signor juventino detto il Fiatetta che si faceva stimolare il deretano dai due con grissini di plastica a modo di vibratori.Poi si sentirono tre spari sparati dalla pistola del signor bicerini che aveva amazzato l'organizzatore del gioco delle tre carte-il signor Venario-e la sua scimmiette chiamata Cicchina-la sua segretaria addomesticata-,tutte due dietro al tavolino antico, minuscolo e in panno verde in cui mulinavano le tre carte con le scommesse delle quali avevano reso tantissimi signori dei barboni.





La lampadina

Nell'ottocento all'istituto tecnico,liceo di Parigi lo scrittore Isidore Ducasse detto Lautreamont giungeva con sotto il braccio un bombolone fritto grosso come un pallone da calcio-comprato in una cornetteria-bar-come se fosse un portiere di una squadra di fotball e lì incontrava gli amici liceali,tra i quali quelli detti lo Ziaseviziatopi e Necroforoforfora,il quale faceva buchi in testa ai cadaveri penetrandovi il cervello con il pene.Nella stanza del laboratorio della scuola intitolato ai due scienziati galvanizzatori ed inventori della luce chiamati Fizou e Foucolt i due studenti,amici di Isidore mettevano dentro a lampadine a forma di caciotte topi minuscolissimi,usando come esca formaggio bree gocciolante crema casea, ed accendendole li fulminava oppure seviziavano cavie e due delle quali-che Isidore aveva fatto fuggire-erano grasse ed a forma di cocomera con dentro la città di Parigi e di Parma,perchè con gli organini a forma di monumenti delle due metropoli-i fegati erano rispettivamente a forma di chiesa di Monmatre e di teatro Regio-e nei gangli dell'apparato digerente erano riprodotte le starde dei due centri urbani.Poi in un terrazzone interno ad un'abitazione Isidore e gli amici di classe andavano da un professore di tecnica detto il Santalucia a fumare pipe lunghe due metri e ridevano di tutte le malefatte combinate a scuola e con loro c'era anche Villa il nano che sfogliando un giornale illustrato vide una soldatessa austriaca della guerra d'Indipendenza balzanamente con i basettoni e la barbona come un uomo e l'articolo passò nella mani di tutti che poi sghignazzavano fosse stata fatta fuori alla battaglia di Curtatone e sotto gli effetti degli stupefacenti fumati con le pipe lunghissime il nano vide in un sogno la reggia di Versailles sotto la neve e negli sgabuzzini adibiti a ghiacciaie dove il Re Sole conservava le pietanze un pongone rosso di campagnadal linguino come un chewingum rosato,chiamato Camambert mangiare un canarino dopo averlo intrappolato in una formaggera di vetro,infine un micione a forma di palla aveva ingoiato il topone ma siccome troppo golosamente aveva ingerito un coltello nano da formaggio parmigiano-reggiano-con il manico bombato a forma di topino e la lama,taglia, scaglie a forma di sua linguina-poco dopo morì prima di aver arraffato un pesce rosso in una vaschetta a forma di terma minuscola di Caracalla con il fondalino mosaicato.Gli studento poi videro dalla balaustra biri,agenti dell'igiene letteraria francese che volevano arrestare Isidore,il poeta maledetto per i contenuti dei suoi libri e per uso di droga.Anni più tardi Villa il nano era stato ospitato dallo scittore Proust nel suo tinello pacchiano,la cui finestra il letterato aveva foderato di tappi di sughero di Chiantinelli scolati da lui per scrivere in silenzio la Recherche e l0dore acre ed acidulo dei resti di vino rosso delle colline fiorentine rimasto sui turaccioli che attutivano ogni rumore attirava tantissimi closhard nel gelo della notte sotto la finestra e questi chiedevano vino scambiandola per una sua rivendita.Villa il nano ai barboni gli indicava il pesce rosso fosforescente e gigantesco,sotto il cui simbolo pubblicitario era montato un luna-park un po di isolati dopo dalla casa di Proust e diceva a loro che i fachiri e i buffoni sulla bicicletta ad una sola ruota potevano ofrirgliene un bicchiere e se vincevano a braccio di ferro con l'attrattiva delle giostre:la donna con il bicipite più grosso al mondo potevano vincere una bottiglia di Pernod e i closhard con le unghie ghiacciate come pezzi di diamanti e i resti di vino brinato sulla barba andavano via uurlando che il Tommasoni era più bravo a dipingere del Caravaggio che con un colpo di racchetta da tennis l'aveva ucciso e lo scrittore morettino sghignazzava conscio che la critica d' arte formulava il giudizio contrario,anni ancora più tardi dal taxista detto Analbucco sul suo taxi,partito da Parma si era fatto portare a Castellarquato e in un borgo dal selciato di sassi antichi trapuntatati alle fessure di muschio Villa il nano si era smutandato i mutandoni bianchi pizzati e ricamati a forma della condottiera e soldatessa Camilla dell'Eneide ed aveva ingrippato il sedere del tassinaro.Anni prima Villa il nano navigava con i poeti Rimbaud e Verlaine nella Senna-dalle acque blu- su un battello bar-ristorante a forma di cigno gigante e bianco,il cui timone era il collo e la testa del trampoliere e i tre dopo aver mangiato formaggio di capra pepato bevevano assenzio verdino fumando pipine lunghe e Rimbaud poi inculava-sesso con amore-Villa il nano dai capelli tinti color gelato alla fragola nel bagno del traghetto,toilette ricavata in un'ala artificiale dell'uccello acquatico di balsa-legno e al nano le guardie di Parigi volevano esaminare il deretano siccome scoperti i due durante il coito dall'ansimazioni nel gabinetto.Infine arrivati in un isolotto sulla Senna gli sbirri fecero scendere il nano e gli misero nel culo un biscotto di spugna che all'uscita risultava essere sporco di segni di umpurità di seme e lo volevano arrestare ma improvvisamente il nano risalì sul battello che partiva lasciando le guardie allocchite sull'isola e la notte Villa il nano la passò da don Tresorier dei Bamboluà nel refetorio della chiesa di Monmatre in una camera segreta in una secretaire di un cassetto di un mobile tra le mutande pizzate e profumate di bucato del prete e il nano aveva acceso una candela- per ringraziare la madonna della sua fuga-riverberantegli efelidi di luce sul volto come se fosse albino e nella notte i poliziotti camminavano nel cortile della chiesa allungati nelle ombre come lunghi conigli neri ma non lo trovarono. 





L'inferno
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A felino Villa il nano con i don chiamati Tabernacol,Cazzuolussa,Prigilio e Sandrone-somigliante all'omonimo burattino parmigiano-entrò all'Inferno dal burrato a forma di salame e su uno stradone infuocato si fermarono in una bettola sbilenca chiamata L'oca allo spiedo dove mangiava un allegra brigata baracchiera di scrittori del novecento e diavoli in frac dalla coda biforcuta a lingua di serpe servivano da camerieri.Villa il nano raccontava mangiando di un viaggio sulla sua auto utilittaria con i due vecchi panzoni sbodenfi chiamati Papagorgione e papagorgerona,uno della Brianza e l'altro parmigiano-dalle gorgere a forma di forma di forma di gorgonzola tenuamente verdina e di gratugia sferica da formaggio Parmigiano-Reggiano,dalle quali usciva il grassume a rotoli dei loro gozzi-papagorge alla volta dello stadio San Siro immerso nella nebbia per andare a vedere una partita del Milan dell'allenatore Sacchi Spazzaturio e giunti davanti al complesso sportivo lo stadio appariva come un gigantesco comodino di cemento armato dal quale svollazzava fuori da un suo cassetto un fantasma:la bruma milanese bianca color cocaina con in mano una cibalgina;la luna pallida come una star drogata e svenata.Dopo la partita Villa il nano sempre con Papagorgerone portò Papagorgione-l'altro-in Brianza davanti ad una maestà dove questi entrò a dormire su un materasso foderato di lenzuola con cuscino e sulle pareti un affresco ritraeva la formazione del Milan-accosciati e in piedi-dal calciatore Gullit ritratto come una madonna nera e dietro era dipinto un pene di cotechino con il fiocco del seme eiaculato di purè di fecola.Nella narrazione Villa il nano raccontava di aver raccontato ai due di essere entrato in un'abitazione etrusca nel cui gabinetto aveva scorto cioccolatini puzzolenti come resti di un'antica defecazione populoniese e l'archeologo chiamato di cognome Stronzicavanticristo aveva posato sui questa sorta di baci perugina nauseabondo un termometro al carbonio 13 che si era reso sgargiante fino a segnare la data del Nono secolo a.c.




Il bocchino
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Viaggiando poi per tornare a Parma la strada nebbiosa piwna di fanali accesi sembrava un albero natalizio innevato ed illuminato di mille palline accese e papagorgerone fumava in un bocchino d'avorio a forma di piccolo topo egiziano una sigaretta di uno dei pacchetti lanciati a migliaia dall'elicottero con sopra il paron del Milan Berlusconi,il quale aveva volato intorno allo stadio lasciando scie di pacchetti di bionde sugli spalti,i due poi avevano aspettato uscire i calciatori rossoneri uscire dal tunnel degli spogliatoi con le cravatte sulla divisa sociale dai nodi grossi a forma di scrofe,infine nella lontana Brianza una notte della settimana dopo il Milan Calcio mangiava ad una maialata in casolare e i giocatori tracannavano spumante borioso come loro da trofei di coppe di campioni e partecipavano anche Villa il nano e i due vecchi sbodenfioni,il nano detto Milanotre fumava inoltre sigarette dalla cartina a pellicola e regalategli da Berlusconi- aspirando le quali- sognava ad occhi aperti le immagini dei goal di Van Basten e Gullit.Quando servirono il vassoio gigante con su i piedini di maiale guarniti per bellezza di vesciche di scrofa gonfiate a modo di palloni da fotbal Villa il nano applaudiva poi fu la notte e il nano inculò tutti i giocatori del culo-ano del Milan facendo a loro visita nella notte nelle stanze del sonno ai piani superiori.







Il capitale
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In una località inglese il mare era come una burrasca-uccellaccia le cui onde alzantisi sembravano le sue ali spennacchiantisi perchè la schiuma si spruzzava a grande distanza e Villa il nano e il vecchio signor nobile chiamato Umbrellina ne erano bagnati e mentre camminavano in un boschetto dalle siepi tagliate a forma di volti di bardi inglesi vedevano nei marosi saltare gli squali e un dente di uno dei quali trafitto da una roccia rimbalzò davanti ai loro piedi ferendo un rarissimo insetto luminescente ed a forma di minuscolissimo flipper-forse extraterrestre-le cui zampette multiple sul dorso fosforescente colpivano un escrescenza a forma di pallina un nelle seterie vicine operai infanti nani tra i quali Nanasinan,Bristol e Lanzafamecarnighton con coppole calcate in testa comprate a Liverpool e il secondo aveva pidocchi in testa a forma ed argentei come sterline e tenevano sotto braccio il libro di Carl Marx intitolato il Capitale che spiegava come difendersi dallo sfruttamento dei padroni delle fabbriche.Villa il nano raccontò ai tre di un meraviglioso spettacolino nel teatro dell'Annunciata a Parma di buratini a forma dell'industriale Barilla e della sua guardia del corpo: un burattino a forma di maccherone rosso che venivano pettuffati da burattino a forma di Marx e di un barbone dalla barba fatta di filigrane di dollari incollate al mento della sua testa di legno e il primo colpiva con un mattarello,il secondo con un frustino a forma di mazzo di spaghetti.Infine passava una locomotiva lontana sul cui convoglio viaggiavano i futuri nonni Christie della bambina Agatha,futura scrittrice giallista.







Il gruviera
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In un cottage color panna,riproduzione in miniatura della Casa Bianca,residenza del presidente degli Stati Uniti il proprietario,un ragazzo di Cunningham aveva addomesticato un sorcio bianco,grosso e a forma di cocomera che vestito della divisa degli Yankee,squadra di basball di New York e soprannominato come il mitico suo giocatore-battitore Joe di (For)maggio rodeva le spine a forma di tocchi di gruviera degli impianti elettrici dell'abitazione e Cunningham con infilato un anello-bugnone a forma di hamburgher in compagnia di Villa il nano stava seduto su un divano a forma di spicchione di formaggio con i buchi ed anotte fonda i due ricevettero la visita di Zezelanda Sydneo,ragazzo australiano e il miglior giocatore collegiale di cricket dai biciti sprigionati muscoli e tutti e tre si fecero un the facendo bollire l'acqua in una teiera a forma di minuscola navicella spaziale Apollo 13,nel salotto mokettato d'oro Villa il nano fumando una pipa da poeta a forma di teschietto al fornellino con gli altri due guardava alla tv gare di culturismo americano










Il fosso 
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In una delle serate che Villa il nano passava con lo zio Gosinoni a San Siro a seguire la partita dell'Inter di Meassa,il nano vide dallo stadio tre impiccati appesi ad un lampione e il padre del comico Bramieri,dalla coppola a forma di cotoletta di cotone impanato come quella, ci raccontava su barzellette ai tre suicidii.In un lungo corridoio degli spogliatoi dello stadio-dopo che si erano cambiati i giocatori- il nano somministrava al sior calciatore Meassa un cucchiaio che questi palleggiava per dieci volte con il piede e il nerazzurro terminava la sua funambolica performance sostenendo la posata in piedi sul suo mocassino.Ripartiti per il lungo viaggio di ritorno-da Milano a Parma-si lasciarono alle spalle lo stadio come un gigantesco vascello,le cui vele erano i tabelloni pubblicitari che lo sovrastavano e scompariva lontana anche Milano dal bottiglione pubblicitario della Ramazzotti che girava su stesso in cima alla città.I due raggiunsero a Baganzola in una trattoria chiamata I coglioni della cicogna i vecchi grassoni chiamati di cognome Giostrone,Bumboli,Panzocconi,Purcili,Baroccozzi,Campagnoloni,Cicognassi e Campanassoni,i quali stavano mangiando pesce:datteri,gamberoni e salmone fulminati dal lampo di un temporale nell'acqua di un fosso del paese e le cipolle selvatiche sempre di canalone.









Il paese di Comacchio
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Cicognassi era ad una partita della Comacchiese Calcio in un pomeriggio zaccheroso di pioggia che tutti i tifosi della squadra avevano aperti ombrelli a forma di aironi e petuffato il provinciale e paesano signore di Baganzola e a questi sul più bello Villa il nano aveva rubato l'Opel Kadett per giungere a sua insaputa-lui nel diluvio universale del paese delle anguille-a Cicognara all'entusiasmante partita Cicognarese-Asolese.Cicognani nonostanto lo smacco della perdita dell'automobile aveva però passata la serata più bella della sua vita come invitato delle signore dette la Languida Anguilla e La Zia in un'abitazione interna ad un canalone-grotta dal sofitto ad archetti a mangiare cozze coralline e poi i tre con una cadillac nera ed a forma di anguilla dagli alettoni a forma di ali di airone avevano viaggiato dritti sul lungomare dei sette lidi comacchiesi e la Zia con scarpe a forma di salamoni detti zie(salume così detto nella zona) indicava scaltri tombaroli nani e tozzi con peluria canuta uscentegli dal petto come un bouket di rose bianche chiamati o detti il Ragno,il Duceduguilla,lo sbirro furfante,il Bestemmiatore Comaces,il contrabbandiere di paglie a forma di colli di aironi e Rimpertone Repertoni,i quali adagiati sulle loro sdraio elettriche bevevano drinkoloni all'Aperolio e al Martini sodi come i loro culoni culattoni da omosessuali ed andavano a comprare sigarette al mercato nero alla frontiera di Volania




 

La passera di mare
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La Languida e la Zia raccontavano al Cicognassi che le attrici Sofia Loren e lollo Brigida avevano viaggiato sulla cadillac con autista il già citato Rimpertone Repertone e le due erano venute a Comacchio ad assaggiare le specialità marinate di pesce nel dopoguerra.Nell'abitazione della Languida e della Zia c'era un affresco di un pittore di Comacchio che ritraeva un pesce Passera-simbolo dello stemma comunale del paese-che veniva scopato da un polipo mentre un'anguilla come un serpente dell'Aden addentava una mela,in un buco dela quale era annidato un nido di zanzare.Villa il nano giunto a Comacchio dal paese fiabesco dei pittori naif di Rimini dove posavano sulle spiaggie culturisti dai muscoli rocciosi come scogli ma molli e gonfi come polpe di lumaca,i quali però avevano peni minuscoli come clitoridi di galline girò e rigirò anche lui sulla macchina con Rimpertonenell'entroterra fino a fare sesso nella Necropoli di Spina-località Valle Oppia-con un'inumata etrusca mentre il tombarolo le portava via i ninnoli ed i gioielli ed a Rimpertone Villa il parmigiano aveva portato doni gastronomici della sua terra quali un biscotto gigante Barilla,un Bricco di Latte Parmalat,un gabetto di prosciutto,unculatello,uno spicchio di Parmigiano-reggiano,le acciughe del Corriere della sera della nota ditta parmigiana Rizzoli e un cappone,re del pollaio di Eia,località parmense ancora vivo,scherzante in macchina con Rimpertone ma da strozzare per farci bollire il brodo e gli anolini-altro suo regalo- nel pentolone con sotto un fuoco-falò e il tombarolo chiedeva al nano se sapeva che il pitttore Correggio avesse mille manicure perchè il suo pennello non poteva inciampare nei calli della mano,che Tanzi aveva mille callisti mentre Villa il nano gli raccontava a sua volta di essere stato confessato dai preti chiamati don Tirabusso,don Baroggorgonzola e don Lambruscococacola,un reverendo sborniato,filo americano e con in odio i comunisti russi.










La città di Troia
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Infine Villa il nano aveva festeggiato in un sotterraneo di San Giovanni il natale del 1931 con il don chiamato Turgido leturgico ed aveva iculato salendo sul tavolo su un vassoio il tacchino arrosto detto Matusalatosalemme e i preti chiamati don Iprisso e don Bibbanano lo avevano applaudito come i matti e con il prte chiamato Melonechiorre e don Melaniaia era riuscito nella notte a riveder le stelle,gassose gasate.Poi il nano sulla sua automobile citrolino era andato in compagnia di quelli a scoparseli in una discarica di crocefissi lignei scartati e buttati via con un profilattico a forma di volto minuscolo e caricaturato di don Camillo Fernandel e un frate cercone detto Cupallone Cuppolone Cupitesticoli vagava tra l'immondizia dei crocifissi.I tre erano passati davanti ad una biblioteca ecclesiastica dalle mille bibbie sugli scaffali scritte in disparate maniere fantastiche in una delle quali Villa il nano da figliol prodigo tornava dentro una scroda nella quale era entrato dal deretano nel podere del padre e aperta dai norcini la maiala era apparso a loro il nano come in una maialatrioska e dalla biblioteca i bibliofili guardavano con lenti spessissime ma piccole come lenticchie-capaci di vedere sui pianeti-Cristo nell'alto dei cieli.Così il nano potè partecipare al banchetto nel giardino della villa paterna in compagnia dei nani detti Strofascrofa eBellumentroia dove si mangiavano tranci di maiale cotti su medaglie con in rilievo santi Antonii Abati e cucinati seconda la ricetta della Madonna a base di succo di rose canine e cubetti di ananas e tutto avvenne nella periferia campagnola della lontana città di Troia dall'agglomerato urbano di palazzi e torri a forma di maiali e il nano mangiava ciccioli della maiala detta Cicciolina e nella città era posteggiato il maiale di legno gigantesco da cui erano usciti i soldati greci per impadronirsi della città.









I porcari della Villa
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A notte fonda che ancora si agordava sulle tavole per i commensali giunsero due che cercavano villa il nano,certi nani chiamati Suspiriaporcio e Ficogiuda dicendo che erano sti invitati anche loro al banchetto ma i porcari e i norcini non li fecero entrare dal cancello dell'abitazione,poi nella villa successero cose sconcie:davanti ai mezzadri e ai villani nella notte si sdraiarono supine,nude e vogliose su letti donne magrissime dalle unghie dei piedi su cui si posavano lucciole luminose nel buio delle stanze da letto e questi le montavano mentre un soldato del Peloponneso al convito intratteneva Villa il nano con uno spettacolino di due burattini dalla testa a forma di luna e di tartufo e una marionetta a forma di mare in burrasca con i cui fili l'oplite muoveva i cavalloni dei marosi e delle onde. 




 





Il panettone Motta
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Ingordi mangiarono fino alle tre di notte poi pieni di vino come barili o botti tutti andarono a dormire ai piani di sopra della casa e Villa il nano divideva il letto con i nani detti Srofabulafiaba e Imperassagrassatore e Villa il nano dormendo sognava di viaggiare- per andare a Milano a vedere l'Inter- in notti supernebbiose sulla sua utilitaria a forma di pavone con i vecchi panzoni chiamatiPancreassoni,Esofagone,Magongionediocone e Grugnoni e lo zio Gosinoni che guardando le stelle esclamavano:"tra miliardi di anni saranno trapuntate e cucite sulla maglia nerazzurra per una scrapulosa scorpacciati di scudetti".Dopo la partita per ritornare a Parma l'auto di Villa il nano inforcò una via del centro di Milano dai palazzi a forma e del colore di panettono Motta giganti e dalle finestre a forma di uvette mentre ai loro occhi la Bella Madonnina appariva a forma di calciatore nerazzurro Mazzola con i baffi splendenti d'argento.Alle tre di notte però erano ancora a Milano con l'auto postegiata sotto l'abitazione del giornalista sportivo Rigorone Begoal aspettando che lo zio Gosinoni tornasse giù non prima di aver fatto sesso con il telecronista,il quale gli aveva lanciato una torta i faccia alla panna,riproduzione in miniatura di un ring di pugilato perchè lo zione di Villa il nano aveva spinto con lui troppo nell'amplesso.










La racchetta
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Infine Villa il nano giunto a Baganzola,paese del parmense scaricò nelle loro rispettive case i vecchi compagnoni,poi posteggiata la macchina nel paese chiamò un taxi guidato dal taxista detto il Rigoletto e in compagnia dei conti chiamati Paroletta e della mamma mammolosa e nana chiamata da signorina Cicciolina Gosinoni e vedova Villa,-gran pittrice di quadri di fiori-salitivi su successivamente all'automobile-girò e rigirò per i borghi di Parma.La Mamma Villa dopo la morte del marito si era fatta un'amante detto il Maialaro di Torrile o Gosy o Nello,dagli avi di Collecchio(Cullicolum)-in latino significa collinare-e dalla bombetta bombata a forma di culatello il quale con il nano andava a vedere al Philadelfia il Grande Turin dove il pallone dei vari Loik,Gabetto e Mazzola si insaccava come un salume nella rete della porta-andando in goal- e e nelle loro gite a Torino si fermavano a mangiare le sere nelle calme trattorie lungo i corsi di fianco al Po e avevano infine visto un'auto pubblicitaria della Fiat a forma di naso sottile ed aquilino di Gianni Agnelli,noto sniffatore con questo di cocaina,girare per lestrade guidata da un autista del presidente della Juventus Calciio e Villa il nano Rosario a Torino era detto Villarperosario e un giorno di maggio nebbioso l'apparecchio del Torino aveva cozzato contro Superga ed un minuto prima lui in una strada dai palazzi liberty dorati era stato salutato dal portiere della squadra Bacigalupo affacciato ad un finestrino dell'aereo e Villa il nano era salito sulla collinetta della basilica rococò e da sciacallino aveva rubato scarpette con i chiodi,mute sociali:magliette,braghette e calzettoni,valigie,caramelle di doping al gusto di naftalina e foto autografate dai campioni-in una delle quali Loik palleggiava con scarpe mocassino un cucchiaio con un chicco di riso su senza farlo cadere-siccome il nano era riuscito ad entrare nella carlinga a forma di marone in bilico sulla chiesa dove aveva sbaciucchiato il carbinizzato Bacigalupo rubandogli nella borsa un vasetto di cioccolata nutella Talmone e tutto aveva venduto al povero venditore di cianfrusaglie usate detto il Molinet o il Vechiturin ma la cioccolata se l'era tenuta ed assagiata con i grissini all'albero chiamato la Signora,noto covo di camerieri bianconeri.Villa il nano al conte chiamato Paroletta raccontava di aver giocato a tennis in un circolo di Roma con la racchetta antica appartenuta al pittore Michelangelo Merisi detto il Caravaggio con la quale il pittore-litigiosissimo con chiunque-aveva amazzato percuotendolo il Tommasoni.







Il caffè letterario
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Villa il nano inoltre raccontava che una notte di gelo a Parma in un caffè letterario chiamato Mariagigialuigiassa,prangato perchè finita l'ora di servizio e pieno di ritratti neoclassici dell'imperatrice Bonaparte lui-in compagnia dello scrittore Marcel Proust,vestito di un cappotto pacchiano, plastificato e ricamato di pampini e teste di Bacco di gomma tanto bello che aveva fatto girare a passeggio la tetsa di closhard-del vecchio Afrorologio e del tabacchino detto il conte Garetta-il quale aveva elargito pacchetti dorati di sigarette e tabacco per i loro bocchini e leloro pipe-aveva mangiato anolini a forma di fantasmi minuscoli alla pasta all'uovo a forma di lenzuoletti e poi fatto una seduta spiritica con il bicchierino da bargnolino.




Il canguro
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Villa il nano narrava inoltre di aver visto in foto in un collegie australiano due giocatori collegiali di cricket bellissimi,omosessuali tra loro e morti nel natale del 1899-nei cui volti s'indovinavano i teschi sotto l'immagine della loro fotografia- chiamati Canninghamoppiongham e Canguroghton,il primo vestito della divisa bianca da gioco,il secondo con uno zaino marsupio a forma di canguro.Villa il nano persosi nell'isola australiana aveva preso un passaggio su una macchina italiana dai vecchi panzoni chiamati Po Padussoni e Casaleo Pussonesterlengo,comici amici dello zio Gosinoni,i quali facevano gite con lui a San Siro per andare a vedere il Milan e il secondo si comprava il passaggio sull'auto regalandogli una forma di gorgonzola a forma di grossa sterlina.Era la notte dell'ultimo dell'anno del 1952 e cangurio con nel marsupio bottiglie di champagne arrivavano a trovare nella loro abitazione la famiglia Padussoni che festeggiava San Silvestro con la famiglia,gli amici e Villa il nano e nel giardino le palline luminose dell'albero natalizio entrando dalla finestra coloravano la redingote di raso giallo colr cedrata Tassoni del vecchioe sbodenfio amico chiamato Patatassoni dalla papagorgia grassa e floscia come un gozzo di un tacchino e dal volto di bambinone matusalemmico che era venuto al cenone con il vecchio moroso supergrasso e travestito da donna baldracca,un inglese eunuco che come voce bianca cantava nel coro gregoriano di Londra e quando per scherzo si tirasa su la sottana si vedevano sotto i mutandoni i testicoli grossi come palline da tennis e il pene a forma di collo di gallina.Dentro il racconto Villa il nano raccontava che con Padussoni e Pussonesterlengo era andato al carnevale di Rio e su uno stradone ai lati pieno di piante di oleandri,manghi ed avocadi e stracolmo di folla su un carro aveva visto ballerine nude-sorta di donne zane nere o culturiste iper muscolate e durante il pomeriggio tre uomini brasiliani baffini e magrolini ne avevano adescata una,poi portata dentro una banca e mentre c'era la sfilata dei carri mascherata l'avevano fatta a tranci in una cassetta di sicurezza dell'agenzia contabile e gli avevano messo un mazzo floscio di banconote brasiliane color frutti tropicali con su effigiato un pappagallo delle stesse tinte.





L'ultima fumata del condannato a morte
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Villa il nano inoltre raccontava di un grassone ed eunuco nano gallese chiamato Cappon Gallichengham dai capelli color carota e attorcicliati a trecce a forma di queste lunghe e arancioni verdure da conigli,il quale condannato a morte-per essersi ubriacato di vin santo in una chiesa- si era andato a comprare una lunghissima pipa e un pacchetto di tabacco con effigiato su un veliero e un pirata che la fumava per l'ultima pipata prima dell'esecuzione del boia,andandosi a riempire una boccia in na cantina piena di botti colme di whisky e Villa il nano gli sosteneva la pipetta sul patibolo mentre lui sfumacchiava ed igollava il torbato e alla fine della brace nel fornellino della meravigliosa fumata la lama tagliò la sua testa tranciando il collo come un gambo di rosa perchè cinto di una gorgera a forma di suo grosso bocciolo,appartenuta ad un soldato della guerra delle Due Rose ed uno scrittore giallista chiamato Agatho Cristelly lesse nel suo studio illuminato nella notte la notizia sul Times stravaccato su una poltrona il cui schienale lo nascondeva da cui però si intuiva stesse fumando la pipa da cui uscivano cerchi-aureoli di fumo come ciambelle.Nelle vicinanze della contea gallese in una miniera di carbone un nano detto Pio Nero,sporco di fuliggine alla pelle come un negro sbalzava il fossile nero con la picozza nella profondità inaudita sotto alla montagna e siccome entrava all'alba ed usciva il giorno dopo a mezzogiorno non aveva mai visto la luna e neanche il sole all'aurora perchè non ancora visibile e perchè il giorno successivo dormiente veniva portato a letto dagli altri minatori,una bella notte salito con una carrucola con su un asino caricato sulla soma dei pezzettoni neri vide selene che pensò essere un pezzo gigantesco di cera con la fiamma allo stoppino e il somaro saggio e detto Ezoppo gli raccontò la favola dell'arancio e del cedro(il sole e la luna) ovvero della candela e del tizzone e lui capì tutto.







La dinastia Borbonica
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Durante la guerra Borbinica in 'estate siccitosissima buona sola per ramarri e lucertola dal mento con la barbetta che combattevano con fucilini mignon contro gli insorti garibaldini,i quali ai crocevia delle strade avevano fatto barricate con mobili antichi laccati gialli zabaione o color gechi-rubati ai palazzi borbonici già conquistati-sparavano palle di fuoco che finivano nella pancia a qualche topone saltante ed attraversante la traiettoria dei pallettoni che poi bruciavano la barbuzia a qualche regnante con un levriero al guinzaglio e il pugnale dal rubino luccicante sul dorso del manico nella fodera attaccata alla cintola e un palazzo con una tela grandiosa in cui un pittore detto il Siculone Siccità vi aveva raffigurato un regnante della dinastia portato in processione con lo strascico della barba-bazza lunghissima sostenuta da centinaia di servitori e il combattimento avveniva mentre Villa il nano era su una collinetta di Palermo con il sacerdote di Canicattì chiamato Cagagazza e il seminarista magrolino ed allampanato di torino chiamato Magrissino ad un pic nic a base di panini bevendo birra marca Grossi Peri,fette di anguria acquosa-frutto che il prte esclamava fosse l'orbem italicum perchè dei colori della bandiera italiana,i cui semi:le stella della volta cieleste rossa il seminarista ruttando sputava cadenti dalla gola come la galassia il giorno di San Lorenzo-e granatine al limone guarnite di fiocco di miele con mandorle tritate dentro e due baffoni di panna su.Gli infazzolettati rossi(i garibaldini) così bruciavano con i proiettili di fuoco le trincee delle lucertole e così dalla collinetta i tre vedevano nella notte buia palle di fuoco fosforescente e topi e ramarri incendiarsi e disintegrarsi cadenti all'indietro con un grande salto all'indietro mentre le formiche operaie,autoctone e traditrici nel corto delle cicale avevano rubato filoni di pane come vibratori nei forni incustoditi da cui i panettieri erano fuggiti per paura di quei combattimenti.Dopo la vittoria di Garibaldi,i plebisciti e l'unificazione d'Italia i negozi di dolciumi in Sicilia erano pieni di cioccolatini di gianduia a forma di volti minuscoli di Cavour che tra le altre cose aveva indetto tra politici un festino a Torino in colavano a fiumi i limoncini che coloravano i loro fegati di color giallo








Il reduce del Vietnam
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Un ragazzo americano reduce della guerra del Vietnam, senza gambe e in carozzela chiamato John Washington era accudito dall'infermiera chiamata Carla Hemingway ed aveva fatto amicizia sul terrazzo dove viveva le ore d'aria con un piccione malato psichico e nero pepe,il quale addomesticato da lui si posava sul bordo della culla del fratello di John facendogli coccole con il becco.Una notte mentre tutti dormivano arrivò su un davanzale una navicella extraterrestre minuscolissima a forma di pop corn con ufo piccolissimi a forma dei componenti della band rock dei Rolling Stones,i quali suonavano un pezzo con i loro microscopici bassi e il colombone viveva con loro e dormiva nella notte appollaiato dentro un guantone appeso ad una parete della stanza da letto.John dopo aver sognato combattimenti con vietkong in acquitrini dele paludi del Vietnam muovendosi sulla carrozzella mise il mitra con cui aveva combattuto lì in guerra nella culla in braccio al fratello neonato,il quale facendo partire un colpo per sbaglio lo colpì alla fronte amazzandolo e il proiettile nella carne di John per mezzo di una suoneria interna suonava un ritornello di una canzone di Elvis Spresley.Il neonato diventato bambino di tre anni fu accompagnato da Carla Hemingway al lunapark dalle giostre,mosaici di luci con i nani amici Villa e Trombolle del Jazz e qui Mangiarono un ciambellone fritto dall'ambulante grassone chiamato Olio e volarono sui sedili del calcioinculo in compagnia della bambina vietnamita chiamata Vietnamina somigliante ad un gatto soriano dalla carnagione color brodo sporco,dalla cicatrice minuscola alla fronte come una crepa elettrica di un lampo nel cielo e dagli occhi luminosi confondetisi con le luci del luna park- afferrando più volte il codino-,poi a Stepleton Washington sembrò di scorgere nella folla come dell'aldilà dei baracconi il fratello John con in mano un sacchettino trasparente pieno d'acqua e un pesce rosso dentro vinto ad uno stand.





Il medico sportivo
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Villa il nano un giorno del 1967 era a San Pancrazio dai conti Pisciastrelli che avevano comprato dalla società dei fallimenti e pignoramenti l'abitazione ai conti San Pancrassioni,abitanti da millenni nel paese e che -caduti in povertà-si erano dovuti spogliare dei beni:i negozietti di barberie e panetteria siti nel paese per pagare i debiti e poi emigrare in Venezuela e dire che per la processione della statua di San Pancrazio tronfio e grasso come buddha regalavano micche di pane dorato ai paesani per fargliele lanciare al Santo Patrono ed avevano anche donato una cipolla d'oro da ferroviere svizzero di Basilea ad un mendicante senza gambe che teneva uno spettacolino,la cui vera attrattiva era una gallina con tre zampe,alla quale faceva pestare le zampe tanto quanto erano le somme delle tabelline che gli chiedeva di computare:tre per due,due per uno e due per due.La casa che i conti avevano comprato era carina,graziosa ed uno scherzo per chi vi entrava con i mobili int agliati a for ma di monumenti e chiese di Parma,su cui erano posate posate d'argento,quali forchette a forma di zampe di gatto,coltelli a forma di teste di unicorno e cucchiai a forma di becchi di cicogna.Villa il nano quel giorno lì a seguire sfrecciare i ciclisti del giro d'Italia alla tappa Busseto-Parma se la ricordava la moglie di San Pancrassioni chiamata contessa Bocchi Vecchi Tarabagattola,di corporatura bombola,con due labbroni simili a due fette di tortafritta e così con Pisciastrelli da un mobiletto a forma di palazzo del governatore di Piazza Garibaldi di Parma in cui era ricavato l'omonimo bar guarnito di una vetrata-aperto la quale-mentre passavano i cromen si servirono di gassose e si divertirono molto.Con loro c'era il vecchio signore italo inglese Filippelli,il quale aveva fermato un'ammiraglia della squadra ciclistica della Salvarani durante la corsa per proporre una crema energetica-moltiplica pedalate-antenata dei moderni integratori-all'organizzatore  del giro Torriani,lui gran medico sportivo a Londra quasi investito dalla macchina del paron borioso della corsa rosa.Villa il nano raccontava ai due di essre stato a vedere il Torino di Meroni con un vecchio barbiere di Torino chiamato Supersghignazzo Moncavilli detto il Supersgagnatore di tagliatelle al tartufo di Alba.





Il porcile


I nani Villa,capracravatta e Ghiandinogandhi si recarono a Sissa con un soldo di rame gonfio come un maiale a comprare un porcile e lì Villa il nano masturbava e scopava gli scrofoni a suo piacimento che un cuoco grassone sbodenfio detto il Porcidone voleva cucinare a delle maialate in un vicino ristorante enel porcile c'era una capellina con una madonna a forma di scrofa,di bianca seta vestita con in mano un porcettino nero,raro ed unico che un duca del marocco-emigrato nel paese dall'Africa- e chiamato Negrofa andava a pregare.L'imperatrice Sissa-che fumava una pipina a forma di prosciuttino da lesbica-con la mamma mammolosa e nana di Villa il nano e la sorella di questa detta la Violettaprugnetta andavano a spiare il nano che cavalcava i maiali con un capellone da cowboy come Tex Willer e sparava ai norcini con una pistola a forma di grugno di scrofa e Sissa era l'Oregon di quel pistolero piena di pepite puzzolenti prodotte dal crapulare ghiande di questi porci digerite nelle grotte dello stomaco, espulse dall'orefizio del deretano e buone per fare il letame.Il pittore Panini, dio dei panini farci con la coppa piacentina veniva portato in trionfo da salumieri affettatori nelle strade di Piacenza mentre scampanavano le campane con batacchi a forma di chicche di pisarel o fagioli giganti.   




Un santo all'inferno


A Pizzighettone borgo-ghetto con le colonne delle mura a forma e del colore di maiali neri e ritti sulle zampe posteriori e dai panni stesi a pizzi Villa il nano sulla sua utilitaria a forma di tacchino si fermò a prendere il nano Sborracremonio,vestito di un abito color merda dai ricami cuciti ad uncinetto a forma di piccoli stronzini e di professione becchino-crematore di morti le cui ceneri il vento trasportava nel paese dalla torre a forma di torrone,leccornia della vicina città di Cremona.Precedentemente il nano caricò un ciambellano certosino,i cui capelli gialli color torta pan degli angeli con la tonsura della chierica sulla nuca gli disegnavano una ciambella e il frate ridacchiava di un santo finito all'inferno,poi nella molto remota notte,la cui luna sfuochita di luce sembrava una noce moscata prese su anche il nano chiamato Fiabombolone dall'abitazione piena di animali fiabeschi,arrivarono a Roma davanti al colosseo dove una colossa,femmina meravigliosa,piena di muscoli e dai piedi con mille dita per ciascuno-per i quali le pedicure di Cracalla impiegavano alcuni mesi a laccarglieli ed ad abbellirglieli camminava dentro allo stadio da gladiatori le cui gradinate gli arrivavano alla cintola.



Lo scrittore Cesare Pavese


Villa il nano raccontava di essere stato al premio letterario Strega al quale lo scrittore Pavese vincitore con il libro La luna e i falò era stato donata stata donata una bottiglia di liquore giallo:La Strega di Benevento ed era stato sollevato in segno di trionfo da due signore chiamate Alfabetia e Girassapaginia,la seconda alta e sottile come una giraffa.


Via Condotti


Il prete pedofilo detto il Micio ovunque del Parmense in una chiesa del centro indisse una festa a cui invitò tutti i chirichetti di Parma e dei paesi limitrofi tra i quali Villa,Mammelone, Luigioneciliegione, Pitalinnaffio, Felinixfeliniccolo, Inchiostrostrica, Pratolino, Pandorato, Nonato, Macisteilfarmacia, Il Santa Maria, Anitrario, Ananassone della Libia, Schiumacolobavolo, il Santortoniafritta, Inculpopone, Melenzano, Anoloro, Enoriero, Crispiniculo, Reverterisinpulvis, Cispidoacido, Accidiacono, Bacuccolo, Pestodisauro, Budelletto, Dondonnino, Antichieccolo, Silibiamo, Bambologna, Stromazzoneditrombetta, Mocacaffio, Il Santagostinocarnaziometicciaramarrico, Fagiolino, Anestesioanastasio, Fiabonio e Beffanetta e don Micioovunque e don Ubriacacca portarono i salumi con le tortefritte e i vini lambruschi gelidi e tutti sbaffavano le fette di gnocco fritto come se fossero fisarmoniche gonfie  di tal forma e d'argento da suonare e successe poi veramente che Bambologna tirò fuori un'armonica a forma di gonfia fetta di tortafritta e suonò una mazurca e la fisarmonica emetteva come un kazu una musica come se friggesse dell'olio in una pentola ad una sagra.   Alcuni di questi servitori di messa fecero sesso con Villa il nano in refettorio poi arrivò un taxi color giallo tropicale a forma di ananas con su lo zio chiamato Gosinoni di Villa il nano e salito quest'ultimo con altri quattro chirichetti partirono alla volta della lussuosa Via Condotti dove arivarono dal Conte chiamato Cavallo Cavalli-vestito come un fantino d'ippica-la cui casa era un casinò sulla cui roulette girava un minuscolo massete di cavallo come pallina e i nobile che vi giocavano perdevano tutto-finendo per uscire la notte in strada con solo le mutande- perchè il bigliettino era pilotato da un astuto groupier per mezzo di una calamita che posizionava sotto il tavolo da gioco a posarsi sempre nella casella del numero che nessuno aveva scommesso.Tutti finirono a Fregene a fare il bagno nella notte bagnando anche le loro cotte.





La cicogna


Villa il nano partì pe il paese di Cicognara dove con pupattoli nani in una tavolata lunghissima avrebbe festeggiato il compleanno mangiando cicogne lesse con salsine varie e  uno di quelli chiamato Pandemonione soffiava in un becco di uno di questi trampolieri e per mezzo del suo cicagnaramento suonava gli auguri di natale a Villa il nano,poi nella notte dalla torre del paese a forma di becco gigante di questo uccello bianco i nani si buttavano giù con le braccia foderate delle ali asportate e scartate dal cuoco detto Matuova delle Cogne nel cucinarle e planavano sotto inerti.




Il cigno di Busseto


Villa il nano si sognò di arrivare a Busseto,di inserire monetine ad un distributore automatico di sigarette,di averne sganciato un pacchetto di queste porno perchè con la particolare caratteristica che le volute di fumo che gli salivano davanti agli occhi spogliavano le donne bussetane facendole vedere nude  sotto i vestiti e sopra la cartina era effigiata una donna con il seno nudo dai capezzoli a forma di grossi e nani sigari e poi giungeva in via della Spongata nel paese dove sorgeva un teatro dai palchi color zucchero a velo in cui sentì sulle note di un pianoforte suonato da Giuseppe Verdi cantare un topino baritono dalla peluria sotto il muso come i baffi del musicista cantare i ritornelli delle opere liriche di quest'ultimo,infine nella piazzetta del paese vide cigni che correvano una gara con in groppa scimmiette baffute e vestite come soldati austriaci in uniforme.





La palestra di Pugilato


Era la notte di Natale e parma era una ghiacciaia,un barbiere chiamato Cuteco Forforaidea-il quale quando si pettinava dai suoi capelli cadeva la forfora come monete bianche- rideva come un matto dalla finestra della sua abitazione a vedere fuori in strada barboni morti ghiacciati e surgelati come baccalà mentre Riccottola Pegorone Villa i nani come sciacalli biricchini andavano a sfilare le pipe e i pacchetti di tabacco ai closhard e di uno di questi sulla sua carta d'identità avevano letto il nome Porcospinio Ricci-dalla barba inanellata riccia a forma di tanti fagioli- e gli sfilarono una borraccina d'argento da spirito a forma di volto di Umberto re I con il ciuffo all'Umberta e contenti gironzolavano nei borghi scaldandosi dal freddo bevendo il whisky e fumandoe pipe dei mendichi-forse persino itagliate da loro- a forma di cigno e di nadero,girando nei vicoli arrivarono in borgo Topone del Formaggio che prendeva nome da un giureconsulto parmigiano e in un cortile videro un bambino che faceva una corrida ad un topo con un tocco di formaggio mostrandoglielo con un ampio gesto del braccio,dal quale il sorcione era attirato,poi nascondendoglielo ritirandolo.Villa il nano glielo rubò mentre il bambino lo voleva ferire con un chiodo dopo tutte quelle mosse avanti ed inditro come un torcida.Villa e Riccottola ririempirono di whisky la boraccetta e poi nella notte arrivarono a Fognano dove entrarono in una palestra di boxe nella quale si stava svolgendo l'incontro tra il massiccio pugile detto il Porcioboxe-dalle fibbre della schiena di maiale gonfissimo-e quello massiccio,pallido e bianco come un cadavere,detto Jack Villetta anche lui con disegnati nei tessuti muscolari delle reni una tomba e una violetta color livido viola per qualche pugno preso e tutti due i boxeur avevano scarponcini di cuoio frastagliato ai gambaletti.Porcioboxe colpì con un gancio Jack Villetta che finì al tappetto tra gli schiamazzi e i fischi degli spettatori e al vincitore misero alla cintola un cinturone da campione picchiettato di pietre preziose.Risalirono le scale della palestra-scantinato e presero al volo un taxi a forma di pantera-guidato da un topolone campagnolo della zona ed addomesticato e fuggirono in Riviera dall'amante fioraia dello zio di Villa il nano chiamato Gosinoni. 






Il giocatore Meazza


In una notte di nebbia a Milano dopo che la sera-il giorno del carnevale Ambrosiano- Villa il nano,lo zio panzone Coteconio Gosinoni e il cognato di questo chiamato di cognome Pallavicinone,altrettanto grasso,erano andati allo stadio di San Siro a vedere una partita dell'Inter di Meazza, poi si erano recati all'ospedale per matto,palazzo color fragola rosa con colonne doriche,grige e scanalate alla sua architettura ed avevano incontrato un dottore gigante come un armadio,vestito di un camice bianco e chiamato Zanarone per cercare nel manicomio un amico mattuncolo e il medico che riempiva bicchieri di goccie di psicofarmaconi per farli bere ai malati disse che non c'era nessuno con il nome che cercavano nell'ospedale e chiese cosa se aveva vinto l'Ambrosiana Inter,poi nella nebbia cadeva pioggia come aghi che s'inficcavano nella bambagia da cui era invasa la città.I tre camminando per Milano senza quasi vedersi perdendosi ritornarono allo stadio al posto di andare in stazione a prendere un taxi ed affascinati dall'animale di cemento armato-trianelluto-sputacchioso e pornonalico di bestemmie di tifosi durante le partite vi entrarono dentro da un buco di un cancello e il luogo era desrto e pieno di carte straccie di giornali sportivi.Nella notte si sentivano i clacson della Milano di notte e videro un omino minuscolo-somigliante a Sant'Ambrogio-che raccattava mozziconi per fumarli in assenza di soldi per sigarette nuove,infine scorsero il matto che cercavano e chiamato Ginpollo il quale tifava i giocatori credendo ci fosse la partita non riconoscendo che lo stadio di San Siro era una coppa piena di panna montata:la nebbia,infine riusciti fuori nel parcheggio dell'impianto sportivo incontrarono Meazza che Nicolotto Carosio,un giornalista stava intervistando con un microfono a forma di fagiolone.Alla fine salirono su un taxi sulla cui carozzeria era scritto lo slogan pubblicitario:"Bevete Ramazzotti e vedrete il paradiso".Mentre viaggiavano Lo zio Gosinoni,il cognato Pallavicinone e Villa il nano sul sedile dietro dell'ampia automobile tirarono fuori un'asse di un tavolo e sopra vi giocarono a briscola bevendo l'amaro della pubblicità e fumando,quindi il taxista scaricò-arrivato a Parma-in via Osacca Pallavicinone che li salutò perdendosi nella notte mentre i due si fecero portare a Baganzola al ristorante lo Zampone di maiale dove lo sbodenfio Porcionaticoteconight mangiava-bagordando con amici-tortelli di zucca a forma e color arancioni come canarini e Villa il nano a notte fonda nell'erba di sedano dove si erano depositate goccioline di nebbia come panna scopò l'omone.



Lo scrittore Balzac


In un borgo di Parma chiamato Via Madleine dalle abitazioni a forma di briosh con i coppi dei tetti a forma di tazzine da caffè-in una casa delle quali da un nobile era stato ospitato lo scrittore Marcel Proust che quando vi aveva dormito portava una cuffietta a forma di bocciolo di gardenia bianca e di seta-incombeva la nebbia come zucchero a velo a forma di ali di cicogna e quel giorno perduto Villa il nano-affascinato dal romanziere nel buio d'oro della notte del vicolo perchè illuminato da lampioni luminosi color infuso di thè- si aggirava vicino alla dimora con un bocciolo rosa di rosa a forma di porcettino per un suo possibile fidanzamento con il letterato francese e due guardie avignognesi dagli abiti gonfi e pizzattissimi-che piantonavano davanti all'abitazione perchè nessuno potesse entrare-se la fecero consegnare e dissero che lo scrittore era intento a fare una seduta spiritica in compagnia del nano fidanzato chiamato Nannanannolino servendosi di un bicchierino pieno di una vissola con lo spirito per evocare e comunicare con l'anima dello scrittore Balzac.Villa il nano voleva entrare e pianse perchè glielo impedirono e stazionando sotto la finestra sugherata-così foderata come silenziatore di rumori esterni-di Marcel,da questi la vide aprire e sputare il nocciolo di ciliegia morbato nell'alcool come un'anima dopo il rito esoterico e salutarlo come il dio delle scrofe-ringraziatolo per la rosa a forma di maialino e poi da Proust riserratola Villa il nano se ne andò.







La bomba atomica


Abramo Lincolm,presidente degli stati uniti e residente alla Casa Bianca aveva in un capannone sito dentro il suo giardino una bomba atomica a forma di pallina da basball,la cui testata sotto i successivi presidenti era stata ritoccata e migliorata fino a diventare un fungo gigantesco ai tempi di Roosweelt e Kennedy,con il quale-poi assassinato a Dallas- mio nonno aveva tenuto una fitta e ripetuta corrispondenza scrivendo e chiedendo di impiegare l'arma per  bombardare la luna o il sole per fare solo notte o solo giorno-siccome voleva giocare con l'univesrso cambiando gli stati e le leggi fisiche consolidate-e descriveva la bomba-porcino a forma allungata di mazza da basball la quale nel paese dove questi era era sport nazionale doveva servire a picchiare la palla solare o lunare e disintegrandolo  farla acchiappare dal guantone di dimensioni farenight dello spazio e ai tempi della'anno 1967 Villa il nano con il nano italo americano RIgatonio Maccherony assiepava la gradinata di uno stadio per vedere una partita di Basball e da un ambulante chiamato Murphi,nano nero e pachiderma somigliante ad un pollo palla gigante con le gambine sottili e il naso a becco Villa il nano comprò una lattina di Coca Cola,pop corn a forma di mine della guerra del Vietnam ed un hamburger che il venditore rosolava sulla griglia a forma di base(cuscinetto)del diamante del campo da Basball sul suo carrettino,poi i due ritornavano a casa su un taxi lungo Venticinque metri guidato da un certo Torquatelli e Villa il nano infine nel cottage carino e grazioso-dai mobili forma di cioccolate-cake con i pomelli dei cassetti a forma di ciliegine  guardava insonne il giardino illuminato nella notte e pieno di siepi di biancospino pareggiate a forma di torte meringhe alla panna e fu una notte di macchine della polizie dalle sirene con fasci di luce blu poi arrivò sul davanzale un televisore extraterrstre che trasmetteva il telefilm Happy Days in cui Cunningham e Fonzarelli erano impersonati da due marziani deficienti.





L'amaro Ramazzotti


Villa il nano e lo zio Gosinoni partirono su un'utilitaria dalla carrozzeria a forma di oca-guidata dall'autista detto Sanbattista-una sera di nebbia alla volta dello stadio di San Siro per andare a vedere una partita di coppa dei campioni tra il Milanculàn e il Benfiga, non prima di essere passati a Gorgonzola-luogo citato nei Promessi Sposi-e pieno di ditte produttrici dell'omonimo formaggio,sui capannoni delle quali a modo simbolo pubblucitario c'era per ciascuna una forma di plastica e gigante di formaggio illuminata di luci giallo caglio e verde-e andavano a prendere i vecchioni,grandi intenditori di footbal chiamati Puzzolentaleggio e Brianzio.Più viaggiavano più la nebbia s'infittiva e lo zio Gosinoni parlava del tarocco(arancia),del cucchiaio e della biglia che alcuni assi sapevano e avevano saputo palleggiare e poi arrivati a Cesano Maderno nel bianco della bruma si fermarono  al bar chiamato La cicogna che piange-dalla luminaria sfuocata e miopesca per la grossa nebbia- e lo zione offrì all'autista e al nipote un Ramazzotti,amaro di Milano e color delle acque del Naviglio.Poi ripartirono e così caricarono-arrivati in Brianza-i due vecchi dai mustacconi,entrarono a Milano dai lampioni luminosi a forma di confezioni per panettoni Motta e i tantissimi caffè minuscoli ed illuminati-e lo zio Gosinoni esclamava:"A dopa il prossimo Ramasot-  videro la partita del Milan dei vari Altonefini,Vera e Dini e lo zio Gosinoni esclamava:"Zugàn bèn perchè li allena Nereo Roc".Lo zio poi chiamava l'ambulante delle noccioline delle bottiglie mignon di liquori e glie comprava e sulla gradinata erano di fianco all'anziano grassone Lomboporcio Lombardi dal porro gigante su un labbrone come una palla di gelato e suo nipote,il bambino minuscolo chiamato Camillanillo.La nebbia come una cicogna che prima covava uova bianche:le goccioline di vapore acqueo che la compongono, fenomeno che si definisce idrometeora infine si era alzata e volata via.I nostri ripartirono a casa ma fermandosi in un bar ad ingollare un altro Ramazzotti in centro a Milano dove le prostitute erano impellicciate,dagli occhi come due uvette luminose del dolce natalizio milanese e su trampoli- tacchi che le innorvesivano i polpacci giganti.Villa fumava una nazionale nana(sigaretta) con sul filtro scritto Gianna Rivera e lo zio chiamato Coteconio di nome e detto Lenticchio monetine aveva esclamato al barista chiamato Maduneta,un meridionale:"mio nipote tiene per Rocco".Usciti dall'autostrda-dopo aver pagato il casellante-si diressero a San Secondo in una trattoria nella rocca dove un ostessa portò a loro una spalla cotta sfoderandola da una manica di cotta viola color lambrusco e ricamata da chirichetto e così ne tagliò qualche fetta e la offrì ai tre.


I grilli


Per la corsa del palio dei salti dei grilli a San Secondo in subbuglio e piena di sbandieratori e tamburini alla parata storica paggi dagli abiti multicolori sfilavano con tra le braccia un cuscino rosato a forma di carrè di spalla cotta sul quale erano posati-uno per ciascun figurante di contrada-i grilli corridori.Dalla finestra del castello Villa il nano con la mamma mammolosa, nana,affettuosa,carina e detta l'imperatrice Sissasissy e con i nani detti o chiamati Bibito della Bibbia e Cervellone di Gallina seguì la corsa vinta dal grillo detto l'Imperatore dei cazzi,veloce a saltare come una molla di materazzo Spermaflex per la contrada del Sessecondo e all'agone balzano partecipava anche una cavalletta detta la Valletta di Mike Buongiorno,però arrivata ultima che correva per la contrada del Pisellone della badessa..Con quegli amici sulla macchina viola sgargiante a forma di melanzana-guidata dalla mamma nana di Villa-questi arrivò e finì la notte in una trattoria dall'oste chiamato Porciulatello che raccontava che un certo Porgiagigionegegiuda a causa di una lite con il messia Gesuinone si era impiccato su una corda dove pendeva un culatello nella cantina della sua locanda.Qui tutti mangiarono fette di quel salume bevendo lambrusco e fecero amicizia con altri baracchieri seduti ad un altro tavolo certi Petaciuffo,un barbiere e il chirichetto migliore del parmense chiamato di cognome Ampollini.
In una chiesa sita su un gibbo di terra del paese poi entrarono e facendosi luce con un accendino nel buio schiarirono una formella dove era scolpito nel marmo rosa di Verona il palio della corsa delle scrofe minuscole ma gonfie e sbodenfie con grossi mutandoni-slip al deretano da atlete e un successivo lapicida con lo scalpello le aveva chiamate Porcicicciola,ZiobellaSusy,Ciuciatella e Fettaiola di discoteca e al centro della piazza con la torre e la chiesa era scolpita la folla di curiosi e Villa il nano si rivide in un nano la cui faccia nella piastrella era minuscola come una ghianda insieme al pittore Panini-vera diviinità dei salumi parmensi- e al pittore Bibbiena e si ricordò di quel pomeriggio alla corsa delle maiale  quando pio con i due affrescatori aveva passato la notte in una discoteca a forma di maiale gigantesco nella bassa dove ragazzini e ragazzine ballavano musica tecno elettronica ritamata da versi di grugniti e Villa il nano e i due fumavano sigarette lunghe come fucili bevendo intrugli frullati al sedano e poi fuggivano nelle nebbie padane su una carrozza a forma di culatello gigante in compagnia di un prete chiamato Purcicciolone Scrofasanta che aveva fatto la comunione ai tre con per ostie tre ciccioli e il Bibbiena raccontava che viveva in una torre a forma di Bibbia e il Panini di aver affrescato fette di salume con il rosso sparso della coteca al bianco del grasso sulle pareti di un'abitazione di un cardinale detto Spiritibbia a Parma,poi il reverendo l'intratteneva con una marionetta di legno a forma di prosciutto a sua volta a forma di Madonna e un'altra a forma di panino Gesù Bambino con dentro un'animaiala di fetta di salame.Il cielo della notte dal buio atavico era piena di extraterrestri a forma di bambini chirichetti dalle cotte di tanti colori lucenti che da lontanissime stelle stavano arrivando a trovare il nano e i due pittori.








La stella


Ai tempi di Marialuigia Mezzenio Carnoni e Gorillo Prosciutti,due ubriaconi,somiglianti a barili di lardo,riccioloni,ex galeotti e dai cappelli a forma di melanzane-(verdura che da il nome ad una ricetta parmigiana)-da malduchi,usciti dalla taverna chiamata La Stella Brilla  salirono le scale e furono su una torre Farnesiana a forma in muratura di banca Napoleonica con fregi e festoni di calce e da questa sputavano saliva rosellina perchè impregneta di resti di vino e vedevano giù nel cortile ercoli giocare a pelota,gioco che dava nome alla Pilotta nel cui complesso si trovava il maschio sul quale si trovavano.Poi munitosi di un telescopio vedevano nella notte serena e settecentesca comete argentee a forma di pantere o maculate di luci multicolori a forma di leoparde che saltavano da stella a stella o a forma di gazza ladra con la tipica coda alare a forma di frac in atto di rubare il lapislazzolo giallo della luna e poi furono raggiunti da un evaso di galera chiamato Sbar che sputava giù saliva violacea perchè quella notte aveva bevuto molto lambrusco.Dalla torre-cassaforte i tre silaccavano così a turno giù sputi che la luce degli asteroidi rendeva luminescentemente frizzanti,sicchè il bambino detto Aiutopini alla mamma chiamata la Topinè,sua mammotta dalla pelliccia di marmotta,perciò vestita di un pelo bianco morbillato di puntini fulvi color volpe,esclamava camminando nel borgo confuso dal buio":Vè le stelle cadenti(riferendosi agli sputacchi)" e la madre rideva raffinatamente in francese accorgendosi che ciò non era vero.Poi come non detto si sentì un gran trambusto e scossone nei borghi e la stella Parma cadde con due scie fibbrillose di luce,una color gialla malvasia e la seconda color vila lambrusco e nei borghi tutti vennero fuori dalle abitazioni e la vecchia fattucchiera detta Pagigiapagina,piccola come una bambina sbodenfia, ritta sulle mani come una ginnasta, ancora per il capovolgimento d'asse orbitale e dagli anelli giganti a forma di sfere azzurre di cristallo del prevenire,mostrava aquesti e quelli un libro di vaticinii e stregonerie,scritto nell'era medievale dove era stato predetto il volo nella galassia o il salto nel buio ai tempi di Marialuigia.               







Le uova di scricciolo


La massaia lupi Ginia preparava i tortelli stendendo la pasta con il manganello del figlio nano avanguardista balilla chiamato Belanolino.Finita la guerra nel dopoguerra,periodo di rinascita per il paese italiano Belanolino e Villa il nano nella torre di Sant'Antonio sbocconcellando cosciette di piccione arrosto guardavano sfrecciare motorette di uomini e ragazzi comunisti, felici ed ingenui.I due andavano anche a caccia di quaglie e tornavano con gli uccelletti che la Lupi rosolava con una fetta di pancetta come avvolgendoli in una minuscola bandiera comunista o con i nani Pussenzio e Massaienzo andavano in una grotta detta Heidegger,chiamata proprio con il nome del filosofo a fumare oppio in pipe della consorteria dei tabaccai dei poeti scheletri.Un giorno il balilla decise di cambiare sesso per mezzo di un'operazion e si fece anche trapiantare occhi turchini sostituendo le sue iridi color uova marcie di scriccolo e diventò una bellissima ragazza con gli occhi blu,la quale si faceva scattare foto osè ed oscene da un fotografo di Via Farini, stava con le donne e gli uomoni ad un tempo,profumata di una fragranza elettrica al cedro che la contraddistingueva, viveva in un'abitazione di Via Pontremoli con un solo letto e il solo boccetto di afrore e perciò frequentava Villa il nano e i prostituti nani che con lui battevano alla pensilina detti Conodicazzo, Papacullo, Preghierino, Mansoilromanziere, Deretanotellurico e Motocarbonaro,questi con la pipa lunghissima a forma di volto allungato di Mazzini ed uno dei loro clienti era l'allenatore Pozzo del Torino che aveva preso il patentino di Ct a Coverciano.


Il laghetto del Parco Ducale

L'imperatrice d'Austria Marialuigia con l'amica chiamata Bidèstronzèananapolè e un bambino nano,vestito di un cappotto bianco pieno di pizzi a forma di spumini ricamati e detto Coiffeurochino perchè garzone parrucchiere di donne ricchie,checche,bionde d'oro e dalle gambe lunghe da giraffe fece una passeggiata con un ombrellino dal cappello gonfio di pelo di coniglio per qualche sparuta goccia di pioggia autunnale nel parco ducale pieno di castagne velenose e si fermòsul ciglio del laghetto dove era posata una barca-minuscolo vascello a forma di Pilotta e dall'acqua color fungo saltavano fuori pesci rossi ma improvvisamente il nano cadde nel liquido ed annegò ed un attimo dopo galleggiava tronfio dentro il suo paltò a forma di cigno e un cigno nero gli dava bacini con il becco.La sera la sua mamma chiamata Pernacchièt e sua nonna la Merdosè,amiche di Mariagigia festeggiavano la morte del figlio-nipote mangiando spumini a forma di cigni e bevendo vino Zibibbo canticchiando una filastrocca sul pupo che faceva pressapoco così;"Lè anneghè l'ochèt nel laghèt che da barber tagliava con le forbiciet cioche di capel moret e biondet d'or come pepite e l'angiolet.Poi venne la notte con la luna aforma di polpaccio neoclassico di donna e la gelataia ambulante chiamata Algidea con il suo carretto- ghiacciaia pieno di gelati moretti-manichini di panna con avvolti come su attaccapanni soprabiti di cioccolato-non avendolo più visto chiedeva dove fosse finito il bambino ochino-a cui somministrava anche una cialda a forma di tubino ripieno di una palla di gelato giallo al limone-e così gli avevano raccontato che l'avevano messo in una bara laccata color zambon a forma di prosciutto per il funerale e sulla sua tomba quando l'avevano cumulato un Villa-da cui discendeva Rosario Villa il nano-dal pastrano di collo di pelliccia di nutria-aveva posato un mughetto di violette.La sera di quel giorno in Pilotta nella stanza da letto dove riposava Marialuigia un abajur accesa aveva attirato una farfalla notturna rosata grossa e a forma come un maiale e la serva minuscolissima con per cuffia da sonno una ponga imbalsamata ne era molto spaventata.





Il balletto


Nella casa del nano chiamato Scrofonescroforone piena di candelabri a forma di teschi nei cui cavi oculari erano introdotte candele accese a smoccolare- nellanotte girovagavano millepiedi peloso a forma di baffi di Hitler e Villa il nano fu invitato dal proprietario a mangiare una caprese di mozzarelle a forma di teschine con gorgere di fette di pomodoro e papillon di foglie di basilico,infine entrarono nell'abitazione la signorina Spiritossa,i coniugi Mortisia e il vecchio chiamato Ossocane,i quali con Villa il nano e il padrone di casa seguirono in un teatro minuscolo un balletto in cui la ballerina,chiamata Nuraieva  bianca fosforescente alla carnagione,muscolosa,vestita succintamente di un lenzuolo bianco da fantasma che gli lasciava trasparire i seni minuscoli rugosi come due prugne secche bianche sollevava il ballerino detto il Fraccio dai capelli canuti raccolti in uno chignon a forma di teschio portandolo anche su un vassoio d'argento,sul quale il danzatore stava sospeso e appoggaito con un piede e fuori si vedeva la luna a forma di città di Verona perchè il balletto era intitolato Romea e Giulietta.







L'asilo


Villa il nano frequentava l'asilo dalle suore Luigine e aveva per amico del cuore il nano chiamato Cuccagna ed ereditò dodici miliardi dalla curia pontificia nella persona di monsignor Cremadamo Melachiorre,il quale vestito di una tonaca color caco marcio lo veniva atrovare nella casa materna e lo accarezzava con le sue manone e gli regalava una stecca di cioccolato dagli scacchetti come una dama neri fondente e gialli vaniglia.Con i soldi ereditati Villa il nano prendeva con il chirichetto nano chiamato Spigostia venti taxi in una notte-per girare sulla città-ed uno era a forma di osso,altri color formaggio,violetta e ciliegia.All'asilo erano leggendarie le partite di footbal nel campo da calcio alle quali da terzine metodiste giocavano anche suor Budina e suor Ursulina,buone come il pane e soprannominate con i nomi dei calciatori di quell'epoca.Poi veniva il momento di farsi tonsurare la chierica per il quale taglio il barbiere copiava il modello della nuca della statua di Sant'Antonio Abate ed ad ogni bambino dell'asilo le suore avevano fatto dono di una medaglia d'oro color cedro con in rilievo un santo del calendario a ciascuno ed a Villa il nano era capitata del santo grasso crapulento Pancrazio e il pomeriggio dicevano le preghierine e il prete chiamato don Papalle breviari testicoli da villa il nano alla santa messa si faceva vuotare dall'ampollina-di cristallo a forma di ochina con il becchino-il vin santo,poi il prete chiamato Crucio Taligneani confessava i pupattoli e Villa il nano nell'enumerare i peccati diceva di aver fatto sesso con un cardellino e di essersi toccato guardando un piede e un bicipite di un'ercolona,poi veniva il giorno della festa di San Luigi e il nano si abbuffava di fettone di torte al pan degli angeli bevendo qualche bibitella.L'estate,appuntamento di fiere e sagre Dio dall'alto dei cieli vedeva in compagnia del seminarista secco e magrolino chiamato Seminino Villa il nano minuscolo come una ghianda-perchè dal cappello a forma di questo frutto di quercia-nella piazzetta di Medesano tra la folla assiepata nel centro della piazza seguire la corsa del palio delle scrofe e Seminino e il nano visitarono anche la chiesa del paese dove in un affresco era raffigurata la corsa dei maiali con le scrofe bombolose detta la Porciofacia e L'antenata del salame-imparuccate di parrucche dai riccioli rosati a forma dei loro codini attorcigliati al deretano ed erano montate dai rispettivi fantini detti Paninozze e Felinix e guardando il dipinto maccheronico,fagioloso ed angioloso a Villa il nano veneva il penino duro.Tornando a casa sulla statale si affianco in sorpasso alla macchina del futuro prete del nano un camion pieno di maiali grugnanti piagnucolosamente perchè venivano portati ai macelli e una scrofa grassona e simpatica grugnava:"Ti amo Villa".   
   
             






Le Cinque Terre

Villa ed Ammiragli i nani stavano in macchina andando in Liguria,precisamente a La Spezia a trovare suor Genoveffa e nella notte apparirono a loro nella burrasca del cielo e del mare-come se un dio celeste e un dio marino piovesse tempesta e schizzasse schiuma dalle onde-le Cinque Terre-cinque promontori a picco sul mare come una schiena gobbosa di un nuotatore gigantesco e titanico in atto di tuffarsi-uno dei quali era un monte rosso d'eriche pieno di limoni a forma di volti del poeta Montale:foruncoli acidi e cedruncoli-pori nella pelle delle reni dell'immenso atleta su cui sbattevano telline schizzate dalla tormenta Marina e a quell'ora di notte il poeta Eugenio nei paraggi di un'abitazione inerpicati su quei bubboli pendii camminava nei corridoi lunghi come autostrade della casa con la Mosca-sua moglie- prendendo appunti poetici su un taccuino. 

 


Il panino

Alla vigilia di Natale a sorbire il brodo con gli anolini e mangiare la faraona arrosto nella casa della signora Bacigalupo c'erano questa-dagli occhi iniettati di cattiveria-il marito Tommasone Muccone con l'amico Lagdeo Trotoni-silenzioso come una trota-le sorelle gosinoni:Violettaprugnetta e la mamma nana e mammolosa di Villa Rosario-presente anche lui-gli zii Cicciolaetus Scrofrattagliefratetegliatortellifratellinonnisbi,Zabaione Gosinoni e la Certosia e la Tacchini,due donne provinciale che se la intendevano con la bisessuale Bacigalupo.A mezzanotte lo zio Gosinoni esclamò a Villa il nano che era la festa del maiale e  il nano vide passare una cometa a forma di porcio buffo con una scia di luce rosata, poi  lo zio e il nano si presero su in macchina e fecero un giro nei paesi di Sissa,Trecasali e San secondo ed arrivarono ad una maestà luminosa dove posava un maialone sbodenfio chiamato San Ghiandone,andarono inoltre in centro a Sissa dove un burattinaio teneva uno spettacolino con per personaggio principale un burattino a forma di panino e lo zio spiegava che il pane era il corpo di Cristo-per di più ferito perchè tagliato a metà-e il salame è il corpo del messia sacrificato ed immolato,dio dei panini,tramezzini e sandwich-mangiati bevendo il sangue di Gesù:il vino.Un bambino sentendo ciò gli dava al Gosinoni del pagano.Infine entrarono in una chiesa e guardarono un dipinto maccheronico di un pittore detto il Sissa in cui un maiale sbodenfio detto il Gesuino Porcjesus era crocifisso mentre Barabba il ladrone rubava monete minuscolissime a forma di lenticchie di rame in una pentola.Infine riuscirono nella piazzetta dove slumarono in una vetrina di un calzolaio in bellavista scarpine rosate da ballerina dalle punte forma di due grugni.Lontano nel quadro si vedeva il piccolo imbuto dello stadio Meazza popolato di malebolgie di tifosi e l'Internazionale giocava con il Sissa e i calciatori giocavano calciando una vescica enfiata di maiale e tra gli spettatori piccoli piccoli si vedeva Villa il nano con lo zio Gosinoni-arrivati in macchina di sera nella bella Milàn-che beveva un liquore Stock 84 in una bottiglia mignon mentre una scimmietta addomesticata di uno sciuscià che lucidava le scarpe ai tifosi sugli spalti gli rubava le noccioline-salatini vendutegli da un ambulante deambulante nelle gradinate-e un pallone anni cinquanta di cuoio pezzato all'altezza della madonina del duomo di Milano scagliato da Meazza con un tiro da W il prete e Villa il nano rideva di uno striscione di ultras interisti sul quale era scritto Sissasisso torneranno i tempi sissi.A veder quella partita il nano c'era veramente andato e nella notte era ritornato a casa uscendo da Milano-non prima di aver bevuto un ramazzotti in un piccolo bar bauscietto-infine inforcata l'autostrada aveva viaggiato sulla Flavia a forma di porchetta guidata dal maialaro Gosèlone con lo zio e la mamma mammolosa e nana,la quale durante la partita li aveva aspettati in macchina leggendo un giornale illustrato.



    

 
Le orsoline


A notte fonda sulla macchinaaniglia a forma di budino scanalato e bombato come da uno stampo Villa il nano e il nonno pittore Sirocchi dal naso lungo e ricamato giunsero in borgo della briosch,vicino al tribunale nel centro di parma dove esisteva un convento gigantesco delle suore Orsoline a forma di briosch a mezzaluna di pasticceria e il monastero era intonacato del tipico colore della doratura della pastafrolla cotta nel forno-misto al colore della marmellata rossa di cui era ripiena la madleine.Nella strada c'erano diverse caffetterie.Sirocchi aveva una carnagione dorata come l'angioletto d'oro sul duomo di Parma ed aveva ai lobi due minuscole gabbiette a forma di formine di formaggio parmigiano-reggiano come orecchini con dentro due microscopici topini.Infine entrarono nel convento al cui interno c'era un camposanto delle suore con le croci fisse nella terra,sulla cui erba crescevano fiori spadoni e Sirocchi spiegò che nel monastero esisteva una suora orsa,un prototipi di orso femmina che aveva preso i voti e che addomesticato diceva le preghiere. 





 Le cialde glassate a forma di ossa da morto

Per il giorno dei morti sempre bigio e grigio meteoritico Villa e l'amico Reliquirizia i nani entrarono in una pasticceria ed ordinarono frolle glassate variopinte dallo zucchero colorato a forma di ossa da morto ed il nano Villa mangiò questi pasticcini a forma di tibie giganti pensando ai suoi cari morti tra i quali lo zio Zabaione Gosinoni e l'altro zione chiamato Cicciolaetus Scrofrattagliafratetegliafratellitortellinonnisbi, marito della sorella chiamata Violettaprugnetta della sua mamma mammolosa e nana,proprio perchè un prete dell'Annunciata chiamato don Osseghiacciate a Villa il nano-quando questi aveva tre anni aveva insegnato a segliere i biscotti a forma di ossa con i colori dei vestiti dei suoi defunti,poi a Fontanellato quel giorno su un divano dai cuscini azzurri colr anice dormiva un monsignore vestito di porpora,la carnagione da negro,chiamato Caffes Caffeinossa,il quale sulla faccia aveva una cavalletta verde pistacchio saltellantevi su.Villa il nano nella pasticceria aveva scelto anche quelle bianche ricamate di zucchero viola a forma di violette e le aveva addentate pensando ad un'amante di Salsomaggiore del Gosinoni chiamata Baciona Termalitica,donnona ricca e prosperosa,la quale gli comprava gelati,budini e zucchero a velo.Passò poi quel giorno meraviglioso di ricordi  affetti-già lontano durante l'anno-i cui i due nani in giro per frolline-reliquie avevano visti minuscoli,minuscoli gli sbirri-dai cappelli a forma di fossili dello Stirone-sul carcere di San Francesco fare ronda ed infine un frate che guidava un'ape -sorta di tarabiccolo a tre ruote-della mensa di Padre Linocarico di un pentolone di brodo con galleggianti anolini ne aveva mestolate due fondine a loro due che le avevano sorbite su una panchina di una piazzetta.    

            






Gli erboristi



Villa il nano e lo scrittore Proust,dopo essere stati il pomeriggio all'ippodromo dove tra i fantini correva una gara di siepi anche una scimmia amazzone detta Coccocaduto. La notte la passarono al night chiamato l'Aborto della cicogna a bere champagne e a mangiare ostriche allo zenzero sui divanetti con le donnine piumate di penne di trampolieri e il resto del corpo nude e nel locale ne esisteva una gigantescamente muscolosa con tacchi a spillo come trampoili che gli innervosivano i polpacci grossissimi e Villa il nano seguiva lo spettacolo dello spogliarello della ragazzona dai coscioni,polpacci e bicipiti ipertroficamente giganti mentre closhard fuori del locale pisciavano con il naso baffuto e barbuto:il loro pene pieno di peli e un maniaco turbato dal corpo dell'entrenouse gigante sparava con una pistola di metallo in lega color verde dalla canna a forma di gambo di sedano,ilcalcio e il tamburo a forma di finocchio sparava sugli scaffali del bar e la ragazza metteva in erezione la bardana di cui era dotata che le amiche gli pizzicavano.Poi villa il nano e Proust tornarono a casa percorrendo il vialetto con in fila i night notturni lampeggianti di luminarie ed andarono a dormire ma Villa il nano alzatosi prima dell'alba afumare u na sigaretta vide da una finestra del palazzo di marmo bianco a forma di scafo di veliero napoleonico del boulevard un carozzone illuminato da un gran fuocone dove un buffone barbonone nel retro del carro teneva uno spettacolo di marionette e seguì fumando lo spettacolo di due pupi in cui un cuoco veniva accoltellato da un faraone egizio fatto arrosto risorto in pentola ed ad assistere alla rappresentazione c'erano figuri della notte:qualche guardia notturna,mendicanti,ferrovieri,prostitute e i preti don Crispino Abetocco, don Acino Ciborialambruschi,don Pannolonio Cakecagas e don Cazzinfernio Lupinietti.
Villa il nano quella notte aveva sognato un fatto realmente accaduto nella sua vita ossia di quando era andato a cercare erbe medicamentose sugli Apennini con il nano bambino Amintore Fanfani-futuro politico democristiano e vestito di un completo di velluto argenteo da prima comunione-i fratelli Cipelli-di cui uno era mio nonno-il farmacista-erbarista barbone ed uomo lupo nei boschi di Corniglio chiamato Ernesto Buttini-il quale portava in mano una croce con divincolante su una serpe,simbolo della farmacia-,Don Cognosco Coniglio-che aveva trovato un albero da intagliare a forma di crocefisso da applicare come supporto ligneo ad un confessionale,portatelo seco,don Spetteculessa Curiositino,il quale era finito in un burrone con il piccolo chierichetto chiamato Ercolino Sensamansomuscolo Ossobuchi,un duca montanaro del paese di Grammatica vicino alla località di Marra che aveva fatto voto di castità e conservava il pene in una mutanda di ghiaccio e tutti questi avevano fatto un pic-nic a base di cacio-tagliato a fette con un coltellino multiplo appartenuto ad un antico boscaiolo di Monchio delle Corti e mangiandi si erano raccontati fatti di calcioenciclopedico, circense e funambolico del tipo:Meazza che palleggiava con i piedi un cucchiaio,una tazzina e un tappo dell'amaro Ramazzotti in uno stesso tempo.Ossobuchi sensamansomuscolo aveva infatti un'enciclopedia del calcio rivestita di pezze di un pallone degle anni trenta in cui si parlava anche delle trecento palleggiate con un tarocco di Gigi Meroni e del vetusto altimetro dell'apparecchio del Grande Torino che aveva segnato l'altezza dell'aereo pari al numero dei quintali di riso raccolti dalle mondine nelle risaie di Vercelli.Poi il pete e il piccolo chierico erano caduti nell'anfratto,sulle pareti del cui burrone crescevano ciliegi in quella stagione in fiore e gli altri erano scesi-qualcuno rimasto lì a vegliarli-a valle a cercare soccorsi.Da un'antica frazione di montagna li andò a tirare su un prete chiamato don Mannaro Lupi magrissimo,grigio di carnagione,con un grosso bugnone nero sulla guancia,un naso lungo,altrettanto il mento incorniciato di una bazza come una coda di scoiattolo,la zazzera e gli occhi color grigio argento ossidato e siccome lo sveglarono per riferirgli l'accaduto aveva una cuffia a forma di fragola rosa da sonno come la nonna di cappuccetto rosso. 






Il Piedino di maiale


Un lontano giorno della fine degli anni sessanta Villa il nano partecipò ad una maialta,gosinata o animaleda ossia una mangiata a base di maiale con arbitri dai fischietti a forma di grugni grugnanti,giornalisti della carta stampata sportiva e tutti i giocatori della storia del Milan Calcio che arrivavano al casolare sito nella bassa parmense in un inverno nebbioso su fiumane di corriere e pullman,dal primo dei quali scese l'allenatore Rocco detto il Paron con Tosetto,Snellinger,Rivera e tutti i calciatori della rosa del Milan annata 1968-69.Dio vedeva dall'alto dei cieli minuscolissimo Villa il nano divertirsi molto mangiando insieme all'allegra brigata piedi di scrofa,porchette dalle pancie enfiate,salami,cotechini e ciccioli bevendo vino contadino e conversando al tavolo con Rivera e Mora.La nottata finì in orgie ai piani di sopra del rustico sotto le lenzuola profumate dei lettoni in stanzone che avrebbero ospitato sette giocatori per ciascuna e un prete chiamato Cristocatullo aveva benedetto il banchetto dicendo che il maiale toglieva tutti i peccati del mondo, un altro prete chiamato don Basa Litro poi aveva dato inizio all'abbuffata,infine le orgie dopo essersi lavati i sederi con saponi fatti con grasso di maiale e Villa il nano aveva fatto sesso con Bruno Mora-che divideva con lui la stanza e aveva i peli dei testicoli intrecciati a forma di more come le treccine dei capelli di un futuro bomber del Milan chiamato Gullit         


         






La droga e il burattino Sandrone
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In una notte in cui equini vagavano impazziti nei borghi di Parma-fuggiti alla macellazione di cavallari che vendevano pesto di cavallo-Villa il nano era nel teatrino dei burattini della chiesa ra gallidell'Annunciata e Sandrone infilato nella manica del burrattinaio-che si muoveva in platea tra tanti pupattolini ridacchianti e seduti sulle poltroncine-tenendo stretta tra le manone lignee una siringa iniettò droga sul braccio del pittore infante Latino Barilli,vestito di un paltò color verde pistacchio e licheno e con calcata in testa una tuba a forma di camino e il pittoruncolo ebbe visioni stupefacenti in preda alla droga e vedeva fissi in cielo anolini al posto delle stelle tornando a casa con Villa il nano e durante il tragitto i due dal macellaio Saurotto comprarono il pesto macinato da una coscia di un cavallo come dell' Apocalisse e infine in Via Biscionino videro nanoni correre gare su motoroni ed incontrarono un altro pittore tossicodipendente munito di un pennello multiplo perche con alle due estremità,in una le setole per dipingere e in un'altra un ago per drogarsi.Villa il nano Rosario ritornato a dormire alla chiesa Annunciata passando dalla mensa vide serviti da Padre Lino barboni-tra i quali il closhard Pontoncaapron sucla con le mani ingiallite dalla nicotina e gli alluci uscenti dai buchi alle suole degli scarponi tirare sul il brodo e biascicare gli anolini.Poi il nano andò a dormire in un lettone con il chirichetto nano chiamato Ilariellino Reginoliquia e si sognò la parma voladora dalle acque di brodo in cui galleggiava un cappone gigantesco dalle piuma a forma di anolini.Nella mattina cilestrina la mamma nana e mammolosa venne a prendere il figlio Rosario su un'utilitari a forma di pulcino gigante e andarono a Casalmaggiore al mercato a comprere scarpe ed all'improvviso su una fetta di tortafritta di un friggitore ambulante Villa il nano ascese in cielo e la suorina chiamata Oranaprome e il prete chiamato don Mariavirginio Bombolibigotti lo applaudivano ed Villa il nano arrivò come in un sogno sulla luna costruita a stati con i confini come sul mondo e precisamente in  un minuscolo stadio dove si svolgeva un combattimento tra galli,uno dei quali si chiamava Gesùcresto e aveva sempre perso pieno di beccate e ferite e lì incontrò lo scittore Isidore Ducasse detto Lautreamont appassionato dello spettacolo della zuffa tra galli.A quell'ora sulla terra viaggiava su un taxi il signor Imperacotta sulla via Appia in compagnia di un pugile peso gallo detto Nasoschiacciato Ringhigno.Villa il nano e lo scrittore maledetto si buttarono giù dalla luna e precipitaraono in un paese del Parmense sul pancione di un maiale chiamato Ombelicolone-Villa il nano precisamente cadde sul ciliegione della cappella del pene dello scrofone perciò penetrato da questi e girando poi nel paese videro dentro un seminario nella notte un frate minuscolo girare avanti ed indietro con il breviario in mano nel corile dell'edificio sul cui tetto uno scarafaggio gigantesco e colr fagiolo capovolto su se stesso si dibateva comicamente sbattendo le ali e loro ridevano come i matti.A quell'ora a Parigi su un divano a forma di sigaretta di gommapiuma e gigante il poeta Desnos sdraiato fumava mentre il micione dell'appartamento di fianco-gattone a forma di grosso batuflo grigio dai denti caninini sporgenti tornava dai lontani luna park dove con il bambino nano chiamato Mammelù Fiammammiferèn era andato sui ruotoni delle montagne russe e aveva sbaffato tanti pesci rossi  a forma di palle giganti in vasetti grossi e rotondi pieni d'acqua e Villa il nano ed Isidore stavano partendo su un taxi alla volta di Parigi per incontrare il poeta Desnos e il pittore Modigliani dal collo d i giraffa e arivati davanti all'abitazione del poeta nella notte videro uscirci il bambino nano e moretto Mammalù Fiammammiferèn,il quale si recava con una bottiglia di champagne in mano ad un appuntamento amoroso in un convento dalla suora verginale,giovane e bellissima con gli occhi turchini chiamata Ossatrica.





Il fruttivendolo
Villa il nano, chierichetto libertino ,biricchino e discendente dal ramo genealogico della famiglia a cui apparteneva il santo Domenico Maria Villa un bel giorno andò atrovare il fruttivendolo-poeta chiamato Recipolla nella sua verdureria di Pontetaro e gli comprò un libro,la cui copertina plastificata era a forma di fagiolone e cipalla e volume denso di pagine ilari da far piangere e ridere ad un tempo che raccontava-scritto su  incarti da spesa di verdu,usati come fogli- del viaggio in carrozza dell'impeeratrice Bonaparte alla volta di Fonttanellato affollatissima per il palio della corsa di cavallette e grilli intorno alla rocca di Fontanellato e piena di sbandieratori- dai vessilli dei vari rioni tra i quali la bandiera con effigiato un letto matrimoniale con sopitivi su una cavalletta e un cazzo nero-seguiti da tamburini che rullavano sui cuoi dei tamburi bacchette a forma di zampe di cavalletto di legno.Il poeta Recipoll aveva descritto Villa il nano in un solaio di un'abitazione sui portici davanti alla rocca con un antico Ciambellano chiamato Culbattone Ciambelli a seguire la gara di corsa dei due generi di insetti nella piazza piena di curiosi e contradaioli,alcuni dei quali del rione del "Cavalletto Pittricio" avevano tumultato con quelli del rione del"Caga Grillo" finchè a fine spettacolo- e scemato via il popolo-la muffa  dell'abbaino come un'ufa si era sollevta ed unità fino ad assumere le sembianze del corpo di una vecchia agli occhi del ciambellano e del nano e volata via nella notte nel cielo,poi i due erano scesi giù dal palazzo e si erano seduti ad un tavolino di un bar sotto i portici della piazzetta ed aperto di notte ed avevano bevuto assenzio mentree la Bonaparte Marialuigia ad un altro tavolo conversava con le amiche chiamate Barbetolèn,Barboncine Spinònrosa  prendendo in giro Napoleone e beveva in loro compagnia un caffettin intingendovi un cannoncino a forma di cannone di vascello della battaglia navale di Waterloo.Altri ufo volavano nell'aria della notte:per esempio una lucciola a forma di occhio luminoso dello scrittore Henry Beile detto Stendhal,il quale veniva dalle campagne a dire che era incominciata l'estate grillosa appunto di versi degli insetti neri, salterini e canterini, dei quali nelle distese dei coltivi tra tanti numerosi esemplari i contradaioli ne avevano scelti alcuni-con le sorelle cavallette- per la corsa attorno al laghetto.Villa il nano dopo aver letto il libro invitò il fruttivendolo-poeta-per fargliene le lodi-in una trattoria nel profondo dei vicoli e borghi di Parma dove una resdora strabiliante confezionava anolini a forma di minuscolissimi Petitot ma la notte Villa il nano-diventato ricchissimo per aver ereditato dieci miliardi da un monsignore chiamato Budino Car(a)melli partì sulla sua Ferrari-dal cofano bombato a forma di bicipte di culturista-meta Viadana in compagnia dei nani chiamati Liscione Zuccamazurca e Doratone Pandororo dove in una carraia piena zeppa di rane li scopò-dopo non aver fatto  durante il viaggio che mangiare Baci Perugina,cioccolatini dall'incarto turchino con le stelline e con stampata internamente  una poesia su cartine per ciscuno.
Villa il nano tornando a Parma nella notte si aggirava per il centro con in tasca una nocetta,callosità come una ciliegia gialla malmatura di pelle morta,spiritosa di liquido rosso dalla sua vescica come di vissola quando rimossa e asportata da lui estetista dal piede di papa Roncalli e il pezzo di carne-callo, siccome posato sulla ferita di suor Osannona l'aveva curata miracolosamente, il nano lo portava in San Giovanni ma all'atto di consegnarlo gli era caduto nel piatto di anolini ed era stato ingerito famelicamente da don Cagnardi,nella notte poi erano passati due deficenteli,certi di cognome Luparasina e Pistolaformabaffa con due fucili dalle canne a forma di salami in groppa inseguiti dal carabiniere chiamato Zabaionetto mentre il nano con i preti chiamati don Cagnardi ,Diluvioni,Scrofagambero e Cavallettodegitto giocava sulla torre a ramino con delle carte taroccate su un verso e con il dorso elzevirato di ricami e ghirigori,mazzino appartenuto al politico Mazzini e L'allegra brigata si raccontava barzellette su Napoleone del tipo che era finito in un water ossia descrivendo il mare di Waterloo come una tazza del gabinetto in cui sciacuone era affonadato dentro Bonaparte con il suo stronzo a forma di polena di vascello perchè lì vi aveva perso la battaglia navale.Lasciati i preti Villa il nano andò nella notte sulla banchina della stazione di Parma a curiosare fumando la pipa e lì passavano treni Ufo e su uno dei quali viaggiava un extratestre,sosia del poeta Leopardi,il quale giungeva dal pianeta Recanati,vestito di un cappotto color luce plutonica con una tuba color cioccolato a forma di gelato moretto,con il codino da giacobino legato ad un gambo di sedano di seta verda piumeggiante di foglie di raso e fumante una sigaretta elettronica dentro un bocchino a forma di pene di neonato e Villa raccontò ad un ferroviere detto ilConte Precisione del calciatore Cesarinino Cesarini che realizzava i goal allo scadere del secondo tempo delle partite.







Le guardie svizzere
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 Il canaro di Roma,tolettatore del pelo dei barboncini,abile a tagliarlo lasciando liberi i quarti posteriori e ricavandone un ciuffo gonfio simile ad un pon pon sulla zampetta adescò alla Magliana un amico pugile detto il Lepoppi-con cui aveva molto litigato-e nella sua toletteria per cani lo riuscì a chiudere in una gabbia ed a tagliuzzarlo con forbici sbarbacanine e lontano si vedeva sopra i tetti di Roma spiccare il cupolone del Vaticano e si scorgevano dentro ad una finestra piccoli piccoli Villa il nano,papa Carolino Voitela e un monsignore dal cappello nero a forma di susina dalle larghe falde gironzolare nelle ariose stanze di San Pietro telefonando a segreterie dell'inferno per segnalare l'omicidio avvenuto un lontano giorno in una borgata lucifera,calda di tizzoni di sole d'estate e macchiata di sangue.Le guardie svizzere con coturni allacciati ai polpacci rosati e gonfioloni-chiamate Sessosistosesto Avemario e Polpagiulio Palpacciandreotti posavano con tra le braccia due gabbie con dentro due colombe.


Il barbone

  1. Su una cadillac decappottata dalla carozzeria a forma stilizzata di lupa giovinastri,certi di cognome Fredianeschi,goliarda di barzellette di sesso,Coccone Culnatiche,porco simpaticissimo e Seto Collant,una specie di gran attore dal completo giacca e pantaloni turchino con i capelli all'Umberta in compagnia di Villa il nano si divertivano a scorribbandare e a correre con l'automobile-che sputava una cometa o una coda di fuoco dal tuba di scappamento sulle strade dei bastioni del centro toscano e in corsa per scherzo scippavanp borsette a prostitute meravigliose sui marciapiedi finendo la nottata in una trattoria nella profonda Lucca dall'oste chiamato o detto Dente di Santo,cuoco specializzato in frittate,osteria frequentata anche da barboni che il trattore spiegò a Villa il nano era una genia,il cui termine era nato anticamente a Lucca che designava i golosi della moneta Barbone,coniata dalla repubblica della città,di molto valore e con effigiato un santo dalla barba lunga.Infine tutti ripartivano sgommando nelle vie della vecchia e scalcinata città con una grossa fumata simile ad una nebulosa galassia dal tubo di scappamento a forma di mammella di lupa e giungevano fuori città in un laghetto,pozzangherona d'acqua a forma di vulva dove denundandosi facevano il bagno.         








Il cimitero
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In tempo di guerra-durante la quale a Mariano i partigiani avevano addomesticato le gazze-infazzolettate di fazzoletti rossi-a premere i grilletti di pistole e a sparare ai tedeschi-Villa il nano dormiva in una stanzetta tutta sua come ospite alla chiesa dell'Annunciata e il reverendo chiamato don Manicomione Mattone invitava le perpetue di tutte le altre parrocchie di Parma e le scopava e un topo con un piffero spifferrava dal piano di sopra a Villa il nano le abbuffate di sesso del prete,il quale credeva che il suono del musico fosse un'autoambulanza che passasse per Via d'Azeglio.Villa il nano dormendo  alloggiato lì la sera poteva seguire lo spettacolo dei burattini nel teatro interno alla chiesa mentre don Anitra e il chirichetto Luigino Ciliegino su consiglio del vescovo erano andati a spiare il reverendo constatando che ciò era tutto vero e il vescovo un certo De Gasperio di nome e di cognome Spussadicomunistneibar mandò due messi del vaticano detti Lechiavideltabernacolo e Nonscoparelapolverenelavello ad arrestare il prete che siccome oppose resistenza fu legato con la corda di una campana e portato a Roma ad un processo Vaticano e le varie mastodontiche perpetue chiamate alcune Peradora,Ginnastiona,Achillagrammapugilia,Tomanacannone e Roccaroccia-le quali tutte si allenavano con vetusti manubri-non lo trovarono più nella chiesa.Il prete sostituto si sarebbe chiamato Sebetoio Tortellitorti e conosceva Padre Lino,aveva un allevamento di capponi-un natale,nonostante fosse tempo di carestia,ne aveva fatto bollire sette e c'era anche Villa ospite-era eunuco,gli piaceva il footbal e tifava per il Sanguinaro Calcio dalla maglietta color colaticcio di maiale.Ad una cena di Natale il prete aveva indicato ai chirichetti nani Villa Rosario e Sagrale Sagrasso la luna come marone illuminato,come la palla sposa satanica degli scopatori che una leggenda racconta fosse fatta di frittata di uova depositatevi su da cicogne e fritte dal calore del sole.La notte stessa Villa il nano dormendo  nella chiesa sognò o accadde veramente che una cicogna nera con le penne riccie come i peli di un pube o come i fili degli impianti elettrici si fosse posata sul suo davanzale e poi fosse volata via lucente e luminosa all'implumaggio come una lampadina.Il giorno dei morti invece bigio come consuetudine meteorina e poi la notte piovosa e brumosa Villa il nano la passò con il nano chiamato Finocchiellone Gaybomboloni  sotto una cappellina in un cimitero buio pieno di lumini rossi e occhi prismatici e gialli di gatti neri e gobbi del maleficio-i quali vagbondavano nel campo santo-mentre i due mangiavano cialde glassate a forma di ossa da morti bevendo in calici minuscoli Strega di Benevento e la cappellina era progettata con avelli a forma di carceri italiani in maratura quali per esempio:San Francesco,l'Ucciardone,l'Asinarie e Regina Coeli in cui riposavano infanti morti cattivi che una lapide diceva avevano l'ergastolo lì dentro e nella cappellina attigua c'era una tomba riproducente il palazzo del quirinale con finestre in cui lumeggiavano ceri rossi dove erano cumulate le ceneri di politici ottocenteschi e i due nani poi fumavano sigari garibaldi arrotolati a forma del volto allungato del mercenario barbone ed aspirandoli fomentavano la bracina rossa come un minuscolissimo pozzo o burrato infernale,poi leggevano i nomi delle lapidi quali quelle di Leonpidocchio Napole,Gallino Strinati,Fannullone Pestestatepuzzolente,Fangolatte Biberonio,Scrofolamalario Purcipulci,Orchino Pollicinoconilpus ed Ercolino Immerdato.Quando il nero della notte si colorò del bianco dell'alba sopraggiunsero muratori dai capelli di fogli del quotidiano "la gazza ladra di Parma "piegati ed arrotolati a barchetta a restaurare una cappellina,poi i due nani chiamarono un taxi che giunse guidato da un certo Amelio Lupi con su una donna impellicciata di Soragna detta Sioragna e Pengrillo,un grillo vincitore alla corsa di grilli al palio di San Secondo e così andavano a raggiungere i loro letti per smaltire la sbornina.Arrivati in centro a Parma per un 'intoppatura degli scoli delle fogne videro fontane di caffèlatte maleodoroso e nauseante in cui come surfisti-sui ciotoli schizzati in alto dal getto-vi sballonzonavano su topi e ponghe e i due finirono l'avventura ridendo come i matti. 









Stanlio ed Olio


Gli attori comici Stanlio ed Olio furono soldati della legion straniera britannica e prigionieri in fuga disarmati furono fermati in un bosco da un soldato tedesco e questo chiese a loro chi era in testa nel campionato inglese ed essi risposero che tifavano per l'Everton,che primo in classifica era il Liverpool e che quella domenica si giocava la partita Bristol-Tothenam e il crucco non infierì loro con la mitraglia.



Il bicipite di big gym
 

In un mothel statunitense prostitute di alto bordo aspettavano i clienti annoiate,nude,profumato e coricato su un letto con tra le dita di un piede una sigaretta che contorcendosi portavano alla bocca ed aspiravano per poi scenerarla piegandolo.Villa il nano nello spiazzo davnti al mothel vide arrivare su una macchina luminescente a forma di cashba culturiste marocchine e culturisti libanesi-i movimenti dei tendini gonfiandoli-e si ricordava in un ovile sotterraneo nel greto del Parma con il pecoraio  e le pecore dove prostituti nani vestiti di lana caprina detti Ovillaio,Peccus byll della bibbia,Peppe dai baffi pifferi,Pegoradiso e Caciobello dopo aver mangiato tocchi di pecorino e bevutoci su da una fiaschetta gli avevano mostrato un arto di braccio di plastica di donna che contratto sviluppava un bicipite femmineo come di un big gym con il corpo di barby che serviva a loro ad ispirare il sesso dei clienti e molto piaceva a Caffio Avvocatazzi,un avvocato che trascorreva la notte con questi puttani e al prete balordo e scopatore chiamato Lenticchiuculo Zamponiari.A notte fonda infine Conillo era venuto a prendere Villa il nano su un'utilitaria bianca a forma di coniglio e andarono a far mangiare carote a forma di dito indice o di pene gonfio di capellano o di vite brugola da bullone per automobile ai conigli in una conigliera di un casolare di un contadino di Mariano e Villa il nano palpando questi roditori li trovava morbidi come i corpi delle sue innamorate lillipuziane.Conillo raccontava nel viaggio di ritorno delle giocate acrobatiche del bambino giocatore Piola nel campionato pulcini di Novara,il quale già sapeva palleggiare il cucchiaino e tirare punizioni a cucchiaio,goloso di far goal quanto di mangiare un dessert.A notte fonda-molto buio-ritornati nel centro odorante di muffa e profumi antichi i due busarono alla chiesa dell' Annunciata-precisamente al teatro dei burattini,sito al suo interno-ad un portone intagliato a forma di volto di Bargnocla gigante-e un prete minuscolo chiamato don Rattinocavialealburro gli mostrò-come loro avevano desiderato vedere- il marionetto Abetocchio che un falegname aveva scolpito ricavandolo da un abete con una nocca,la quale sembrava un occhio vivente e che quando foggiato tutte le cimici del giardino a forma di unghie di un alluce di un piede ed emananti un puzzo selvatico gli si erano precipitate addosso festeggiandolo.Il reverendo disse loro che quella sera si era svolto lo spettacolo intitolato Gli anolini nella pentola di brodo ei cappelletti a modo di minuscoli fantasmi erano legati a dei fili come marionette nella rappresentazione burattinesca.Poi nel refetorio sopraggiunse il prete chiamato don Monchini che officiava a Monchio delle Corti in una chiesa la cui torre di pietra era a forma di vipera.Alle cinque ai due- rimasti lì a parlare di un altro calciatore pulcino delle giovanili chiamato Meroni e detto Calimero,il quale tramutava il corpo in femmina e poi camaleonticamente riprendeva le fattezze di maschio-uno dei preti preparò due capuccini al caffelatte in tazze a forma di volto di Padre Lino.Poi tutti all'alba andarono a Fornovo,paese di forni a mangiare il pane caldo appena sfornato e in una panetteria la figlia di un barbone dormiva con la testa china su un miccone come cuscino.Villa il nano raccontava che all'età di due anni un acquazzone tremendo e furioso-durato dieci giorni e dieci notti-fece tracimare la Parma e allagare la città e così era rimasto chiuso per quel tempo in una trattoria chiamata il Pachidermaialone con i nani Ciccioletus,Porcotecurciullo,il dipintore Sirocchi e il pittricino detto l'Affrescaruttodi muratore e la mamma nana,dolcina,mammolosa ed affettuosa gli metteva in bocca un ciucio gommoso a forma di zampone e lì avevano mangiato palle di lardo chiamati krofen e bevuto a volontà,poi siccome imperverversava il diluvio il cameriere Cagnondelone,dall'abito a forma di candela,indicò una botola nella quale per un passaggio segreto e sotterraneo si giungeva nella chiesa dell'Annunciata dove loro tutti dormivano le ore notturne.Infine il 3 novembre,giorno dei morti e compleanno di Villa il nano-tre giorni che finisse la buriana- con i preti chiamati don Uvetto Nellosantino e Asso Cartedabriscoli mangiarono lì i tortelli di zucca e la faraona arrosto bevendo vino bruschetto mentre Dio dal volto fatto di fiumi d'acqua li riversava su parma sotto forma di lacrimoni e Villa spense le candeline su una torta gelato a forma di volto del musicista Verdi i cui baffoni erano di spumini, aiutato dal chirichetto nano chiamato Bue Pierluiginorsolo,infine Villa il nano dormì in un letto nella chiesa in compagnia del chirichetto e di un'orsa suora di peluche.





Il poeta Rimbaud


Alla fine del 1800 Villa il nano pernottò il giorno di Natale da una vecchia nello stesso appartamento di un'abitazione che dava su piazza duomo a Milano dove era stato ospitato anche il poeta Rimbaud.Qui Villa il nano mangiò panettone Motta guarnito di uvette fosforescenti,di cui anche l'impasto della farina era anche luccicante che lo rendeva luminoso nel buio della cantina,fumò le pipe scordate dal poeta e bevve Ramazzotti riempiendo il bicchiere dei gorgoglii del liquore che fontane zampillavano dall'alto dei pinnacoli di marmo bianco del Duomo,le cui spille di liquido arrivavano vicino alla finestra della casa.Con la vecchina vestita di una pelliccia di pelo bianco di barboncino,fatta ad armadietto perchè rivestita internamente di stecche di legno che gli davano la forma del duomo di Milano del esternamente aveva ricami ad uncinetto che ne riproducevano le sue guglie architettoniche.Era il 1889 e a passeggio in Via Turati-quel giorno appena fondato il Milan Calcio-videro i primi tifosi con i bandieroni e poi gli occhi della vecchia e del nano caddero su un libro del poeta intitolato Le illuminazioni elettriche in una bancherella e Villa il nano le raccontava che aveva incontrato il poeta alla festa del prosciutto a Parma quando la città era illuminata da prosciutti di plastica al loro interno dotati di lampadine di vetro a forma di salami precisamente in una Via chiamata Naplòn Inculè dove si assaggiavano fette rosate di zambon degli stagionatori langhiranesi.Sotto il pellicciotto la vecchia dalle lunghissime unghie laccate di smalto lilla vestiva una camicetta a ricami a forma di chicchi di riso color gialla zafferano e portava sotto il braccio una borsetta a forma di cotoletta alla milanese dal tessuto riproducendone la caratteristica impanatura e ne era ricavata internamente una fodera dove questa teneva gli effetti personali e calcava in tetsa un cappello argentato a forma della madonnina sul duomo di Milano.Poi volarono anni e il nano abitò a Torino e faceva il garzone barbiere per il salone di toletta chiamato Turintosin vicino al Valentino ,l cui coiffeur proprietario si chiamava Nevo Forforsiorosa,torinese falsissimo e cortese e in una serata di bebbia-forfora il nano vide dall'apparecchio del Torino-il quale secondi dopo si schiantò su Superga-il presidente Marone Coglione della squadra gettare palle di toro giganti a forma di chicconi di riso ed era l'anno in cui nel Tortona Calcio giocava il suo amico da centravanti chiamato Caudana,al quale nella barberia come a Gabetto il nano tagliava i capelli con la riga in mezzo e lo scrittore Pavese faceva bagni fumiganti nella vasca del bagno della sweet dell'hotel Roma




La partita dell'inter

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Negli anni sessanta Villa il nano assoldato alla comitiva dell'Inter dei vari Suarez,Facchetti e Mazzola durante un ritiro mentre tutti i calciatori erano in albergo andando da solo in campagna a fare un giro,persosi arrivò ai bordi di un canaletto dall'acqua grigia,nera eblu della muta sportiva dell'Inter e chiese aiutoad un vecchio che prese con un lupo,una capra e un cavolo,il quale prese le dovute precauzioni per traghettarlo sull'altra sponda portando prima il lupo e il cavolo e poi il nano e la capra perchè il cane non mangiasse l'irco e l'irchetto l'ortaggio.Infine Villa il nano ritornava all'hotel chiamato Invernizzino della Brianza con la felicità serena degli splendidi anni sessanta,la cui colonna sonora erano le canzoni cantate da cantanti beat con la voce nasale che conoscevano sia gli studenti,i caprai,i contadini,gli ingegnieri,i ragionieri con una omologazione sublime ed epocale,D'inverno e d'este che fosse il nano passava il ritiro la notte fumando la sua pipa lunghissima ed affacciato alla finestra dell'hotel aveder passare  le mini-macchine del boom automobilistico del 60,guidate da giovani con occhioni da cerbiatto innamorato,le frange da fratini,gli spessi basettoni,le giacche da baronetti inglesi e il fiore in bocca accompagnati da ragazzine pettinate con il carrè-tutto come voleva il dettame dell'epoca-.Allo scoccare delle otto e mezzo iniziò la partita Internazionale-Fica,la squadra con nel gagliardetto effigiata  una vulva e Villa il nano in tribuna incontrò un simpaticcimo tifoso interista:il comico Walter Chiari,il quale come raccontasse barzellette gli chiedeva ingenuamente se conosceva l'alfabeto,se aveva mangiato la pappa al pomodoro e se i suoi valori erano la famiglia,il sacramento e la squadra del cuore e i due saltavano guardando la partita nella favola pallonara della città del Paron e del Mago nella sua notte dei serbatoi di benzina delle autovetture che dall'ultimo anello del Meazza il nano vedeva viaggiare ignare della partita intorno a Milano nel buio colo amaro Ramazzotti.     

         






Il tombarolo
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Villa e Cicciabuanguilla i nani nella notte dentro ad una chiesa sita in una galleria su un canalone alla quale erano giunti con una battana e apertavi all'interno una botola entrarono in un sotterraneo che da Comacchio con ramificazioni varie portava a Ravenna,Ferrara e all'Abbazia di Pomposa e quando emersero dal passaggio segreto a forma di anguilla erano giunti davanti ad un campo erboso da tennis color camomilla in un circolo tennistico di Ferrara dove si stava giocando il doppio misto tra i soci chimati Tennisio Ciprio e l'Ebraica che sfidavano nel match gli altri detti il Ferrararodicavallo e la Schifannoia.Dopo aver seguita la partita societaria i due finirono al bar chiamato Tombar frequentato da tombarolo della necropoli di Valle Pega tra i quali era arrivato su un auto americana a forma di anguilla gigante e nera metalizzata quello chiamato Orgiano Tombarcolari,omone tozzone e nano,il quale poi raccontò che nel cimitero etrusco a forma di ragno vicino a Comacchio-in cui cercava un ragno gigantesco d'oro aveva da necrofilo fatto sesso con morti etruschi coricato dentro le tombe  per rubar meglio a loro i ninnoli e la gioielleria e narrando questi aneddotti dava voce ad una burattina a forma di anguilla che aveva infilato ad un braccio con cui li parlava e narrava che mentre fornicava con le salme antichissime smutandandosi il pene da mutandoni guarniti di penne di aironi atterrò su una tomba un' extraterrestra  con le fattezze dell'imperatrice Galla Placidia,metà donna metà gallina,la quale afferrandolo e volando fino a Comacchio lo buttò sui lavorieri(reti per pescare le anguille)dove era intrappolata un'anguilla gigante dalla testa a forma di scimmione con la quale lottò.Viaggiando in giro per il lungo mare dei sette lidi di Comacchio sulla cadillac rosa metalizzata a forma di polipo di Mareo Polippo,uomo tozzo, nano e villoso al petto-due krafen giganti e bomboloni-quanto il tombarolo OrgianoTombarcolari il quale al posto di fianco al guidatore-contratto l'Aids etrusco chiamato anticamente Spurzetta Popòloniese dai culi dei morti imbalsamati-comincò a vomitare e gli si colorò di chiazze marroni il corpo,fu portato d'urgenza all'ospedale di Ferrara da un medico che curava le malattie che contraevano gli archeologi toccando i reperti antichi.Una zanzara antichissima rimasta viva dai tempi dell''antica etruria con il suo verso piagnucoloso gli dettò il luogo dove rinvenire il ragno gigantesco d'oro ma ciò fu vano perchè Tombarcolari qualche secondo dopo spirò..Quella stessa notte Mareo Polippo rombando sulla sua cadillac dal tubo di scappamento a forma di tentacolo da cui usciva una coda di fuoco,dopo essere passato nel centro di Ferrara davanti ad un palazzo piastrellato di diamanti in compagnia di Zanzar,altro archeologo di contrabbando-che aveva trovato orecchini antichi a forma di due zanzare appartenuti ad un imperatrice lesbica di Comacchio detta la Zanzera-caricò al circolo del tennis Villa il nano e nella notte di eclisse dalla falce di luna diventata nera e che assomigliava ad un 'anguilla coricata su una poltrona da psicanalisi andarono in una trattoria a Codigoro a mangiare il fischione bevendo vino Ancelotta e il cielo era trafficato di migliaia di anitre in volo clacsonanti di starnazzi. 



Il Viaggio

Sull'automobile presidenziale sulla quale fu assassinato il presidente Kennedy-macchina comprata ad un 'asta dal barbone stramiliardario chiamato John Rudery dal ciuffo di peloni del petto uscentogli dalla camicia hawayana come dello zucchero a velo-questi viaggiava con di fianco Villa il nano per un quartiere residenziale di Miami pieno di ville le cui proprietarie erano copie di donne omosessuali che possedevano piscine mosaicate di  immagini di dee siringhe e frigo robot e in una stradina caricarono un altro closard ricchissimo e profumatissimo chiamato Ruperto dalla giacca da buffone a striscie color salmone e bianche con stampate fette di limone e rosa color Bellini.Mentre nel villaggio qualche ragazzo faceva footing i tre sull'automobile stavano andando a San Francisco e Ruperto fumava un sigaro tozzo quanto un pene di toro.Poi si fermarono in un ristorante italiano dove un pittore aveva dipinto su una parete del locale Hemingway dalla gorgera a forma di hamburger colante ketchup che seguiva sugli spalti una corrida in cui il torero matava il toro con al posto del velo un piatto di spaghetti alla pommarola e qui i tre mangiarono cotolette scotte alla milanese con purè al limone bevendo vino San Giovese,infine inserirono monetine in un distributore automatico di sigarette anche jubox e all'atto di selezionare una marca la macchinetta suonò Profondo rosso insinuando guai oncologici cosicchè Ruperto le diede un grosso calcio e il marchingegno sganciò impazzito sei o sette pacchetti di sigarette.Durante il viaggio si fermarono in una ventina di sale-giochi e Villa il nano con un fucilino al tiro a segno facendo fare kaput a dei soldatini vinse una pepita,un cappello da cowboy e un goldone a forma di cactus che regalò a Ruperto e che questi quando si fermarono in un mathel a dormire usò per scopare Camille Denova,una prostituta pallida e super maggiorata. Nel loro viaggio si accostò un camion gigante-nel cui telone era stampata la marca di un rigatone a forma di culo chiamato Rocky e un sole a forma di pomodoro colosseo-guidato da una camionista culturista dai bicipiti e tricipiti giganti ma Rudery gli diede la polvere superandolo nella lunga e retteilinea strada statunitense e quando arrivarono a San Francisco affamati si fermarono da un Brescellese emigrato negli states che aveva aperto una trattoria chiamata Don Camillo e Peppone dove mangiarono uno zampone discoteco perchè le lenticchie erano munite di microchips vegetali,le quali suonavano nel piatto arie di canzoni di modugno,Claudio Villa e Albano e guardarono alla tv un film ambientato a Comacchio in bianco,grigio e nero.         

    



I tre omosessuali

 Torquato Calcestruzzi americano,quello detto il Torotorero e James Jamsy,tre omosessuali,due accoppiati tra loro e l'ultimo ex del primo facevano surf  con le loro tavolette nella notte in un mare forza nove di una spiaggia della Florida.Torotorero era abilissimo a starci su e poi a passare e scavalcare il cavallone e non cadere in mezzo agli squali bianchi e lucidi che gironzolavano vicino salatando fuori dai marosi.Torotorero scivolava sulle onde animalesche con un cappellino da picadores calcato in testa e i flutti erano a forma di veli da corrida e arcuandosi si arrotolavano come sigarette prendendo infine forma di bigodini,maccheroni e cannoli giganti.Dopo essersi divertiti molto i tre entrarono in una capanna-bar impagliata e ordinarono tre aperol.Uno palpava ai tendini l'altro poi si lasciarono e nel buio quello detto Torotorero magro ed atletico prese un viottolo e rientrò nel suo cottage costruito da un architetto australiano a forma di palla da tennis gigante,Torotorero  entrò nel giardino e nella cassetta postale a forma di canguro con nel marsupio la buca per le lettere prese una pubblicità in cui era scritto dell'hamburger più alto del mondo che si poteva mangiare in una paninoteca di Miami.Poi spazzolò le scarpe di tela su uno zerbino plastificato a forma di cake-meringa bianca e appena varcata la soglia di casa un mostro assassino detto il Clown e truccato come un buffone da circo lo ammazzò sparandogli addosso.




la partita di baseball
Il film terminava con il viaggio su una cadillac nera color anguilla bordata alle finiture di questi serpenti acquatici fusi in oro guidata da Aiulfo in compagnia di una matrona possente di Comacchio detta la Zia(salume tipico ferrarese) e nella notte davanti all'abbazia di Pomposa color salmone rosa fiocinini sparavano fiocine al cuore dell'uomo tozzo e nano,il quale aveva in casa alambicchi e provette che gli servivano per creare un prototipo di zanzara gigante e profilattici di pelle d'anguilla per scopare donne bellissime dalla carnagione color bianca cicogna con calcate in testa corone di corallo e pesci plastificati.I nostri dopo aver mangiato si diressere in un college,palazzo mastodontico a forma di cake-meringa dal cortile interno con un campo da bassbol e girando con una pila da poliziotti nella notte nei corridoi bui della scuola John Rudery trovò e mostrò agli altri la teca di vetro con i guantoni,le mute da gioco,le mazze degli antichi giocatori di basbol del college,due dei quali italo americani chiamati John Pommarola e Cuccurullo Spaghetti.Rudery apri il mobiletto di vetro e prese una pallina antica,bianca e muffosa che come un tartufo presentava bozze perchè usurata dal tempo e che si sbriciolò nella sua mano dalla quale uscì un bigliettino vergato ed a firma di un certo Cincinnato,studente lì,della città di Cincinnati e detto dei Piccioni Malati Psichici in cui era scritto che nel Body building,sport nato in america avrebbero gonfiato di muscoli il corpo più le ragazze dei loro colleghi maschi.I nostri uscendo di soppiatto dalle scuola buia passarono davanti ad uno sgabuzzino dove dormicchiava un bidello con la televisione accesa che trasmetteva Happy days,poi risalendo in macchina si diressero in un centro di recupero per drogati sula tetto della quale comunità videro colomboni che ciuciavano siringhe infette ed incontrarono il vecchio drogato Cincinnato-autore in gioventù del messaggio del biglietto -e quest'ultimo presentò loro un pittore tossicodipendente,una specie di pachiderma detto Hammone il Mammone che lì ricoverato dipingeva vedute di New York notturna.Usciti fecero conoscenza con un amico di Hammone detto Aidiesse vestito di un abito bianco con stampati fili di spaghetti al sugo con un fioccone al collo a forma di pomodorone guarnito di seta verde a forma di foglie di basilico.Questi li portò a casa di Cadillacco Cunningham,biondo carota che diceva di essere stato il miglior battitore di basbol degli states e che possedeva nel cottage carino un sorcio bianco , gonfio come un cocomero dalle zampine rosate e detto Suorcione il Battone che rosicchiava i fili delle prese gialle e a forma di tocchi di gruviera dell'impianto elettrico e così tutti seguirono sui divanetti color cioccolata una partita di bassbol del campionato americano sgranocchiando pop corn a forma di volti di Marilyn Monroe con il fatidico neo sulla guancia pallida che era su questi semi di granoturchi fritti la bolla carbonizzata prodotta dalla padella.





il clitoride misterioso
Villa il nano invece era a Roma quando nel 1978 il calciatore della Lazio Rececconi simulando ed inscenando una falsa rapina,coperto da un passamontagna verde a forma di mammola era stato colpito da un colpo di pistola di un gioielliere e il nano nel bar di fianco all'oreficeria-a bersi un cynarino in compagnia dei nani Tracanno e Liboni-si era precipitato nel negozio di preziosi togliendo la cuffia al giocatore e svelando con sorpresa l'identità.Villa il nano quella stessa notte raggiunse un casolare a Tivoli dove calciatori della Lazio tra i quali Chinaglia detto Lord John stavano gozzovigliando aspettando er Rececconi ignari che era stato assassinato per sbaglio e poi il nano finì ai piani di sopra a fare sesso con una ragazza dai boccoli color d'oro e dal clitoride misterioso-come un minuscolo pistillo di orchidea-il quale al contatto del coito produceva nella sua testa imaggini di fiori.Villa il nano tornò a notte fonda sull'automobile-modello Topolina-dalla carozzeria verniciata nera lucida e a forma di pongona in compagnia di un usciere del Quirinale chiamato Mammello del Senatoreggiseno,il quale gli raccontava barzellettone e percorrendo Via del Babbuino all'altezza di Piazza di Spagna la loro macchina fu imbottigliata in un gregge di pecorine belanti dalla lana color dei capelli della ragazza del casolare.Poi con l'uomo  medesimo il nano fece un giro anche nei sotterranei sotto Piazza San Pietro dove Lupe romane fameliche e bardate di un pene inculavano a manette i dannati lì sotto e il nano Pecorella-conosciuto come un ragazzino quando ancora aveva volto ovale e i capelli boccolosi color pecorino giallo-era diventato al corpo color pece,dal volto con due zigomacci maschi e pelato con la testa calva piena di bugnoni infilzato senza tregua dal pene della lupa al deretano.   
       



Il poeta vagabondo

Villa il nano al Piercora aveva raccontato aneddoti dei tempi di guerra, di quando, con i nani chiamati Cembalonio e Puzzolonia, nella chiesa di Borgo delle Grazie gestita dal don chiamato Masturmela Ninnaputtananna, a notte fonda si erano svegliati e avevano mangiato, rubando al prete, nevole e poi sentito un grosso trambusto ovvero la bomba bombolone di un aereoplano americano che aveva distrutto metà chiesa. Il reverendo era sobbalzato dal letto prendendo una craniata sul soffitto e aveva perso nella collutazione un occhio che era rimbalzato nel refettorio dentro il calciobalilla a cui giocavano i chirichetti nani detti Mirrai e Bibitocalice, oppure di quando con il nano Tabianon era andato in polveriera a Noceto e aveva visto bombe dinamitarde a forma di bambolotti riproducenti il bambino Hitler e simili a forma di bambole, poi gli americani ne avevano lanciati dagli aerei e i bambini le raccoglievano e gli scoppiavano in mano. I tre precipitatosi fuori dalla chiesa avevano sgargnaplato moltissimo nel vedere, da un bucone prodotto dalla bomba, uscire un pongone dai denti da tricheco tanto sculettante quanto impaurito e seguito dai figliolini. Poi il prete che aveva perso un occhio fu sostituito da un altro sacerdote chiamato Ungosetino Linguaserpentinelcalicio e con l'aiuto prete chiamato Nonscopocarnazio che sapevano bollire il  brodo con cappone molto meglio del predecessore e Villa il nano, insieme ai due preti sostituti, al seminarista di cognome chiamato resuscitati e al nano chirichetto detto l'Abelabibbiela, sorbivano gli inverni domenicali e il santo Natale nella canonica intonacata color caco. A Villa il nano dormendo nella chiesa, nel letto matrimoniale, con un altro prete chiamato don Allucido Deipiediercolapompea si era sognato in un'abitazione gialla color malvasia e dai vetri color lambrusco in borgo Riccio in tempo di guerra e Hitler dai lunghi stivaloni che con un dito da cestista palleggiava un pallone dalla superficie stampata come un mappamondo e le SS lo venivano ad arrestare per portarlo alla fucilazione insieme a partigiani ed antifascisti, e il nano quando eseguirono lo sparo simulò un attimo prima di essere colpito a morte e cadde vivo sul selciato, mentre tutti gli altri erano stati freddati, e poi voltato con una scarpa da un tedesco fu reputato morto per una macchia rossa di bargnolino, liquore di cui si era sporcato nell'appartamento precedententemente dove l'aveva bevuto. Il nano si addormentò sul terriccio e sognò di sognare, e vide sui monti Appennini un poeta da tipografie, vagabondo e dilaniato dai lupi grigi-argentei, vagare sui pendii finchè non trovò un partigiano e lo bendarono e lo portarono in una loro postazione dove mangiò cacio e bevve Coca Cola che a quei tempi era un "americanata" megagalattica.


 


Il bombolone

 
Davvero meravigliosi furono i natali del 1944 e 1947. Il primo da Villa il nano passato con i preti chiamati don Scomunchio Beganale, don Felice Beganale, don Anolino Cappellate, don Ossuone Tibbieincrociate e don Frescacalce Affrescatorio mangiando arrosti fumanti e poi con alcuni chierichetti, tra i quali quello detto Imbuto da Morto-giocando, ad un calciobalilla al posto dei calciatori plastificati del quale erano stati sostituiti ossa di piedi di scheletri. Il secondo nel refettorio della chiesa con i preti chiamati don Muffabuffa, don Ziamalva, don Anatemarubaperassa e con il vecchio panzone, comico e di Baganzola chiamato Luigiello Porcioporro. La notte della vigilia di Natale il vecchio grassone si profumò, si vestì e sotto ai pantaloni marroni color mobile antico o scoreggiacagata di piatto di fagioloni si mise le grepier e si fece portare a Baganzola sulla macchina a forma di cicogna guidata da Villa il nano. Il paese era pieno di nebbia e loro viaggiando sul tarabiccolo era come se fossero su un sommergibile dentro uno scodellino di gelato alla panna con la stracciatella alla cioccolata quali erano i puntini delle stelle che ornavano l'ammasso brumoso e Porcioporro guidò Villa il nano sulla via provinciale dove battevano da puttani prostituti preti spretati tra i quali Zooe, un cardinale nero con due labbroni gonfi a modo di due fette di tortafritta e pieni di rossetto. Alla fine della strada videro una statua vivente di culturisti e culturiste, con le donne molto più gonfie di muscoli dei maschi, le quali tenevano sollevati sul palmo delle mani culturisti in piedi che sollevavano a loro volta loro colleghe palestrate. Rosario Villa il nano fissava goloso le bodybuilders, ma il baganzolese escllamò: "Villa non guardare quelle pompolone deboli e da strapazzo lì, ti devo piacere io. Te lo faccio sentire io il bombolone", intendendo una specie di vescica callo-porro che, morbido come il silicone, gli usciva dal detetano sul quale a Villa il nano penetrandogli il culo-sembrava, in estasi per il coito, di stare con il pene a dormire su un cuscinone il foruncolo gonfio come un buondì di carne bianca perchè il vecchio, eccetto il naso rosso, era di carnagione color pelle d'oca. Il sesso fu consumato tra i due sull'utilitaria bianca di fianco al campo sportivo di Baganzola detto al "Preti" perchè intitolato all'arbitro nato nel paese e chiamato Coglionio Preti. E Porcioporro raccontava tornando a casa di avere fatto sesso da bambino all'asilo anche con gli infanti Zavattini e Salvini, futuri registi. A Baganzola un prete chiamato Limonasuore sogghignava che il simbolo dell'amore tra Villa il nano e Porcioporro erano cicogne vecchierelle, giunte in volo su Marte nella notte di una galassia.







Il libro le ciambellone fritte



La notte seguente Villa il nano girava per la città con il nano chiamato Crisantemo, figlio di un venditore di fiori per i cimiteri e i due rubati due ciambelloni fritti, a forma di due gonfie natiche di suor badessa, erano ricercati dagli sbirri e li avevano sbocconcellati bevendo vino da una fiaschetta a forma di palla impagliata anche fumando qualche sigaretta in un rudere di una chiesa, noce moscata gigante, perchè marroncina e mutila e scalcinata come in parte grattugiata felici, ma allarmati di ogni rumore e terrorizzati dalle ombre e di essere cattutarati finchè a ora fonda apparve un topo vestito da sbirro marialuigesco, vestito con una vestina color rossa, blu e bianca che però non voleva catturare loro bensì un gatto. Sulle pareti erano ormai sbiaditamente affrescate delle Madonne nude e possenti in una mischia come nel rughby contro una frotta di diavoli sotto la quale a mo di palla ovale, spingendo, cercavano di impossessarsi di un uovo d'oca. I due passeggiando nella notte videro nella vetrina di una libreria illuminata chiamata "Dei Polli Porpora", proprietà del libraio chiamato Cardinalizio il libro intitolato "Cento piccioni e cento barboni" di uno scrittore italo americano che parlava della vita di barboni in una stazione piena di piccioni, e di un colombo che aveva fatto il nido nella barba di uno dei clochard depositantovi un suo uovo. Villa il nano inserì le monetine nel distributore automatico di libri di fianco al negozio e se lo fece sganciare.


la lenticchia

 
Villa il nano con il pittore Sirocchi e quello detto Pittorpintini camminava nel greto del torrente Parma e vide nel buio due studenti pittori del liceo artistico Toschi, certi Ago Droghieri e Gattabuio Arvicolini, nella notte, scoparsi sotto un ponte e poi narcotizzarsi con due siringhe a forma di zanzare. Infine girarono in taxi e videro atri luminosi interni a palazzi con portieri in livrea di velluto, color arancio, seduti con dietro la teca delle chiavoni degli appartamenti alle spalle. Ad ora tarda mangiarono alla mensa dei Ferrovieri un prete con il volto di Giuseppe Verdi, con i due baffi bianchi di purè e una lenticchia gigante posata sull'occhio dello zampone a modo di lente di ingrandimento. Siccome era Sant'Ilario, festa per la quale i pasticceri confezionano scarpette biscotto e glassate come simbolo del miracolo del santo che aveva moltiplicato babbuccine guarnite di pietre preziose in una calzoleria, assaggiarono per dolce frolla a forma di ciabattini guarniti per scherzo di cioccolato alla suola come se le scarpe avessero calpestato una vergogna.


pesto di cavallo
 
Villa il nano per aver introdotto il penino in bocca ad un maiale scolpito gonfio in una formella del battistero-atto compiuto, per provare godimento sessuale, fu catturato durante la sua fuga nella Ghiaia ghiaiosa da sbirri dai cappelli a forma di fettoni di melone e guarniti di seta rosata e bianca riproducente i colori della fetta di prosciutto, chiamati Checchechenecchi e Cherubinieri e sbattuto nel carcere di San Francesco, dal palazzo a forma di tortello con i bordi ricamati in cella con un prete chiamato don Osella, reo di aver stuprato una suora chiamata Martina Lutera. Quella sera in galera i due mangiarono una trota dei Lagoni guarnita di salsa calvinista e una coscia di pecora di Monchio bevendo latte marca Parmagiuridica con una bolla bianca a forma di volto di Tanzi Callisto. Villa il nano dopo essere evaso s'intrufolò nel carrozzone pieno di burattini de l burattinaio Ferrari tra i Fagiolini, Sandroni e Bargnocla e Villa il nano qui affamato mangiò una porzione minuscola di pesto di cavallo trovata dentro il bernoccolo di un burattino, poi non non appena le guardie fermarono il furgone perquisendolo il nano inghiottì una pastiglia che lo rimpicciolì e gli permise di nascondersi dentro alla protuberanza del burattino dove si sognò di essere in Certosa con i certosini a mangiare un certosino cremoso, poi di essere allo stadio Tardini  dalle gradinate a forma di fiore di zucca tra tanti pramzan che commentavano in dialetto la partita di footbal del Parma in maglietta color giallo zucchino e così non lo trovarono, poi finito l'effetto della medicina fu schizzato fuori dal bozzo del burattino, riprendendo le proprie dimensioni, con sulla lingua il sapore dello stracchino mangiato in sogno. In compagnia dei preti chiamati don Gaygaio Arcivescovi. don Talculetto Borotalchi e don Arcidinoè Anatemoculattoni fuggì a Baganzola sulla sua macchina, a forma di anitra metallica, con il clacson strombazzante come un nadero, e nella notte vitrea d'inverno dalla cupola celeste come un globo oculare turchino con l'iride come la luna gialla posteggiò l'automobile nel cortile della ditta di cucine pacchiane e linde chiamata Salvarospi, sponsor dei ciclisti Adorni, Casalini, Zilioli ed Adorni e fece sesso con il nano cremonese detto Mostardo. Poi allungarono il viaggio fino al Po le cui acque avevano trasbordato nelle andane dove Villa il nano e Talculetto il don fecero il bagno con un galleggiante a forma di scrofa gonfia, l'uno e l'altro, con un salvagente a forma di torta ciambella e il nano raccontava quando una notte dentro a una vetrina accesa di una ditta che vendeva camere da letto su un letto matrimoniale nel negozio intimo e agli occhi dei passanti del centro dormendo aveva fatto sesso con il nano detto Uvapigiama e in un altro inverno che il Po era ghiacciato tra i fusti degli alberi con la perpetua dei tre don detta la Perassapetuadoca ci aveva pattinato facendo slalom tra i pioppi degno di uno Zeno Colò, campione di sci in questa disciplina.






La sigaretta

 
Con il nano detto Bombolonio Villa il nano andò a trovare i poeti chiamati Londondon, Baristelly e Secspirio e salivano su autobus color pomodoro e a tre piani. Villa il nano dormendo nell'abbaino dell'abitazione di Secspirio sognava nuvoloni color the di tinte miste marroni, verdi e nere sul Tamigi a forma di torri pendoli del Big Ben che piovevano goccie di questo infuso indiano catapultando su Londra grossi orologi circolari a forma di limoni. Villa il nano svegliatosi aprì un libro dalla copertina plastificata giallo cedro con la tipica foruncolosa e acneosa superficie del limone e vi lesse una prosa di Montale su una sigaretta fantastica che il poeta diceva di voler imparare a tastare, come il poeta surrealista e francese Robert Desnos abile a fumarla con eleganza, nobiltà, e signoria, ispirandosi alle muse del novecento sotto forma di boccetti farmaceutici a forma di volti di esoteriste e stillanti gocce di calmanti da prendere dopo aver fumato ahcsis per dormire, sognare e poi trascrivere le immagini oniriche in qualche caffè letterario. Villa il nano poi raccontava che su un taxi lussuoso con i preti chiamati don ZoppiTarciagnino e don Osteosti Ostio, era giunto in una notte turchina piena di stelle a Semoriva, paese vicino a Roncole Verdi e si era inoltrato con i due nei campi pieni di fiori a forma di tube, baffi e guanti del musicista Verdi e lontano nella chiesetta una pongola musicola detta Spongata, color zucchero a velo del dolce natalizio Muggia, la quale aveva suonato arie del musicista Bussetano nel natale del 1920 a casa della famiglia Mari musicava l'Aida su una spinetta minuscola mentre con una zampetta gonfiava e sgonfiava una fisarmonica della grossezza di un bombolone, come se fosse una pompetta di una bicicletta, e con l'altra zampina muovendo un congegno attaccato alla caviglia sbatteva i cembali che aveva sulla testolina e nel buio-illuminato da una luna, e dal vento venivano trasportate le note del concerto. Tornati a Parma i tre videro in un borgo, in una finestra accesa di un centro estetico, la pedicure detta Occhi di Pernice che tenendo sollevata con le mani la gamba eretta di una sua cliente, la Isidora budina, vezzosa,carina e bionda cream caramel, gli torniva le callosità del piede con un utensile del mestiere.



I preti

 Attorno al paese di Baganzola Villa il nano viaggiava su un taxi color lambrusco in compagnia di un reverendo chiamato don Cagasotto Prugnani dall'abito e il cappello tricorno da prete color viola, un altro prevosto chiamato Vinsantino Sborniachino, un chirichetto chiamato Cagnondelo Saceredote e il nano detto Lamaiale Scrofesso e così giunsero passando in una carraia dai fagioloni giganti a forma di palloni pezzati dei campionati 1950 nei bacelli al casolare-trattoria dell'oste chiamato Sognolettopurcio, dove il Milan, annata 1966-67, con l'allenatore Rocco, stavano mangiando ad una maialata. L'abitazione era illuminata da cocomeri plastificati dalle screziature rosso e nere e con lampadine accese dentro. Dopo l'abbuffata di porchetta, piedini e costine di maiale, tutti sarebbero andati nelle stanze dell'albergo di sopra a fare orge, e Villa il nano, re del coito porcico, e la sua brigata dividevano il lettone con Maldini, Rivera ed Altafini. A una parete della casa contadina c'era il ritratto di una Madonna scrofolesca e nei sotterranai catcombe con teschi di morti per una pestifera e seicentesca peste. Villa il nano raccontava a un nano dalla pelliccia con il pelo come panna montata spinata ricamata da una macchina gelataia di vacanze romane e dei viaggi in taxi nella notte per arrivare nella città eterna dove si abbuffava di pecore e carciofi alla Giudea, fritti, in cui l'autostrada era piena di luci come se le lucciole illuminassero il bui e del motel chiamato la Camomilla Bubbonella, dal neon a forma di tazza giallastra. Nel casolare il sior giornalista Brera dal cappotto color impanato come una cotoletta alla milanese di cammello discorreva con Villa il nano e dei vecchi curiosi di quando i giostrai di Como avevano dissacrato la tomba del calciatore Meroni rubando la salma, da pochi giorni lì sepolta al suo interno, la notte non prima di aver fatto messe nere bruciando pesci rossi da luna park contenuti in una bolla piena d'acqua e al Gigigino, asso calcistico dalla pettinatura da abatino con la frangetta nell'Italia del boom econimico degli anni sessanta avevano messo in bocca una sigaretta di contrabbando svizzero che il cadavere, lasciandoli increduli e stupefatti, aveva aspirato e fumato. Infine, entrati furtivamente nella ditta di un'industriala di uova e galline detta la Comaschia, l'avevano messo sui rulli dell'imballaggio e del confezionamento delle uova dei polli fino a farlo dissossare ferocemente da un'ultima macchina.





L'assassino

 
Villa il nano raccontava inoltre di aver partecipato ad una cena in un casolare dalle travi a forma di gonfie culturiste e immerso nelle macchie tropicali brasiliane piene di pappagalli con omini brasiliani e dai baffini a spillo tinti color di quegli uccelli o color dei frutti tropicali tra i quali il signor chiamato Bigode e lo scrittore Proust vestito di un abito di seta a forma di ragnatela tessuta da una vedova nera. Il cuoco bolognese chiamato Bottebombologna serviva a tutti tortelleni alla panna e a Villa il nano sovveniva in mente Bologna, città tutta portici dagli intonaci color ragù sotto ai quali c'erano bancarelle di libri vecchi ed usati, frequentati da dotti, latinisti, biblisti, storici e bibliotecari, tipi vecchi ma con visi bambinoni, per lo più grossi e grassi come ballanzone e vide libri truculentamente interessanti intitolati: "Il barbiere barbone e la pisciata di Pisacane", "La vecchia baldracca di Parma chiamata Melanzana", "Il santo scopatore" e "L'assassino che si era assassinato". Poi vennero gli inverni come tanti souvenir a forma di bolle di plastica, i quali, agitati dalla mano di Dio, erano al loro interno bufere di neve. Così Villa il nano raggiungeva il nano di Torrile detto Stroiolghino delle siore Olghe norcine e si andavano a scopare in una torre a forma di cotechino con sacche di budello da salame per profilattici. Le domeniche andavano allo stadio del paese, pieno di vecchi con tubini rosa a forma di grugni allungati, a vedere la Torrilese Calcio e una volta un tifoso locale aveva gettato una moneta di rame a forma di cicciolo, così stampava i denari in corso il conio della zona colpendo un calciatore del Sissa poi accasciatosi a terra.





La cripta


Su un utilitaria della Fiat guidata da un criceto gigante ed addomesticato i nani chiamati Villa, Frittata, Frigitoria e Tortafrigita tutti goffamente grassi e sbodenfi si dirigevano alla sagra carnevale di Baganzola non prima di essersi recati a dire qualche preghierina dal don chiamato Fritto Frigeri nella sua cripta tortafritta dalle volte a modo di fette fritte e lievitate all'olio di cui Villa il nano aveva a forma di tale fetta gonfia di gnocco fritto la cravatta di raso giallo. Nel serpentone di folla di nonni e nipoti che si muoveva lungo i banchi di caramelle, croccanti e chewingum incedevano il cricetone simpatico e ritto sulle zampe posteriori e gli altri compravano un croccante in compagnia del nano detto Letargo con il nonno che gli aveva comprato delle figurine "paninoteca" con fotografati calciatori oriundi dalla carnagione giallo caffelatte, e chissà quanto contento questi sarebbe stato di possedere quella di Balotelli, paperone del calcio, color culatello alla pelle, e guidatore di Ferrari rossoscorfano a forma di sanguisughe. Il vecchio Riffanaiffa faceva terminare la fiera organizzando per tutti i pupattoli una gara di corsa di cani alla quale, quell'anno, aveva vinto un cane fritto ed enfiato perciò come un culturista di cui l'allevatore era uno sbarbaratore di barboncini detto il Vaticano. Tornando sulla macchina, guidata dal criceto fiabesco, a Villa il nano e agli altri tre viaggiando sul rettilineo dritto della statale piena di nebbia sembrava di essere dentro all'interno della mollica di una lunga baghette come uno sfilatino primavera di cui l'insalata era l'erba dei campi di fianco alla strada, il prosciutto cotto l'asfalto, le fette dei pomodori i fanali rossi e la maionese spalmata quelli di luce gialla mentre la mozzarella i banchi più spessi di bruma. Villa il nano mentre la macchiana filava sciorinava infine le magliette dei club preferiti: quella celeste color raggi ultravioletti della Lazio, quella color macelleria o Cucceria del Torino e quella del Barcellona a striscie colr mare e color paela catalana.



Le susine

Una notte prima di partire per Abbiate Grasso Villa il nano con la suorina chiamata Deavola Cazta Saffini e il prete chiamato di cognome Leluia aveva visto una frotta di topi picinini ballare attorno alla statua di Sant'Antonio Abate. Il nano arrivato nel paese era incappato nella sagra dove portavano in processione il pupazzo di Abbiate Grasso sbodenfio a cui il popolo lanciava palle di lardo fette di tortafritta e di gorgonzola, fagioli, maccheroni al sugo,trippa e bomboloni e in treno aveva viaggiato con un vedovo, un ragno vedova nera e un napoletano, professore di lettere all'università della città, grassone con riccioli neri a forma di anguille e chiamato Scampanato Campania, autore di un libro sul Calciatore Maradona che si travestiva da Pulcinella, palleggiava le pizze e non pagava la tassa fiscale e il giocatore manco era ancora esistito, preziosità e balzaneria del libercolo. Infine il nano aveva soggiornato all'hotel chiamato Buddloni dove aveva fumato molti sigari e incontrato un nano libertino e stragrasso,il quale gli aveva esclamato che lo stivalone della crosta terrestre italiana puzzava di piede. Villa il nano dormendo nella sua stanza si sognò in una casa nelle campagne parigine,  dalla ghiaia dello stradello del giardino fatta di confetti, lì sotto un gazebo lo scrittore Proust, vestito di pizzi di seta bianca da bomboniera che prendeva il the con due vecchiette dette la Zamferano e l'Ultratopolina smangiucchiando una madleine a forma di fossile. All'improvviso il cielo color cedrata si fece grigio e nero e venne un temporale, striato di lampi color lampone, e cadde della grandine come occhi ghiacciati di morti e poi susine blu dagli alberi in frutto non prima che il letterato e le due bacucchine si ritirassero in casa. Riuscite con Marcel nella quieta dopo la tempesta, adagiati sul prato, i frutti come stronzetti di cani blu stettero a sentirlo parlare di erotismi finche non arrivò il maggiordomo detto Cibalgione con il loro barboncino nano chiamato Borbone.  Tra le altre cose lo scrittore Proust aveva esclamato di avere comperato dell’ottimo Parma affettato da un pizzicagnolo vestito di una camicia a pizzi minuscoli a forma di tutte le specie canine.






Il pecoraio




I nani Villa e Mammagamosso seduti, nella notte, sulle balaustre del lungoparma ogni volta che sentivano arrivare le pecore accompagnate dal suono dei campanellini al collo, insieme al pastore e al suo cane nero, facevano un salto giù nel torrente e si aggregavano al gregge seguendo il pecoraio che gli vendeva la lana nell'ovile sotterraneo al greto. Con il pecoraio detto il Rubapecuori avevano l'abitudine di limonare le pecore saporose di formaggio e latte.

La notte del Natale del 1923 il vento metteva in subbuglio la neve, come quella artificiale di un souvenir, agitato, a forma di bolla con un monumento dentro, e trasportava nell'aria canti di Natale e parole mentre i preti recitavano le messe di mezzanotte nelle chiese di Parma e staccava e trascinava sullo stradone ciuffi di alberi con le palline producendo black out e incendi.

Villa il nano e Mammagamosso erano all'interno dell'ovile, montagnola con un'apertura fessura tra le pecore, con Rubapecuore a fumare delle pipine olandesi e mentre fuori nevicavano fiocchi di neve a forma di spumini i tre avevano mangiato, bevendo del lambrusco, tocchi di pecorino, budini prelibatissimi conservati nella ghiacciaia e si apprestavano a libare liquori papali dalle cento erbe.

Villa il nano raccontava agli altri due di una sua cammellata, fatta nel 1901, insieme a degli abissini vestiti di nero durante una notte di falce di luna e miliardi di stelle.

E durante il viaggio aveva fatto una meravigliosa fumata di pipa tirando molto e conservando a lungo la brace nel fornellino. Poi arrivati su una costa africana avevano fatto il bagno in un mare più salato di una saracca. Gli abissini avevano cotto nel fuoco della carne di vacca che avevano mangiato dopo, infine fumarono come ashisini erbe stupefacenti nella pipa di Villa il nano, a forma di scimmietta, comprata in Libia, passandosela di bocca in bocca.

Un abissino chiamato Abissabimba, al chiaro del fuoco in cui avevano cotto la carne, intrattenne fino all'alba con uno spettacolino di due marionette, una riproducente il politi Giolitti che tagliava una banana le cui fette erano monetine della lira passategli dall'altro burattino con i fili dalle sembianze di un libico.



I pescegatto
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Mio nonno abitava con la moglie Ernestina e le due figlie in una villetta al primo piano, mentre al piano rialzato vivevano la madre con le due vecchie zie: la Pia Pizzarotti e la futura santa Ida Mari, proprietaria dell'asilo di Pontetaro retto dalle suorine.
Le tre donne erano tanto religiose che recitavano il rosario tutto il giorno nell'appartamento ammobiliato come una chiesa. Nella loro casa c'era un continuo andirivieni di frati, preti e suore. Le tre uscivano solo d'estate nel giardino, sotto un bersò di lillà, dove c'era una maestà con una madonna e, inginocchiate a un inginocchiatoio, pregavano o per la processione di Santa Teresa a Settembre.
Un giorno la Idina Mari, dalla chioma argentea con lo chignon ai capelli, andò con gli orfani a fare una gita in Taro accompagnata da suor Elisabetta Tarlo. I bambini fecero il bagno ballando nei fondali con i pescegatto muniti di baffoni, ma due di questi, un lontano nipote dell'Idina e la bambina chiamata Cottiperitari annegarono in una risacca del fiume e suor Tarlo, dopo il fatto, si strappava i capelli pensando che ad uccidere i due infanti fosse stato il diavolo, perché qualche volta nuotava lì come una rana, vicino all'ufficio dei Pizzarotti che si erano installati di fianco al Taro con l'impresa edile di prefabbricati, ed erano parenti con la pia donna alla quale sganciavano qualche lauta offerta per l'asilo.
Il giorno dopo ebbe luogo il funerale dei due bimbi e Villa, amico nano della benefattrice Mari, vestito di una cotta color pera pigmentata di punti marroni, tipici nella buccia del frutto, da non fare sapere al contadino quanto buona con il cacio. Lo stesso colore lo aveva la maglietta del Pontetaro Calcio, tinta della muta con bordatura color pera cotta alla cannella, che simboleggiava le miriadi di alberi di peri autoctoni nella zona. Poi era morto il Papa e all'esatta ora, minuto e secondo del decesso del pontefice, nell'orologio, pacchiano come un baraccone a forma di chiesa di San Pietro, delle tre zie era comparso un cucù con la minuscola bara del Santo Padre. Due giorni dopo dal marchingegno era uscita una fumata bianca e la statuina con le sembianze del nuovo ministro di Dio perché nell'orologione c'era già scritta la storia del Vaticano.
Con i cugini chiamati di cognome Marifocetaro Villa il nano andava a pescare, nei fondali ghiaiosi del Taro, i pescegatto dalla peluria sulla bocca simile ai mustacchi dei soldati d'Austria sotto la cui dominazione era sorto il ponte. Li portavano all'Isideisidora che li dava in pasto a una gattara e la lisca scartata dai mici aveva la silouhette minuscola di un polpaccio di Marialuigia.
Tornando, nel percorrere il ponte, sfrecciò un'automobile vescovile con una teca conservante la Madonna di Fontanellato, suonante l'Ave Marie registrata in un disco perché la Salve Regina veniva traslocata per il mese Mariano dagli abati della chiesa di San Giovanni di Parma.
Suor Quarantelli stava di fianco al don che guidava il trabiccolo salutò mio nonno e i Marifocetaro. Poi mio nonno con i cugini giunse il tempo di andare nelle sagre della Cornacina e Noceto per presenziare alle corse del palio dei maiali e degli scoiattoli.
I resoconti sulle balzane corse le leggevano al bar letterario del paese chiamato "Albambola lesbica" dove ingollavano più di una strega Coppiana, ciclista che si vedeva come un moscerino sfrecciare sulla sua bicicletta, che pedalava pigiando con forza per allenarsi sulle strade lungo i filari di viti del paese di Pontetaro.
Molte volte giocavano a briscola e a mio nonno gli veniva sempre in mano la Pita. Una notte per la corsa degli scoiattoli mio nonno e i cugini erano ancora, a ora fonda, a Noceto e sotto i portici del paese antico seguivano due marionette con le sembianze minuscole dei poeti Zerbini e Pezzani alle quali il marionettista faceva dire che a Pontetaro c'erano due lesbiche, la Bandini detta Ovaie d'acciaio e la Dall'asta detta Lesbianconese.
Più tardi il postino, il mongolo handicappato Gianluca Grolli, si divertiva a imbucare nelle cassette postali degli altri le cartoline saffiche che si mandavano le due donne e la moglie di Walter, il salumiere, nella foga dell'orgia si era rotta un braccio e tutto ciò era diventato l'incubo vero o burlesco di Pontetaro perché i mariti pensavano che le consorti avessero fatto loro le corna con degli uomini.
Il Natale del 1920 una ponghellina di Busseto o Semoriva detta La Spongata, addomesticata a suonare su una spinetta minuscola arie di Verdi, giungeva da Roncole con un diacono vestita di un tabarro mignon, modello pari a quello del musicista, e intratteneva con la musica del Rigoletto e dell'Aida i cugini, mio nonno nel salotto caldo, luminoso, e accogliente di casa Amarifocetaro, ma la bestiolina morì l'anno dopo.
Nello stesso anno era passata sul ponte la Millemiglia e lo scrittore Proust da un'auto antica aveva lanciato a mio nonno e a Villa il nano, lì in attesa da ore ad aspettarla, uno stracchino incartato, poi i due avevano conversato alla trattoria "Ginietta" del paese con il letterato che gli aveva invitati a un nightclub di Parigi, dove l'attrattiva era un entraineuse antilliana di colore, gigantesca di muscoli e dotata di un pene da uomo.
La sfilata delle automobili si fermava per la notte a Pontetaro e Marcel pernottò in compagnia di un pappagallo all'implume dorato come l'angelo del duomo di Parma nel castellino, prima del Ponte, nella stanza detta della "Guerra" perché affrescata con l'assalto dei soldati fontevivesi al feudo pontetarese. Lo scrittore prima di darsi congedo aveva regalato a mio nonno un cruciverba quadrettato di nero e bianco, dopo il silenzio della notte, all'alba, il canto del gallo cedrone della vicina casa della famiglia Savi che Proust alzatosi a fumare una sigaretta vedeva stagliarsi sagoma nera sul tetto dell'abitazione dove era volato.
Proust si vestì con una giacca bianca a forma di gardenia, si profumò e andò a farsi fare la barba in una barberia del paese con pochi cilindri perché per lo più abitato da villani e infine ripartì rombando facendo un gran polverone come la Millemiglia.






La biblioteca
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Allo scoccare dell'invenzione del treno, in piena rivoluzione industriale, Villa il nano giunse in una stradina residenziale di Birmingham, dai cottage con giardini curatissimi, e suonò alla famiglia del bambino chiamato Solaio Colombetti, poeta infante ed italo inglese. La nonna al nano Villa gli fece un caffè con una caffettiera a forma di locomotiva che quando l'acqua diventava calda sbuffava.
Nel giardino pieno di mimosa, caprifoglio gigante, biancospino e mirtillo, volavano degli strani incroci di tortore con dei canarini allevati dalla famiglia e sul tavolo era aperto il Times.
Villa il nano vi lesse del lutto della gorgonzola per la quale un omino era morto in Brianza facendo indigestione di quel formaggio verde. Immediatamente dopo la lettura dell'articolo passava un convoglio sui binari di fianco a casa che trasportava l'omino in una bara di legno, intagliata a forma di questo prodotto caseario, e davanti vi posavano due dottori-ispettori chiamati Gruvierin e Quartirolon.
Poi passava una cicogna bombolo, a forma di pollo, nel suo nido sul tetto dell'abitazione, mentre Villa il nano con Colombetti uscivano la sera nell'aria resa torbida dal fumo delle ciminiere delle industrie della città per recarsi alla pizzeria chiamata "Beautiful Naple" che sfornava pizze color pomodoro, della forma di libri di Karl Marx che operai infanti, super sfruttati dai loro padroni delle fabbriche, sbaffavano avidamente e uno di questi chiamato Sofficini Camillino, addetto alla produzione dei tessuti aveva le tasche piene zeppe di bachi che strusciando suonavano una musica di Bach.
I due dopo aver piluccato fette di Ham of Parma, bevendo birra Marca "Lupold", tornarono a casa e Colombetti gli aprì l'abbaino e lo fece entrare, cosa che aveva concesso a pochi e nella stanzetta intonacata color muschio e muffosa, dal rumore di tarli che con il naso a forma di martellino nel divorare il legno producevano il rumore come di colpi su un incudine, Villa il nano vide una biblioteca rialzata da uno scivolo della quale scendeva, azionato da un particolare congegno, il libro selezionato e per di più un picchio variopinto, dopo aver bucato il battente, era entrato nella stanza e sbattendo contro le pareti.
Un cliente abituale della biblioteca, incassata nel soffitto, di Colombetti era il clochard detto Barbone Blu perché con i fili della barba, dai ricci tinti di turchino, i cui autori preferiti erano Rembo e Apollinare come lui pronunciava Rimbaud e Apollinaire e i libri che sceglieva scendevano giù come da una clessidra.


 




Il cantante Celentano
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All'inizio degli anni settanta Villa il nano era andato a Torino e frequentava l' esoterista meridionale detta la Calalabbra dotata di una papalina, sottile, da cui pendevano minuscole macchinine come i modelli d'automobili prodotti dalla catena di montaggio della Fiat durante quegli anni. Come sempre Villa il nano percorreva un corso signorile con palazzi in stile liberty, sottili, dorati e in fila.
Sbucando davanti ad un casermone obbrobrioso del Lingotto entrò nell'atrio di questo capannone dall'odore di fogna misto a detersivo avariato del Mastrolindo, distinguibile dall'etichetta, insieme con il culturista pelato dai bicipiti tirati e l'anello all'orecchio.
Raggiunto l'ultimo piano nello studio della maga che era la stessa che predisse al sior Giovanni Agnelli tutti gli scudetti vinti dalla Juventus. Torino è considerata una città misteriosa perché posseduta da forze oscure e spiritistiche sotto le grate delle strade ed era piena di esoteristi quali l'Urinatoro, l'Urines, la Grissina e la Supergabba.
Anni prima, negli anni sessanta, Villa il nano gremiva le gradinate del Comunale e dall'ultimo scalino in alto seguiva le prodezze del calciatore del Torino Gigi Meroni, che in seguito fu travolto in centro città da un’auto guidata dalla sua gallina addomesticata. Nello stadio conobbe due lesbiche torinesi magrissime, con gambine sottili come grissini, vestite in tailleur e chiamate Sancherla e la Valentinella.
Le due tifavano per il calciatore sopra citato, nonché sarto e pittore, una delle quali aveva il volto somigliante a una manichina pacchiana e plastificata dei gran magazzini del centro di Torino.
Nel 1974 Villa il nano Rosario su una cinquecento Fiatschetta, a forma di fiaschetta bianca della Fiat, viaggiava intorno a Baganzola per sentire le radiocronache degli incontri calcistici con la voce di Ameraucedine e Caciotti alla radio, ma non smetteva di girare in macchina fino al fischio della fine delle partite, dopodiché si fermava al bar Ciccicogna e le commentava con i vecchi grassi e papagorgiati chiamati Papelloni Amilcare, Barmortone Mortadello e Cipolloni Sigoal.
All'epoca i calciatori portavano dei basettoni come soldati austroungarici, con cespugli folti di peli sotto le orecchie, simbolo dell'impero del maschio. Anni più tardi, a inizio anni 80, Villa il nano viaggiava sul pullman sgargiante della nazionale italiana, allenata dall'allenatore Bearzoticone, appena vittoriosa al mondiale di Spagna e sedeva di fianco al presidente Sandro Pertini accompagnatore ufficiale dei calciatori, fumante la pipa, e il nano sberleccava il mappamondo della coppa Rimet, lecca lecca alla vaniglia, sollevata dal capitano portiere Dino Loff cantando l'inno italiano che diceva: "che Iddio lo creò".
Insieme a Villa il nano c'era anche un amico poeta surrealista detto Il Bretoneta che, farneticando, recitava una sua poesia dicendo che l'Italia era stata incollata da un gianduiotto d'oro che, una volta fuso, aveva attaccato la Sicilia allo stivale e i barbieri di Cavour, del salone di toletta chiamata i "Pampurietturin", avevano rasato le barbe ai borboni.
Quando il pullman arrivò a Milano una moltitudine di tifosi salutò i calciatori e a fine festa tutti andarono per conto loro. Villa il nano rimase solo nella notte buia della città ed entrò in diversi caffè piccoli e gialli di luce e bevve tanti amari: milanesi "Rubazzotti".
Infine rimasto fino all'alba in uno di questi bar, sito sotto al grattacielo Pirelli, dopo che un inserviente della Gazzetta dello Sport, vestito di un abito color risotto allo zafferano e con guanti di colore impanati come cotolette alla milanese, gli consegnò la "testata"sportiva.
Villa il nano lesse il titolo della prima pagina in cui c’era scritto: "Il nano Villetta fa goal su passaggio del portiere Zoff e l'Italia vince il mondiale".
Nella foto di fianco all'articolo il Bell'Antonio e il Golden Boy (Paolo Rossi) abbracciavano il nano. Villa Il nano si ricordava di essere stato in giro nella notte a Milano anche negli anni sessanta ai tempi di Mazzola e Rivera e di aver incontrato in un mokambo, tappezzato di carta da parati color caffè sgargiante, il cantante Celentano che possedeva un grosso ciuffone, petato sulla fronte, scarpe lilla da beat con il fibbione, vestito di giallo color caco e con il fiore in bocca. A notte fonda, in una vetrina di una libreria chiusa ma illuminata, aveva visto un volume dei Promessi Sposi, libro dalla copertina fatta di una fetta di gorgonzola di plastica.





La sagra
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Nel lontano ottocento dal distante Monte Amiata, dove abitava il fantino Francesco Santini detto Saragiolo, alcuni giorni prima del palio di Siena, che poi avrebbe vinto, guidava un carretto e andava a comprare, alla sagra di Poggibonsi, delle scarpe da ginnastica per calzarle alla corsa di cavalli, così da uno scarpaio, uomo gigante, buono, chiamato Mammolobua, scelse nel suo banco delle scarpe ginniche marca Supe(r)gora con il tacco di lattice a forma di metà caciottina con il simbolo plastificato a forma di pecora comica, altresì disegnata dal designer o stilista antico gonfietta, come un cirrino minuscolo e barocchino.
Le scarpette erano usate e profumate lievemente di erba cipollina, descrizione eufemica per significarle un po’ odoranti di sudore. Francesco Santini dal paesino vedeva la lontana Siena e le lontane torri sottili come cannucce per bere la Coca Cola, bibita che anticamente sapeva di caramello pacchiano o di confetto al caramello e alla cocaina.
Villa il nano invece si avvicinava a Siena imbandierata di balzane su un carro-botte pieno di Chianti per andare a vedere il palio e vide in una pineta il ragazzo Teodose, rosato di carnagione e dal gran tabarro nero e come un'ala alata di un pipistrello iniettarsi droga "eroe".
Villa il nano fece fermare la carrozza damigiana davanti a un erboristeria dove comprò caramellone all'alloro chiamate le Alighieri.
Poi, giunti in contrada della Torre, imbottigliarono il vino in una botte a forma di elefante, la cui proboscide ne era il colino. Infine Villa il nano alloggiò all'hotel Doracimabue e la fruttivendola sciatta detta la Ciciana urlava: "meloni" nella sua verdureria sita nella stessa strada dell'albergo.
La luna nella notte era una caciotta di pecorino molto gonfia che le stelle ritardatarie di San Lorenzo, cadendo, condivano di scie di miele e il sole e fondevano il pianeta di caglio in cui si specchiava la cantina sotterranea di un vinaio di Siena dove a Villa il nano, che scese le scale di cotto, saltavano addosso simpatici ratti dal muso lungo e la lunga coda e extraterrestri a forma di minuscoli acini con la testa, le piccole gambe e braccia, versavano da osti caraffe di vino, sproporzionate rispetto alle loro dimensioni, bicchieri ai clienti della taverna con svolazza menti delle alette di cui erano dotati.
Il giorno dopo si corse il Palio e i fantini sui cavalli volavano con effigiati sulle casacche un lombrico verde sedano, un'ocona bianca, una civetta a forma di bambarapacia, un elefante dalla proboscide a forma di torre, una lumaca a forma di cappello di badessa, un gattone e un'aquila a forma di bicipite. 





La gara dei mangiatori d'anguria
. In un albergo di Sissa stavano in ritiro i calciatori della Sissese Calcio, dalla maglietta color coteca, e il gagliardetto con effigiata una montagna minuscola di letame. Durante la notte il nano detto l'Assasissosino entrando in una delle camere accoltellò tre dei giocatori e poi s'intrufolò dentro il sifone del riscaldamento e iniziò a fuggire. Nel cunicolo caldissimo sembrava di girare in un girone infernale.
Fortunatamente l'assassino uscì dal tunnel caldaia davanti al campo sportivo del paese dove si era appena effettuata la gare dei mangiatori d'anguria e quello che aveva vinto, chiamato Scemocuratobitaceo degli Semi, veniva portato in trionfo. Ma all'assassino ciò non interessava, così presa una scorciatoia arrivò in un campo dove, adagiato, c'era un maialone morto.
In un biglietto vicino c'era scritto: "Sisso io fe, disfecemi Sissa". Così entrò alla trattoria chiamata Uragano e ordinò rane fritte. A un altro tavolo c'erano seduti Villa il nano, suo nonno il Gosinoni, il bambino Porciutto sbodenfio e grasso e il dottore chiamato Tagliocesareone che aveva fatto partorire quest'ultimo dalla mamma chiamata Fettetta Zambon la quale, ammazzata dal marito Norcinone con un coltello utilizzato per la sventratura del maiale, fu sepolta in una tomba di marmo incassata nel muro di un prosciuttificio di Langhirano, ma poi santificata come Santa Setola fu risepolta in un convento di suore di Borgo Felino.
I pittori il Pernacchiatore e il nonno nasone Sirocchi, uno con il manico del pennello nel deretano e l'altro in una narice, avevano dipinto la dissetolazione di un maiale e raffigurato la donna che con uno spazzolone si lavava i denti con pasta dentifrocia.
Nello stesso anno a un poeta maledetto francese chiamato Arthur Rimbaud, al quale piaceva tanto il prosciutto di Parma dal marchio stampato con una corona regale sulla cotica stagionata, tagliarono una gamba perché affetta da una infezione e pregava delirando Allah su un bastimento partito da Marsiglia stracarico di mattoni di saponi omonimi della città. A metà viaggio, caduto questo carico il mare, quest’ultimo era profumato e pieno di bolle volanti intorno alla nave.
Il poeta dagli occhi turchini e il volto ovale fu sepolto dentro una tomba con un orsone, vivo e abruzzese, a modo di peluche gigante, il quale aveva petuffato giocatori di rugby in un pub. Villa il nano, quell'anno, il Natale lo aveva festeggiato a Cremona, città chiamata così per la crema del torrone, e aveva sgranocchiato torroni a forma di grosse mammelle, caratteristica tipica delle donne della città e raccontava che l'orso nell'avello con il bardo francese aveva da dentro dato dei gran colpi come si bussa alla porta della chiesa di un prete per chi sia rimasto fuori in una notte di tempesta poi più niente, solo il buio notturno.





Napoli
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Villa il nano scese dal treno alla stazione di Napoli in una notte serena. Subito fu incuriosito dalla presenza, in una vetrina di un negozio di oreficeria, di una mozzarella d'avorio con un orologio incastonato dentro a modo di cipolla con la catenella per legarla al passante dei pantalone e se la mise in tasca.
Villa il nano come invitato fu ospitato a casa di uno iettatore e fatturatore il quale aveva un grandissimo quadro dalla cornice di legno, intagliata di tanti strufoli, in cui era dipinto il golfo di Napoli, ghiacciato, dove tanti pesci con pattini a forma di alberi di Natale, nani, con il tronco che fungeva da lama e gli aghi le spazzole pattinavano, e un gambero aveva in bocca un topone vestito con una maglietta metà dell'Argentina, metà del Napoli, e con il muso somigliante a quello del calciatore Maradona.
Il signor Corno aveva cucinato maccheroni giganti alla pommarola e basilico a Villa il nano e Leopardi e il poeta avevano riconosciuto nel ratto dal muso antropomorfo Maredona, così iniziarono a sbaffare la pasta marca Vò Iella serviti dal cameriere napoletano soprannominato Ziuscià.
Villa il nano chiese di poter andare in toilette dopo l'abbuffamento e trovò la tazza piena di vomito di minestrone (uscito dal conato di Leopardi del mangiato del giorno prima), e due stronzi del cameriere, pesci azzurri e arancioni che vi galleggiavano, entrati dallo scarico collegato con la marina e tre toponi grigi che giravano circolarmente.
Attivato lo sciacquone il nano pensò che non poteva che essere a Napoli. Il Conte tornò e preparò a loro tre napoletani, il cui liquido dentro la tazzina con i grassi della caffeina disegnava tre figure di tarocchi, che i due li bevvero.
Nella strada in salita che portava alla casa del Conte per una rottura della fogna schizzava merda mista a perle di ostriche scoppiate. Tutti ridevano come matti e su una terrazza erano stese come bucato tante tovaglie che, nonostante passate in lavatrice con il detersivo, erano rimaste macchiate di aloni di pomodoro.
Il poeta Leopardi raccontava a Villa il nano di aver visto in Calabria una carrozza dell'andrangheta, dal legno laccato color gianduia, con su dei mafiosi tra i quali il Mammafia che portavano, fuggendo, seco dei teschi di magistrati chiamati Falconiere Portafoglio (progenitori di Falcone e Borsellino) e ai briganti sparati dai fucili dei marescialli detti la "merdora"e "Stupidalamerdadei carabinieri" erano rimbalzati i bossoli da caciotte stagionatissime, perciò durissime, delle quali avevano il corpo foderato come giubbotti antiproiettili.
Villa il nano gli rispondeva che viaggiava anche lui su quella carovana fumando una pipa a forma di cavalletta: cavallo stallone verde dei coltivi calabresi e un proiettile sparatogli dai carabinieri che per fortuna si era toppato in una caciola appesa sul collo, e pendente sul suo cuore.
Uno di cosa nostra, detto il Locrione, mentre correvano, sparò a un topo a forma di grosso fico che gironzolava sul fondo della carrozza rosicchiando un cacio a forma di copricapo da magistrato.
Villa il ano sulla carrozza non c'entrava niente con i malavitosi, con il pizzo e la Cupola ma aveva incollati due baffi posticci da brigante e leccati a pizzi.


Il tennista Bjorn Borg

I nani Villa e Mammagamosso seduti, nella notte, sulle balaustre del lungoparma ogni volta che sentivano arrivare le pecore accompagnate dal suono dei campanellini al collo, insieme al pastore e al suo cane nero, facevano un salto giù nel torrente e si aggregavano al gregge seguendo il pecoraio che gli vendeva la lana nell'ovile sotterraneo al greto. Con il pecoraio detto il Rubapecuori avevano l'abitudine di limonare le pecore saporose di formaggio e latte.
La notte del Natale del 1923 il vento metteva in subbuglio la neve, come quella artificiale di un souvenir, agitato, a forma di bolla con un monumento dentro, e trasportava nell'aria canti di Natale e parole mentre i preti recitavano le messe di mezzanotte nelle chiese di Parma e staccava e trascinava sullo stradone ciuffi di alberi con le palline producendo black out e incendi.
Villa il nano e Mammagamosso erano all'interno dell'ovile, montagnola con un'apertura fessura tra le pecore, con Rubapecuore a fumare delle pipine olandesi e mentre fuori nevicavano fiocchi di neve a forma di spumini i tre avevano mangiato, bevendo del lambrusco, tocchi di pecorino, budini prelibatissimi conservati nella ghiacciaia e si apprestavano a libare liquori papali dalle cento erbe.
Villa il nano raccontava agli altri due di una sua cammellata, fatta nel 1901, insieme a degli abissini vestiti di nero durante una notte di falce di luna e miliardi di stelle.
E durante il viaggio aveva fatto una meravigliosa fumata di pipa tirando molto e conservando a lungo la brace nel fornellino. Poi arrivati su una costa africana avevano fatto il bagno in un mare più salato di una saracca. Gli abissini avevano cotto nel fuoco della carne di vacca che avevano mangiato dopo, infine fumarono come ashisini erbe stupefacenti nella pipa di Villa il nano, a forma di scimmietta, comprata in Libia, passandosela di bocca in bocca.
Un abissino chiamato Abissabimba, al chiaro del fuoco in cui avevano cotto la carne, intrattenne fino all'alba con uno spettacolino di due marionette, una riproducente il politi Giolitti che tagliava una banana le cui fette erano monetine della lira passategli dall'altro burattino con i fili dalle sembianze di un libico.




















 

 

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