lunedì 27 gennaio 2014

La piena del Po

 

Di quegli anni Villa il nano si ricordava quando, con un barbone miliardario profumato di acqua di Parma, a frore della città, insieme ai chierichetti chiamati Ubaldone degli Ubaldoni e Zizzaniero Zanzarieri, andava a sedersi nel loggione del teatro Regio e se i cantanti lirici, interpreti delle opere, non facevano stecche allora suonava, come due piatti da banda musicale sbattendoli l'uno sull'altro, per applaudire due coperchi di pentole per bollire il brodo del ristorante Leon d'Or.
E poi rammentava anche di un ragazzo deficientino chiamato Timbaldoro che impallinava con un moschetto i colombi di piazza Garibaldi da sopra una torre.
Villa il nano si sognò, inoltre, di arrivare a Siena in un tramonto pieno di cirri e nuvole, color e vino chianti, e l'indomani seguire il Palio dentro un bicchiere di Coca Cola, color rossa mattone di Piazza del Campo, cotto nella fornace, come se le bollicine fossero una scia gassosa a forma di cavalli e fantini, in corsa in quel Palio, e poi partecipando a una festa di fantini chiedere ad uno di questi, il gobbo, chiamato Santinelli, l'autografo da quest'ultimo vergato con una vipera schizzante siero perciò tenuta in mano come una penna stilografica.
Poi, nel sogno, tornato a Parma in Oltretorrente, alla trattoria chiamata Padre Linetto, Villa il nano andava a commentare la corsa con uno scommettitore, un uomo dai denti lunghi come un cavallo, con la risata come il nitrito di questi e vestito di spolverini da fantini d'ippica a pois, a scacchettoni o a strisce, oppure con stampate le balzane delle contrade.
A volte si sognava di essere sul taxi del taxista chiamato Cucuriabitaceo, ai tempi della denominazione austriaca, sbucato fuori da un confessionale della chiesa della Steccata un topo ratto bislungo con la peluria sotto le orecchie a forma di favoriti tipici dei soldati austriaci e così pensava che nel Gran Ducato di Parma anche i topi erano comandati da Radesky.
Villa il nano si sognava come in un diluvio universale nella piena delle acque del Po, color caffelatte, che avevano sommerso fino al campanile anche una chiesa, color melone, e lui vi galleggiava con un salvagente a forma di culatello plastificato insieme ai cugini di cognome chiamati Pernani e Nanetti e di nome Pernacchietto e Perno, e fluiva sul fiume un crocefisso di legno disperso della chiesa, color popone, e nei fondali sguazzavano bisce d'acqua a forma di salami.
Infine, nel sogno, il taxista, leggeva una meravigliosa poesia di Leopardi in cui il poeta si descriveva brutto, con la protuberanza della gobba, come una palla gigante di gelato sul cono della colonna vertebrale, a rimirare la figlia dello stalliere di Recanati chiamata Silvia riflessa da una allodola mentre era intenta a truccarsi e a darsi il rossetto.
Il taxi passò nel sogno per la periferica via Mentana dalle altissime e foltissime piantine di menta sui marciapiedi e Villa il nano poté scorgere di sfuggita dentro a un appartamento i quadri appesi dipinti dal pittore detto Nerone che raffigurava sempre nelle sue tele notturni bui.


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