In
un borgo Antelamico, dai palazzi di marmo rosa di Verona, su cui
erano scolpite formelle, Villa il nano entrò, una sera, dentro
una torrefazione dove bevve un caffè e mangiò una
madleine, a forma di piede di una Dea, e vide il nano chiamato
Cazziodoro giocare a un flipper a forma di tombone, luminoso di luci
color larve, nel quale, giocando, faceva schizzare, impazzita, la
pallina a forma di teschio minuscolisssimo.
Villa
il nano, nell'estate di quell'anno, stette a gozzovigliare a una
tortellata di San Giovanni in un giardino di una casa di Fontanellato
finché non cadde la rugiada, come goccioloni gonfi e turchini,
da un contagocce di un boccetto medicamentoso.
Con
i nani chiamati o detti Cicognocco Cignocco e Cicognocolana andavano
invece a scoparsi nel bagno della trattoria di Baganzola chiamata “Il
culo goloso”, dove mangiavano fettone di tortafritta a forma di
deretano.
La
notte nel locale le zanzare imprigionatesi dentro alle lampadine dei
lampadari vi sbattevano, come la pallina di un flipper, e la luce
gialla si macchiava di schizzi di sangue fuoriuscente dai
pungiglioni, poi Villa il nano, vestito di una maglietta marca del
coccodrillo africano, in compagnia di questi leccava un gelato Tanara
con la lingua gonfiolina simile ad una castagna di color fragola.
Tutti
i sabati della stagione invernale Villa il nano, con i suoi amici,
andava a mangiare nella trattoria, poi nella nebbia, idrometeora di
goccioline d'acqua microscopiche sull'utilitaria a forma di oca
bianca, ricamata e guidata da Cignoco, e ogni volta che uscivano nel
nebbione dal paese, costeggiando il campo sportivo dove i giocatori
manco vedevano il pallone, succedeva loro di vedersi attraversare la
strada da un gattone a forma di piccola botte, color rosso lambrusco,
sgargiante come le paratie o i paramenti sacri.
Villa
il nano raccontava della nebbia a Milano negli anni sessanta e
dell'albergo a forma e del colore della bottiglia di amaro
Ramazzotti, sul cui palazzo era stampata persino l'etichetta e in cui
viveva l'allenatore del Milan Rocco.
Nella
notte passando in auto con lo zio Gosinoni dopo essere andati a
vendere scarpe di Vigevano di magazzeno vedevano le finestre scure
come l'amaro e il Paron stava dormendo.
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