Villa
il nano aveva un amico scienziato detto Coperchioni colore di pentola
il quale, con un telescopio e una sonda, individuò sulla luna
le ossa di Cristo, asceso mille anni prima, e questi chiese allo
stato americano una navicella per andare a prelevarle su Selene.
Tutto
il viaggio spaziale degli archeologi che testarono le ossa con
reazioni chimiche al carbonio per datarne l'età fu ripreso
dalla tivù mentre i nani Pigmessia e Villa videro specchiarsi
sulla luna una cantina, con relativa scala di scantinato, per
accedervi nella quale il nonno nasone pittore Sirocchi annusava
tocchi di formaggio a forma di seghe del falegname Giuseppe, padre di
Gesù, e un topo lunghissimo, vecchissimo e re checca del
regnum murum li grattugiava con i denti e aveva soprannominato il
pittore la “Nasa casearia”.
I
Tre Villa, Pigmessia, e lo scienziato, mangiando mansolone lesso, blu
con vene azzurre, che Cristo per ascendere in cielo aveva ingerito
una radice che toglieva la forza di gravità che nasce sulla
luna, dove, appunto, non si sta attaccati al suolo, e i cui semi
caduti e germogliati nel Sinai aveva trovato Gesù.
A
quell'epoca passò sulla via Emilia un tir vetusto con montato
un enorme tendone. Era il circo del calcio e al suo interno si
potevano vedere tanti assi del pallone, tra i quali Piola, Meazza e
Libonatti che palleggiavano tarocchi, o ancora più da
giocolieri bicchieri pieni di aranciata senza versare il liquido
arancione fuori.
Villa
il nano ai bordi della strada, nei pressi di Pontetaro, piangeva di
gioia e si ricordava quando a San Siro, prima della partita, si era
fatto spolverare le scarpe da uno sciuscià e il circo si
allontanava lungo la strada mentre il cannoniere Boniperti,
all'interno, dava un calcione a una donna cannone che carambolava
fuori,la quale poi risaliva sul camion in corsa.
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