Il
nano Begoradoro portò a Villa il nano delle caciotte di
pecorino, a forma di monete spesse e giganti, e gli raccontò
del gelo del 1901 che ammazzò un gran numero di barboni
riversi per terra morti con la fiaschetta piena di ghiaccio rosso.
Begoradoro
raccontò inoltre che alle foci del Nilo, sotto una cascata, da
un anfratto di una pietra, uscivano degli ippopotami con su dei
fantini che correvano a una gara sul limo d'oro.
Stelle
a forma di miss, macie e muscolose, cadevano lasciando delle scie di
luce a forma di serpenti nel cielo e rimbalzavano sui dei gonfi
cavalli di fiume. Al fantino parmigiano chiamato Brodo Brudito un
avvocato offrì un grande banchetto con damigiane a forma di
dame, con il bacino sbodenfio, ripiene di ottimo vino della
Lunigiana.
Tutto
ciò, raccontò il nano Begoradoro, nell'abitazione di
Villa il nano vicino al Duomo. La detta casa era color feccia di thè
dagli atri affrescati con dee, putti e cacce varie, e al suo interno
sulle volte del soffitto c'erano affrescati come le copertine di
libri gialli, con scene di omicidi parmigiani.
Il
più bel dipinto era l'assassinio compiuto dalla ballerina
Miroslava la quale, con una scarpa dal tacco a spillo a forma di
coltello, aveva pugnalato l'amante industriale Mazza raffigurato con
volto a forma di muso di martora.
L'allora sindaco di Parma,
Lauro Grossi, indignato guardava la scena. Tutti i delitti erano ben
simboleggiati dai gialli di Parma dal colore della malvasia, del
formaggio, del brodo, dei palazzi.
A
Villa il nano Begoradoro regalò un cammeo giallo Parma, a
forma minuscola di palazzo ducale di Colorno, che il nano Rosario
infilò nel mignolino, ditino gonfiolino come uno zampinino di
zampone.
La
notte i due dormirono e Villa il nano si sognò, nel sanatorio
di Cortina, tutta imbiancata, siccome era malato, che lo veniva a
trovare un cardinale peruviano minuscolo come una donnina, dal volto
a palla scuro e le labbra color caco, con calcata in testa una
bombetta color porpora, il quale gli veniva a dire che se fosse
morto, anche se era già in atto sulla pelle la desquamazione
furfuracea delle macchie rosse color vino fragolino sfumanti in
colore dell'aperitivo Bellini, e l'abbassamento della febbre
altissima, sarebbe stato santificato e come per il giorno di
Sant'Ilario le pasticcerie avrebbero venduto delle cialde glassate
con il suo nome.
Sognava,
una volta uscito dall'ospedale, di essere aspettato fuori dal
cancello da un taxi con su lo zio Gosinoni, il quale, vestito di un
cappotto di coteca di maiale, aveva un cappello guarnito di palle di
Natale luminose.
Mentre
viaggiavano per Cortina e vedevano un lago dallo strato ghiacciato
trasparente e color diamante sotto il quale guizzavano delle trote
verdi, dove invece, muniti di pattini, pattinavano un gatto soriano
color cappuccino e la nana Angelilla dai capelli gialli color liquore
di Benevento.
Sul
taxi, tornando a casa, e passando per Asiago lo zio Gosinoni volle
fermarsi con Villa il nano in una locanda a mangiare un toccone di
formaggio Asiago.
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