mercoledì 19 febbraio 2014

I preti apocalittici





Villa il nano camminava, in compagnia di una donna vecchia, con calcato sulla testa una cuffia. Era febbraio e a Roccabianca, il giorno dopo il martedì grasso, Villa il nano aveva ancora tra le palpebre i coriandoli lanciatigli nella festa in maschera. Entrarono in casa dove la vecchia gli fece vedere su uno scaffale le poiane risparmiate ai fuochi nelle varie edizioni passate dei carnevali e gli preparò i lillà fritti e qualche uovo lesso del suo pollaio. Subito dopo con un grosso salto furono sul lettone dal materasso molto spesso da cui fuoriuscirono piume e Villa il nano voleva palpare la vecchia e farci del sesso perché era stata buona con lui come un'oca, mentre fuori, nel buio, invidiose la donna faina e la donna volpe, amiche della vecchia detta la Giovedia Grassa, battevano le ante delle finestre.
Nell'intimità della casa, sita in via dell'Oca furibonda, strada piena di coriandoli, farina, zucchero a velo e trombette perdute nella festa carnevalesca, il nano e la vecchia si alzarono alle tre di notte e bevvero un caffè, poi si ributtarono a letto.
La domenica che venne Villa il nano era stato invitato a sorbire il brodo con gli anolini nel refettorio della chiesa di San Rocco dai don reverendi chiamati Cosmesi Pomato e Occhiodipernice Pediluvio universale della Pomice e l'aiuto prete dei due, un certo chiamato don Donnone Estetista. Si trattava di un omone ecclesiastico mastodontico come un armadio, dai piedi somiglianti a due zampe elefanti calzati in due morbide zavate, dai capezzoli a forma e giganti come due ananas, e i capelli canuti color ostia e con la voce da tenore castrato, come un cappone di Natale, ed era ingessato come una mummia perché era salito sulla punta della torre campanaria del Duomo per lucidare l'angioletto d'oro e da lì era caduto giù frantumandosi molte ossa.


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