Ricorderò
quando Villa il nano visse, chiuso in una stanza del seminario, per
un inverno intero. In quel periodo lesse molti libri meravigliosi e
nella penombra, color merda bigia di pipistrello, e in quei pomeriggi
di pioggia, neve e nebbia, risaltavano i volumi giallistici dalla
copertina color ottone dell'Agatha.
Alle
cinque di pomeriggio, dopo aver mangiato una merenda enzimata, una
specie di ostia dolce del forno Barilla, usciva con gli altri
bambini, tra i quali quelli detti: Barbabietolo nel Caffè,
Barterrone, vestito come Baudleire, con un papillon, ma
maleducatissimo, e quelli chiamati Abelo Pecora e Quartirolo
Brianzali, quest'ultimo un lumbard che aveva poppato tanto latte
dalla mamma ercolessa da scrivere poesie barocche, e se il tempo era
clemente giocavano a calcio con i seminaristi nel campo del collegio.
Dopo avere giocato si rintanavano nelle stanze singole e ne uscivano
alle cinque del giorno dopo perché i pasti, serviti dalle
suore, li consumavano lì internamente.
La
notte che Barterrone si era impiccato, con un rosario appeso ad uno
stipite di una finestra, al nano glielo era venuto a dire Suor Sapone
nella sua cameretta. Villa il nano furtivamente fuggì dal
convento del seminario nel buio, color pelo di bue, salendo nella
notte su un bus, color ripieno d'erbetta e ricamato come un tortello,
dal quale in Via Infarinata vide la mamma mammolosa nana che non
incontrava da quattro mesi a passeggio stranamente con un'amica
rapata come un rapanello, ma il dato di Dio era falso perché
era solo una passante e Villa il nano morì, credendolo vero,
di un sentimento di tristezza come uno scoiattolo rimasto incastrato
in una noce da lui appena svuotata.
Ad
attenderlo in Piazza Garibaldi, al caffè Borbone, c'era il
poeta francese e surrealista Robert Desnos. come nel sogno fatto la
notte precedente da Villa il nano e ragione della sua fuga con il
quale bevendo e fumando conversò. Terminato l'incontro Villa
il nano risalì su un autobus color ripieno di tortello di
zucca e ritornò nella stanza del seminario seminando nel buio
un monsignore, vestito di rosso scuro color ciliegia, che lo
pedinava. Nella stanza trovò una lettera dell'impiccato in un
cassetto segreto di un mobile antico che, infamandolo, lo descriveva
come porco nano delle nebbie, sventrato dai norcini, e parlava della
sua mamma nana come la madame scrofolosa della petit capital
profumata di un afrore al concime, la descriveva come una piccola
principessa Sissi profumata di sisso.
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