giovedì 20 febbraio 2014

Il seminario








Ricorderò quando Villa il nano visse, chiuso in una stanza del seminario, per un inverno intero. In quel periodo lesse molti libri meravigliosi e nella penombra, color merda bigia di pipistrello, e in quei pomeriggi di pioggia, neve e nebbia, risaltavano i volumi giallistici dalla copertina color ottone dell'Agatha.
Alle cinque di pomeriggio, dopo aver mangiato una merenda enzimata, una specie di ostia dolce del forno Barilla, usciva con gli altri bambini, tra i quali quelli detti: Barbabietolo nel Caffè, Barterrone, vestito come Baudleire, con un papillon, ma maleducatissimo, e quelli chiamati Abelo Pecora e Quartirolo Brianzali, quest'ultimo un lumbard che aveva poppato tanto latte dalla mamma ercolessa da scrivere poesie barocche, e se il tempo era clemente giocavano a calcio con i seminaristi nel campo del collegio. Dopo avere giocato si rintanavano nelle stanze singole e ne uscivano alle cinque del giorno dopo perché i pasti, serviti dalle suore, li consumavano lì internamente.
La notte che Barterrone si era impiccato, con un rosario appeso ad uno stipite di una finestra, al nano glielo era venuto a dire Suor Sapone nella sua cameretta. Villa il nano furtivamente fuggì dal convento del seminario nel buio, color pelo di bue, salendo nella notte su un bus, color ripieno d'erbetta e ricamato come un tortello, dal quale in Via Infarinata vide la mamma mammolosa nana che non incontrava da quattro mesi a passeggio stranamente con un'amica rapata come un rapanello, ma il dato di Dio era falso perché era solo una passante e Villa il nano morì, credendolo vero, di un sentimento di tristezza come uno scoiattolo rimasto incastrato in una noce da lui appena svuotata.
Ad attenderlo in Piazza Garibaldi, al caffè Borbone, c'era il poeta francese e surrealista Robert Desnos. come nel sogno fatto la notte precedente da Villa il nano e ragione della sua fuga con il quale bevendo e fumando conversò. Terminato l'incontro Villa il nano risalì su un autobus color ripieno di tortello di zucca e ritornò nella stanza del seminario seminando nel buio un monsignore, vestito di rosso scuro color ciliegia, che lo pedinava. Nella stanza trovò una lettera dell'impiccato in un cassetto segreto di un mobile antico che, infamandolo, lo descriveva come porco nano delle nebbie, sventrato dai norcini, e parlava della sua mamma nana come la madame scrofolosa della petit capital profumata di un afrore al concime, la descriveva come una piccola principessa Sissi profumata di sisso.


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