lunedì 10 febbraio 2014

Le sigarette




Villa il nano raccontava di sé ad amici, nel 1923, quando a Parigi, nei boulevard e nelle strade di asfalto color tortora, come lunghe penne di colombi grigi, nella casa del poeta surrealista Desnos stavano supini sopra i letti a fumare e Robert, il poeta, le sigarette le spicchiava sopra un portasigarette d'argento a forma di minuscola casba, mentre da un anello-scrigno, aprendolo, mangiava mescalina.
L'abitazione faceva angolo tra due strade laterali di un boulevard ed era sopra una tabaccheria aperta tutta la notte durante la quale, da una porta di servizio interna alla palazzina, sita sulla rampa delle scale, entrandovi, compravano stecche e così fumavano e leggevano sui giornali dell'epoca delle vittorie del pugile detto “Topo Tigre” perché nero come un topo, con un ammasso di muscoli le cui fibre tese gli formavano sulla carne della schiena una testa di tigre con i denti canini all'infuori, le cui fauci sembravano un acquasantiera.
Il boxeur era anche detto il “Butta in fogna”, con i suoi schiaffi dentro i guantoni, perché partorito da una negrona nel paese parmense di Fognano.
Lo zio di Villa, chiamato Gosinoni, appena nato gli aveva regalato pungiboll a forma di mortadella e culatello gigante, rosato, color budello e ripieni di muffa perché si allenasse a praticare la boxe.
All'interno del salone sontuoso del caffè c'era un quadro naif e una minuscola miniatura che ritraeva Villa il nano con mio nonno e suo cugino Renzo Amarie. All'appuntamento estivo con l'annuale corsa del Palio degli Scoiattoli, alla quale concorreva anche una scimmietta che ruzzolando in curva ed era precipitata nella pettinatura all'Umberta banana di Villa il nano.


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