Sul
taxi del taxista detto il Tirreno Villa il nano si faceva portare ad
Ostia Lido, in una piazzetta a forma di ostia, dove c'erano dei cani
bastardi color canditi all'arancia facevano delle gare di corsa. Il
luogo era pieno di poveri scommettitori che tenevano i soldi dentro
sacchetti di plastica da spesa anziché nei portafogli.
Tornando
nella notte sul taxi e sonnecchiando Villa il nano si sognava nella
Roma dei Barberini in piazza Navona, addobbata a festa, sempre a
corse di cani dopo le quali finiva in una cantina, tombicula e
sotterranea, a bere qualche scalfetto di Frascati mangiando pesci
che, deliscati, mostravano la carcassa delle lische a forma di
minuscolo Colosseo, mentre ancora più nel sotterraneo, dove
erano messe in infusione le foglie di carciofo per farne il liquore,
era entrato un pipistrello anitra, macchiato alle piume di tanti neri
di diverse sfumature, e vi gironzolava un topo a forma di fagiano
variopinto alla peluria come questo mentre Villa il nano in sogno
faceva lì sesso con il nano detto il Carciofrocio.
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