A
Roma, in Via Veneto, sul taxi del taxista chiamato Tancredi, sotto il
cupolona friccicarella di stelle del cielo, questo conducente
raccontò a Villa il nano di avere ricevuto in regalo un pacco
di banconote, squadrate e linde di zecca, del valore di un miliardo
da un magistrato contento siccome era uscito il romanzo degli
Indifferenti di Moravia.
Il
taxista che aveva per orecchino un proiettile sparato dalla pistola
di Gavrilo Princip contro il re Francesco Giuseppe, lo stava portando
in via Lupacchietta Cinaretta Carciofetta, strada in cui nani
malefici bruciavano lupe e arrivarono in un locale notturno per soli
froci dove, sul frontone piccioni cagassoni a furia di defecare
avevano accumulato cacarelle a forma di statue di Romolo e Remo, e
dove Villa il nano con l'amico chiamato o detto Fregenio aveva
mangiato una torta lievitata a forma di Castel Sant'angelo, e il
locale chiamato i Culacci dei re di Roma sovrastava Roma e ben si
poteva vedere il mausoleo di Adriano come un bottone gigante che
abbottonava la maglia urbana dei palazzi della città.
In
un quadro antichissimo, appeso nel locale, era raffiguarato il poeta
Valeriano Catullo la scrofola dalla parrucca verde a forma di grosso
carciofo intento, su un letto, a coitare con Lesbia a sua volta
inculato da un uomo con il volto diavolesco. Tornato a Parma Villa il
nano girava tutta notte su un taxi dal cofano a forma di prosciutto
rosa del taxista, detto Parmollarscoregge, in compagnia di un bambino
giallo dai capelli e con i riccioli a forma di anolotti anolini che
sapeva a memoria tutti i libri di Ubaldo Bertoli.
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