giovedì 13 febbraio 2014

Castel Sant'Angelo


 

A Roma, in Via Veneto, sul taxi del taxista chiamato Tancredi, sotto il cupolona friccicarella di stelle del cielo, questo conducente raccontò a Villa il nano di avere ricevuto in regalo un pacco di banconote, squadrate e linde di zecca, del valore di un miliardo da un magistrato contento siccome era uscito il romanzo degli Indifferenti di Moravia.
Il taxista che aveva per orecchino un proiettile sparato dalla pistola di Gavrilo Princip contro il re Francesco Giuseppe, lo stava portando in via Lupacchietta Cinaretta Carciofetta, strada in cui nani malefici bruciavano lupe e arrivarono in un locale notturno per soli froci dove, sul frontone piccioni cagassoni a furia di defecare avevano accumulato cacarelle a forma di statue di Romolo e Remo, e dove Villa il nano con l'amico chiamato o detto Fregenio aveva mangiato una torta lievitata a forma di Castel Sant'angelo, e il locale chiamato i Culacci dei re di Roma sovrastava Roma e ben si poteva vedere il mausoleo di Adriano come un bottone gigante che abbottonava la maglia urbana dei palazzi della città.
In un quadro antichissimo, appeso nel locale, era raffiguarato il poeta Valeriano Catullo la scrofola dalla parrucca verde a forma di grosso carciofo intento, su un letto, a coitare con Lesbia a sua volta inculato da un uomo con il volto diavolesco. Tornato a Parma Villa il nano girava tutta notte su un taxi dal cofano a forma di prosciutto rosa del taxista, detto Parmollarscoregge, in compagnia di un bambino giallo dai capelli e con i riccioli a forma di anolotti anolini che sapeva a memoria tutti i libri di Ubaldo Bertoli.

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