All'epoca
dei fatti Villa il nano era andato a trovare il giovane scrittore
Alberto Pincherle ricoverato nel sanatorio di Cortina, dalle cui
finestre si vedeva il paese bianco di neve con le piste da sci, a
forma di schiena d'asino, sulle quali il nano aveva sciato con il
fratello Gastone lì ricoverato per poliomielite.
Nel
paesino, minuscolo bignè glassato di neve, la notte davanti la
finestra della stanza del mastodontico sanatorio dove Alberto
dormiva, Villa il nano fumava una sigaretta dalla brace accesa ed
infuocata come un girone del burrato dell'inferno e tutto era bianco
meno quel puntino arancino.
Villa
il nano raccontava a qualche malato di quando era stato al carnevale
di Abbiate Grasso, dove la folla lanciava coriandoli e farina e lui
era pieno in faccia di questa roba come un belletto, mangiava
dolcetti fritti che gli procuravano il mal di pancia nella merda e
già una formella dell' Antelami rosa di marmo di Verona
raffigurava su un carro in maschera il grassone Martedì
grasso, come un porciolone scrone simile a Buddha e perciò
flaccido e cascante di grasso che lanciava sgonfietti ai nani Villa e
Cottona con le trombette del carnevale in bocca.
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