giovedì 13 febbraio 2014

Le stecche alle opere





La mattina seguente Villa il nano andò a lavorare, da garzone coiffeur, nel salone di acconciature del barbiere detto il Cavilletta e lì tingeva ai clienti i capelli di color violetta.
Smontò dal lavoro alle otto di sera e, tornato a casa, si vestì da prostituto con un abito di pelo di caprone, ricamato di araldi a forma dei leoni del Duomo e cuciti d'oro. Sopra un autobus color ripieno di tortello di zucca andò in pensilina a battere fino all'alba insieme ad altri prostituti tra i quali quelli chiamati Aproni, Portaleculo, Troiacapretta, Segasessegatta, Alcebiade il cornuto, Segaculatte e Lattanzio.
Villa il nano portava nel suo biuty dei profilattici, una mano di gomma per masturbare e uno spumone pieno d'acqua per pulire il culo del cliente prima di penetrarlo.
Era il 1921, anno di stecche colossali alle opere liriche, e arrivavano nell'inverno gelido di fianco alla pensilina dei clienti di sesso quali un cameriere del caffè Biffi e un prete chiamato Eternatico, che teneva nella mano un pene lunghissimo e imbalsamato di cavallo. Nessuno dei puttani voleva salire sulla sua macchina, cosicché vi montò su Villa il nano che persuase il don a farsi stimolare da lui quella bardana equina il sedere e non altrimenti il contrario.
Nel viaggio fino alle carraie di Porporano Villa il nano fumava sigarette marca Regine Umbertiche. Il nano detto Rana Porporina apriva il cancello di una camporella nei campi del paese ai due e Villa il nano, raccontando barzellette sul barbiere Pier, penetrava nel mentre il deretano del reverendo ridente e ridanciano.

Nessun commento:

Posta un commento