venerdì 14 marzo 2014

Il pupo siciliano






Durante la guerra borbonica, un giorno d'estate che sembrava il paradiso, Villa il nano era a Palermo, nella toiletteria del barbiere detto il barbonio, a tagliarsi i capelli tra tanti Babbi Natale, ossia clienti spennellati alla faccia di schiuma da barba, pronti per essere rasati. Il pomeriggio su un monticello che sovrastava la città Villa il nano con i nani chiamati o detti Nitritino e La culla la Cula imbandiva un pic nic nell'erba  su quel rialzo e, bevendo vini parmigiani, mangiava con loro pane e salume con fogli di formaggio. Mentre i palazzi borbonici lontani, lontani, bruciavano con code di fiamme messi a ferro e fuoco dai soldati di Giuseppe il nano detto La culla la Cula tirava fuori del cioccolato torinese e Cavouriano a forma di Mole Antonelliana minuscola e una scatola d'oro di sigari. Poi quando apparvero le stelline a forma di volti di Garibaldi e dei suoi Mille mangiarono una cassata conservate al gelo dentro un blocco di ghiaccio:la loro ghiacciaia. Infine Nitritino svitò il tappo a una bottiglia di fernet e lo bevvero felici e il nano La culla la Cula muovendo i fili di un pupo siciliano dalle sembianze di un Dangiò con le mani di legno di questo accarezzava il volto di Villa il nano e arrivòpersino a masturbarlo strofinandole sul suo penino e a Nitritino fumati tanti sigari venne la tosse e La culla la Cula diceva che per il fumatore era l'indizio che lo mandava alle ossa. I tre si assopirono nel luogo dormendo lì tutta la notte annusati, compresi gli scarti delle vivande e le bottiglie vuote, da volpi nane color candito all'arancia. All'alba salirono sul calessino di un venditore di giare chiamato Pirlandello e nel tragitto capitò che da un carro pieno di maiali, che viaggiava di fianco a loro, una scrofa per una brusca frenata cadesse dentro una giara del loro carretto e siccome non si sapeva come farla uscire, e Pirlandello non voleva rompere l'anfora, il nano La Culla la Cula introdusse dentro il pupo siciliano e muovendo i fili fece dare uno schiaffino dal pupo Angelo Angioino al maiale il quale sballonzolò fuori dalla porcellana. Pirlandello per ringraziarmi regalò a tutti loro del vino vermentino imbottigliato in una bottiglia vuota di sciroppo alla menta.
   



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