giovedì 27 marzo 2014

Gli asparagi viola di Altedo





Il nobile comacchiese chiamato Zarzan andava a raccogliere nelle paludi di Comacchio uova di zanzare e le depositava dentro un casolare antico dove aveva sequestrato un ragazzo. Da quelle nascevano zanzare come da una padella, piena di dolcificante, di un ambulante del luna park zucchero a velo.
Le zanzare a prima vista erano prototipi reali, poi nascevano giganti a forma di papi, di zar e di briganti canuti e bianchi delle zone, e queste servivano a Zarzan a torturare il sequestrato siccome lo pungevano in gran numero. Villa il nano quella sera era a mangiare con un vecchio pescatore di anguille detto Il Fiocina su un barcone nel centro di Comacchio, fumando una sigaretta da un pacchetto di Camel l'aveva soprannominata Camellina.
Villa il nano raccontava all'amico di aver visto il sequestratore chiudere nel casolare il ragazzo e quella volta lì una zanzara trasparente a forma di San Casciano, santo protettore di Comacchio, volava fuori dalla casa perduta nei campi emettendo un verso piagnucoloso. Inoltre aveva visto il torturatore rincasare con dei siringoni dentro cui aveva aspirato delle uova di questi insetti con il pungiglione e questi poi faceva nascere artificialmente le soldatesse degli acquitrini di cui era nemico l'imperatore zampirone.
Dopo la cena i due avevano visto vicino all'ospedale vecchi del paese un burattinaio in minuscolo teatrino muovere burattini a forma di un'anguilla e di un fiocinino che inforcava la prima e siccome si era in tempo di guerra una marionetta con le sembianze di Benito Mussolini il Duce che affermava che l'anguilla era il simbolo fallico del fascismo.
L'indomani Villa il nano fuggiva in taxi a Ferrara in una splendida giornata d'estate ed arrivava in un circolo ebreo di tennis dai campi color rossetto e di terra battuta polverosa come fard o cipria. In un chischetto-bar a forma di volto gigante di Cristo i soci tennisti ordinavano bibite multicolori e variopinte, benzine dei loro sforzi con le racchette e trasformantisi in sudore.
Villa il nano spiò un socio molto peloso alle gambe e dai testicoli a forma di volti minuscoli di Hitler con i ciuffi dei peli della sacca dei maroni a forma di fasci littorei piccoli, un certo Diamanti che si lavava sotto la doccia. Nello spogliatoi due soci semiti, certi Estatio Estensi ed Eliceo Boschi, l'uno dal completino color cedro, l'altro color malaga entrambi con cuciti un tacchino della marca, s'inculavano mentre facevano irruzione soldati delle S.S e della Gestapo, i quali li volevano portare nei campi di concentramento per atti omosessuali. Villa il nano, seduto ad un tavolino del bar del club, era intento a bere un fernet a fianco dello scrittore Bassani che leggeva poesie dell'Ariosto. Siccome il caffè era il ritrovo di intellettuali e poeti di Ferrara dagli occhiali a forma di gusci di tartarughine nella notte vide in cielo un zanzarone gigante con abbrancato alle zampe il ragazzo sequestato, in stato in coma, infine era morto.
Il barbire chiamato Pelù Pierumberta si sedette al suo tavolino e aveva al mignolo un'unghia lunghissima simbolo della sua froceria e infilato allo stesso dito un diamante tagliato a forma di Palazzo dei Diamanti minuscolo di Ferrara e costui nella sua toeletteria tagliava i capelli ai clienti con una forbice d'argento a forma di zanzara. Il giorno seguente a Ferrara c'era il palio e Villa il nano ci andò con il barbiere e alla corsa delle asine vinse il fantino detto il Somaraglione. Villa il nano scorse nella calca a una finestra Zarzan e un vecchio bianco e canuto color panna ai capelli detto Lo Spaleoso e sparò all'assassino con un fucile a forma di una lunga anguilla e lo abbatté nella folla di piazza Ariosto.
Alla fine dell'agone i ristoranti del centro si affollarono e i due: il nano e il barbiere, in una trattoria del quartiere di Sangiovanni, mangiarono tortelloni di zucca, la salamina da sugo, asparagi selvatici di bosco della Mesola e quelli viola di Altedo. Fatto mirabile successe ai due il giorno prima, quando per raggiungere Ferrara immersi nell'entroterra comacchiese avevano visti voli di Alzavole e di fischioni, specie di anitre che emettevano un fischio come un arbitro di football.
Infine, finito di mangiare, erano giunti in macchina nel centro di Bologna dai palazzi antichi e dall'intonaco color sugo di ragù, alcuni inframmezzati al rosso di strisce a forma di tagliatelle color gialla pasta all'uovo.




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