Il
nobile comacchiese chiamato Zarzan andava a raccogliere nelle paludi
di Comacchio uova di zanzare e le depositava dentro un casolare
antico dove aveva sequestrato un ragazzo. Da quelle nascevano zanzare
come da una padella, piena di dolcificante, di un ambulante del luna
park zucchero a velo.
Le
zanzare a prima vista erano prototipi reali, poi nascevano giganti a
forma di papi, di zar e di briganti canuti e bianchi delle zone, e
queste servivano a Zarzan a torturare il sequestrato siccome lo
pungevano in gran numero. Villa il nano quella sera era a mangiare
con un vecchio pescatore di anguille detto Il Fiocina su un barcone
nel centro di Comacchio, fumando una sigaretta da un pacchetto di
Camel l'aveva soprannominata Camellina.
Villa
il nano raccontava all'amico di aver visto il sequestratore chiudere
nel casolare il ragazzo e quella volta lì una zanzara
trasparente a forma di San Casciano, santo protettore di Comacchio,
volava fuori dalla casa perduta nei campi emettendo un verso
piagnucoloso. Inoltre aveva visto il torturatore rincasare con dei
siringoni dentro cui aveva aspirato delle uova di questi insetti con
il pungiglione e questi poi faceva nascere artificialmente le
soldatesse degli acquitrini di cui era nemico l'imperatore zampirone.
Dopo
la cena i due avevano visto vicino all'ospedale vecchi del paese un
burattinaio in minuscolo teatrino muovere burattini a forma di
un'anguilla e di un fiocinino che inforcava la prima e siccome si era
in tempo di guerra una marionetta con le sembianze di Benito
Mussolini il Duce che affermava che l'anguilla era il simbolo fallico
del fascismo.
L'indomani
Villa il nano fuggiva in taxi a Ferrara in una splendida giornata
d'estate ed arrivava in un circolo ebreo di tennis dai campi color
rossetto e di terra battuta polverosa come fard o cipria. In un
chischetto-bar a forma di volto gigante di Cristo i soci tennisti
ordinavano bibite multicolori e variopinte, benzine dei loro sforzi
con le racchette e trasformantisi in sudore.
Villa
il nano spiò un socio molto peloso alle gambe e dai testicoli
a forma di volti minuscoli di Hitler con i ciuffi dei peli della
sacca dei maroni a forma di fasci littorei piccoli, un certo Diamanti
che si lavava sotto la doccia. Nello spogliatoi due soci semiti,
certi Estatio Estensi ed Eliceo Boschi, l'uno dal completino color
cedro, l'altro color malaga entrambi con cuciti un tacchino della
marca, s'inculavano mentre facevano irruzione soldati delle S.S e
della Gestapo, i quali li volevano portare nei campi di
concentramento per atti omosessuali. Villa il nano, seduto ad un
tavolino del bar del club, era intento a bere un fernet a fianco
dello scrittore Bassani che leggeva poesie dell'Ariosto. Siccome il
caffè era il ritrovo di intellettuali e poeti di Ferrara dagli
occhiali a forma di gusci di tartarughine nella notte vide in cielo
un zanzarone gigante con abbrancato alle zampe il ragazzo sequestato,
in stato in coma, infine era morto.
Il
barbire chiamato Pelù Pierumberta si sedette al suo tavolino e
aveva al mignolo un'unghia lunghissima simbolo della sua froceria e
infilato allo stesso dito un diamante tagliato a forma di Palazzo dei
Diamanti minuscolo di Ferrara e costui nella sua toeletteria tagliava
i capelli ai clienti con una forbice d'argento a forma di zanzara. Il
giorno seguente a Ferrara c'era il palio e Villa il nano ci andò
con il barbiere e alla corsa delle asine vinse il fantino detto il
Somaraglione. Villa il nano scorse nella calca a una finestra Zarzan
e un vecchio bianco e canuto color panna ai capelli detto Lo
Spaleoso e sparò all'assassino con un fucile a forma di una
lunga anguilla e lo abbatté nella folla di piazza Ariosto.
Alla
fine dell'agone i ristoranti del centro si affollarono e i due: il
nano e il barbiere, in una trattoria del quartiere di Sangiovanni,
mangiarono tortelloni di zucca, la salamina da sugo, asparagi
selvatici di bosco della Mesola e quelli viola di Altedo. Fatto
mirabile successe ai due il giorno prima, quando per raggiungere
Ferrara immersi nell'entroterra comacchiese avevano visti voli di
Alzavole e di fischioni, specie di anitre che emettevano un fischio
come un arbitro di football.
Infine,
finito di mangiare, erano giunti in macchina nel centro di Bologna
dai palazzi antichi e dall'intonaco color sugo di ragù, alcuni
inframmezzati al rosso di strisce a forma di tagliatelle color gialla
pasta all'uovo.
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