A
Villa il nano, un giorno, venne in mente il palio di Asti. Accadde
quando, insieme al bambino Cavour e lo scommettitore detto Moscato,
somigliante a un moscone dai baffi neri e lucidi come di sostanza
mucide, andava da spettatore a seguirlo e lo stato sabaudo aveva
emesso delle banconote con stampato un tartufo bianco, simbolo della
ricchezza del Piemonte, tubero lucente in cielo a forma di luna che
lo faceva nascere nei boschi di noccioli di Asti: ovvero soldati
vestiti con abiti dai ricami a forma di chicchi di riso, e con ai
lobi delle orecchie degli orecchini a forma di gianduiotti,
presidiavano una mossa del palio con cavalli piemontesi che i fantini
montavano con delle scarpe super ginniche di marca Superga, fatte di
stoffa con la suola di lattice e a forma di piccole Basiliche di
Superga.
Villa
il nano compariva effigiato nel soldone di carta in mezzo alla folla
con il nasino a forma di nocciola e con gli scommettitori piemontesi
e senesi chiamati Lepro Pappardelli, Tartufone Navicello, Grappollo
Rubini, Manzone Chianini, Coltello Altafiorentina, che aveva
partecipato ad un festino in una villa senese tra fantini leggendari.
Una
serpe avrebbe deciso e scelto il più mitico,incidendo con i
suoi denti un morso alla pelle di uno di questi.
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