Dopo
avere assistito ad uno spettacolo di burattini nel teatrino
dell'Annunciata, dove il burattinaio Italo Ferrari con voce cavernosa
dava parole a Sandrone e Bargnocla che si prendevano a bastonate.
Villa
il nano, con i nani Balococicicogna e Sborotalco, su una macchina
utilitaria gonfia e bombata come una bomboniera di color confetto,
arrivò in stazione e caricò nella notte un culturista
chiamato Polpaccio Tacchini. Insieme si diressero, stando stretti
stretti, a Baganzola, mentre Sborotalco discorreva di Meazza, Piola,
Rivera, raccontando che sapessero palleggiare come se fossero una
palla, una sigaretta e un cucchiaio.
Dopo
avere mangiato qualcosa nella trattoria del paese, nel campo
retrostante pieno di erbacce, i due percossero a tradimento il
culturista che spirò dopo alcuni colpi riverso a terra, con
degli addominali scolpiti come una formella dell'Antelami
raffigurante un terremoto, sgretolatore dei palazzi di Parma, città
vista come ammasso urbano.
Tornando
a Parma Villa il nano raccontava di una serata trascorsa nel
refettorio nella chiesa con Don Chiati OstiacialDon al Gelato,
Giobertone Colasega, Bruttazzi Pecorio, Peccatorio Uselosanna e
Turpiracciolo Vinino Santo, e poi la notte era andato a dormire di
fianco al reverendo chiamato Anatemo Comunisti, e aveva sognato
bamboli masturbatori peccatori chiamati Culino Cicogna, Garibaldo
Borbonio, Falsari Giolotto, Politici Quirinalio e Ristoranti
trattorio.
Nel sogno vedeva anche un campo
di fiori dai pistilli giganti a forma di bottiglie di tutti i vini
italiani dal profumo vinoso, sui quali andavano a nettare qualche
goccia i barboni come api giganti, pelose e barbute.
Il
sogno terminava con un maresciallo, chiamato Sorcione Sbaffato, che
lo rinchiudeva nel carcere di Montepulci, fortezza a forma di pulce
gigantesca da dove attraverso una finestra il nano vedeva il
manicomio in cui era internato il poeta Campana, dal collo taurino
con pieghe spesse di grasso, come filettature di una vite gigante che
dottori in camice bianco e bombette bianche a forma di grosse
Cibalgine lo legavano in una camicia di forza e poi lo imboccavano di
una minestra di lepre.
Nessun commento:
Posta un commento