lunedì 24 giugno 2013

Il calciatore transgenico






Villa il nano, una notte della sua vita, la passò in un night sito sulle colline torinesi, pieno di donne, in cui su delle poltroncine aveva bevuto un intruglio. Si era trattato di un frullato di sedano con Gin consumato insieme al calciatore del Torino Gigi Meroni che, transgenico qual era, si divertiva camaleonticamente a tramutarsi in ragazza.
Nel locale una delle graziose entranouse mostrava dei piedi femminei meravigliosi e dei polpacci sviluppatissimi.
Era una notte di ottobre e le colline avevano erano provviste di aureole di nebbia come gobbe di santi e da giù si poteva scorgere Torino nella notte.
Meroni indicò a Villa il nano, dall'alto di quella località, nel traffico della notte, in un corso della città, una macchina guidata da uno ragazzo zazzeruto e studente di giurisprudenza; si trattava di un certo Attilio Romero e rise con lui.
Villa il nano continuò a frequentare questo calciatore, il quale passeggiava nelle strade del centro con una gallina al guinzaglio, ora ragazzo barbuto, ora imberbe, ora ragazza, nelle trattorie calme della bella Torino, sui corsi che costeggiavano il Po, dove mangiavano bagnacauda e pappardelle alla lepre.
Negli anni cinquanta, Villa il nano, si divideva a fare il garzone nelle barberie di Parma e Torino, gestite rispettivamente dal grande coiffeur Tosi e Molè, e aveva clienti frequenti e abituali come il nano Smoking e il nano Fecolo Purè.
A Torino, in giro su un taxi, il cui conducente aveva guanti dorati con dei passadita a forma di gianduiotti, nella nebbia di quel giorno di maggio, in una strada dalle fila di abitazioni dorate liberty e rococò, vide l'apparecchio del grande Torino che andava di qua e di là, come fosse un calabrone, cercando invano di atterrare, per poi andare a schiantarsi contro la basilica di Superga. Prima dell'impatto scorse il portiere della squadra granata Bacigalupo il quale, da un finestrino, lo salutava con simpatia ingenua.
La sera, attonito, con il barbiere Molè andò in un ristorante del centro a mangiare agnolotti al ripieno di cardi gobbi di Nizza mentre nella gente echeggiava la notizia della tragedia.
Molti anni prima il nano Villa fu con il Duca di Modena scrittore Delfini Antonio nelle profonde campagne modenesi in una trattoria a mangiare riso mantecato dentro una forma svuotata di formaggio. In quella occasione il Duca era vestito con un abito bianco panna, dai bottoni come canarini imbalsamati, con alcune piume color lambrusco e color aceto balsamico.
Nell'atrio del locale giocava al Dio pacchiano calcio balilla, una specie di flipper manuale plastificato e rudimentale, dove con le manopole il nano emulava le parabole di Biavati e i colpi di testa di Meazza, giocando con i chierichetti detti o chiamati Nozze di Canarino, Moda, e Disvetrone, mentre dei moscerini gialli, a forma di minuscoli canarini, giravano attorno a un bicchiere di plastica pieno di una granatina al vero limon d'oro posato sul ripiano del calcetto.
Arrivati nel centro di Modena i due videro le corriere del Modena e Bologna Calcio, rispettivamente di color giallo uccellino da miglio in gabbietta e l'altra color grasso di mortadella, con le caratteristiche chiazze rosa e verde pistacchio di cui è ripieno il salume, che partivano dal cortile dello stadio dove si era giocata la loro partita e attorno al pullman del Modena in viaggio, poi svolazzava un maiale sgrodenfio, piumato giallo limone, a forma di canarino gigante il cui grugno era a sua volta a forma di becco.

         



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