Nella
notte Villa il nano, insieme a Babà Gerofichici, saliva su
taxi guidato dal conducente detto il Nasello della Maionese. Sulla
macchina Villa il nano trovò da fumare una sigaretta, fra
tutte quelle dei monopoli internazionali, di cui sceglieva quelle
sudanesi e nepalesi dal tabacco misto a erba oppiacea e dal
francobollo del monopolio con stampati due araldi a forma di due
scimmiette fumatrici.
Il
taxista aveva al dito un anello, bugnone d'oro gigante, con
incastonata una televisione, microchip, dentro la quale trasmettevano
i campionati di calcio, baseball, e di culturismo. Villa il nano poté
scorgere una culturista magrebina dell'aldilà, detta l'Alluce
Pinzimonia, gonfia di muscoli giganti dai tessuti muscolari sotto la
pelle come serpenti boa e il cui alluce, posato su un parquet,
durante una gara era circondato da una aureola di luce.
A
Villa il nano il taxista, che guidava in borghi del centro e in
strade periferiche di Parma, preparò un caffè
elettronico utilizzando una macchinetta espresso sul taxi. E mentre
Villa il nano poteva di nuovo scorgere nell'anello una partita di
football del campionato inglese. Villa il nano spicchiava qualche
altra sigaretta e ne sceglieva di americane e olandesi prendendole
dal portasigarette incassato nel cruscotto dal quale, per mezzo di un
pulsante, il taxista scapsulava un vassoio con su un tiramisù
giallo di crema a forma di Casino del Petitot e un portaliquori con
delle bottiglie di amari di tutte le marche.
La notte la passava alla
trattoria della “Malvasiona” dove mangiava dei tortelli alla
sucla, arrosto, e sbrisolona, bevendo vino dei colli di Parma. Certi
marescialli giunti lì chiesero le carte d'identità a
Babà su cui stava scritto: poeta sfingico, mentre su quella di
Villa il nano sufle cure.
A
quell'epoca, infatti, Villa il nano aveva fatto il pedicure ai piedi
mostruosi di reverendi ed elettricisti di interruttori dell'aldilà.
Levigava gli ispessimenti cornei dell'epidermide dei piedi ad
ecclesiastici e curava con la pietra pomice gli occhi di pernice e i
duroni e nocette dei preti di Parma e dell'ntero parmense, alcuni dei
quali si chiamavano Don Troiosi e Don Anastanti e li metteva in
ammollo in recipienti di acqua fumigante, inoltre curava anche i
piedi a Don Enorio Anatrasi che li aveva a forma di zampe d'anatra e
dava la pomata ai calli di Don Manzoli, e con questi mangiava in
refettorio tortelli parigini con posate d'argento dai manici a forma
di gonfi micioni fiabeschi e i preti bebevano l'infuso di erba
“castr” dal cui pistillo a forma di pene gonfio si ricavava una
tisana al gusto di eucalipto castrante ogni rapporto con le femmine.
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