lunedì 3 giugno 2013

La sigaretta




Nella notte Villa il nano, insieme a Babà Gerofichici, saliva su taxi guidato dal conducente detto il Nasello della Maionese. Sulla macchina Villa il nano trovò da fumare una sigaretta, fra tutte quelle dei monopoli internazionali, di cui sceglieva quelle sudanesi e nepalesi dal tabacco misto a erba oppiacea e dal francobollo del monopolio con stampati due araldi a forma di due scimmiette fumatrici.
Il taxista aveva al dito un anello, bugnone d'oro gigante, con incastonata una televisione, microchip, dentro la quale trasmettevano i campionati di calcio, baseball, e di culturismo. Villa il nano poté scorgere una culturista magrebina dell'aldilà, detta l'Alluce Pinzimonia, gonfia di muscoli giganti dai tessuti muscolari sotto la pelle come serpenti boa e il cui alluce, posato su un parquet, durante una gara era circondato da una aureola di luce.
A Villa il nano il taxista, che guidava in borghi del centro e in strade periferiche di Parma, preparò un caffè elettronico utilizzando una macchinetta espresso sul taxi. E mentre Villa il nano poteva di nuovo scorgere nell'anello una partita di football del campionato inglese. Villa il nano spicchiava qualche altra sigaretta e ne sceglieva di americane e olandesi prendendole dal portasigarette incassato nel cruscotto dal quale, per mezzo di un pulsante, il taxista scapsulava un vassoio con su un tiramisù giallo di crema a forma di Casino del Petitot e un portaliquori con delle bottiglie di amari di tutte le marche.
La notte la passava alla trattoria della “Malvasiona” dove mangiava dei tortelli alla sucla, arrosto, e sbrisolona, bevendo vino dei colli di Parma. Certi marescialli giunti lì chiesero le carte d'identità a Babà su cui stava scritto: poeta sfingico, mentre su quella di Villa il nano sufle cure.
A quell'epoca, infatti, Villa il nano aveva fatto il pedicure ai piedi mostruosi di reverendi ed elettricisti di interruttori dell'aldilà. Levigava gli ispessimenti cornei dell'epidermide dei piedi ad ecclesiastici e curava con la pietra pomice gli occhi di pernice e i duroni e nocette dei preti di Parma e dell'ntero parmense, alcuni dei quali si chiamavano Don Troiosi e Don Anastanti e li metteva in ammollo in recipienti di acqua fumigante, inoltre curava anche i piedi a Don Enorio Anatrasi che li aveva a forma di zampe d'anatra e dava la pomata ai calli di Don Manzoli, e con questi mangiava in refettorio tortelli parigini con posate d'argento dai manici a forma di gonfi micioni fiabeschi e i preti bebevano l'infuso di erba “castr” dal cui pistillo a forma di pene gonfio si ricavava una tisana al gusto di eucalipto castrante ogni rapporto con le femmine.

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