Villa
il nano, una notte, scorse il volo di quattro cicogne. Una bianca,
una grigia, una nera, e una d'oro. La bianca era il clitoride implume
che in volo, stimolato dall'aria, accendeva la luce del regno dei
cieli. La grigia era l'abbondanza di forfora nelle barberie del
purgatorio. La nera era l'ingorgo di miliardi di carrozze da morto
sulla Via Emilia. La d'oro era la gioia dei tifosi davanti a trofei
in una sede di una squadra di calcio.
Villa
il nano ne vide poi una in volo, attardata, color ciliegia, e si
ricordò quando lui e il nano, chiamato Feudosmatico, avevano,
all'asilo, impiccato a un albero di ciliegie in frutto un culturista
chiamato Bodino Budolonghi dagli addominali a forma di fondo stagno e
lavorato in rilievo di uno stampo di budino di rame.
Davanti
alla scuola materna quel giorno lo era venuto a prendere un barbone
stramiliardario i cui soldi, a mazzi come pesci flosci, gli uscivano
dalle tasche e il mendicante ricchissimo era profumato di cento
afrori di profumi.
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