Una
notte di neve, in cui Dio faceva cadere dal cielo amari gelati di
tutte le marche di un bar ricco, Villa il nano partì in treno
per Torino dove in quegli anni, sessanta, avrebbe svolto il mestiere
di garzone da barbiere nel salone Moncalieri. Nelle sere calme
andava a mangiare nelle trattorie della bella Torino, nei corsi lungo
il Po, e spesso gli capitava d'incontrare il calciatore del Torino
Gigi Meroni che transgeneticamente si tramutava in ragazza, e da
sartore qual era si disegnava abiti da donna e anche gonnellini e
inoltre, con i barbieri chiamati Nebbiotino e Moncalieri dello il
Moncacavilli, andava a trovare il Duca torinese chiamato Neh.
Villa
raccontava a questi che il pittore Sirocchi, dai boccoli color
vaniglia, li caricava sulla macchina per incularli. Portava i nani
Villa, Ciculi, Cigognini, Cavoli, Cicogno, e Papellino a Polesine in
un deposito di barconi smessi a forma di cicogne, oppure in una
carraia dove videro erba viola con baccelli pieni di fagioli velenosi
a forma minuscola di qualche Dio, mista a erbaccia color verde acqua
di sedano selvatico, e sfregava il loro culo con dei vibratori
plastificati a forma di collo e testa di cappone.
Villa
il nano sulla macchina era solito sfogliare una rivista illustrata da
barbiere, piena di foto di fantini del Palio di Siena, e si vide
immortalato in Piazza del Campo, stipata di folla, di fianco al
senese chiamato OA OLA, dal cappello a forma di oca imbalsamata color
lattina di Coca Cola, di un rosso come i mattoni antichi di Siena,
con sulle penne stampato il marchio e le caratteristiche ondine sotto
il nome.
Nella
città tosca Villa il nano aveva pernottato da delle suore e a
notte fonda aveva visto una lumaca, a forma di vulva bavosa come
saliva di badessa, strisciare dentro il convento. In quel viaggio era
andato nelle scuderie del fantino gobbo Saragiolo e nei box aveva
somministrato delle carote rosate a cavalli chiamati con nomi come
Eternitrino, Aldilà, e l'Avvocato di S. Martino.
Nella
notte aveva fatto un giro nelle paludi della maremma e aveva visto
mosche rosate con occhi turchini dalla forma minuscola del volto di
Santa Caterina con il naso sottile della venerata come proboscide
muscide e zanzare bianche a forma di nerbi.
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