sabato 22 dicembre 2012

Le arance







       Una notte buia e tempestosa del 1700 Villa il nano arrivò davanti al palazzo ducale di Colorno che imbianchini magrolini e dai denti come fili d'erba tinteggiavano di giallo Parma, colore liquido che conservavano in bottiglie e con due soldati marialuingeschi muniti di lance e chiamati Carlino Erbiccia e Antoine Oppiomaria, dai baschi color bianchi misti verdini a forma di tortelli. Villa il nano parlando riuscì a convincerli a fare sesso nell'aranciaia piena di pomi arancioni nella quale approfittò del loro deretano con un vibratore a forma di ramo di arancio terminante in un suo frutto appeso  e con i due soldati femmine perché dal corpo e dal viso di una grazia e mollivia da  ragazze graziose  seguendo un piccione colore itterizia finì in un bar gelateria a degustare un tiramisù giallo vaniglia della forma di minuscolo casino da caccia Petitot e Villa il nano ordinò anche una sambuca con due chicchi di caffé dentro al bicchiere detti le mosche a forma di muscidi dalla testina a forma del volto minuscolo del Conte Mosca. Invece una mattina dal cielo come raso azzurro Villa il nano fu a Colorno sempre davanti al palazzo ducale e parlò con un soldato, un certo chiamato Colorno detto anche L'ernia dagli occhi blu di Madonna, il quale era a fare la sentinella insieme a un altro soldato chiamato Malattio delle Gengive orsesche e anche questi due li convinse a fare l'amore e ciò si concretizzò  nel pomeriggio in una carraia fangosa dal fango come cioccolata sciolta, trapuntata di erba color pistacchio stranamente bacellata di fagioli viola e velenosi non prima di essere stati  con il pittore Sirocchi in una locanda a sorbire un consommé di crema di gamberi, bevendo lambrusco che aveva macchie a forma di dadini rosati sui pizzi della manica della camicia di Villa il nano il quale aveva spinto molto nel coito con il soldato nelle cui mutande a pizzi nella foga dell'amplesso era entrato qualche filo d'erba  e una ragazza guardia di Maria Luigia dai bicipiti grossi come prosciutti incarcerò Villa il nano in una torre a forma di dito indice gigante di Maria Luigia dalla soffitta coperta come da una unghia di vetro e qui stavano con il mastodontico carcerato Armone e il detenuto Sputone in una cella zeppa di bucce di banane che a ben guardare erano invece borsellini di quella forma e di quel colore con una cerniera verticale che precedentemente avevano contenuto monetine.

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