sabato 11 gennaio 2014

Gli ippopotami





Il nano Begoradoro portò a Villa il nano delle caciotte di pecorino, a forma di monete spesse e giganti, e gli raccontò del gelo del 1901 che ammazzò un gran numero di barboni riversi per terra morti con la fiaschetta piena di ghiaccio rosso.
Begoradoro raccontò inoltre che alle foci del Nilo, sotto una cascata, da un anfratto di una pietra, uscivano degli ippopotami con su dei fantini che correvano a una gara sul limo d'oro.
Stelle a forma di miss, macie e muscolose, cadevano lasciando delle scie di luce a forma di serpenti nel cielo e rimbalzavano sui dei gonfi cavalli di fiume. Al fantino parmigiano chiamato Brodo Brudito un avvocato offrì un grande banchetto con damigiane a forma di dame, con il bacino sbodenfio, ripiene di ottimo vino della Lunigiana.
Tutto ciò, raccontò il nano Begoradoro, nell'abitazione di Villa il nano vicino al Duomo. La detta casa era color feccia di thè dagli atri affrescati con dee, putti e cacce varie, e al suo interno sulle volte del soffitto c'erano affrescati come le copertine di libri gialli, con scene di omicidi parmigiani.
Il più bel dipinto era l'assassinio compiuto dalla ballerina Miroslava la quale, con una scarpa dal tacco a spillo a forma di coltello, aveva pugnalato l'amante industriale Mazza raffigurato con volto a forma di muso di martora.
L'allora sindaco di Parma, Lauro Grossi, indignato guardava la scena. Tutti i delitti erano ben simboleggiati dai gialli di Parma dal colore della malvasia, del formaggio, del brodo, dei palazzi.
A Villa il nano Begoradoro regalò un cammeo giallo Parma, a forma minuscola di palazzo ducale di Colorno, che il nano Rosario infilò nel mignolino, ditino gonfiolino come uno zampinino di zampone.
La notte i due dormirono e Villa il nano si sognò, nel sanatorio di Cortina, tutta imbiancata, siccome era malato, che lo veniva a trovare un cardinale peruviano minuscolo come una donnina, dal volto a palla scuro e le labbra color caco, con calcata in testa una bombetta color porpora, il quale gli veniva a dire che se fosse morto, anche se era già in atto sulla pelle la desquamazione furfuracea delle macchie rosse color vino fragolino sfumanti in colore dell'aperitivo Bellini, e l'abbassamento della febbre altissima, sarebbe stato santificato e come per il giorno di Sant'Ilario le pasticcerie avrebbero venduto delle cialde glassate con il suo nome.
Sognava, una volta uscito dall'ospedale, di essere aspettato fuori dal cancello da un taxi con su lo zio Gosinoni, il quale, vestito di un cappotto di coteca di maiale, aveva un cappello guarnito di palle di Natale luminose.
Mentre viaggiavano per Cortina e vedevano un lago dallo strato ghiacciato trasparente e color diamante sotto il quale guizzavano delle trote verdi, dove invece, muniti di pattini, pattinavano un gatto soriano color cappuccino e la nana Angelilla dai capelli gialli color liquore di Benevento.
Sul taxi, tornando a casa, e passando per Asiago lo zio Gosinoni volle fermarsi con Villa il nano in una locanda a mangiare un toccone di formaggio Asiago.

venerdì 10 gennaio 2014

Il comico Boldi





Villa il nano, negli anni ottanta, guardando i film demenziali di Vanzina, Pieraccioni e De Sica il figlio, si sognò che Pasolini avrebbe girato un film intelligente sul paese di Gorgonzola facendo recitare l'attore Boldi che avrebbe mangiato una fetta di gorgonzola a forma e stampata come una banconota emessa dal banco di Roma di Giolitti.

Il ponte Caprazucca



Il nano detto il Nea del Pecoraccio faceva sesso sotto il ponte Caprazucca con Villa il nano, il garzone barbiere chiamato Cavillo Anolanosi, e il barbiere detto Umberta re.
I nostri nel greto si facevano calare mastelle di tortelli di zucca o al ragù di capra ancora fumanti da qualche cameriere di servitù all'Hote Toscanini, poi nel buio, quando arrivavano gli altri pupattolini prostituti nani, chiamati Bela Bela, Belè, Belasio e Tortellefono, riscaldati da qualche falò, li mangiavano, giocavano con burattini a forma di pongoni e sventolavano bandiere del partito comunista color lambrusco.
Il Bela Bela aveva una copia maccheronica della Gazzetta di Parma, la cui testata era intitolata “La Gassosetta di Parma” con stampato un bellissimo articolo sul ciclista Adorni, vincitore al Giro d'Italia.
I nostri risalivano le balaustre del torrente e camminavano sullo stradone fumando pipe olandesi lunghissime e si dirigevano al Petitot. Bela Bela-dindolante il suo campanellino al collo come una pecora-si soffiava i moccoli a forma di feti di uccellini in un fazzoletto di seta ascolano a strisce bianco e nere.
Da una finestra del casino Villa il nano vide passare il barbone miliardario detto il Capranera, profumato di mille afrori e con dei mazzoni di banconote flosce e penzolanti come pesci dalle tasche.
Il nano Bela Bela appunto per le feste aveva invitato Villa il nano a mangiare gli occhi di pecora lessi nel risotto al pecorino e per dolce Moretti Sammontana a forma di volti di marocchini che il nano trovò prelibatissimi come erano pieni di liquore e che il padre di Bela Bela aveva portato dall'industria Italgel dove passava le notti, lavorando da operaio, a produrre i bif e dei coni gelati.
Il padre offrì a Villa il nano uno di questi bif dal ghiacciolo a forma minuscola di Petitot e alla vaniglia, poi mangiarono il panettone della marca “Mammotta Mammandorlata” e bevvero dell'Asti Cincinzano.

martedì 7 gennaio 2014

La mora





Sull'Alfetta guidata da Pasolini Villa il nano vide davanti a una raffineria di petrolio dalle ciminiere fumose la Grigia, una lucciola del “palazzo”, la quale mostrò ai due che passavano in automobile un preservativo con la cappella terminante a forma minuscola di volto del politico Giulio Andreotti.
Stavano andando da Roma a Parma a mangiare al Leon D'or dove desinarono un brodo, in compagnia del nano chiamato di nome Gabbatolosanto e di cognome Mora, bambolone nato da un neo nero e morbido come una mora sulla pelle di una parmigiana del sasso chiamata Parigina Anoldor.
Dal punto nero si era sviluppato come un neonato nella placenta e a crescita ultimata si era staccato e nero come un frutto di bosco, con gli occhi turchini, per i quali assomigliava alla madre e sorbiva con un cucchiaio d'oro il brodo color broccato specchiandosi nel liquidi come un africano nero e gli occhi blu tingevano di blu la carne del ripieno fuoriuscente dagli anolini e questi era parecchio birichino come quando aveva rubato ciabattini confezionati nella moda di Ilario di Poitier dal calzolaio detto Puzza di Mastice.
Poi in tavola era arrivato il mansolone lesso, stopposo e cordato di fibre, come il canape del Palio di Siena, spettacolo che tanto piaceva a Villa il nano e i tre lo sbaffarono con le salse e gli acetelli. Parma era linda e provinciale e il sole pacchianamente antico come i gialli del Parmigianino.
Prima che finissero di cenare passò la Parigianina con un amica molto checca e rideva e rideva prendendo in giro il figlio che a sua insaputa era nel locale con Villa il nano e Pisolini. Poi i risolini come tintinnii di posate d'argento si allontanarono e Mora emulò la firma dell'omonimo calciatore del Parma e Felinone il cuoco mostrò una foto autografata del giocatore e dedicata al ristorante e disse: “è uguale”.
Poi disse: “come starà giocando Bruno al Tardini e cosa staranno facendo gli animali allo stadio”. Molte volte le pantere dei gladiatori sono le loro mamme.
   

Gli scherzetti







In piazza Navona, dall'acciottolato fatto di porfidi a forma di volti di pittori che avevano lavorato a Roma, c'era anche quello del Panini, pittore oggetto di scherzi balzani da partedi nobili che lo chiudevano in abitazioni piene zeppe di gatti soriani, ma anche di torroni, e questi terrorizzato in quei pomeriggi sentiva fuori il clac, clac degli zoccoli dei cavalli dei calessi e il nobile arrivava dopo un'ora ad aprirgli una porta di servizio secondaria per liberarlo.

La torre degli asinelli






Con il nano detto Candelo Annunciata, nell'anno gelato del 1913, un anno ammazza barboni, Villa il nano aveva fatto un viaggio sino a Bologna. Davanti a San Petronio, chiesa rosata color mortadella, dalle guglie a forma di siluri di questo salume, aveva catturato un topo, metà maialino minuscolissimo, chiamato Zamponino, ed era poi andato a mangiare con un nobile sulla postazione della torre degli asinelli.
Il topo si era intrufolato nelle lenticchie e siccome minuscolo come quelle era stato ingurgitato e poi defecato e così lo cercarono per tutta Bologna, dalle torri delle chiese a forma di zamponi finché non lo trovarono in una discarica di una fogna nel Reno ancora vivo.

L'ascensione





Villa il nano prese un taxi e passò davanti al liceo artistico Toschi dove, nella notte, vide negli abbaini dello stabile dei giovani studenti pittori, con piume alla testa, dipingere, copiando, modelle nude, e uno di questi aveva dipinto il quartiere dei cinema morti e in rovina di Parma dalle insegne ormai fioche e mutilate di qualche lettera.
Guardando una insegna del nome della sala di proiezione riconobbe Mammuriumidità, ottimo affrescatore e Parmammolone, strabiliante pittore naif della domenica. Il Testa Quadra di Reggio, un nano pittore vestito di un montone tinto color rosa dentifricio, andava a notte fonda a fare il puttano in pensilina e, smontato dalle Ferrari color maionese dei clienti di sesso, andava poi a lavare le turche, dopodiché svolgeva durante la mattina il mestiere di garzone di barbiere, dormendo tutto il pomeriggio fino alle otto di sera in una cantina piena di topi, orario dopo il quale frequentava una bottega dove dipingeva soggetti per cupole, poi ricominciava gli altri mestieri e così ricominciando aveva il portafoglio pieno, il frigo pieno di malvasia, e tanti tortelli da mangiare.
Villa il nano insieme a lui andava di notte nei quartieri dove a Parma si mangiavano anolini e il Testa Quadra gli apriva, con dei chiavoni a forma di testa di capponi, abitazioni mentre i proprietari russavano sotto le coperte e gli mostrava le sue cupole dipinte.
Quella del topo ascendente fuggitivo da trappole, colle e gatti saltanti per afferrarlo, quella del gatto da cani inferociti, quella del messia a cui legionari di Ponzio Pilato gli lanciavano fichi, quella di un barbone che sullo Space Seattle di un tappo sospinto dal gassissone dell'anidride carbonica del vino saliva su Pluto e quella di un maiale che si librava per mezzo di una scoreggia lasciando sotto dei norcini con le lame.
Lo stesso Testa Quadra quando morì, dopo tre ore, risorse e ascese in cielo. Un anelo soldato bellissimo tanto femmina da apparire mostruoso, il quale sentinellava nel cimitero non riuscì a vederlo uscire dalla tomba, ma arrivò davanti alla pietra tombale trovandola già scoperchiata.
Villa il nano stava festeggiando un festino, a base di ciccioli e sauvignon, con pittori in un abitazione antica tra i palazzoni immensi dei conventi di suore del centro e vide salire il pittore in cielo, mentre al ristorante Canon d'or con il bollitore del brodo più simile ad un cannone d'arsenale sparavano in cielo cani d'oro lessati e questi però ricadevano giù.