giovedì 24 ottobre 2013

I Savoiardi






In Florida, precisamente a Miami, Villa il nano, alla guida di una Cadillac rosa color gelato alla fragola e dai fanali a forma di limoni, caricò il culturista italoamericano, chiamato di cognome Spaghetti, dai bicipiti gonfi con tatuati dei palloncini gonfi di luna park, percorrevano il lungomare pieno di palme nella notte piena di scie di luce di fanali di automobili come mosche luminose.
Nella località i surfisti su onde che un ipotetico frullatore montava come maionese, che avevano il colore, per il riflesso del sole, con la loro scatoletta vi sciavano sopra.
I due soggiornarono in un albergo di Miami dove nella notte, con il telefonino in dotazione alla sweet, il bodybuiler ordinò tre bottiglie arancioni di whisky che scolò tutte, poi fecero l'amore e Villa il nano gli palpò gli addominali dai gangli di fibre interne sviluppate come un piatto di spaghetti. Esanime dopo il sesso Villa il nano cadde a letto come il poeta maledetto Rimbaud, in preda a uno sregolamento di sessi, nell'abitazione belga dove sognava di una caccia a un volpinino rosso, color candito, o nel suo soggiorno africano quasi morto su un letto a baldacchino per aver fatto sesso con un africana gigantesca che, se morta, poteva essere sepolta in una tomba immensa quanto la pietra di Bismantova.
Nel letto Villa il nano si ricordava quando nel negozio della parrucchiera lesbica Talignani, da garzone parrucchiere, acconciava i capelli neri a caschetto o carrè alle clienti Pariset e Parmigianet, dando forma alla loro chioma come una mora gigante nella moda parigina a queste bellezze parmigianine. E poi si ricordava di essere andato con altri culturisti a Baganzola alla trattoria chiamata il "Barcaiolo, La barca, Il caprone, Il lupo e Il cavolo", nomignolo che il locale aveva preso da un barcaiolo che, guadando un lupo una capra e un cavolo da una sponda all'altra di un canale del paese, per non appesantire troppo l'imbarcazione, portava prima il lupo che poteva seco mangiare la capra, depositando anche il cavolo che, rimasto con la capra questa poteva mangiare, infine traghettava la capra.
Dall'oste della trattoria si mangiavano ottimi tortelli alla capra e alla ricotta secondo un antica ricetta che tanto piaceva al poeta latino parmigiano Cassio Parmense.
Villa il nano s'imboscò con i culturisti gonfi di muscoli nei campi attigui alla trattoria e li scopava. Sdraiato sul petto di uno di questi, chiamato Cultuturella Marco, vaneggiava della sua amica bambina detta la Cicognina con la quale nel paese rubava le uova nei nidi di cicogna e nel campo aveva ucciso i palestrati Bodyno Buildingo e Step Fitnesso.
Invece come il gigante e il nano passeggiava con il culturista chiamato Panteri Denis nei borghi di Parma entrando in una chiesa a forma di mela gigante in muratura, retta dal prete chiamato Melanio Melechiese.
Nella chiesa sotto la doccia il nano aveva scopato l'ercolone Erbettone dal corpo color erba beta come il terribile Ulk e il culturista dal corpo color rosa marmo di Verona con gli addominali scolpiti come la scultura di un lapicidi da medioevale.
Con Don Melechiese alle tre di notte partiva in automobile percorrendo il lungo stradone e sfilavano le prostitute dette lana di pecora. Una vecchia baldracca dai capelli color lana, splendida in fanciullezza e la Pantera, un escort culturista di alto bordo più gonfia dei culturisti. Le due puttane erano vestite di pizzi con capelli a forma di larve giganti di lucciole paffute come torta fritta ed intermittenti di luce.
Finito il giro ritornarono per dormire su un letto dal materasso foderato di lana di pecora e teste imbalsamate di guardie napoleoniche. Dalla stanza da letto Villa il nano, quando si alzava a fumare sigarette, marca “inferno”, da una finestra vedeva sotto le sentinelle della chiesa, certi due detti il “cieli sereni di Mamiano” e il “Vipera delle corti di Monchio”. Quelle notti, a turno, vedeva altre guardie chiamate il Vissolo di Vignola, uno di Suorbara, quest'ultimo un ragazzo dagli occhi eterei e turchini nato da una suora stuprata, e “Duefigone” un bellissimo ragazzo-ragazza dai boccoli color miele d'oro.
Villa il nano portava ai soldati in sentinella delle mastelle piene di tortelli e poi, dopo la profferta, li invitava a fare sesso di sopra con dei vibratori di plastica a forma di lombrichi, bachi e bruchi dagli occhi sonnolenti.
Un giorno nella chiesa successe che il chierichetto detto il Sonniferone mise del sonnifero fortissimo nel vino e Villa, così le sentinelle e il prete finirono a letto per intere settimane e dirò che per incantesimo si bloccò l'aurora. Per mesi fu notte e nel buio della chiesa rombava una cimice gigante, a forma di cicogna, e una talpa aveva coitato con un pipistrello.
Nel mondo dei tassinari certi di questi chiamati Cinemaniaci, Segaione e Violetteschia, si chiedevano che fine avesse fatto Villa il nano che in verità dormiva e non poteva fare giri sui taxi.
Nel 1919 sul taxi del taxista detto il “Fontalè” si fece portare nell'abitazione di quel bambino di mio nonno, il quale a sua volta lo portò al piano di sopra dalla mia bisnonna e dalla futura santina Ida Mari che gli mostrarono un orologio di gusto pacchiano, a forma di miniatura di Palazzo San Pietro, che, oltre le ore, scandiva la morte e l'elezione di ogni Papa con un'esattezza formidabile.
Così alla morte di un Pontefice usciva un cucù a forma di cardinale vestito a lutto o per l'elezione del Santo Padre e c'erano fumate nere e poi bianche finché si affacciava la statuina del nuovo signore del Vaticano, ma le due pie donne curiose avevano mandato avanti i congegni e gli ingranaggi per sapere la sequenza dei papi futuri e l'orologio era diventato un baraccone rotto.
Racconterò che durante un fortissimo temporale Villa il nano, rifugiatosi sotto un quercine antico gigantesco, nella notte pieno di perle di migliaia di goccine di pioggia, mangiò con due briganti della caciotta che gli avevano offerto. Si era nelle Due Sicilie, bruciavano i palazzi borbonici bianchi di fumo a forma di schiuma da barba sui volti barbuti pennellata dai barbieri.
Tornato a Parma Villa il nano fu invitato dalla signora chiamata Papata Giubileona, la quale gli aveva preparato un tiramisù con dei savoiardi a forma di volto allungato di Vittorio Emanuele Re d'Italia.
Villa il nano era stato anche al luna park di Comacchio mangiando zanzare fatte di zucchero a velo.

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