sabato 12 ottobre 2013

L'impero della zanzara







Nella notte nera, in una scuola di Comacchio, nell'oscurità come in un cinema buio, un ragazzino poeta, detto il Zanzaro Succhiasangueblu, rampollesco, fece a tranci un altro ragazzino chiamato Anguilludovico precisamente nella biblioteca sotterranea dell'istituto il cui finestrone guardava verso il fondale, dove esisteva una gabbia d'oro, cubica e illuminata, in cui nuotava un anguilla imprigionata e grossa come un collo di toro.
Una zanzara gigante come un elefante, assistendo alla scena, vomitò nel canale sostanze di tutti i tipi di sangue, inglobati con lentissime punture e due cicogne nere su un tetto di una casa, con i becchi si davano un bacio, e questi due trampolieri erano appisolati su un nido dagli stecchi fragranti.
Villa il nano, quella notte lontana, era nel paese e alla sera aveva mangiato in un ristorantino un piatto di cicogna lessa a mezzogiorno. L'indomani, Zanzaro, arrestato, camminava con ai polsi le manette tra due guardie. Un fatto del genere successe nel paese di Gorgonzola dove il ragazzino detto il Gorganza bruciò su un neon a forma di formaggio verde, luminaria luminosa e pubblicitaria della ditta paterna di formaggi Cippolagliano, un calabrese trapiantato in Brianza, compagno di classe nell'istituto tecnico del suo assassino, poi vendicato dal padre che aveva fatto uno sfregio con una lametta al Gorganza allo stadio di San Siro.
La lama a forma di piccola falce del simbolo del partito di Berlinguer fece schizzare il sangue, trasportato dal vento, sulla Madonnina del Duomo. L'assassino Zanzaro riuscì a fuggire dalla galera e, preso un taxi ,si fece portare a Volano al ristorante chiamato Anguilla Regina. Nell'insegna del locale erano graficamente disegnate un'anguilla con una coroncina in testa e una zanzara imperatrice.
Nel locale, illuminato di lumini a forma di zanzarone, dopo aver mangiato un fritto, bevendoci dietro del vino, fuggì sul taxi del taxista chiamato Pinzini Contini il quale, guidando, uscì fuori strada in una località pieni di campi erbosi, dove i bagnanti giocavano allo sport detto volano e in cielo volavano interminabili file di naderi.
L'assassino arrivò a Ferrara e raggiunse la casa di un chirurgo che gli fece una plastica facciale. Infatti, gli lisciò con un ferro da stiro i polpastrelli per rendere vana qualsiasi ricerca di impronte nella schedatura. In questo modo del suo meraviglioso viso ovale rimasero solo gli occhi turchini, infine con in tasca una pistola, dalla canna allungabile a fucile a forma di anguilla in argento, s'imbarcò per l'Africa dove commerciò polvere da sparo e fucili.
Il custo della polveriera era uno di Spina, un certo nobile chiamato Necropoli Timtomballo, che aveva incontrato decenni prima a Comacchio quando questi gravitava nella zona perché da giardiniere curava i graziosi giardini dei sette lidi comacchiesi.
Mirabile fu una cena d'estate nella località africana in cui l'assassino fumava delle erbe oppiacee utilizzando dei pipini, faceva bagni in mare, cacciava, cuoceva, scottava ed essiccava la sua pelle al sole e correva sui cammelli con Villa il nano, Timtomballo Necropoli e due ragazzi di Bologna, venuti per svernare e che avevano portato in omaggio un carrè di mortadella squadrato a forma minuscola di Chiesa di San Petronio.
Il taxista Pinzini Contini portò sul suo taxi dei tennisti a un circolo di Ferrara dove si disputavano partite di tennis in notturna su dei campi in terra battuta rossa con vergati in polvere bianca o blu o arancione i marchi della Coca Cola, del Campari e dell'Aperol.
Il taxista chiese dell'assassino a un giocatore molto peloso e aitante, con una racchetta di legno smaltata di crema di vernice color malaga, con effigiato un leopardo incoronato e poi laccata di resina d'oro, e il tennista morettone raccontò che in Africa l'assassino da attivo nel sesso qual'era sempre stato aveva cambiato gusti e si faceva inculare da drudi.
Dirò che l'assassino una notte fece una toccata e fuga al club. Era abbronzato come un marocchino con i tratti del viso tirati dall'intervento plastico e vestito con una giacca e pantaloni colore del pompelmo con dei pirana imbalsamati per bottoni.
Era la notte dopo il palio di Ferrara dove Villa il nano aveva seguito la corsa delle asine quando, nella folla di Piazza Ariostea dove si teneva l'agone, gli sembrò di aver scorto l'assassino al quale poi un barista del circolo aveva preparato, mescolando caramello, caffeina, cocaina, e limone una Coca Cola, gasandola, poi con il sifone e questi sorseggiandola seguì il singolo di tennis tra due soci sotto l'illuminazione elettrica di un campo all'aperto.
Sullo stesso taxi di Pinzini Contini fuggì l'assassino e al conducente parlava di certe inculate con neri e diceva che aveva una membrana plastificata alle pareti del deretano per non farsi accusare dal tribunale delle analisi omosessuali e che un africano con un fucile a forma di scrofa sparava vibratori nel suo sedere, in questo modo l'assassino godeva e non poteva più far senza di quell'amante.
Villa il nano, molti anni dopo, si fermò a mangiare nel ristorante di Volano, già citato, davanti al quale volavano zanzare e sgocciolavano dai pungiglioni sangue e le anguille uscivano e saltavano dagli acquitrini mettendo in scena un balletto da atlete del nuoto sincronizzato.
Nel locale il nano parlò con una vecchia signora detta la zia (nome con cui si chiama il salame specialità nel ferrarese) la quale aveva suggerito al meraviglioso ragazzo dal viso ovale, il naso sottile, gli occhi turchi colore cieli serali arabi, e la bocca color candito, di uccidere Anguil Ludovico.
Villa il nano raccontava quando sul frontone del Duomo di Comacchio, il cui profilo nella notte era color cioccolato e la campana, una mandorla dentro al cacao aveva seguito il funerale di Ludovico.

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