In
un borgo di campagna Villa il nano, credendosi il Messia, indisse una
cena con dodici apostoli nani. Lì mangiarono delle fette di
salmone a forma di libri di salmi, bisteccone a forma di grosse
ostie, preti a forma di reverendi, pane e volpe, mammelle cotte e
farce di trippa lessi con gelatina a forma di zampa di gallina, e poi
minestrone, formaggio parmigianino, e una torta di sorbe, bevendo
vino a volontà.
Il
lambrusco rosellino delle bottiglie sturate ricopriva, fuoriuscendo,
i colli dei fiasconi come gorgere fatte di bollicine spumose
schiumose. I dodici apostoli erano chiamati o detti il
Giarrettierona, l'Ufo, Campione Cappone, il Zibibbione, il Figo Fico,
il Solepark, l'Annolino, il Nottambum Bambolone, ,l'Orticone, il
Topone dai peli boccoli, il Mammone scrofone e il Fontanone dei
mendichi.
Erano
tutti autori di libri di vangeli maccheronici la cui copertina
sembrava davvero a forma di maccherone e scrivevano per esempio:
Campione cappone di gare di corsa di capponi, l'Annolino di maestà
a forma di anolini giganti in muratura, e infine l'Orticone di una
guerra vinta con balloni di ortiche lanciati contro i nemici, mentre
la lingua adoperata era il sanscrito buffonesco.
Nella
notte dopo il convivio Villa il nano e i dodici apostoli udirono
degli schiamazzi. Villa e Scrofone Mammone videro i contadini del
borgo lanciare con una catapulta delle balle, piene e gonfie di
erbacce di ortiche, ai nemici assaltanti che cadevano a terra
contorcendosi in preda a grossi pruriti. Poi il Mammone Scrofone fece
vedere una chiave, gonfia come un maiale, che doveva scrofolare in
una serratura gigante quanto lei per mostrare al nano Villa la sua
abitazione. La descrisse con gloria dicendo che aveva mobili
antichi. Il comodino del commediografo Plauto, il letto di Cristo, e
la credenza bar del poeta Orazio, ma entrando c'erano solo arredi
degni di uno schiavo nonostante fossero tutti meravigliosi come la
tomana con il cuscino di velluto a forma di fragola rossa lampone, il
letto di legno, con intagliate delle facce di lenoni, e la cucina il
cui forno era una gigantesca mostellaria.
Invece
al piano elevato c'era una torre a forma di Palazzo di Sparta dalla
cui sommità si lanciavano bamboloni che venivano a trovare il
mammone e rimanevano impauriti dalle sue coccole e dalla dolce e
affettuosa tenerezza.
Era
il giorno di San Vulvino dei casini e l'apostolo detto Fuga s'impiccò
a un albero di fico mentre nel borgo passava un antenato latino di
Mike Buongiorno, chiamato Mikus Bonusdies, che interrogava coloro che
incontrava su quanti semi ci fossero in una cocomera e quanti pesci
ci fossero nel mare. Così Villa il nano raccontò al
quizologo di quando, per un suo miracolo, i mari avevano preso il
posto del cielo e dei pesci volavano mentre gli uccelli planavano nei
fondali dei pantani svuotati di acqua salina.
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