mercoledì 30 gennaio 2013

Il carcere di San Francesco





      Una notte i cui cadevano fiocchi di neve a forma di mammelle di mamme Villa il Nano  si trovava al bar  del loggione del Teatro regio dopo un opera con lo scrittore chiamato Mammone Volumen e lo zio panzone chiamato Gosinoni e un cameriere egiziano dall'incarnato color ottone che gli serviva su ordinazione in un bicchiere a forma  minuscola di volto di Verdi un fernet e Volumen gli donò un libro su bamboloni mammoni dove Villa il Nano era descritto quando era andato a trovare la sua mamma dove questa era stata operata di appendicite e il Nano aveva portato due melone d'eva comprare dalla fruttivendola Salati nella cucina della clinica a Suor Felicità che le aveva fatte cotte e somministrate alla signora Villa; nella fontana della casa di cura tra tanti aveva pregato un pesce rosso di far guarire la mamma e quando l'avevano dimessa su un taxi erano andati nel profondo centro di Parma in una trattoria vicino al carcere di San Francesco, fortezza color pisciata nefritica dove sentinellavano avanti e indietro giovani guardie dai cappelloni napoleonici a forma di gondole capovolte color cozze a mangiare anolini in brodo a forma di minuscoli volti di Padre Lino, un arrosto e una crema gialla a forma minuscola di Petitot dai vasi anch'essi riprodotti in panna guarniti di ramini di una piantina della vaniglia con le fatidiche bacche; la mamma nanna e graziosa del Rosario Villa con un borsellino di pelle trattata di Vipero di Monchio delle Corti tirò fuori anche le monetine per offrire la sambuca al figlio che gli servirono con le mosche: chicchi di caffè a forma di di testine microscopiche teste del Conte Mosca, personaggio sthendaliano; nel locale un barbone profumatissimo di afrori vari e ricchissimo chiamato Ricco Riccio offrì al Nano una sigaretta marca "Scrittore Moravia"
Dalla trattoria di Borgo delle Colonne si vedevano sempre le ronde dei marescialli sul tetto della galera di San Francesco dove erano al caldo industriali condannati per peculati, e presidenti del Parma dai nomi di resine che erano falliti e altri deliquentelli; ed era calato il buio della notte come muschio nero foderante esternamente i muri dei palazzi antichi.

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