giovedì 24 gennaio 2013

Il canalone





         Il giovane scrittore malefico Isidore Ducasse detto Lautreamont  in compagnia dei suo compagni dell'Istituto tecnico che frequentava a Parigi andava a nuotare d'inverno nei canaloni gelati brinati e verdi della Marna e i ragazzi si chiamavano Pupil Le Mort, Zambon Morto, e Scheletrici Gial, questo dai guanti guarniti di piume di pulcini e la tuba a forma di una pulcina gigante imbalsamata; per le foglie dei salici piangenti che cadevano nel canalone l'acqua era verde lussurreggiante e con loro qualche volta fece il bagno anche il parmigiano Nano Rosario Villa, poi guardavano riviste illustrate porno dove in bianco e nero entrenause torinesi, prostitute contemporanee delle guerre d'indipendenza posavano fotografate con le gambe sottilissime come grissini. Infine svestendosi lasciavano sull'argine gli indumenti ta cui le cravettonzolone di Isidore e Pupil la prima disegnata di teste di neri, la seconda di gatti di Edgar Allan Poe e lì il micione Gattone Gonfione, morbido e dal pelo color giallo Parma chiamato Petitot - di proprietà di Villa il Nano - li guardava sguazzare nell'acqua; infine mangiavano panini imburrarti e fumavano sigarette marca S.O.S  parlando e riflettendo di parolacce del loro gergo, dell'avvenire degli sport, della caccia alla volpe, di letteratura; Villa il Nano aveva invitato un giorno mesi dopo questi suoi amici a mangiare la tortafritta a Vigatto in un locale pieno di gatti gobbi del paese imbalsamati e Isidore aveva  molto apprezzato un quadro naif appeso alla parete della trattoria raffigurante un barbone nella notte nella neve e sotto una nevicata. Dipinto da un mendicante che si era guadagnato cinque fette di tortafritta con un po' di gorgonzola per cena nel locale; Isidore, Villa il Nano e gli altri alloggiarono ai piani di sopra; dormendo Villa il Nano si sognò come in una strada piena zeppa di podisti per una maratona migliaia di maialini minuscoli come lenticchie in una fiumana correre una gara alla sagra di Torrile mentre Isidore fece un sogno avanti nel tempo in cui un taxi, macchina francese color camomilla, guidata dal conducente chiamato Balilla Camomillo portava in giro su tutta Parigi il pittore Modigliani che apprezzando tanto lo svago schizzva i suoi ghirigori di disegni; Scheletric Gial sognò un cappello a bombetta gigante detto La Bomba Atomica dell'ultimo dell'anno che bombaroli per la notte di San Silvestro fecero brillare nella 17a Avenue di New York facendo tremare tutta la città;  Pupil sognò barberie specializzate a sbarbare barboni far le quali quella gestita dal barbiere chiamato Pelosi Vinorubino in cui non era infrequente la visita di Clochard che vincenti al lotto e al totocalcio - ritornati ricchi - ricambiavano vita facendosi rasare e profumare; gradito fu a Villa il Nano il sogno del ragazzo ZambonMorto quando questi glielo raccontò - che lo aveva sognato sul taxi color violetta in giro per Parma e sull'automobile il taxista gli offriva un tiramisù a forma di minuscolo Teatro Regio su un vassoio scapsulato elettronicamente per mezzo di un pulsante  e Villa il Nano era in compagnia di una ragazza profumiera di Parma chiamata Caramel Parmigiane, accompagnata dalla sua fidanzata, una druda culturista nera dai muscoli gonfi come castagnone giganti lulide marroni degli ippocastani del Giardino Pubblico  e le due erano profumate di Acqua di Parma e nel sogno Villa il Nano leggeva le pagine dei morti della Gazzetta di Parma tra i quali erano fotografati la vecchia chiamata Granatina Sabbioni, il vecchio Cloroto Piscina e un prete chiamato Papillon con un cappello a tre corni sormontanti da tre testicoli imbalsamati asportati a comunisti morti. nel sogno Villa il Nano sognò, appisolatosi nel taxi, il reverendo futuro santo Domenico Maria Villa che incensava con un battacchio d'argento a forma di anolino gigante e le nuvole d'incenso prendevano la sua forma di angiolotto scrofino umano il quale grasso e in futuro ghiotto di cucurbitone era nel pancione della mamma nana e mammolosa, profumato di essenza alla verdura di finocchio.
Una resdora della trattoria aveva preparato anolini dorati in brodo a forma di volti minuscoli di Padre Lino. Su un attaccapanni nell'intimo della stanzetta posseduti dal buio penzolavano l'abito con la cravatta disegnata di teste di negri di Isidore Ducasse e il completo: giacca e pantaloni color tortafritta con stampati maiali bomboloni di diverso giallino di Rosario Villa il Nano.

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