venerdì 8 marzo 2013

Parigi








    In quegli anni a Parigi Villa il Nano soggiornava a casa del poeta surrealista Desnos in una casa su un boulevard, la cui abitazione era la biforcazione di due strade laterali e sotto c'era una tabaccheria caffé aperta tutta la notte dove i due accedevano dall'interno delle rampe delle scale entrando in una porta di servizio e qui compravano sigarette e poi le fumavano supini a letto da omosessuali nel loro appartamento; il caffé era un baraccone elegante a forma di cigno gigante plastificato e nella notte a Villa il Nano assaggiando una madleine a forma di piede di dea sovvenne una brioche sbocconellata con Proust lo scrittore; di fianco alla casa invece c'era lo studio di una esoterista lucente di luli color mimosa, visitato anche di notte dalle clienti al cui ingresso un dindolo avvisava la maga della nuova visitatrice che era attesa dalla lettrice della sfera di cristallo e cartomante con una pipa sottile dal fornellino a forma di volto minuscolo di Saffo in bocca.
Desnos e Villa il Nano viaggiavano su Parigi in taxi e Villa il Nano una notte per la febbre vedeva le luci dei fanali gonfi come siepi e provava la malattia della metropoli dove la vita e i rapporti tra le persone si dilatano e tutto diventa un film e incubo di estraneità; per pasqua vieppiù i due avevano mangiato asino cotto, ostriche dal guscio a forma di souvenir di torre Eiffel e una tortona alle mandorle dello stesso pane dolce del panettone. Una notte Villa il Nano portato dal tassista italo francese chiamato Gallinello Strinati sul suo taxi davanti al liceo tecnico parigino, frequentato nel 1864 dallo scrittore Isidore Ducasse detto Lautreamont entrò nell'istituto nel buio notturno e lesse vecchi temi del ragazzo dei quali uno parlava di una gara di nicotina consistente in chi fumava più sigarette tra lui e l'amico chiamato Oppiumone poi ammalatosi di una macchia pneumologica come un cratere a un polmone bianco piumoso e in un altro descriveva una gara di corsa di orsi buffoni in Abruzzo vinta dall'orso chiamato Pruzzo Di Bartolomei che aveva inseguito insieme ai suoi compari il volo di una mosca cosparsa di miele poi sequestrati per farci dei prosciutti. che il poeta assaggiò nel paese abruzzese  di ursone e in un altro ancora annotava un pomeriggio sul terrazzo di una abitazione parigina passato a fumare una pipa lunga due metri con amici e un professore di letteratura e uno dei compagni gli aveva mostrato all'interno della casa una vulva gigante dai peli artificiali a forma di montone con la quale si poteva fare sesso o nell'ultimo componimento discorreva di un bottonificio dove aveva comprato bottoni d'ottone a forma di volti minuscoli di soldati italiani caduti nella seconda guerra d'indipendenza. Vieppiù Proust lo scrittore ospitava Villa il Nano in una stanza la cui finestra era foderata - per attutire i rumori dei boulevard - dei tappi di chiantinelli e brunellini color rubino scolati a fiume come pasteggio di pranzi e cene e perciò il suo interno aveva un odore acre e acidulo di vino per i rimasugli di liquido rosso sui sugheri.

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