Verso
quell'ora della sera, nella metropolitana di Barcellona, un
omosessuale, chiamato Ranuccione, fermo ad aspettare il vagoncino,
fece sesso con il culattone inglese chiamato Cheese Buchinghton. Lo
fece limonandoselo e quando gli sbottonò la patta dei
pantaloni e lo smutandò, per fargli un pompino, un sorcio
nascosto nelle mutande a pizzi, giallo color copertine dei libri di
Simenon, gli morsicò la lingua le cui gocce di sangue gli
colarono sulla ghiera della pipa mentre fumava.
Nel
giro di mezz'ora i due diventarono amanti. Cheese fu invitato a casa
dell'altro dove c'erano dei topi, tra i quali quello simpatico detto
Adolfo, il pittore, ospitati dentro gabbiettine, come piccolissimi
luna parkini, con minuscole ruotone delle montagne russe e un
piccolissimo ottovolante, per farli divertire.
I
due mangiarono bistecche di toro ingollando porto, poi fecero del
sesso ispirandosi a foto di stripter omosessuali, poco muscolosi; dei
ragazzi pallidi somiglianti a ragazzine. In una stanza nel profondo
di un palazzone, gigantesca caricatura in muratura del volto del
dittatore Franco, fecero il bagno tutt'insieme nella vasca schiumosa
del gabinetto sulla cui acqua galleggiava un minuscolo modellino di
sommergibile della missione “leone marino”.
Una
sera gremirono una intera gradinata di una arena e seguirono una
corrida mano nella mano che lo spettacolo si evolveva. Siccome si era
in epoca franchista il torero era vestito tutto di nero, dal bolero
con ricami e pizzi a forma del volto di Franco, e calzava scarpine a
forma del volto di Hitler con delle fibbie a forma di quello di
Mussolini.
Appena
ebbe inizio la corrida il torero, per sua disattenzione, fu incornato
dal toro e morì dissanguato. Un bambino che stava sugli spalti
si precipitò nei box dove avevano rinchiuso il toro e cominciò
a palpargli le palle, taurine, come spugne.
Successivamente
i corridoi dove erano situati gli spogliatoi dei picadores furono
visitati da medici fascisti dell'obitorio della città, i quali
misero nella bocca del torero un rosario colore del velo amaranto di
cui si abitualmente si serviva per matare il toro.
Villa
il nano, nella notte, su un taxi in giro per Barcellona arrivò
in una via interamente ricoperta di edera. Era un luogo dove
trovavano posto night e club per solo gay, le cui luminarie, fatte al
neon di luci verdi color mela o rosa e color fragola, invitavano i
clienti ad entrare.
All'altezza
di uno dei locali chiamato il “Baffo del culo di Hitler” Villa il
nano vide il topone chiamato Adolfo Hitler, pittore che era scappato.
Lo raccolse e se lo mise in tasca, poi entrò nel night
chiamato il “Culo fosforescente di Cristo” e gli consegnò
un biglietto, da lui prontamente acquistato, da un bigliettaio
parmigiano come lui chiamato Torreteli.
Subito
si sedette su una poltroncina insieme a un ragazzo effeminato come
fosse una ragazza. Ai due portarono champagne, fette di melanzane
disegnate di aceto balsamico, come pellicole di film porno, e anolini
a forma di baschi di quelli dell'Eta.
Bevve
torbe giallo splendenti con cubetti di ghiaccio a forma di minuscoli
orsi. Infine lo aspettava sul taxi, con il tachimetro acceso, il
taxista chiamato Sibillon Aleramoz che lo scaricò nel club
vicino chiamato i “Toreri morti” sempre sito sulla strada.
Nel salotto del locale notturno
c'erano numerosi toreri imbalsamati tutti morti nelle corride. Due
gallesi stavano lì, seduti. Erano dei ragazzoni grassoni
pallidi, dai capelli color carota, e tifosi di rugby che, in un pub
della loro nazione, avevano ammazzato di botte un culturista, ma
erano in semi libertà.
Sempre
all'interno del locale Villa il nano vide un barbiere detto il
Figarotto che, in una barberia per soli froci, arrotolava i baffetti
a forma di spilli al pittore Dalì servendosi di gel o di
albume.
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