giovedì 19 settembre 2013

I due froci








Verso quell'ora della sera, nella metropolitana di Barcellona, un omosessuale, chiamato Ranuccione, fermo ad aspettare il vagoncino, fece sesso con il culattone inglese chiamato Cheese Buchinghton. Lo fece limonandoselo e quando gli sbottonò la patta dei pantaloni e lo smutandò, per fargli un pompino, un sorcio nascosto nelle mutande a pizzi, giallo color copertine dei libri di Simenon, gli morsicò la lingua le cui gocce di sangue gli colarono sulla ghiera della pipa mentre fumava.
Nel giro di mezz'ora i due diventarono amanti. Cheese fu invitato a casa dell'altro dove c'erano dei topi, tra i quali quello simpatico detto Adolfo, il pittore, ospitati dentro gabbiettine, come piccolissimi luna parkini, con minuscole ruotone delle montagne russe e un piccolissimo ottovolante, per farli divertire.
I due mangiarono bistecche di toro ingollando porto, poi fecero del sesso ispirandosi a foto di stripter omosessuali, poco muscolosi; dei ragazzi pallidi somiglianti a ragazzine. In una stanza nel profondo di un palazzone, gigantesca caricatura in muratura del volto del dittatore Franco, fecero il bagno tutt'insieme nella vasca schiumosa del gabinetto sulla cui acqua galleggiava un minuscolo modellino di sommergibile della missione “leone marino”.
Una sera gremirono una intera gradinata di una arena e seguirono una corrida mano nella mano che lo spettacolo si evolveva. Siccome si era in epoca franchista il torero era vestito tutto di nero, dal bolero con ricami e pizzi a forma del volto di Franco, e calzava scarpine a forma del volto di Hitler con delle fibbie a forma di quello di Mussolini.
Appena ebbe inizio la corrida il torero, per sua disattenzione, fu incornato dal toro e morì dissanguato. Un bambino che stava sugli spalti si precipitò nei box dove avevano rinchiuso il toro e cominciò a palpargli le palle, taurine, come spugne.
Successivamente i corridoi dove erano situati gli spogliatoi dei picadores furono visitati da medici fascisti dell'obitorio della città, i quali misero nella bocca del torero un rosario colore del velo amaranto di cui si abitualmente si serviva per matare il toro.
Villa il nano, nella notte, su un taxi in giro per Barcellona arrivò in una via interamente ricoperta di edera. Era un luogo dove trovavano posto night e club per solo gay, le cui luminarie, fatte al neon di luci verdi color mela o rosa e color fragola, invitavano i clienti ad entrare.
All'altezza di uno dei locali chiamato il “Baffo del culo di Hitler” Villa il nano vide il topone chiamato Adolfo Hitler, pittore che era scappato. Lo raccolse e se lo mise in tasca, poi entrò nel night chiamato il “Culo fosforescente di Cristo” e gli consegnò un biglietto, da lui prontamente acquistato, da un bigliettaio parmigiano come lui chiamato Torreteli.
Subito si sedette su una poltroncina insieme a un ragazzo effeminato come fosse una ragazza. Ai due portarono champagne, fette di melanzane disegnate di aceto balsamico, come pellicole di film porno, e anolini a forma di baschi di quelli dell'Eta.
Bevve torbe giallo splendenti con cubetti di ghiaccio a forma di minuscoli orsi. Infine lo aspettava sul taxi, con il tachimetro acceso, il taxista chiamato Sibillon Aleramoz che lo scaricò nel club vicino chiamato i “Toreri morti” sempre sito sulla strada.
Nel salotto del locale notturno c'erano numerosi toreri imbalsamati tutti morti nelle corride. Due gallesi stavano lì, seduti. Erano dei ragazzoni grassoni pallidi, dai capelli color carota, e tifosi di rugby che, in un pub della loro nazione, avevano ammazzato di botte un culturista, ma erano in semi libertà.
Sempre all'interno del locale Villa il nano vide un barbiere detto il Figarotto che, in una barberia per soli froci, arrotolava i baffetti a forma di spilli al pittore Dalì servendosi di gel o di albume.

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