giovedì 2 maggio 2013

I taxisti





Tornando a Parma, Rosario Villa il nano, si divertiva nella notte a salire sui taxi, anche dieci per notte, lunghissimi come macchine americane muniti di frigobar, tabaccheria, televisore stereo, libreria e qualche volta adibiti a night, ovvero con dentro due entreneuse che facevano compagnia al cliente. Villa il nano faceva girare il taxi per la città per curiosarla, studiarla, divertendosi a guardare le macchine, i passanti e gli interni dei ristoranti nella notte, poi scendeva in Piazza Garibaldi alla sosta dei taxi e ne prendeva un'altro e i taxisti affezionati erano: Vissolo, Lievito di Pane degli Angeli, Gigio Bigigio, Frocio Reggio, Donaculattoni, Naifissi, Sigarettio, Oculo, Merda Massenzia e Cazzio Parmense.
   Tornando da un giro nelle terre dei cugini reggiani, dove era andato a mangiare in un ristorante, lì chiamato La Vecchia Reggio, su un taxi guidato dal taxista Gigio Bagigio, questi aveva posteggiato fuori del locale mentre funzionava il tachimetro, poi ritornato a Parma, passando in Via Gramsci davanti alla casa del nano Catellani, scommettitore miliardario di corse di cavalli e fantini, vide attraverso i buchi delle tapparelle, con la luce della stanza accesa, sagomine di foto di fantini del Palio di Siena del 1700 del quale Catellani ne aveva le pareti piene. Sempre in quegli anni Villa il nano viaggiava su un taxi color violetta in compagnia del pittore Sirocchi, del nonno pittore di questo Nasone lunghissimo.
   Sul taxi Villa il nano acquistava sigarette di tutte le marche e di tutte le nazionalità e beveva Vov e crema di whisky dal bar assortito di spiriti e aveva pagato tutto quanto prima che arrivasse l'alba cinque milioni a fine corsa al taxista che l'aveva finalmente riportato a casa, all'abitazione giallo color ramarro di Salerno,   dove Villa il nano aveva una cicogna piccola come un uccellino, un passero grosso come una gallina e un'anatra variopinta di sfumature arancioni come una cocorita, tutt'e tre imbalsamate.
   Sempre in quegli anni, in compagnia dello scrittore Sirocchi, del Nasone pittore nonno di questi e dei pittori Rosicchi e Rosicchieri, dalle orecchie giganti come lui ai lati della nuca da orcioni, e affrescatori nelle cupole delle chiesine di Parma di gatti gobbi  a cui sfuggivano un topo ascendente in cielo. A Villa il nano si era posata sull'anellino a forma di Ranucchio Farnese un maggiolino giallo e minuscolo come una forma di formaggio parmigiano-reggiano di cui i puntini portafortuna sul dorso erano composti i due consorzi.
Rosicchi e Rosicchieri avevano in corso una produzione minuscola del cimitero della Villetta dove nelle tombine avevano sepolto arvicole piccolissime e Rosicchieri sgagnava sul taxi un pezzo di gruviera a forma di Teatro regio.
   Villa il nano, Rosicchi, e Rosicchieri si facevano portare dai taxisti al club " Il Topino" dalla luminaria raffigurante un topo fumante con una pipa e Rosicchi e Rosicchieri scopavano Muscolo D'Oro, una ragazza tronfia di muscoli tatuata in tutto il corpo d'oro e Villa il nano conversava con Pomidor il bigliettaio dalla divisa rosso pomodoro con due pomodori di fili d'oro alle spallette.
   Altrimenti Rosicchi e Rosicchieri si facevano portare a Praticello di Gattatico dalle erbacce a forma di chicchessia gatto dell'universo con topi marziani ed extraterresti nei prati e Rosicchi e Rosicchieri in una trattoria del paese mangiavano tortelli di polpa di rospo.
   Villa il nano si ricordava  di avere preso un taxi a Napoli in cui il conducente, un signore nobile e Conte magrissimo e pallidissimo dal cappello a forma di quaglia gigante imbalsamata, che lo aveva portato davanti alla villa del calciatore Maradona dal giardino grazioso con l'erba color d'oro, biondo come i capelli delle donne angioine, resa di quella tinta dalle continue pisciate di bambini monelli.
   In quegli anni Villa il nano prendeva un taxi color violetta il cui taxista era detto Acqua di Parma e dopo avere girato di notte  per Parma giungeva a Roma dove faceva la bella vita. Prendeva altri taxi, frequentava caffè, ristoranti e locali notturni e conosceva tutti gli artisti della Bella Roma.
   Villa il nano dettava i quadri a De Chirico e De Pisis, leggeva romanzetti scritti apposta per lui da Moravia e Pasolini e mai pubblicati dai due scrittori perché loro opere alternative e portava pendenti orecchini ionici a forma di rane minuscole, preziosi manufatti di un orefice di Ostia che Pino Pelosi detto la Rana, assassino di Pasolini, dopo averli portati per qualche tempo glieli aveva donati.













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