martedì 19 febbraio 2013

La pipa




           Nell'Oratorio delle Grazie si svolse uno sposalizio tra il nano chiamato Formaggigiano e il suo amante detto Gnoccone Fritto bambolone nano che aveva la cartilagine di due dita a forma minuscola di testa di cigno e cicogna, specie di messia perché concepito senza peccato originale dalla mamma chiamata Ilarietta Bigné da un proprio neo; il puntonero della signorina si era gonfiato e se n'era sviluppato un bambolo gonfio, goffo, comico, gaio, nero e con occhi azzurri come due fiori detti occhi di madonna, altrimenti chiamati non ti scordare di me e Villa il Nano  e il prete Bercignamo Gelesiani  con i due festeggiarono nel refettorio con vivande e giochi di mimi e giocolieri e venditori di servizi di tazzine minuscole per caffè berberi al pepe finchè non giunse un pasticcere che fu autore di una burla perché portò bignè giganti  dai quali uscirono carabinieri che volevano arrestarli per un fatto accorso in città il giorno prima mentre il Don metteva nell'acqua della pentola il cappone con una carota a forma di dito del Correggio, una cipolla a forma di passero e un sedano a forma di pene per farvi il brodo; così il Don ai carabinieri enumerava i miracoli di Gnoccone Fritto il quale aveva cancellato un tumore al vecchio signore chiamato Filtrino Sigaretta e aveva ridato il dono delle gambe a un paralitico detto San Lazzaro: il giorno precedente, anniversario di una festa, la Società dei Festini Parmigiani, aveva organizzato una corsa di giraffe in un intricato percorso cittadino sulle cui strade addetti avevano sparso bula, segatura di truccioli da circo per fare correre meglio i cameleopardati africani e Villa il Nano, i due futuri sposi e Bercigano il Don erano su una torre di Parma a veder la gara che vinse la giraffa detta la Salatamaialata del Mar del Marocco dalle chiazze maculate a forma di salami sul mantello peloso color malvasia e la scena era vedere dal basso dove le giraffe correvano i quattro piccoli, piccoli, e il messia detto Gnoccone Fritto piccolo Neo Nero Gonfiolino con due puntini azzurri: gli occhi che applaudiva con due minuscole mani color liquirizia e su una altra torre guardavano lo spettacolo il figlio pittore Rinaldo Giuseppe del pittore Panini e il nano maialgnoccofritto con due gorgere: una a forma di alveare e l'altra a forma di testa di maiale e fu la notte che marescialli con pistole carabine a forma di bignè cercavano chi aveva fossilizzato a mo di conchiglia o fossile il corpo dai muscoli serpentosi e vermosi di un culturista dentro una piastrella  di marmo rosa di Verona di una chiesa come se un mattarello avesse appiattito la sagoma su una superficie; fatto stupefacente mentre i carabinieri  affaccendati indagavano sul luogo della mattonella una lumaca gonfia  a forma di bicipite del culturista, da cui si era procreata, strisciava sculettando e usciva dalla chiesa;  siccome i nostri furono visti nei paraggi dai poliziotti furono indiziati dopo un lungo inseguimento fino a Vigatto, paese pieno di nebbia e illuminato da lampioni dalle lampare a forma di grosse fette di tortafritta di vetro.
Villa il Nano  nella notte invernale fumava una pipa dal fornellino a forma minuscola di torre del castello di Torrechiara e da Don Freddino Tremini, parroco di Vigatto avevano saputo che il culturista si chiamava Marcotonic Big gimi; Don Freddino Tremini  disse a un poliziotto ridolando che il culturista appiattitosi nella piastrella era opera di un miracolo di Gnoccone Fritto, così disse finché Villa il Nano tirò fuori dal portaposate - usato come pipiera e attaccato alla cintura dei pantaloni- una pipa a forma di fettona gonfia di tortafritta gialla color unto d'olio e un poliziotto voleva arrestare il nano tabagista asserendo che le sue pipe erano sconce non sapendo di altri svariati modelli in radica a forma di castelli, di volti di pittori, e poeti e di vario bestiario.  

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