mercoledì 2 settembre 2015

La sigaretta e l'incenso



  


 La sigaretta e l'incensco


Introduzione
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Questi sono i racconti della malattia del fico per l'insita maleficità scritti sul genere dei Canti di Maldoror di Isidore Ducasse o ispirati all'immaginario di Testori,Pasolini e Tondelli e dei suoi frutti si sono impossessate rane per divorarli e gracidare in sanscrito il senso del significato delle pagine.Nel primo racconto si descrive il tentativo anale di aprire un ostrica o un portone per trovarvi dentro una perla o una reggia-simbolo dei due protagonisti chiamati Ostrica e Portoni-il secondo dei quali maciulla le mani al primo in una sopraffazione notturna in una scuola.Il secondo racconta la favola dell'elettricità:la storia di due gay dell'Itis dei quali uno fulmina l'altro,l'assassino con gli occhi scuri come due filamenti fusi di lampadina e i boccoli-ricci da pecora nera poi fugge con un altro frocio inglese su un aereo che poi scoppia infuocato inabissandosi nel mare,dal quale i due vedono dall'alto lo stadio di Wimbledon con i campi fatti come di piantagioni di the.Il terzo è la fiaba della Zia-salame tipico del Ferrarese-e dell'avventura di Villa il nano in compagnia di un vù cumprà-supposto sposo con una ferrarese detta Pinzinamonieste- il quale vende accendini marca Lesbic dalle linguine di fuoco,e i due persino vanno a vedere la corsa delle asine al Palio di Ferrara dove una somara corre con posati sul naso occhiali cerchiati e d'oro,modello ebraico di riminiscenza Bassaniana,scrittore della città.

1° capitolo

Parlerò di un misfatto oscuro del quale furono protagonisti due ragazzi omosessuali:un certo Portoni ed un certo Ostrica.Il primo per gelosia nei corridoi bui e in un cortile nero di un liceo classico nella notte inseguì Ostrica e gli maciullò le mani con una specie di giocattolo malefico che aveva la forma di un limone gigante con resina gialla sulla superficie e al suo interno lame e ferri trituranti.I due poi si scorsero a Pamplona nella calca per la corsa dei tori alla festa di San Firmino da due differenti finestre impalandrate di stoffa porpora di due diversi palazzi ed Ostrica,vestito di una camicia schifosa,tanto era femminea,nera con i nastrini della bordatura turchese,fuoriuscente pizzi bianchi,con i moncherini alle mani urlò pornolalie maledette a Portoni ed urlava:"Ah,Pirro Portoni il pirla,non hai ucciso il mio topo chiamato Senofossi vivo nella teca degli aironi imbalsamati del liceo".A festa finita e svuotatesi le strade di gente Ostrica passava davanti a panettieri nelle cui vetrine del forno c'erano torte al pan degli angeli che riproducevano nella forma le cattedrali spagnole.Ostrica era andato a Pamplona con la forma di Portoni di cedro ed aveva lanciato il citro da una finestra e il Portoni fatto di limone rimbalzato aveva sprizzato e schizzato fuori come sangue acido citrico,travolto orribilmente dai tori Hemingwayani,come esce il succo da un limone su una cotoletta o del pesce spruzzato:detto ciò Ostrica,aiutato da una matrona spagnola-perchè mancante delle dita delle mani-con un coltello tagliò un dito di limone di Portoni e lo mise in un bicchiere grigio di acqua minerale poi assediato dalle bollicine e così si era vendicato dell'ex fidanzato.


2° capitolo

In quei giorni Ostrica cercava in una biblioteca un libro dalla copertina di pelle di ramarro color croco,un volume pieno di chiazze di sborra,di semi di antichi poeti ragazzini-come la raccolta di ciprie in un kit di un cartoncino da profumeria-che Ostrica chimicava con acqua per disseccarle e le introduceva in una siringa con la quale per mezzo dell'inseminazione artificiale voleva mettere in cinta una ragazzina graziosa chiamata Garisenda che aveva toccato con i moncherini non riuscendo a palpare ma strusciandola ad accarezzare.Nella biblioteca mastodontica dai lunghissimi corridoi pieni di scaffali di libri il bibliotecario italo spagnolo chiamato Librigas era salito su una scaletta e gli aveva spicchiato appunto il libro sulle sborre con guanti antipolvere infiammante piaghe di infezioni mefitiche.Intanto Villa il nano sorvegliava al lavoro di Ostrica che scioglieva con acqua i semi erotici dalla pagina poi aspirandoli con la siringa.Il libro nella parte scritta descriveva delle indigestioni di gelato sorbetto,giallo color neon o lucciola le quali prendeva Leopardi mangiandone grossi scodellini alla gelateria chiamata l'Asinone,attività artigianale sotto un palazzo a forma d'asino e il gelato siccome il poeta soffriva di tisi gli produceva ripetuti conati di vomito oppure il libro riportava le peripezie del poeta Rimbaud alla caccia grossa alla quale con beduini aveva ucciso una zanzara elefante.


3° capitolo

Nella notte invece Villa il nano entrò in una scuola di Barcellona il cui palazzone era stile impero e il bidello gli offrì delle orecchiette della forma minuscola dei diversi cappelli portati da tutti i toreri della storia della corrida spagnola e così i due si misero a mangiare questa pasta condita al sugo di pomodoro e timo.Nella credenza-deposito di temi di studenti del liceo-era rimasto un rimasuglio di orecchiette della confezione e in una delle quali Villa il nano riconobbe il copricapo del torero Ramirez.


4°capitolo
In quei giorni nelle selve di Tortiano con un fucilino,il cui calcio di legno beige era intagliato della forma di una crostata di marmellata-specialità del paese-Villa il nano insieme a ragazzini spagnoli detti la Spagnola e l'Amarena,tutti e due dai capelli color ciliegia era andato alla caccia dell'orso ape,bestia metà ape e metà orso e per qualche attimo l'ape panzona pelosa come un fuco a forma di orsone sfuggì loro saltellando e svolazzando come una villeggiante in vacanza estiva ed in gita nel fresco bosco di pere e susine vicino al paese poi fu sfiorata da una loro pallottola e gli uscì e gli colò del miele dalla ferita al corpo di cui era ripieno.

5° capitolo
Dirò che in un passaggio segreto che da Tortiano portava a Traversetolo in compagnia dei ragazzini spagnoli Villa il nano incontrando delle suore sventolava un linguone rosso di bovino gigantesco come un velo di torero e i due spagnoli ridevano che le suore limonavano le educande nel loro convento.Dal sottosuolo uscirono a Traversetolo in un campo di erbacce e videro sulla statale-piena di luci di fanali di macchine-attraversare la strada un maiale barbone irto di setole come una pecora di lana e un vociare di gente che mangiava in un club e un cameriere del circolo-che in Liguria era stato metre in un grande albergo- li raggiunse nel campo insieme al nano chiamato Versatolino con cui fece sesso.

6° capitolo

In quell'estate verde lucertola -torrida ed afosa lieti ed errabondi e saltellanti come semi in una spremuta di limone Villa il nano ed Ostrica avevano girovagato a piedi per tutti i paesi del parmense e veduto i palii autoctoni:la corsa delle oche a Coenzo,la corsa dei gatti a Felino,la corsa dei topi a Mariano,la corsa dei salti dei grilli a Gaione nella notte lampeggianti ad intermittenza come lampiridi ed a Noceto per la sagra del mercato delle scarpe usate una folla di gente e di popolo nano guardava la corsa del palio degli scoiattoli ed a Villa il nano su una grossa banana di capelli pettinata all'Umberta imbrillantinata ed ingellata finiva sopra una scimmietta minuscola come una mosca che correva anche lei nell'agone con le bestioline avide di noci e così sbandando ad una curva finì sul ciuffone pettinato alla moda da un grande coiffeur gestore a Pontetaro di una barberia piena di specchi e di ottoni.Villa il nano sapeva tutti i palii campagnoli perchè possedeva un mappamondo della pianura padana in cui ad ogni località era disegnato l'animaletto che correva il palio alla sagra e perciò era stato persino a Bologna dove in Via Zamboni su uno spesso strato di lenticchie sparso per terra correvano maiali montati da universitari con calcata in testa una feluca color del loro corso di laurea o a Porretta dove c'era la gara dei pony montati da bambine vestite di abiti bianchi a forma di cipolle e le quali avevano sulle spalle passeracei a forma di minuscoli polli mentre correvano la corsa.
7° capitolo
In una strada di Barcellona dall'acciotolato di cubetti di porfido a forma di volti minuscoli dei toreri di tutta la corrida spagnola Villa il nano camminava con la signora Maria Dolores:un torero che aveva cambiato sesso-precedentemente chiamato Mario Dolores-la quale era diventata una donna attempata,cagnesca al volto e nervosa al corpo e il nano raccontava alla torera di quando si trovò in una stanza di uno stadio di matador dove erano imbalsamati ed impagliati tutti i toreri ammazzati dalle corna dei tori e i picadores avevano cappelli a forma di orecchioni giganti come fiori di orchideee e fisiognomicamente simili a quelli del dittatore Franco e nella fessura della loro ferita Villa il nano metteva dentro il pene tra i loro abiti neri e granata.Il camerone comunicava con un cunicolo-passaggio segreto nel quale quando Villa il nano s'inoltrò fu sommerso da un 'onda di sperma di tori lì dentro eiaculata da questi come un mare di latte condensato-.Infine all'alba il nano raccontava di essere stato nei macelli della città dove dopo le corride i tori venivano aperti e sventrati e penzolavano a modi mezzene a forma di rossetti giganteschi-su cui svolazzavano mosche bianche delle forme minuscole dei volti dello scrittore Cervantes-e poi venuta la mattina la carne fu venduta al popolo.
8° capitolo
In quell'epoca Villa il nano si trovò nel folklore eugubino alla festa dei ceri,i quali erano dentro a strutture di legno sormontate ciascuna da pupazzini di santi quali Sant'Antonio Sant'Ubaldo e San Giorgo ed una fiumana di portatori li soreggeva sulle spalle e vinceva chi arrivava prima in una chiesa dopo una rampa di scale e nella calca di gente che seguiva la manifestazione Villa il nano vide Portoni che urlava ad Ostrica-quello dai moncherini alle mani-:"Ti ho visto alla sfilata dei carri in maschera di Busseto con riproduzioni degli sbodenfi pupazzi di Martedì e giovedì Grasso-mangiare un embolone bambolone inzuccherato ed a forma di borraccia"poi proseguiva "Ostrica fai schifo perchè sei della razza dei mangiatori di krafen"
9° capitolo
Racconterò che la graziosa e carina ragazzina chiamata Silvia Garisenda,vestita tutta pizzi aveva limonato davanti al bar degli aperitivi sfiziosetti la Degli Asinelli Francesca a Bologna ma Villa il nano quando le vide passare nel quartiere antico del Ballanzone fece oscillare un maiale nano legato ad una corda,il cui grugno sfiorò le loro bocche che avevano precedentemente mangiato salatini color elettrici al cedro perchè cracker come spolverati di citrosodina in polvere.

10° capitolo
Un giorno buio invece in cui la notte si attaccava con il suo buio sui palazzi parmigiani giallo Parma come muschio color ombra,in un'abitazione due amanti donne tutte due dotate del pene fornicavano tra loro mentre Villa entrò nel garage della casa e Villa il nano rubò figurine con fotografati piedi in calzature infradito,peni femminei,nerborutici e muscolosi di plastica ed una rivista in cui era dipinto lo scrittore Isidore Ducasse intento a giocare ad un flipper della forma anatomica di una donna nuda a cui stimolava le vulve,delle quali avevano forma i pistoni-colpendoli con la pallina di piombo-e questi lampeggiavano e scoppiavano di scintille.Il nano aveva scorto poi nelle cantine bambolotti con le sembianze dei putti del Correggio.

11° capitolo
Villa il nano si sognava avventure passate insieme al nano Catellani ed un ristorante-in cui aveva mangiato con lui-i cui risotti per mezzo di una suoneria sotto i piatti ridolavano dei toreri incornati ed un suo topo addomesticato si aiutava a tirare su il riso-i cui chicchi erano a forma di toreri come giocatori minuscoli del subbuteo-con due ossicine di gatto ebraico come se fossero due bacchette cinesi.Il nano Catellani era stato buttato in tenera età nella spazzatura dai genitori e riuscitovi ad uscire una notte del luglio del 1935 girovagò a Parma finchè trovò un soldo per terra che scommesse il giorno dopo ad un'agenzia d'ippica sul fantino Corrado Meloni che vinse il palio di Siena nella contrada del Paperone e con la cifra stramiliardica guadagnata si comprò un appartamento in via Gramsci,il cui balcone era sulla pizzeria Bluemoon davanti all'ospedale maggiore e così con il nano Catellani diventato ricchissimo-il quale aveva ammobiliato con mobili antichi la casa-Villa il nano scendeva in pizzeria a mangiare penne all'incazzata e viveva nelle stanze lì fumando sigarette che si faceva sganciare dal distributore automatico del ristorante sotto,poi non si videro più e al nano passando in taxi anni più tardi davanti alla casa sembrò d'intravedere dentro la finestra il vecchio amico Catellani sul letto fumare una sigaretta:puntino più arancione infuocato dei puntini gialli di luce accesa della tapparella dentro ai quali scorse le sagomine minuscole dalle casacche variopinte dei fantini del palio di Siena di cui lo scommettitore-bidone della spazzatura faceva collezione e le cui foto appunto aveva attaccato dietro la sponda del letto.

12° capitolo
In una notte fonda Villa il nano ed Ostrica infine arrivarono in auto sul fiume Stirone e videro un polipo forma di topo e un pesce spada con l'osso lungo sporgente a forma di minuscola torre campanaria del duomo di Parma e nell'occhio del cetaceo come ad un televisorino videro il documentario della vita del pittore Mazzola detto il Parmigianino nuotante nei fondali fatti di pietre riproducenti i borghi di Parma e poi una seppia a forma di tortello,infine ritornati in città entrarono in una chiesa affrescata di migliaia di serpenti di tutte le speci dell'Aden come se il dipinto fosse un bosco di banane di cui le serpi avevano la forma e il prete chiamato don Pulpitone Porpomoadamo regalò insieme al chirichetto chiamato Antelamo Begatini una sigaretta all'incenso che Villa il nano fumò avidamente davanti ad una formella in cui era scolpito come in una profezia automobilistica e calcistica il volo spaziale del pullman della nazionale italiana-mundial nel 1982-in cui erano in rilievo raffigurati i calciatori,l'allenatore Bearzot,il presidente della repubblica Sandro Permostini e Villa il nano-tutti con i lineamenti tipici medievali- e la corriera.navicella era diretta sulla luna a forma di coppa Rimet con i crateri disegnati a forma degli stati mondiali.

13° capitolo

In Spagna Villa il nano con Ostrica era entrato in un night-dancing chiamato il Torculo,-per soli froci-il cui bigliettaio si chiamava Oscaro Vilde e nel locale avevano fatto conoscenza con un giovane senese-effeminato e grazioso come una ragazzina chiamato Torquato il Finocchione che fumava una sigaretta dentro la reliquia di un osso di un dito-al suo interno bucato-di Santa Caterina da Siena-come un bocchino-.Nella notte Villa il nano e il suo amante uscirono nel giardino pieno di aranceti del dancing e scorsero Torquato e un portoricano,somigliante ad una ragazza nera con i boccoli a forma di lampadine e le labbra color candito del primo si unirono e combaciarono con quelle dell'altro color dei pneumatici di cadillac americana mentre un esaltato vestito militarizzato e detto Ananazisti lontano con un un fucile imbracciato sulla spalla sparava alle luminarie del night provocando black out-perchè con in odio gli omosessuali.

14° capitolo
Villa il nano ed Ostrica poi partirono per la Corsica su un panfilo bianco a forma di albatro,il cui proprietario era il principe detto l'Alano così sprannominato perchè dal volto somigliante alla testa di cane della razza del suo nomignolo e con questi bevvero tre calici di Martini dry con fette di arance infilzate sull'orlo del bicchiere e con dentro un 'oliva ciascuno sui divanetti dello yacht da cui videro nei boschi dell'isola allevatori di orsi dai peli di sfumature madreperlacee color perla far correre ai bestioni gare di corsa.

15° capitolo
Il principe Alano li portò arrivati nell'isola nella sua abitazione dai mobili a forma di ostriche giganti-chiudendo le cui ante combaciavano i due gusci-e dalla finestra del villone vedevano la crosta terrestre italico a forma di calzone di pizzaiolo equella della Sardegna a forma di sarda cetacea mentre la Costrica era a forma di ostrica ermafrodita.Sui mobili erano posati pesci Ostracioni essicati per renderli souvenir da curiosità di divertimento che Alano durante i suoi viaggi in barca aveva comprato nei bazar e nelle rigatterie dei paesi che davano sull'oceano Atlantico e Pacifico.

16° capitolo
I due raccontavano ad Alano quando in una notte ventosissima i mulinelli di aria buferosa avevano rubato bignè,fette di pan di spagna e canditi un una pasticceria con la porta aperta e gli avevano trasportati dentro le finestre aperte-per il caldo torrido- della biblioteca-i cui libri erano colorati dalla muffa e dalla polvere di macchie come di chinotto-e il nano ed il monchino stavano leggendo un libro le cui pagine erano fatte di fette inseccolite di prosciutto come pergamene rosate nel cui grasso erano scritte le parole e la gazzetta di Parma-i cui fogli erano di piume nere e bianche di gazza ladra cucite tra loro su cui erano stampati gli articoli- e nel primo era scritto l'elogio della mosca parmigiana e in un passo si diceva che quando arrivava il tempo dei meloni i conti mosca giungevano dalle abitazioni di Dio-telecomandate dal padre eterno ed ognuna era una sua idea nell'appoggiarsi alle carni umane e nel fare ghirigori di svolazzi sulle pietanze dei banchetti mentre nel quotidiano c'era l'articolo di cronaca nera della sopraffazione di Portoni ad Ostrica.Villa il nano ed Ostrica erano usciti dalla biblioteca con quaranta dadini nelle tasche con sulle faccie scritte per ciascuna una parola,dei quali si serviva un poeta dadaista-frequentatore della biblioteca-,il quale scriveva poesia mettendo in fila i termini a seconda come cadessero i cubetti sul loro dorso.
17° capitolo
I due raccontavano anche-rimestando il ricordo-di quando erano stati su un barcone-pizzeria a forma di Pulcinella galleggiante sul golfo di Napoli e Villa il nano aveva mangiato una pizza mentre Ostrica un piatto di maccheroni rossi a forma di tombolini del lotto e come in'estrazione enunciava i numeri estratti dalla forchetta prima di ingerirli ed ad un tavolo di fianco c'era il conte Ranieri con il poeta Giacomo Leopardi-il quale calzava scarpe foderate di pelliccia di puma,calzatura progenitrici della marca di quelle utilizzate in futuro dal calciatore del Napoli Maradona mentre un ragno bianco ed a forma di mozzarella tesseva ragnatele come filamenti del latticino quando fuso.

18° capitolo
Villa il nano ed Ostrica seguirono il poeta-dopo essere arrivati a riva su uno scafo con lui-fin sotto un archetto di un vicolo strettissimo di Napoli e lo videro entrare in un casino dalla donna di malaffare chiamata Gennara-dalle tettine sode come due mozzarelle-e i due spiarono da una finestra al piano terra-sul cui davanzale c'erano vasi di basilico-il figlio del conte Monaldo che su un cavallo a dondolo a forma di cavalluccio marino cavalcava-come se fosse un soldato della prima guerra d'indipendenza-divertendo la meretrice,poi il letterato e la prostituta si coricarono su un letto a forma di scola pasta gigante e il letterato dormì sognando un sogno premonitore ed avanti nel tempo.Nella visione onirica Leopardi vide una villa mastodontica a Napoli-a forma di stadio Partenio-dove abitava Diego Armando Maradona e da questi era stato invitato-in compagnia dei compagni di squadra del Pipe de Oro,del cantante smelenso Nino D'Angelo ed di camorristi tra i quali quello detto Camoemorroidio-ad una cena a base di tutti i cetacei del Golfo,di Caprese e di vino di Fiano Avellinese.

19° capitolo
Villa il nano raccontò un aneddoto esilarante e allo stesso tempo triste:di quando un giorno conobbe e fece sesso in un vespasiano con il poeta Sandro Penna a Perugia-città dai palazzi a forma di cioccolatini perugina giganti e sormontati sul tetto dalla chimera,simbolo sulle scatole delle caramelle al cacao della ditta dolciaria,dei cui tipici Baci avevano la forma le cupole del capoluogo umbro con le lastre di rame del tetto dove si specchiava la notte turchina dalle stelline grigie come sono colorati gli incarti di stagnola di questi dolcetti-poesie-infine con il vate dolciastro e romantico partì per Triestre dove arrivarono davanti alla casa del più famoso poeta Umberto Saba che doveva raccomandare il poeta omosessuale ad una tipografia quel giorno allagata dall'inchiostro-e lì scavalcati i cancelli,da Penna rubati piumini color vaniglia delle migliaia di canarini,allevati dal lirico triestino e dopo aver scritto epigrammi rapidi e brevi su fanciulli innamorati ed omosessuali-compresii versi di Soffici- li posarono sul davanzale ma la bora li spazzò via e la raccomandazione fu vana.

Il bue laccato
Racconterò di due studenti dell'Itis di Parma chiamati Enel Luci e Lampaldo Fusi.Il secondo uccise il primo e fuggì con uno studente Inglese chiamato Blackautofham Birninghini su un aereo-direzione la Gran Bretagna e giunti su Londra sorvolarono lo stadio di Wimbledon e nei campi videro volare il pappagallo della tennista Navratilova scappato da un cottage color viola vicino al complesso tennistico nel quale viveva con la campionessa lesbica e la sua amante thailandese che seguiva Martina in tutte le tournè di tutti i tornei e Lampaldo-vestito di un golfetto a scacchi color pesto di cavallo e quadratini bianchi con stampati quadrifogli color piselli-rideva come un matto-sorvolando il luogo- del pappagallo con nel becco-come una catenina d'oro-un capello biondo del Tennista Borg-luccicante nel buio di luce riflessa dall'illuminazione elettrica.I due studenti-Birninghini e Lampaldo,che aveva bruciato con una scarica di mille volt il compagno di banco,al quale gli altri studenti avevano fatto una messa nera nell'istituto buio di notte portando in processione un busto-neon a forma di scienziato Edison fumando poi spinelli ed aportato i testicoli al fulminato poi al cadavere avevano montato al posto dei maroni un impianto elettrico con lampadine al loro posto-ridevano,ridevano finchè l'ereoplano-a forma di corona elisabettiana- ebbe un'avaria precipitando nella Manica e i due furono inghiottiti nel mare e mai più trovati.Villa il nano-nascosto nell'aereoplano a sentire i discorsi dei due-si buttò dal velivolo prima che scoppiasse infuocato nel mare enorme tazzone di the- il nano visibile da lontano come una minuscola zolletta di zucchero cadente-e lontanissimo aveva fatto in tempo a vedere i campi,rettangoli minuscolissimi di Wimbledon come mokettati di foglie di infuso delle colonie indiane-cadendo fuori -dalla crosta terrestre britannica a forma di suonatore di cornamusa- nel mare.Il nano galleggiando finì sulla costa di un'isola piena di banane,di fiori tropicali e di mosche color violetta in cui scimmiette minuscole come questi muscidi con cappelli militari dei soldati di Nelson-che erano passati di lì-ne avevano fatti i loro nidi.Poi il nano avvistato come naufrago fu tirato su una nave gigantesca da turismo-lucciola cento-multipla di luci-nelle quali si danzavano canzoni del musicista Salieri-e Villa il nano stette a fumare qualche sigaretta con il vecchio signore brizzolato,romano e vestito di un frac turchino Albertone Valzero,il quale spicchiava i manufatti cilindrici da un porta sigarette d'argento a forma di volto del bardo Byron ed aveva offerto un tamarindo-le cui piante crescono nelle colonie-che al nano aveva versato nel bicchiere un cameriere detto Segafredo.Villa il nano gli raccontò un aneddoto:di quando andò a trovare il pittore Laccabue nella sua casa baracca tra le andane a Gualtieri e rubarono in un tendone da circo,montato nel paese una tigre che doveva servire da modello per i suoi quadri al pittore,il quale su una redingote si era disegnato come simbolo della balzana nobiliare un bue laccato,stemma del casato dei Laccabue.Villa il nano narrava infine quando ad un palio di Siena del 1905-assiepando Piazza del Campo piena di folla-aveva preso un' insolazione e fu messo su una barella-arrivata a lato della pista cosparsa di tufo-e portato in ospedale dove poi arrivarono su autoambulanze i fantini caduti alla corsa di quell'anno o infortunatisi nelle piste erbose d'allenamento fuori città-quali il fantino detto Crinello- dalla parrucca fatta del tosone di cavallo e dalla casacca color verde cipresso con effigiato sulla schiena per balzana un albero di tale specie dalla chioma a forma di massetere di cavallo e dal fogliame color pesto o carne trita di sauro-,il fantino detto Ferrino con uno zoccolo stampato sul lino dietro la schiena per stemma e il fantino detto Ippicocomero dal pigiama da corsa colorato dei tre colori dell'anguria con pois neri a forma dei semi delle cucurbitacea.Villa il nano sul letto dell'ospedale sognò una neonata somigliante all'infante Santa Caterina , vestita da badessa e con la carne fatta di polpa di lumaca,la quale era stata accoltellata sugli aghi di pino di un bosco della Maremma sul ciglio di un acquitrinio ed una rana più gonfia di un toro-comica,buffa e con macchie sulla pelle a forma minuscola di torri della città di Siena-piangeva la pupa morta.

Il Verdicchio
In un gigantesco stadio da pugilato fu trovato assassinato negli spogliatoi un coach chiamato Totò Spaghettoni come sfracellato da un colpo di bazooka e si suppone che l'assassino-uno del cracket di New York-avesse disegnato-dopo avergli sparato-due baffi con polverina da sniffare mentre su un tavolino dello stanzino-dove giaceva riverso lo spalmatore di crema sulle sopracciglia dei pugili del suo team-era posato un libro intitolato Le droghe dove veniva descritto un pugile composto di foglie di coca e dell'omone fogliaceo la chioma era fatta di un mucchio di siringhe capovolte come capelli a spazzola ed un nano detto il Bambolivia ne fumava qualche foglia o si drogava con uno degli aghi i fiumi delle vene,poi nel romanzo Bambo giungeva a Comacchio dal duca vucumprà dalle dita a forma di dieci anguille che gli aveva regalato dell'oppio da sbriciolare dentro la pipa e fumare,i due-fatta amicizia-erano andati a Ferrara per il giorno del palio delle asine-a vendere accendini marca Lesbic con fotografate su donne nude e-continuando l'amicizia-si recarono anche a Copparo per il palio delle ocche a vendere braccialetti ai molti curiosi dello spettacolo,infine peregrinarono nelle campagne attigue di Ferrara che sapevano di asparagi ed il Bambolivia e il nero da un salumiere si fecero affettare della Zia e con le fette farcire due panini,così li andarono a mangiare in un casolare in rovina nella notte a Cona fumando erba oppiacee in una pipa sottilissima e lunghissima-intagliata dal marocchino-.Giunsero inoltre in un campo coltivato a cocomere,ne fecero a fette una con un coltellino multiplo,la mangiarono,poi venne notte e i due tornarono a Comacchio su una Citroen usata ed andarono a dormire in un'abitazione sotto una galleria a lato del canalone-dove peraltro muratori con la calce avevano foggiato archetti a forma di zanzare stilizzate-e la raggiunsero navigando su una battana,entrandoci non prima di aver salito tre scalini di marmo scolpiti a forma di tre pesci passera e nella cantina da un oblò si poteva scorgere il fondale in cui alcune volte faceva apparizione un anguilla gigantesca dalla testa a forma di quella di uno scimmione e qualche volta il nobile Chiamato Marinaturio Pega Valli- nuotando in una grotta lì sott'acqua con una madonna del mare nei cui occhi si erano incastrate due telline- lottava con il serpente nero e gigante nell'acqua fonda,invece con il pescatore di frodo detto il Fiocina,il conte Zano Zara,il già citato Marinaturio e la vecchia marescialla nonchè tombarolatrice chiamata Pinzinazia frequentavano i luminosi ristoranti dei sette lidi e Il nero con questi aveva profanato nel paese di Anita la tomba della donna di Giuseppe Garibaldi-sepolta di fianco ad uno dei Mille autoctono chiamato Esteto Novecentonovantanonovesimo- rubando una catenina d'oro, un anello e un fucile dentro l'avello e poi si erano immersi nel mare infilando i ninnoli in una chela di gamberone,successivamente uno di PortoGaribaldi,un certo Romuolo Magnavacca aveva trovato gli ori e la medaglia con un rilievo stipatissimo le mille faccie mignon dei Mille.Nel libercolo compariva anche Villa il nano,il quale con i due tombaroli chiamati o detti Repertone Rimpertoni e Latifondimarini viaggiavano su un'Aurelia color itterizia e decappottabile sul lungo mare dei sette lidi pieni di cantanti di piano bar che suonavano i loro pianoforti sopra rotonde sul mare e si fermarono a bere un drinkolone americano con dentro un gamberetto ed un'oliva e Repertone raccontava di essere stato dal notaio detto San Firmino a farsi firmare un atto di fallimento con il quale si intascava-confiscandoli al conte Salina-tutta la costa e gli ettari dei fondali da Porto Garibaldi fino a Goro compresa l'abitazione di questi con il costosissimo lampadario in vetro della vicina Murano a forma di zanzarone e poi l'omone tozzo, nano e con una graticola di peli sul pettone raccontava che a tre anni con Garibaldi da un faro della zona erano con una capra andati a fare il bagno in mare-l'irchetta che nuotava e galleggiava- e che inoltre da un verduraio comprarono pomodori che il fruttivendolo incartò in una carta di giornale sulla pagina con l'articolo che parlava del cesto di fichi che Peppino aveva ricevuto in regalo da una donna sicola per l'avvenuta unificazione d'Italia e i pomodori li avevano mangiati con la ricotta fatta dalla capra.Villa il nano a sua volta raccontava di essere stato nelle Marche ad Iesi e nelle disteve di vigne di vino Verdicchio i contadini-solito ad avere pagliuzze in bocca per togliere la stoltizia ai denti-usavano Cristi crocefissi(Yesi)come spaventapasseri e di aver visto una scena commovente:un passeraceo-un ucellino-grosso e gonfio come un fagiano con un dindolo al collo posarsi din,din,din sull'uva ed assaggiarne qualche acino da un grappolo, poi volare su una torre color torrone marcio e dominare la pianura solo,solo-e doveva trattarsi del passero solitario- cantato dal poeta Leopardi-del colore dell'implume verdino come quel vino autoctono che i Fazibattaglia producevano- dai tempi delle fazioni nei comuni dei Guelfi e Ghibellini in guerra tra loro-con legata alla bottiglia una minuscola pergamena con su scritta dal letterato di Recanati la descrizione del gusto e le carni e i pesci con cui degustarlo-e diceva così:"rosticciate una pecora o mettete sulla griglia un pesce bambolotto e gluck,gluck bevete il vino che sa di campagna Marchigiana".Sotto al maschio dentro una porticina-dove c'erano sacchi pieni di farina e di cipolle secche-un ratto dai basettoni sotto le orecchie a sventola come Radeschzki combatteva con gli italiani:le rane e i francesi:i gamberi la guerra d'Indipendenza.Lontano si sentivano gli schiocchi delle bocce sui pallini in un circolo bocciofilo nel silenzio sordo del pomeriggio,infine Villa il nano vide da una salita-capeggiati dal poeta- arrivare i gaii,ingenui bambini del battaglione degli ultras del Recanati Calcio sventolando un bandierone con su effigiato per stemma una nurcery con tante culle di neonati e un canile di cani con calcata in testa corone da re.Villa il nano terminò di chiaccherare con il racconto di quando a Las Vegas piena di migliaia di luci a casa di un ex marines -diventato tossico dipendente e che voleva cambiare sesso e chiamato Fransiscone-aprì il frigorifero jubox-televisore con tutti i beverages americani-e dal quale servendosi dei cibi suonava la musichetta della loro pubblicità e all'unisono era trasmessa quella televisiva in un piccolo schermo interno e prese un cheese-cake alla gruviera a forma di fortezza militare con i buchi nel formaggio come tante finestre-e assentatosi- i topi lo mangiarono tutto ed un gattone del Micigham sbodenfio,bianco panna montata,dal volto come un cocomerone,con i peli arrotolati a forma di ricami di ice cream di una cake-meringata-di cui aveva il muso rosso e a forma di ciliegia sulla torta- perciò chiamato Meringattone ballava canzoni rock ed isteriche dei Rolling Stones e il suo corpo si muoveva grassone con mille pieghe di flaccidume-quando i topi facevano capolino in kitchen senza sbaffarne uno ed infine s'intrufolava nel lettone con il nano e Fransiscone-il ragazzo che si dava alle labbra un rossetto a forma di minuscola palla ovale da footbal americano e si spruzzava ai capelli lacca da donna con un boccetto a forma di cadillac minuscola.Era Natale ed a mezzanotte suonò il campanello lo chef beccaio portando un tacchino gigante con due cappellini di carta da cuoco come ricami alle zampe stecchite ed arrosto-e il giardino del cottage nella periferia di Las Vegas-in un quartiere residenziale di ville carine-era sommerso di neve illuminata delle mille luci della città vicina.All'alba ci fu una rissa tra due ufo a forma di mascheroni caricaturrizzati di Reagan e Gorbaciov mentre Villa il nano e l'ex soldato guardavano alla tv una partita di basball sgranocchiando chicchi di granoturco scoppiati, bevendo una Pepsi Cola e fumando qualche music sigaret munite di filigrane sonore alla cartina che bruciando suonavano ritornelli di canzoni di Elvis.Villa il nano tornato a Parma-con il vecchio panzone e grassone Gandini detto Gandhi perchè sorta di baganzolese che aveva addottato l'arma della non violenza e petuffato dagli ultras del Cicognara alla partita di fotball Baganzola- Cicognara non aveva risposto a nessuna botta sulle gradinate dello stadio intitolato a Panzo Fischietti,arbitro del luogo-si recò nel paese alla trattoria chiamata il Frittogonfio dove si mangiavano dentro a cartocci torta e fritta e fritture di pesce e Villa il nano in uno scaffalino pieno di libri ne aveva spicchiato uno comicastro, favola dell'estate e intitolato La cicala rockstar,la mosca pilota d'aereoplano,la formica solleva bignè,la zanzara soldatessa e la lucertola abbronzata.


                                         FINE
                             (La sigaretta e l'incenso)

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